Arc. 2543: Regia Marina: Viale Leone in uniforme ordinaria invernale da Viceammiraglio mod. 1923 – 1936 (Ventimiglia, 24 agosto 1851 – Genova, 2 febbraio 1918). Ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1866, conseguì la nomina a Guardiamarina nel 1871. Imbarcò sulla corvetta di primo rango a ruote Governolo, che negli anni 1872-1874 effettuò una campagna in Estremo Oriente. Fu poi imbarcato a lungo su unità corazzate, conseguendo l’idoneità al servizio artiglieria e al materiale delle armi subacquee. Promosso Tenente di Vascello nel 1883, espletò il comando su torpediniere; dal 1886 al 1890 fu Ufficiale d’Ordinanza Effettivo di Tomaso di Savoia duca di Genova e quindi ufficiale d’Ordinanza Onorario. Capitano di Corvetta nel 1891 e Capitano di Fregata nel 1897, continuò gli imbarchi; negli anni 1901- 1903 ebbe il comando dell’ariete torpediniere Umbria, impegnato in una lunga campagna in America centrale e meridionale, nel corso della quale fu encomiato per aver assolto brillantemente il comando e diverse missioni diplomatiche di cui fu incaricato. Nel 1903 – 1904 fu comandante della corazzata Regina Margherita. Dal 1904 al 1905 fu promo Aiutante di Campo Effettivo dell’Ammiraglio Tomaso di Savoia duca di Genova. Promosso Contrammiraglio nel 1906, fu comandante superiore del Corpo Reale Equipaggi (1906-1907) e direttore generale del servizio militare e scientifico (1907-1908). Quale comandante della Divisione volante (1908-1909), con insegna sulla corazzata Regina Elena, prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni di Messina e Reggio Calabria, colpite dal disastroso terremoto, ricevendo per la proficua opera prestata la Medaglia d’Oro di Benemerenza. Dopo il comando della Divisione Navale fu nuovamente Direttore Generale del servizio militare e scientifico e nel 1911, promosso Viceammiraglio, assunse l’incarico di comandante in capo del Dipartimento e della Piazza marittima di Spezia. Nel corso della guerra italo-turca (1911-1912), fu comandante in capo della 2^ Squadra e dopo poco tempo assunse il comando in capo delle Forze Navali Riunite con insegna sulla corazzata Vittorio Emanuele e poi sulla corazzata Regina Elena. Ricevette per il modo con il quale assolse il comando la decorazione di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, in particolare per aver costretto entro i Dardanelli la flotta turca, impedendone il contrasto alle nostre operazioni in Egeo, in Cirenaica e Tripolitania. nel 1913, quando lasciò il comando in capo fu nominato senatore del Regno. Nell’agosto 1914, a primo conflitto già in atto, fu nominato Ministro della Marina, carica che tenne fino al settembre 1915, quando si dimise per difformità di vedute circa la condotta della guerra con il comandante in capo delle forze navali mobilitate, Luigi di Savoia duca degli Abruzzi. Ritornò a Spezia comandante in capo del Dipartimento marittimo e della piazza, carica che tenne fino al collocamento in ausiliaria nel giugno 1916. In riconoscimento dei servizi resi, il re Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di conte. Fotografia formato 14 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 marzo 1911
Medaglia Mauriziana
Croce d’oro con corona reale per anzianità di servizio militare per gli ufficiali con 40 anni di servizio
Medaglia d’onore d’oro per lunga navigazione marittima (20 anni)
Medaglia commemorativa delle Campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Ufficiale dell’Ordine al Merito di San Michele (Regno di Baviera)
Cavaliere dell’Ordine reale di Alberto di Sassonia (Regno di Sassonia)
Arc. 2548: Regia Marina: Cagni di Bu Meliana conte Umberto in piccola uniforme invernale da Contrammiraglio Aiutante di Campo del Onorario Re mod. 29 ottobre 1903 (Asti, 24 febbraio 1863 – Genova, 22 aprile 1932). Conseguita con risultati mediocri la licenza ginnasiale ad Asti, alla fine del 1877 entrò nella scuola di marina di Napoli e, dopo il corso triennale, in quella di Genova, uscendone nel 1881 col grado di Guardiamarina. Dopo il primo imbarco sulla corvetta “S. Martino”, compì sulla “Vettor Pisani” un viaggio di circumnavigazione, durato dal marzo 1882 al maggio 1885, al termine del quale fu promosso Sottotenente di Vascello. Dopo aver preso parte alla prima campagna del Mar Rosso (1887-89), durante la quale fu decorato di due medaglie di bronzo, al valor civile e al valor militare, alla fine del 1889 incontrò per la prima volta Luigi Amedeo di Savoia, poi duca degli Abruzzi. Il rapporto si riallacciò nel ’94 quando il Cagni, che nel frattempo era stato due anni a Venezia come aiutante di bandiera dell’Ammiraglio N. Canevaro, ed aveva poi partecipato, dietro sua domanda, alla seconda campagna del Mar Rosso (1892-1894), fu scelto come Ufficiale d’Ordinanza dal duca. Nell’ottobre dello stesso anno iniziò, a bordo dell’incrociatore “Cristoforo Colombo”, comandato dal duca stesso, il suo secondo viaggio di circumnavigazione, che durò fino alla fine del 1896. Il 1897 fu dedicato alla preparazione ed alla attuazione (maggio-settembre) della spedizione al monte Sant’Elia in Alaska; la vetta (m 5514) fu raggiunta il 1º agosto. Il Cagni dovette superare difficoltà per lui del tutto nuove, essendo l’unico della spedizione (tre scienziati e cinque guide valdostane) che non avesse mai compiuto scalate. Nel 1898 il duca degli Abruzzi iniziava la preparazione d’una spedizione nel Mare Artico destinata a raggiungere la più alta latitudine nordica, e gli affidava la parte marinaresca e dell’osservazione scientifica. La spedizione, imbarcatasi ai primi del ’99 sulla baleniera “Stella polare” attrezzata appositamente, dava fondo l’8 sett. 1899 nella baia di Teplitz dell’isola Principe Rodolfo, stabilendovi il campo base. Avendo il duca degli Abruzzi dovuto subire l’amputazione di un dito per congelamento, prese il comando della colonna di slitte, formata da tre gruppi condotti dal Cagni stesso, dal Tenente di Vascello Querini e dal dott. Cavalli Molinelli, che mosse dalla base l’11 marzo 1900. Le eccezionali difficoltà presentate dal pack, rallentando oltremodo la marcia, LO persuasero a rinviare a sud, il 23 marzo, il gruppo Querini (che nel ritorno alla base andò disperso), Poi il 31 marzo il gruppo Cavalli Molinelli. Il gruppo del Cagni (con tre uomini, sei slitte e quarantadue cani), dopo aver dovuto l’11 aprile ridurre le razioni, raggiunse il 25 seguente gli 86º 34’49, nord, che rimasero fino al 1909 la latitudine più alta toccata dall’uomo. Il ritorno al campo base, iniziato lo stesso 25 aprile e concluso il 23 giugno, fu reso difficile dallo sgelo del pack e dalla deriva a sud-est che lo allontanava dalla baia, da incidenti dalle razioni ridottissime, e si concluse con due sole slitte e cinque cani. Ripartita dall’isola Rodolfo il 15 agosto, la spedizione rientrava in Italia il 6 settembre 1900 con una ricca serie di osservazioni e dati scientifici, tra un notevole interesse dell’opinione pubblica. La popolarità del Cagni, cui in ottobre fu conferito il cavalierato dell’Ordine civile di Savoia, fu siglata dalla Canzonedi G. D’Annunzio. Promosso nel febbraio 1902 Capitano di Fregata a scelta eccezionale, concluse il servizio presso il duca degli Abruzzi e venne nominato Aiutante di Campo Onorario del Re; intanto assunse il comando di unità leggere (2ª squadriglia cacciatorpediniere), sulle quali acquistò notevole esperienza di comando e di impiego. Nel 1906 il duca degli Abruzzi lo richiamò perché partecipasse a una campagna geografica nel massiccio del Ruvenzori. Partita il 16 apr. 1906 da Napoli per Mombasa nel Kenia, la spedizione attraverso l’Uganda meridionale giunse ai primi di giugno a Bujangolo (m 3798), dove fu posto il campo principale. Qui fu raggiunta, con un viaggio solitario e a marce forzate, dal Cagni che era stato colpito da febbri tropicali e bloccato in un ospedale di missionari. Alla rilevazione generale del massiccio ed alla raccolta di dati e di materiale scientifico si unì la scalata delle vette maggiori, cui furono dati i nomi di Margherita (m 5125), Alessandra (m 5119), Umberto (m 4915) e Iolanda (m 4769). Il ritorno in Italia avvenne nel settembre. Promosso nel frattempo Capitano di Vascello, riprese il servizio di imbarco. Nel 1907 ebbe l’incarico dell’allestimento e quindi il comando della corazzata “Napoli”, che tenne fino al 1911. Nel dicembre 1908 la corazzata fu tra le navi inviate in soccorso di Reggio Calabria colpita dal terremoto. Nel 1911 assunse il comando della corazzata “Sicilia”, nave capogruppo della scuola cannonieri, per passare poi al comando della corazzata “Re Umberto” con l’incarico di capo di Stato Maggiore della divisione “Navi scuola”. Dichiarata dal governo italiano la guerra alla Turchia (29 sett. 1911), al comando della “Re Umberto”, fece parte della squadra (sette corazzate) che, diretta dall’Ammiraglio Faravelli, dopo avere intimato il 2 ottobre la resa alla piazza di Tripoli, bombardò nei due giorni seguenti le opere fortificate e procedette all’occupazione della città. Il 5 ottobre, mentre le truppe del 1º scaglione del corpo di spedizione sarebbero partite da Napoli e da Palermo il 9 ottobre e sbarcate l’11, il Cagni ebbe il comando dei reparti di marinai (circa 1.600 con alcuni pezzi da 75 e da 57 da sbarco) che procedettero all’occupazione della città e dei forti. Con i reparti, poi rinforzati il 10 ottobre con altri 8 pezzi d’artiglieria e circa 400 marinai da sbarco, riuscì a resistere e a contrattaccare fino all’arrivo del corpo di spedizione comandato dal Generale Caneva. Per questa operazione fu insignito della Commenda dell’Ordine Militare di Savoia e promosso Contrammiraglio per meriti speciali di guerra. Nel 1912 fu nominato direttore dell’Arsenale di Venezia. Nominato comandante della divisione incrociatori (“Pisa”, “Amalfi”, “S. Giorgio”) di stanza a Taranto, il 31 dic. 1913 venne rimosso dall’incarico e collocato in disponibilità perché ritenuto responsabile del nuovo incaglio del “S. Giorgio” (il precedente era del 1911) a bordo del quale si trovava: provvedimento drastico e senza precedenti, causato dallo scandalo suscitato dalla notizia. Il 10 aprile 1914 però veniva richiamato in servizio con tutti gli onori, e ritornava a dedicarsi all’addestramento della sua divisione, curando in modo particolare l’impiego delle artiglierie, e facendo compiere esercitazioni nel golfo di Taranto e lungo le coste ioniche agli idrovolanti in dotazione. All’entrata in guerra dell’Italia la 4ª divisione fu destinata a Venezia, col compito di appoggiare il piano di attacco e avanzata dell’armata operante nella zona carsica, e al Cagni fu anche affidata, per alcuni mesi, la zona costiera da Grado a Monfalcone. Nell’aprile del 1916 la divisione fu dislocata a Valona, col compito di rafforzare, anche con sbarramenti di torpedini e reti e con postazioni di batterie a terra, la sicurezza della rada. Promosso Viceammiraglio il 1º giugno 1916, fu trasferito come capogruppo alla base di Brindisi; nel febbraio 1917 fu nominato comandante in capo del dipartimento della Spezia. Il 5 nov. 1918 fu incaricato dell’occupazione della piazza marittima di Pola, in ottemperanza a una clausola dell’armistizio. Destreggiandosi tra le difficoltà create dalla smobilitazione austriaca e quelle sollevate dagli Iugoslavi e dalle autorità militari francesi, con trattative con l’Ammiraglio Prika:, ministro della Marina iugoslava, e con l’Ammiraglio M. Koch, facente funzione di comandante della piazza, che obbiettavano i loro poteri in forza della costituzione della nazione iugoslava proclamata il 29 ottobre dal Comitato nazionale di Zagabria, il Cagni riuscì, tra il 5 e il 22, a occupare i forti, le batterie e i depositi di munizioni, e le navi ex austriache, a disarmare e allontanare le truppe ex nemiche, a riorganizzare i servizi e i rifornimenti della città, e a insediare una giunta comunale amministrativa. Dal governo italiano fu nominato cavaliere di gran croce col gran cordone della Corona d’Italia e grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Durante la crisi fiumana cercò di persuadere il D’Annunzio, al quale lo legava una lunga amicizia, a trattare col governo italiano. Nominato nel febbraio senatore, tenne dal 1920 al 1922 il comando in capo delle forze navali del Mediterraneo, quindi la presidenza del Consiglio Superiore di Marina sino al 1º ottobre 1923, quando, su domanda, fu collocato a riposo. Sostenitore del regime fascista, dal 1924 al 1929 fu presidente del Consorzio autonomo del porto di Genova, e presiedette la commissione d’inchiesta sulla spedizione Nobile (1928-29), le cui conclusioni furono però molto criticate. Promosso nel 1923 Viceammiraglio d’Armata della riserva navale, e nel 1926 Ammiraglio d’Armata, nel 1929 fu insignito del titolo di conte di Bu-Meliana, la località che aveva difeso contro i Turchi durante l’occupazione di Tripoli. Fotografia formato 14 x 8,7. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Grand’Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Roma, 5 gennaio 1919
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
Roma, 16 marzo 1913
Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Croce d’oro per anzianità di servizio (ufficiali e sottufficiali, 40 anni)
Medaglia d’oro di benemerenza per il terremoto Calabro-Siculo
Medaglia commemorativa delle campagne di Libia
Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 2800: Regia Marina: Tomadelli Giovanni in piccola uniforme invernale da Maggior Generale Macchinista mod. 29 ottobre 1903 (Burano 18 agosto 1861 – Venezia 1926). In servizio nel 1881, fu capo macchinista di 3^ classe il 17 novembre 1894 e di 1^ classe il 22 dicembre 1898. Colonnello nel 1915 allo scoppio della guerra, venne promosso Maggior Generale Macchinista nel 1916. Nel 1920 ottenne il gradi di Tenente Generale e fu Ispettore dei Macchinisti. Venne collocato in Posizione Ausiliaria nel 1925. Fotografia formato 13,5 x 9. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 3079: Regia Marina: Bettolo conte Giovanni in grande uniforme da Viceammiraglio (Genova, 25 maggio 1846 – Roma, 7 aprile 1916). Entrato alla Scuola di Marina di Genova nel 1863 ne uscì Guardiamarina nel 1865. Con tale grado prese parte nel 1866 alla battaglia di Lissa a bordo della corazzata Principe di Carignano. Nello stesso anno ottenne il grado di Sottotenente di Vascello e venne imbarcato sulla fregata corazzata Principe Umberto; dopo essere stato imbarcato su due piroscafi, Luogotenente di Vascello a fine 1872 fu nuovamente a bordo del Principe Carignano, e quindi ufficiale di rotta per un anno, 1873-1874, sulla fregata corazzata Messina. Pubblicò un trattato di artiglieria navale, che fu molto apprezzato per il valore tecnico, e molto discusso perché sosteneva i grossi calibri quando non tutti erano d’accordo nell’ammetterne i vantaggi. Di questa sua antiveggenza ben si avvalse il ministro Brin, che lo volle per lungo tempo suo collaboratore nella rinnovazione del naviglio da lui promossa. Capitano di fregata, al comando di una flottiglia di navi sottili, veloci per quei tempi e principalmente armate di lanciasiluri, quando ancora non era ben definito l’impiego delle siluranti, svolse tutto un programma sull’uso in guerra di tale tipo di navi, con sicuro intuito sulla sua efficacia strategica. Comandante di grande nave, la Re Umberto, all’inaugurazione del canale di Kiel (1895), per il suo ponderato tecnicismo e per il suo ardimento marinaresco riuscì ad effettuare sollecitamente il disincaglio della Sardegna nel Baltico, meritandosi lode unanime per il brillante salvataggio. Altra prova di ardimento e perizia egli diede guidando senza pilota la Flavio Gioia, nave-scuola degli allievi della Regia Accademia navale, nei meandri degli insidiosi canali della Scozia. Ebbe l’incarico di Capo di Stato Maggiore della forza armata dal 1896 al 1898; Contrammiraglio, imbarcò nel 1897 sulla corazzata Francesco Morosini con l’incarico di comandante della Forza Navale del Levante, facente parte durante la crisi di Creta della squadra internazionale destinata al blocco dell’isola e posta sotto il comando del Viceammiraglio felice Napoleone Canevaro. Nel giugno 1898 lo sostituì e fece parte del Consiglio internazionale degli Ammiragli, investito dei poteri di amministrare l’isola. Dal 1900 al 1903 fu in comando dell’Accademia Navale e della Divisione navi scuola durante le annuali campagne estive di istruzione degli allievi. Da ammiraglio, come comandante in capo di dipartimento o comandante di squadra o capo di Stato maggiore della marina, lasciò tracce profonde di sapienza tecnica, di lucide direttive, di geniale organizzazione, validamente contribuendo alla preparazione dell’armata per la guerra. Raggiunto il limite prescritto di età nel 1911, fu collocato nella posizione di servizio ausiliario, essendosi opposto al desiderio di molti ed autorevoli amici che avrebbero voluto proporre per lui un’eccezione con un apposito disegno di legge: e a riconoscimento degli ottimi servigi da lui prestati nell’armata al paese il re gli conferiva il titolo di conte. Ebbe spiccate qualità di uomo politico, che gli fecero presto conseguire un posto eminente nella camera dei deputati, dove entrò nel 1890 e rimase, per il secondo collegio di Genova prima, poi per quello di Recco, finché visse. Fu ministro della marina dal 14 maggio 1899 al 24 giugno 1900 nel gabinetto Pelloux, dal 22 aprile al 21 giugno 1903 nel gabinetto Zanardelli, e nel gabinetto Sonnino dal 12 dicembre 1909 al 1° aprile 1910. Le accuse di concussione rivoltegli da Enrico Ferri furono completamente sfatate nel processo che il B. intentò al suo accusatore che fu condannato. Predilesse lo studio delle artiglierie e in genere delle armi navali; ideò alcuni strumenti indicatori e cioè l'”indicatore dei fuochi Bettolo” (1877) e l'”indicatore di lancio Bettolo” (1883); ma non trascurò lo studio del programma d’insieme e dei problemi inerenti alla marina mercantile, come attestano i suoi numerosi discorsi politici e gli articoli pubblicati nella Rivista Marittima e in altri periodici. Fotografia formato 14 x 8,9. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Arc. G3: Regia Marina: Faravelli Luigi in uniforme ordinaria invernale da Viceammiraglio (Stradella, 29 ottobre 1852 – Roma, 22 marzo 1914). Venne ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1866, conseguendo la nomina a Guardiamarina nel 1871. Prese parte da Capitano di Fregata all’intervento della squadra internazionale a Creta nel 1897, sostituendo il Capitano di Vascello Carlo Amoretti al comando della corazzata Francesco Morosini, quando questi fu chiamato al comando del presidio internazionale. Da Capitano di Vascello fu in comando della nave da battaglia Regina Margherita e nuovamente della corazzata Francesco Morosini (1901-1904). Promosso Contrammiraglio nel 1905 fu Direttore Generale del personale e dei Servizi Militari, Comandante Militare Marittimo della Sardegna e, promosso Viceammiraglio nel 1911, del Dipartimento Militare Marittimo di Venezia. Nel corso della guerra italo-turca (1911-1912) ebbe il comando della 2^ Squadra Navale e della subordinata 1^ Divisione. A lui fu affidato il compito di occupare Tripoli e altre importanti località della costa e farvi testa di ponte in attesa dell’arrivo del corpo di spedizione, compito che portò a termine con le compagnie da sbarco tratte dalle navi, dopo aver effettuato il bombardamento e aver intimato la resa della città, che fu occupata il 5 ottobre 1911. per tale risoluta azione fu insignito della Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Dopo aver tenuto brevemente il comando della 1^ Squadra Navale, fu Presidente del Consiglio Superiore di Marina nel 1912, anno in cui fu nominato senatore del Regno. Fotografia formato 29,4 x 21,8. Fotografo: Sconosciuto. Datata 22 marzo 1914.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
29 dicembre 1912
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 marzo 1913
Medaglia Mauriziana
Croce d’oro con corona reale per anzianità di servizio militare per gli ufficiali con 40 anni di servizio
Medaglia d’onore di lunga navigazione marittima (20 anni)
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 1897: Regia Marina: Aubry Augusto in uniforme ordinaria invernale da Viceammiraglio mod. 1903 – 1915 (Napoli, 28 aprile 1849 – Taranto, 4 marzo 1912). Entrato alla Scuola di Marina di Napoli nel 1863, e ne uscì con il grado DI Guardiamarina nel 1867. Ebbe diverse destinazioni di imbarco, fra le quali le fregate a elica Carlo Alberto durante la terza guerra d’indipendenza nel 1866 e Principe Umberto, la fregata corazzata Principe di Carignano e la corazzata Italia. Da Luogotenente di Vascello partecipò al secondo viaggio di circumnavigazione della Garibaldi negli anni 1879-1882; da Capitano di Fregata ebbe il comando dell’ariete torpediniere Dogali (1893-1894) della Divisione navale del Sud America e da Capitano di Vascello fu in comando delle corazzate Lepanto, Sicilia e Dandolo. Capo di Stato Maggiore del 2° Dipartimento Marittimo (1902-1903), Direttore del personale militare al Ministero della Marina (1903), promosso Contrammiraglio nel 1904 e Viceammiraglio nel 1907; per due volte sottosegretario di stato per la Marina (dal 1903 al 1905 e dal 1906 al 1909), coadiuvò validamente il ministro, Ammiraglio Carlo Mirabello nella preparazione dell’armata navale. Fu deputato al Parlamento per due legislature per i collegi di Castellammare di Stabia e di Napoli. Vice presidente del Consiglio Superiore di Marina negli anni 1910- 1911, comandante in capo delle forze navali del Mediterraneo nel 1911 e comandante delle forze navali riunite a bordo della corazzata Vittorio Emanuele durante la guerra italo-turca; in tale incombenza diresse, in particolare, le operazioni per l’occupazione di Tobruch e cooperò con l’esercito alla presa di Bengasi. Nel febbraio 1912, benché sofferente, non rinunciò al comando della flotta, che si trasferiva nuovamente nel teatro di guerra, ma dieci giorni dopo, per l’aggravamento delle condizioni di salute, rientrò in Patria, spirando il 4 marzo a bordo della sua nave giunta nelle acque di Taranto. Il giorno dopo, nel corso della seduta della Camera, l’allora Ministro della Marina in carica, Viceammiraglio Pasquale Leonardi-Cattolica, gli tributò solenne apprezzamento.
Onorificenze
Grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911 – 1912
Arc. G3: Regia Marina: Notarbartolo Giuseppe in piccola uniforme da Sottoammiraglio mod. 5 settembre 1918 – 11 gennaio 1923 (Palermo, 28 febbraio 1869 – 1947). Guardiamarina il 15 novembre 1887, divenne Sottotenente di vascello il 14 ottobre 1890. Tenente di Vascello il 23 luglio 1893, prese parte alla campagna d’Africa del 1896. Capitano di Corvetta il 15 settembre 1907, ottenne la promozione a Capitano di Fregata il 18 settembre 1911, partecipò alla guerra italo-turca ottenendo la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Promosso Capitano di Vascello partecipò alla grande guerra meritandosi un altra Medaglia al d’Argento al Valor Militare e ottenendo il grado di Sottoammiraglio nel 1918. Fu Direttore Generale dell’Arsenale di Pola nel 1920 e di quello di Taranto nel 1921 e venne collocato in Aspettativa per Riduzione Quadri l’11 marzo 1923. Contrammiraglio di Divisione il 15 marzo 1923 venne posto in Posizione Ausiliaria Speciale per poi essere promosso Ammiraglio di Squadra l’11 novembre 1926. Venne trasferito alla Riserva il 28 febbraio 1933. Fotografia formato 24,1 x 18,3. Fotografo: Sconosciuto. Autografa.
Onorificenze
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia d’argento al valor militare
Arc. G2: Regia Marina: Acton barone, patrizio napoletano Alfredo in uniforme da Ammiraglio d’Armata mod. 1923 – 1926 (Castellamare di Stabia, 12 settembre 1867 – Napoli, 26 marzo 1934). Patrizio napoletano, di nobile e antica famiglia di origine inglese, nacque a Castellamare di Stabia dal barone Ferdinando, Viceammiraglio che rivestìle più alte cariche nella forza armata fra il 1879 e il 1891; entrò nella Scuola di Marina di Napoli il 1° novembre 1879, uscendone il 6 luglio 1884 col grado di Guardiamarina. Sottotenente di Vascello il 23 ottobre 1886, ottenne il grado di Tenente di Vascello il 25 ottobre 1889, Capitano di Corvetta il 10 novembre 1900, Capitano di Fregata il 4 agosto 1904 e Capitano di Vascello il 16 gennaio 1910. In destinazioni d’imbarco compì lunghe navigazioni all’estero, prendendo parte all’occupazione di Massaua nel 1885, alla spedizione internazionale di Creta del 1896, alla campagna in Estremo Oriente durante la rivolta dei Boxer (1900 – 1901) e successivamente fu in comando di unità leggere. Nel 1911, Capitano di Vascello, pochi giorni prima dello scoppio della guerra italo-turca assunse il comando della corazzata Vittorio Emanuele, partecipando al ciclo di operazioni in Libia, al bombardamento dei forti foranei dei Dardanelli, e in Egeo all’occupazione delle isole di Rodi e di Scarpanto, ricevendo la Croce di Commendatore dell’Ordine della Corona d’italia. Promosso Contrammiraglio il 2 maggio 1916, quando era già in atto la prima guerra mondiale, fu destinato a Brindisi al comando della Divisione Esploratori; successivamente, sempre a Brindisi, assunse la carica di comandante superiore navale e della piazza marittima, avendo alle dipendenze tutte le unità leggere operanti nel basso Adriatico e le Forze Navali dislocate in Albania. Al comando della forza navale leggera italo britannica nel 1917 prese parte, nel canale di Otranto, a un’azione contro unità austriache, che impegnò in lungo e violento combattimento forzandole al disimpegno e al ritiro; per tale azione gli venne conferita la croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, da parte britannica il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine del Bagno e da parte francese la Croce di guerra con Palma. Per il lungo comando operativo tenuto in Adriatico, prima di lasciare Brindisi nel marzo del 1918 e assumere da Viceammiraglio (10 marzo 1918) il comando del dipartimento militare marittimo di Taranto, gli fu conferita la Croce al merito di Guerra. Il 1° dicembre 1919 fu nominato Capo di Stato Maggiore della Marina, incarico che resse fino al 1921, prendendo parte alle trattative per il trattato di Rapallo, per le quali fu insignito del titolo di Grande Ufficiale della Corona d’Italia; fu quindi inviato negli Stati Uniti quale delegato italiano alla conferenza internazionale di Washington sulla limitazione degli armamenti navali, che sancì la parità di tonnellaggio delle corazzate con la Francia, mettendo in luce peculiari qualità diplomatiche e doti professionali che gli valsero, unitamente al conferimento dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, un vivo elogio del capo del governo. Con la promozione a Viceammiraglio di Armata il 6 dicembre 1923 assunse il comando delle forze navali, che tenne fino al maggio 1925, quando dal governo fu nuovamente chiamato a ricoprire da Ammiraglio d’Armata (16 settembre 1926) la carica di Capo di Stato Maggiore della Marina, che resse fino al 21 dicembre 1927, anno in cui fu nominato senatore (18 dicembre); fu quindi Presidente del Consiglio Superiore di Marina, Presidente del Comitato Ammiragli, nel 1930 delegato italiano alla conferenza di Londra per la limitazione degli armamenti navali e nel 1932 delegato suppletivo alla conferenza generale per il disarmo di Ginevra. Nel settembre del 1932, dopo oltre 50 anni di servizio in Marina, fu collocato in Posizione Ausiliaria per limiti di età e di anzianità di servizio.
Onorificenze
Italiane
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
1900
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
1910
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
1914
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
1919
Cavaliere di gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1921
Cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro
1908
Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro
1913
Commendatore dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro
1919
Grande ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro
1922
Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1924
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1919
Straniere
Grande ufficiale dell’Ordine della Legion d’onore
1920
Grande ufficiale dell’Ordine del Salvatore
1919
Arc. G2: Regia Marina: Ingianni Giulio in uniforme da Tenente Generale Ispettore delle Capitanerie di Porto con mantella (Marsala, 18 dicembre 1876 – Roma, 10 luglio 1958). Nato da Francesco Ingianni, brigadiere doganale e Maria Tumbiolo, dopo essersi diplomato presso l’Istituto tecnico nautico di Trapani venne iscritto nella terza categoria della leva obbligatoria di Porto Empedocle e, tramite concorso, il 22 dicembre 1896 entrò nell’amministrazione delle capitanerie di porto, con la qualifica di applicato di porto di 2ª classe, presso la capitaneria di Porto Empedocle. Dopo la promozione ad applicato di porto di 1ª classe, conseguita il 23 dicembre 1897, venne trasferito nella sede di Palermo città dove avrebbe sposato Giulia Fodale. Nel capoluogo siciliano presta servizio sino al 31 ottobre 1904, anno in cui, passato ufficiale di porto di 3ª classe, venne trasferito presso l’Ispettorato del Corpo delle capitanerie di porto a Roma dove avrebbe trascorso gran parte della sua carriera. Prese parte con il grado di capitano di porto alla prima guerra mondiale operando in Adriatico al seguito di Francesco Mazzinghi, primo comandante generale del corpo delle capitanerie di porto. Al termine del conflitto nel 1919 prese parte alla Conferenza della pace di Parigi in qualità di delegato italiano, per essere nuovamente inviato a Parigi alla “Commissione delle riparazioni di guerra”, svoltasi tra il 1º marzo 1920 e il 26 agosto 1921, dove si adoperò attivamente affinché il patrimonio navale della Venezia Giulia, in particolare triestino, non fosse diviso tra le potenze vincitrici del conflitto, scoraggiando, le mire inglesi sulla flotta navale ex-austriaca e quelle iugoslave. Rientrato in Italia il 14 agosto 1922 venne nominato regio commissario del Consorzio autonomo del porto di Genova. Il 15 aprile 1924 reggente della Direzione generale della Marina mercantile, incarico che ricoprirà sino al giugno/luglio 1944. il 19 aprile 1925 venne nominato generale ispettore capo del Corpo delle capitanerie di porto, mantenendo tale incarico fino al 1927, continuando a mantenere in tale periodo anche quello di direttore generale della Marina mercantile. Fece anche parte, come esperto navale, della delegazione italiana alla conferenza del Trattato navale di Londra e per la tutela della vita umana in mare e per il bordo libero (1928), e per la riduzione degli armamenti nell’inverno del 1930. Dopo la cessazione dal servizio nel 1939 venne nominato Senatore del Regno il 12 ottobre dello stesso anno su proposta del Ministero delle comunicazioni, prestando giuramento il successivo 21 dicembre, dopo la convalida della nomina avvenuta il 14 novembre operando come membro della Commissione finanze dal 23 gennaio 1940 al 5 agosto 1943 e venne richiamato in servizio durante la seconda guerra mondiale fino al 1944. Il 7 agosto 1944 venne deferito all’Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo con l’imputazione di essere stato tra i “Senatori ritenuti responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato”. Il 31 luglio 1945 vi fu l’Ordinanza di rigetto della richiesta di decadenza da senatore. Nel secondo dopoguerra, ormai ritirato dalla vita pubblica, nel 1953 ricevette il titolo di grande ufficiale al merito della Repubblica italiana con cui vennero riconosciuti a Giulio Ingianni l’impegno e la dedizione che per una vita ha dedicato alla marineria italiana e al Corpo delle capitanerie di porto. Alla sua memoria è stata intitolata una motovedetta della Guardia Costiera, la “CP-409” varata ad Ancona nel 1991, entrata in servizio nel 1992 e in servizio a Livorno presso la locale capitaneria di porto. Porzione di foto formato 23 x 17,3. Fotografo: Carbone & Danno – Napoli.
Onorificenze
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Grande ufficiale dell’Ordine coloniale della Stella d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana
Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 (4 anni di campagna)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Croce d’onore per anzianità di servizio
Arc. G2:Regia Marina:SirianniGiuseppe in uniforme da Ammiraglio di Divisione con mantella (Genova, 18 aprile 1874 – Pieve Ligure, 13 agosto 1955). A quattordici anni fu ammesso all’Accademia Navale di Livorno, conseguendo nel 1894 la nomina a Guardiamarina. dopo i consueti imbarchi da ufficiale subalterno, effettuati prevalentemente sulla corazzata Andrea Doria, fu nel 1896 destinato a bordo della cannoniera Andrea Provana, dislocata in Mar Rosso e sulla quale partecipò alla campagna d’Africa. Tenente di Vascello nel 1899, fu imbarcato sull’ariete torpediniere Calabria, dislocato in Cina. Partecipò nel giugno 1900, durante la campagna in Estremo Oriente, quale comandante di compagnia da sbarco, al tentativo della liberazione di Pechino inquadrato nella colonna dell’Ammiraglio britannico Seymour: concorse valorosamente alla protezione della forza durante la marcia di avvicinamento alla città. Per tale suo comportamento meritò la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Aiutante di Bandiera nel 1902-1903 dell’ammiraglio comandante militare marittimo della Maddalena, ebbe successivamente (1904-1907) vari imbarchi, fra cui, ufficiale in 2^, dell’incrociatore torpediniere Goito (1907-1908), del cacciatorpediniere Zeffiro e dell’incrociatore torpediniere Montebello (1909-1910). Nel corso della guerra italo-turca (1911 – 1912) durante la campagna in Egeo fu in comando delle torpediniere d’altura Pegaso e Perseo; su questa effettuò con altre quattro unità similari della squadriglia, agli ordini del Capitano di Vascello Enrico Millo, il forzamento dello stretto dei Dardanelli, meritando la prima Medaglia d’Argento al Valor Militare e la promozione a Capitano di Corvetta per merito di guerra. Fu poi imbarcato come comandante in 2^ sulla nave scuola Flavio Gioia (1913), come comandante del cacciatorpediniere Fulmine (1913-1914) e poi dell’Impetuoso, sul quale fu colto dall’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Compì nei quasi due anni di imbarco numerose e pericolose missioni nel basso Adriatico, per le quali meritò la seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel 1917 fu in breve successione sottocapo di Stato Maggiore della 2^ Divisione navale e comandante dell’esploratore Nino Bixio; in seguito ebbe il comando del Reggimento Marina, che mantenne fino al 1919, nel periodo dell’ultima e vittoriosa offensiva sul fronte orientale, meritando per vari episodi bellici la Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e tre Croci al Merito di guerra conferitegli dall’VIII e dal XXVI Corpo d’Armata; conseguì anche la promozione a Capitano di Vascello per merito di guerra. Nel periodo 1920-1921 fu in comando prima del Gruppo Esploratori sull’Augusto Riboty e poi, 1921 – 1923, della corazzata Giulio Cesare, destinazioni intervallate nel 1921 da un periodo a terra, a Spezia, quale Capo di Stato Maggiore del comando in capo del Dipartimento. Fu comandante a Venezia della Scuola meccanici e, Contrammiraglio nel 1925, fu membro e segretario del Consiglio Superiore di Marina; Ammiraglio di Divisione l’anno successivo, fu sottosegretario di stato per la Marina, carica che resse fino al 1929. Nel 1926 era stato nominato senatore del Regno. Ministro della Marina nel 1929 – 1933, fu promosso nel 1932 Ammiraglio di Squadra e partecipò a Londra in qualità di delegato alle riunioni della Conferenza navale per la riduzione degli armamenti. Ammiraglio di Squadra designato di Armata nel 1935, fu collocato in ausiliaria a domanda l’anno successivo. Nel gennaio del 1940 gli fu conferito il rango di Ammiraglio di Armata. Porzione di foto formato 23 x 17,3. Fotografo: Carbone & Danno – Napoli.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1919
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
Cina 1900
Medaglia d’argento al valor militare
1912
Medaglia d’argento al valor militare
1916
Croce al merito di guerra
Croce al merito di guerra
Croce al merito di guerra – terza concessione
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911 – 1912
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
1920
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
1922
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Croce d’onore per anzianità di servizio
Arc. 3160: Regia Marina: Carpi Agostino in uniforme ordinaria da Maggior Generale Capo della Divisione Costruzioni Navali (Napoli, 27 settembre 1859 – Roma, 7 novembre 1930). Studiò all’Università di Napoli conseguendo la laurea in ingegneria civile nel 1881. Entrò per concorso nel Corpo del Genio Navale e fu nominato ingegnere di 2^ classe nel 1882. Inviato a completare gli studi alla Scuola Superiore di Genova, conseguì la laurea in ingegneria navale e meccanica nel 1885. Da Capitano fu imbarcato sulla moderna corazzata Italia, e da ufficiale superiore ebbe incarichi nelle direzioni delle costruzioni navali degli arsenali di Taranto, Napoli e Venezia. Colonnello fu a capo dell’ufficio tecnico del Comitato Progetti Navi e quindi direttore delle costruzioni navali a Napoli. Nel 1910 fu a capo della Divisione Costruzioni Navali presso il ministero a Roma e promosso Maggior Generale; nel 1913 fu nominato direttore generale, incarico che tenne per oltre sette anni nel delicato periodo della guerra 1915-1918, disponendo con competenza la costruzione urgente di nuove unità, la riparazione di quelle in servizio e l’approvvigionamento delle basi navali e degli arsenali. Dal settembre 1920, Tenente Generale, fu nominato presidente del comitato Progetti Navi, incarico che tenne fino al dicembre 1924, quando promosso Generale Ispettore fu collocato in Posizione Ausiliaria per limiti d’età. Nel periodo di presidenza del Comitato partecipò all’elaborazione dei progetti degli incrociatori pesanti tipo “Washington” classe “Trento”, dei cacciatorpediniere classe “Turbine” e dei sommergibili oceanici classe “Balilla”. Fotografia formato 14,1 x 9. Fotografo: L. Bettini – Roma.
Onorificenze
Cavaliere di gran croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di gran croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
1920
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
1922
Arc. 556: Regia Marina: Thaon di Revel Paolo duca del Mare in grande uniforme da Ammiraglio (Torino, 10 giugno 1859 – Roma, 24 marzo 1948). Entrò in Marina nel 1873 a quattordici anni e fece due anni a Napoli e tre a Genova. Guardiamarina nel 1877, nel 1879 partecipò alla circumnavigazione del globo a bordo della fregata Garibaldi. La sua carriera proseguì con le nomine a Sottotenente di Vascello nel 1880 a soli 21 anni, Tenente di Vascello nel 1886 e Capitano di Corvetta nel 1896, quando fu per quattro anni Aiutante di Campo di re Umberto I. Il 1º gennaio 1900, Revel fu promosso Capitano di Fregata e designato comandante della torpendiera-avviso Sparviero. Dai suoi superiori viene considerato un brillante manovratore e severo educatore e gli fu assegnato il comando dei prestigiosi istituti di formazione, la Scuola macchinisti di Venezia e l’Accademia Navale di Livorno (1900-1907). Promosso a Capitano di Vascello nel 1904, dal 1907-1909 fu al comando della nuova corazzata veloce Vittorio Emanuele. Nel 1908, durante il terribile terremoto che colpì la Sicilia, presso la città di Messina, Thaon schiera la corazzata e tutte le altri navi della squadra per il primo intervento di protezione civile. Salgono a bordo della Vittorio Emanuelela coppia reale per recarsi a Messina, dove, a prodigarsi in prima linea si distinse la regina Elena di Montenegro . Successivamente, nel 1909, i reali ritornano a bordo della corazzata in occasione dell’incontro tra i sovrani d’Italia e della Germania nel Mediterraneo, il 12 maggio. Nel 1910, Thaon riceve la nomina di Contrammiraglio e presidente di una commissione ministeriale incaricata del riordino degli studi negli istituti d’istruzione della Regia Marina, quindi sbarca, e si sposta da La Spezia a Livorno e Napoli. L’anno successivo vara la riforma dei corsi dell’Accademia Navale e riceve l’incarico di Aiutante di Campo del re Vittorio Emanuele III che svolge per otto mesi. Come Contrammiraglio partecipò alla guerra italo-turca (1911-1912) e fu posto a comando della II Divisione della II Squadra navale, composta dagli incrociatori corazzati Marco Polo, Varese, Ferruccio e (nave ammiraglia) Garibaldi con il supporto dei esploratori Coatit e Minerva; affondò nel porto di Beirut navi turche, contribuì ai bombardamenti di Tripoli e alla distruzione dei porti lungo i Dardanelli. Queste azioni militari offensive, per le quali meritò la Commenda dell’Ordine Militare di Savoia, crearono viceversa tensioni politiche e diplomatiche, sia domestiche sia internazionali. Nominato Capo di Stato Maggiore della Marina in sostituzione del Viceammiraglio Carlo Rocca Rey dal 1913 al 1915, spinse allo sviluppo dei navigli leggeri e alla costituzione di un’aviazione navale. Con l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale (24 maggio 1915), Thaon si trovò in contrasto con il comandante in capo dell’Armata, il Viceammiraglio Luigi di Savoia duca degli Abruzzi, fautore (spalleggiato dagli Ammiragli Cagni e Millo) di una strategia che non condivideva; il Duca degli Abruzzi desiderava affrontare la squadra navale in mare aperto e vendicare la sconfitta di Lissa mentre Thaon ritenne che le operazioni navali del futuro portassero meno all’occasione della grande battaglia navale, in favore di nuovi mezzi insidiosi come siluranti, sommergibili, mine e aeroplani. Nelle prime azioni austriache vengono colati a picco due incrociatori da sommergibili tedeschi e per sabotaggio, nel porto di Brindisi, esplode la corazzata Benedetto Brin e a Taranto la nuova corazzata Leonardo da Vinci. Il principe rimase al comando della flotta e Thaon si dimise dall’incarico di Capo di Stato Maggiore, il 1º ottobre 1915. Ottenendo la nomina di comandante in capo del Dipartimento militare marittimo di Venezia, sostenne il potenziamento l’aviazione navale, l’impiego dei treni armati, la creazione dei moderni fanti di marina e dei MAS alla quale riformula la destinazione tattica; non solo arma difensiva protetta dai canali della laguna, ma orma offensiva, capace di colpire il nemico all’interno delle sue basi. La strategia operativa portò all’affondamento della corazzata austriaca Wien nel porto di Trieste, della SMS Szent Istvàn a Premuda (celebrata come l’impresa di Premuda) e della nave ammiraglia dell’impero austro-ungarico, la SMS Viribus Unitis a Pola. Dopo la rotta di Caporetto, sostenne il mantenimento della linea del Piave e della laguna di Venezia. Sul finire della guerra condusse il bombardamento di Durazzo e organizzò la rapida occupazione delle isole e delle coste dell’Istria e della Dalmazia. Sempre dentro l’Arsenale di Venezia furono realizzate le protezioni per la salvaguardia del patrimonio artistico e architettonico veneziano. Fu proprio l’Ammiraglio a pianificare e a porre in opera una serie di intelligenti iniziative tese a tutelare le opere, i monumenti i palazzi della città. In seguito all’armistizio di Villa Giusti, il Thaon annunciò il bollettino della Vittoria Navale, composto da D’Annunzio. Fu nominato senatore del Regno nel 1917 e promosso Ammiraglio nel 1918. Partecipò come delegato navale alla Conferenza di pace di Parigi e difese a spada tratta, ma invano, i diritti italiani sulla Dalmazia e il rispetto del Patto di Londra. Divenne ispettore generale della Regia Marina fino al 30 maggio 1920 e fu nominato presidente della Società Geografica Italiana dal 1921 al 1923. Dall’ottobre 1922 entrò nel Governo Mussolini, il cosiddetto Primo Governo Nazionale in qualità di ministro della Regia Marina (come uomo di fiducia di re Vittorio Emanuele III), insieme al generale dell’esercito Armando Diaz, come Ministro della Guerra, e tra gli altri, a Giovanni Gronchi, futuro presidente della repubblica. Per la seconda volta, si dimise dalla carica di Capo di Stato Maggiore della Marina e comandante in capo delle forze navali. Dall’incarico ministeriale rassegnò le dimissioni nel maggio del 1925, dopo la riforma con cui Mussolini istituiva il nuovo ordinamento del comando supremo (affidando a Badoglio la carica di Capo di Stato Maggiore Generale). Con la riforma, Revel non vedeva realizzarsi l’auspicabile coordinamento delle forze, ma a suo parere, la sola subordinazione della marina e dell’aeronautica all’esercito. Fu insignito del titolo di (primo) Duca del Mare il 24 maggio 1924 e promosso Grande Ammiraglio il 4 novembre dello stesso anno, l’unico nella storia della Marina, rimanendo in tal modo in servizio a vita con un proprio ufficio al ministero. Quando nel 1923 fu costituita la Regia Aeronautica, che assorbì sotto un unico comando i mezzi e l’organizzazione delle forze aeree della marina e dell’esercito, si prodigò per ottenere una consistente aliquota di mezzi aerei da porre sotto il controllo della Marina per la lotta sul mare. Nel 1932 fu nominato primo segretario di S.M. per il Gran Magistero dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Richiamato alle istituzioni, nel novembre del 1941 Mussolini affidò al Grande Ammiraglio la presidenza della commissione d’inchiesta sulla condotta delle operazioni italiane nella campagna dell’Africa Settentrionale. Della commissione d’inchiesta interforze facevano parte il Generale d’Armata Pietro Ago e il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Manno; i lavori si conclusero dopo pochi mesi e ai primi di marzo consegnò al capo del governo gli atti finali. La conclusione dei lavori della commissione rappresentò l’ultimo contatto ufficiale con Mussolini. Revel faceva parte della ristretta cerchia dei collaboratori di Vittorio Emanuele III e istituzionalmente partecipava alle settimanali udienze regie del giovedì al Quirinale. Ciò nonostante, non fu coinvolto in prima persona negli eventi che portarono all’armistizio di Cassibile del 3 settembre e non aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Dopo essere stato in un primo tempo escluso dalle indagini della Commissione della epurazione, il 27 agosto 1944 viene inquisito e in tale circostanza decise di non presentare alcuna linea di difesa all’Alto commissario che, con un’ordinanza del 18 novembre 1945, lo scagionò da qualsiasi addebito; venne pertanto assolto con provvedimento liberatorio e con la conferma della carica di senatore. Dopo la caduta del fascismo, nel periodo costituzionale transitorio fu nominato Presidente del Senato, dal 28 luglio 1943 al 20 luglio 1944. Nel maggio del 1946, dopo aver fatto parte della cerchia dei consiglieri di re Umberto II nel periodo della sua Luogotenenza e aver ripreso l’incarico di primo segretario degli ordini cavallereschi, si schierò al referendum del giugno 1946 apertamente a favore del blocco monarchico. È a Paolo Thaon di Revel che si deve l’idea di costruire le due navi scuola italiane in stile antico, la Colombo e la Vespucci: la prima scomparsa in Unione Sovietica dopo che Stalin la pretese come parte del pagamento dei debiti di guerra, mentre l’altra, in servizio ancor oggi, è considerata tra le più belle navi del mondo. Fotografia formato 13,9 x 8,7. Autografa.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata
1919
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
16 marzo 1913
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
29 dicembre 1916
Cavaliere di gran croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1919
Croce al merito di guerra – terza concessione
Cavaliere di gran croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1919
Cavaliere di gran croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
1919
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia
Regio Decreto 1 maggio 1924.
Cavaliere dell’Ordine al Merito Civile di Savoia
19 aprile 1942.
Balì cavaliere di gran croce di Onore e Devozione del Sovrano Ordine Militare di Malta
maggio 1922
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911 – 1912
Medaglia d’oro di benemerenza per il terremoto calabro-siculo
«Per essersi segnalato nel prestare soccorso alle popolazioni funestate dal terremoto del 28 dicembre 1908»
Medaglia commemorativa per il terremoto calabro-siculo
«Per l’opera soccorritrice del 28 dicembre 1908»
Arc. 2553: Regia Marina: Borea Ricci d’Olmo Raffaele in grande uniforme invernale da Viceammiraglio (Albenga, 20 dicembre 1857 – Genova, 8 febbraio 1942). Frequentò la Scuola di Marina di Genova negli anni 1871 – 1875, conseguendo la nomina a Guardiamarina. Fu imbarcato come ufficiale inferiore sulla fregata corazzata Palestro e la corvetta corazzata Terribile, e da Tenente di Vascello la fregata a elica Vittorio Emanuele, la cannoniera a elica Scilla e il comando di numerose torpediniere. Da Capitano di Fregata e di Vascello, negli anni 1902 – 1904 fu successivamente in comando degli arieti torpediniere Minerva, Agordat ed Elba, col quale compì una cirumnavigazione, meritando un elogio dal ministro della Marina per il modo col quale assolse l’incarico. Negli anni successivi ebbe gli importanti incarichi di comandante della difesa della piazza marittima della Maddalena e di Capo di Stato Maggiore del 3° e del 1° dipartimento (Venezia e La Spezia). Promosso Contrammiraglio nel 1909, alla vigilia della guerra italo-turca del 1911, direttore generale del C.R.E., fu posto al comando della Divisione navi scuola. Intimata inutilmente il 2 ottobre 1911 la resa di Tripoli, il comandante in capo della 2^ squadra navale, Ammiraglio Favarelli, il 3 ottobre ordinò il bombardamento dei forti turchi, che furono smantellati; essendo poi divenuta urgente l’esigenza di occupare la città nonostante il corpo di spedizione dell’Esercito non fosse disponibile perchè ancora in trasferimento dall’Italia, il successivo giorno 5 l’occupazione venne effettuata dalle compagnie da sbarco della Divisione navi scuola, e l’Ammiraglio Borea Ricci assunse temporaneamente la carica di governatore, svolgendo un’opera militare, civile e diplomatica quanto mai energica e oculata. per tale sagace azione di comando fu nominato Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia. Promosso Viceammiraglio nel 1912, ebbe la carica di vicepresidente del Consiglio Superiore di Marina e quindi quella di comandante in capo del dipartimento militare marittimo di Venezia sino al 1915, quando venne collocato in Posizione Ausiliaria. Fotografia formato 14 x 8,7. Fotografo: Bettini.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Commendatore dell’Ordine della corona d’Italia
16 marzo 1913
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
5 ottobre 1911
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Croce d’oro per anzianità di servizio
Onorificenze straniere
Cavaliere della Legion d’Onore (Francia)
Cavaliere dell’Ordine del Dannebrog (Danimarca)
Arc. G3: Regia Marina: Carlo Cattaneo in grande uniforme invernale da Contrammiraglio (Sant’Anastasia, 6 ottobre 1883 – Mar Mediterraneo, 29 marzo 1941). Dopo aver frequentato la Scuola Militare della Nunziatella di Napoli nel 1902 entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno, da cui uscì con il grado di Guardiamarina il 4 marzo 1906. Imbarcatosi sulla nave da battaglia Ammiraglio Saint Bon, nel 1908 prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni della Sicilia e della Calabria colpite dal terremoto. Promosso Sottotenente di Vascello il 24 maggio 1908, si distinse durante il guerra con l’Impero ottomano al comando di una compagnia da sbarco della corazzata Regina Elena che occupò la città di Tripoli, venendo decorato con una prima Medaglia d’Argento al Valor Militare. Tenente di Vascello il 25 maggio 1913, durante la prima guerra mondiale comandò dapprima la torpediniera Orsa e poi il cacciatorpediniere Carabiniere, venendo decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Nel primo dopoguerra fu promosso Capitano di Corvetta (18 novembre 1920), ed assunse l’incarico di addetto navale presso l’Ambasciata d’Italia a Costantinopoli. Venne promosso Capitano di Fregata il 18 novembre 1929, mentre prestava servizio presso il Ministero della marina e fu Aiutante di Campo Onorario del Re. Comandò nel 1930 quindi la nave appoggio Antonio Pacinotti, unità ammiraglia della Divisione Sommergibili. Ricoprì l’incarico di addetto navale in Romania e poi in Jugoslavia, venendo promosso Capitano di Vascello il 2 agosto 1932. Tra il 17 dicembre 1933 e il 18 aprile 1935 comandò l’incrociatore leggero Alberto da Giussano. Tra il 13 maggio 1935 e il 15 ottobre 1936, Cattaneo comandò la Flottiglia Scuola Comando a Taranto. Venne promosso Contrammiraglio Comandante l’Arsenale di La Spezia e fu Ufficiale di Stato Maggiore il 1° marzo 1938 per poi, il 1º gennaio 1937, venire promosso Ammiraglio di Divisione il 20 maggio 1938. Nel periodo 21 giugno 1939 – 24 maggio 40 comandò ad Augusta la Divisione Scuola Comando (2^) con insegna sull’incrociatore Giovanni delle Bande Nere, composta anche dal Luigi Cadorna, dalla 10ª squadriglia caccia, una flottiglia di torpediniere su 5 squadriglie, una flottiglia di sommergibili su 5 squadriglie e 5 altre navi sussidiarie. Il 26 maggio 1940 assunse il comando della III Divisione con insegna sull’incrociatore pesante Trento, partecipando, il 9 luglio, alla battaglia di Punta Stilo. Il 30 agosto 1940 fu designato comandante della VI Divisione con insegna sulla nave da battaglia Duilio appena rientrata in servizio dopo la ricostruzione. Nel quadro degli avvicendamenti che interessarono gli alti comandi della Regia Marina, il 13 dicembre 1940, a seguito dell’attacco inglese a Taranto e che comportarono la fusione della I e II squadra navale in un’unica squadra, ebbe il comando della I Divisione con insegna sull’incrociatore pesante Zara. Nel termine di marzo 1941 partecipò così con le navi da lui comandate all’operazione Gaudo che si concluse con lo scontro notturno di Capo Matapan nel quale perse la vita. Gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Fotografia formato 28 x 19,2. Fotografo: Greco – La Spezia. Datata gennaio 1938.
Onorificenze
Medaglia d’oro al valor militare
«Comandante di una divisione navale, che egli aveva istruita, allenata e forgiata con alto intelletto, con paziente amore e con appassionata costanza, alla battaglia di Punta Stilo, essendo in testa alla formazione, con pronta iniziativa e con audace spirito aggressivo affrontava gli incrociatori nemici e con brillante manovra rendeva vani i numerosi attacchi degli aerosiluranti. La notte sul 28 marzo, nel tentativo di sottrarre all’offesa nemica un incrociatore colpito da siluro; assalito improvvisamente da forze navali soverchianti, le affrontava con impavida serenità e con consapevole audacia. Nel breve, durissimo combattimento egli profondeva le sue doti di mente e di cuore quando la nave ammiraglia, squarciata e incendiata, non aveva più possibilità di offesa né speranza di salvezza, riuniva a poppa i superstiti per lanciare sul mare e oltre il mare l’ultimo grido di fede: «Viva l’Italia, Viva il Re, Viva il Duce». Compiuto tutto il suo dovere oltre ogni umana possibilità egli scompariva in mare con la sua nave e con la sua insegna al vento, sicuro che il suo gesto sarebbe stato esempio di quelle alte virtù di dedizione e di passione, che splendono luminosi nel tempo e nella tradizione. Mediterraneo Centrale e Orientale 9 luglio 1940-28 marzo 1941.» Regio Decreto 20 novembre 1941
Medaglia d’argento al valor militare
«Al comando di torpediniere destinata al servizio di scorta e protezione di navi da battaglia manteneva il suo posto di marcia malgrado le avverse condizioni di tempo e rimaneva sotto il fuoco delle batterie costiere della base nemica che le nostre navi tenevano sotto intensa azione di bombardamento, dando prova di serenità e coraggio. Durazzo, 2 ottobre 1918.» Decreto Luogotenenziale 10 aprile 1919
Medaglia d’argento al valor militare
« Comandante della 1ª Divisione Incrociatori, mentre con il “Trento” l’8 luglio 1940 conduceva le unità della formazione contro le unità della formazione avversaria, con violento scambio di fuoco, dava ammirevole esempio di serena fermezza e sprezzo del pericolo. Mediterraneo Centrale, 10 giugno 1940 – 29 marzo 1941.»
Medaglia di bronzo al valor militare
«Alla testa di un reparto a Tripoli prese parte a tutte le operazioni durante il mese di ottobre, dimostrando sempre, sotto il fuoco nemico, serenità e coraggio ed originando col suo esempio il magnifico contegno dei suoi dipendenti. Tripoli, ottobre 1911.» Regio Decreto 3 aprile 1913
Medaglia di bronzo al valor militare
«In occasione del siluramento della Regia Nave “Garibaldi” con manifesto pericolo della propria vita, è stato negli ultimi a lasciare la nave, coordinando il salvataggio del personale e preoccupandosi della salvezza dell’ammiraglio, dal quale tentò di ritornare incamminandosi verso prora, ciò che però gli fu impedito per l’eccessiva inclinazione della nave. Adriatico, 18 luglio 1915.» Decreto Luogotenenziale 18 maggio 1916
Cavaliere dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro
16 maggio 1920
Ufficiale dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro
3 giugno 1937
Commendatore dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
San Rossore, 27 ottobre 1938
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Arc. 3152:Regia Marina:Aimone di Savoia, duca d’Aosta in uniforme ordinaria invernale da Ammiraglio di Squadra mod. 1929 (Torino, 9 marzo 1900 – Buenos Aires, 29 gennaio 1948). Fratello minore di Amedeo di Savoia-Aosta, terzo duca d’Aosta, Aimone nacque a Torino il 9 marzo 1900 da Emanuele Filiberto, secondo duca d’Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. Suoi nonni erano il re di Spagna Amedeo I e la principessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, mentre suo bisnonno era il re d’Italia Vittorio Emanuele II. Il 22 settembre 1904 ricevette il titolo di Duca di Spoleto. Uscito il 27 aprile 1916 dall’Accademia Navale di Livorno con il grado di Guardiamarina, Aimone divenne Sottotenente di Vascello l’anno successivo. Dal 1916 è imbarcato sulle Dante Alighieri, Andrea Doria e Vincenzo Giordano Orsini. Impiegato come pilota dal marzo 1918 viene assegnato all’Isola di Sant’Andrea (Venezia) nella 251ª Squadriglia di idrovolanti dotata di Macchi L.3 negli ultimi mesi della prima guerra mondiale, dal 14 giugno ne diventa comandante e fu decorato con una croce di guerra, una Medaglia d’argento al Valor Militare e due di bronzo. Nell’immediato dopoguerra, il 10 novembre 1918, venne promosso Tenente di Vascello continuando a volare. Nel 1920-1921 è sulla Roma impegnata in Sud America e nel 1922-1923 sulla Sebastiano Caboto impegnata in Cina. Dal 9 novembre 1925 diventa Capitano di Corvetta e dal 1926 al 1928 comanda il Quintino Sella. Nel 1929, passato Capitano di Fregata il 19 luglio, vent’anni dopo suo zio Luigi di Savoia, duca degli Abruzzi, Aimone organizza una spedizione geografica italiana sul Karakorum insieme ad Ardito Desio. Dopo il rientro è addetto allo stato maggiore della divisione speciale dell’Ammiraglio Salvatore Denti Amari di Pirajno nel 1930-31 e contemporaneamente collabora alla pubblicazione dei risultati. In seguito comanda il Bettino Ricasoli e la 4ª squadriglia nel 1932-33. Successivamente si concentra su studi scientifici, poi nel febbraio 1933 viene trasferito al comando militare delle Isole Brioni e dal 1º marzo 1934 diventa Capitano di Vascello. Il 24 dicembre 1935 Aimone arriva a Massaua ed assunse il comando delle siluranti nel Mar Rosso. Dal 1935 al 1936 comanda il Pantera, sede del comando del Gruppo Leggero, in Africa Orientale Italiana. Contrammiraglio dall’8 novembre 1936, fu comandante della piazza di Pola dal 1937 al 1938. Dall’ottobre 1938 al novembre 1939 promosso Ammiraglio di Divisione (anzianità 30 dicembre 1938), comandò la 4ª Divisione navale e dal 14 novembre 1939 fu promosso Ammiraglio di Squadra. Nel 1936 Aimone di Savoia-Aosta inventa i barchini esplosivi M.T.M., mezzi d’assalto che verranno usati dagli incursori dei MAS. Dal marzo 1940 al maggio 1941 diventa Comandante in capo del dipartimento marittimo dell’Alto Tirreno con sede a La Spezia. Dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, nel febbraio 1942 fu posto al comando dell’ispettorato generale delle flottiglie MAS (Generalmas), con sede prima a Livorno e poi a Lerici, fino all’8 settembre 1943. Il 1º luglio 1939, in Santa Maria del Fiore a Firenze, sposò la principessa Irene di Grecia, figlia del re Costantino I e della regina Sofia. Da questo matrimonio nacque un solo figlio, Amedeo, nato a Firenze il 27 settembre 1943. L’idea di un italiano sul trono di una Croazia indipendente nacque il 9 marzo 1939 quando Galeazzo Ciano ricevette Giuseppe de Bombelles, un agente segreto al servizio di Ante Pavelić. Dopo aver lamentato lo stato pietoso nel quale i serbi tenevano i croati nell’ambito del Regno di Jugoslavia dei Karađorđević, de Bombelles suggerì come “ideale per la Croazia: un regno autonomo, con un principe italiano, o, in unione personale con il Re d’Italia”. Intanto si parlava anche di proposte ed intese fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo, il fratello di Aimone, cingesse la corona d’Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale (reggente era l’ammiraglio Miklós Horthy; la morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare il piano di mettere un Savoia sul trono di Budapest). Il 26 marzo 1941, il Regno di Jugoslavia aveva aderito al patto tripartito, divenendo di fatto una nazione amica (e quindi non attaccabile) dell’Italia, ma il giorno seguente, il generale Dušan Simović realizzò a Belgrado un colpo di Stato che capovolgeva completamente la situazione: rinnegò l’alleanza con Italia e Germania, costituì un governo favorevole agli angloamericani e dichiarò maggiorenne il re Pietro II, sovrano sostenuto dai britannici. Per tutta risposta, il 6 aprile 1941 l’aviazione tedesca effettuò un pesantissimo bombardamento su Belgrado, cui fece seguito l’invasione del Regno di Jugoslavia, il cui crollo e smembramento furono immediati. Il re Pietro II ed il governo furono costretti a lasciare il paese, costituendo a Londra un governo in esilio. Il 10 aprile 1941 venne proclamata l’indipendenza della Croazia. Il nuovo stato, però, non era altro che una nazione fantoccio controllata dall’asse italo-tedesca che comprendeva gran parte della Croazia e della Bosnia ed Erzegovina. Poiché la Croazia indipendente era priva di una propria dinastia, in quanto l’antico Regno di Croazia era stato incorporato nel Regno d’Ungheria fin dal 1097, e, successivamente, era stato incluso nel nesso dell’Impero austro-ungarico, Ante Pavelić, leader degli Ustascia e capo del governo del nuovo Stato Indipendente di Croazia, rispolverò l’idea di un sovrano italiano e si recò in Italia per offrire ufficialmente la corona di capo dello stato ad un principe di Casa Savoia. Le motivazioni di questa offerta non sono mai state completamente chiarite: forse Pavelić voleva mostrare gratitudine a Benito Mussolini, che lo aveva aiutato ed ospitato fra le due guerre mondiali; forse voleva sfruttare il fatto che un sovrano italiano, proveniente da una casata antichissima come Casa Savoia, avrebbe giovato al prestigio dei rapporti internazionali del nuovo stato balcanico; o forse voleva prendere le distanze in maniera visibile dalla Germania nazista, che cercava di impadronirsi materialmente del nuovo stato. Vittorio Emanuele III fu preso alla sprovvista, in quanto l’offerta della corona di Croazia era generica e sarebbe spettato a lui stesso, secondo Pavelić individuare chi avrebbe dovuto portarla. All’epoca erano parecchi i principi maschi in Casa Savoia: escluso ovviamente il principe ereditario Umberto, rimanevano tutti i membri dei rami collaterali Savoia-Aosta e Savoia-Genova. Fra gli Aosta venne scartato il conte di Torino Vittorio Emanuele, scapolo ed ormai troppo anziano, mentre fra i Genova venne scartato il duca Ferdinando per gli stessi motivi. Rimasto incerto fra Aimone e Filiberto, duca di Pistoia, Vittorio Emanuele III optò per Aimone. l 18 maggio 1941, dopo aver fermamente rifiutato il nome di Zvonimiro II, che assolutamente non gli piaceva, Aimone vinse la riluttanza iniziale, assunse il nome di Tomislavo II e fu designato re dello Stato Indipendente di Croazia. Aimone, restato in Italia, creò nel suo studio di Firenze un “ufficio per gli affari croati” allo scopo di conoscere il paese sul quale avrebbe dovuto regnare. Le notizie che pervennero da varie fonti (ambasciata italiana a Zagabria, servizi segreti, rapporti confidenziali e informatori fidati) descrissero lo Stato Indipendente di Croazia come una realtà incompiuta non soltanto a livello istituzionale, ma anche sociale e culturale, e descrissero come spaventosa la situazione interna dello stato, caratterizzata da continue persecuzioni ed eccidi da parte degli ustascia di Ante Pavelić, che avevano avviato una vera e propria pulizia etnica contro minoranze nazionali (serbi), avversari politici (comunisti) e minoranze religiose (ortodossi, ebrei e musulmani). Per questi motivi e per il fatto che Pavelić intendeva servirsi di Tomislavo II come di un re fantoccio, Aimone non prese mai possesso del trono di Zagabria e fu sovrano solo titolarmente, non recandosi mai in Croazia e abdicando formalmente alla corona, dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre, il 12 ottobre 1943. Intanto al 1942 risalgono i sondaggi effettuati da Aimone riguardanti la possibilità di una pace separata con gli alleati per rompere l’alleanza con la Germania nazista. Nella primavera di quell’anno Aimone ricevette Alessandro Marieni, viceconsole italiano a Ginevra. A questi manifestò l’idea che l’Italia dovesse uscire dalla guerra trattando con gli anglo-americani. Marieni si impegnò a tener informato Aimone degli eventuali sviluppi. A Ginevra, Marieni entrò in contatto con Victor Farrel, un colonnello inglese che operava sotto la copertura di console per la Gran Bretagna. Mediante lui le trattative entrarono nel dettaglio e ne furono informati anche statunitensi e russi. Il 18 dicembre 1942 il ministro degli esteri inglese, Anthony Eden, informò ufficialmente gli ambasciatori americano e russo a Londra che Aimone era pronto, in cambio di determinate garanzie, a guidare una rivolta per spodestare Benito Mussolini. Le trattative, però, si protrassero più a lungo del previsto, fin quasi alle soglie del 25 luglio 1943, senza giungere mai a conclusione poiché il governo britannico non voleva assumersi impegni precisi. Aimone divenne Duca d’Aosta il 3 marzo 1942 a seguito della morte del fratello Amedeo in un campo di prigionia inglese a Nairobi, in Kenya. Nel settembre 1943, ammiraglio della Regia Marina, seguì Vittorio Emanuele III a Brindisi sulla torpediniera Indomito perdendo i contatti con la moglie, che, pochi giorni dopo, partorì l’unico figlio, Amedeo. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale Aimone, con il Regno del Sud, fu comandante della base navale di Taranto e dell’Ispettorato generale MAS (Mariassalto) e ricevette il grado di ammiraglio di squadra. Dopo il referendum istituzionale del giugno 1946, abbandonò l’Italia e si trasferì in Sudamerica, morendo diciotto mesi dopo a Buenos Aires, colpito da un infarto. La sua salma è stata riportata in Italia su interessamento del figlio Amedeo. Inizialmente inumato presso Arezzo, in seguito Aimone venne definitivamente traslato insieme alla moglie Irene (morta nel 1974) nella cripta reale della basilica di Superga, a Torino. Fotografia formato 16,1 x 11,5. Fotografo: D’Alessandri – Roma.
Onorificenze
Onorificenze del Regno di Croazia
Sovrano dell’Ordine della Corona del re Zvonimiro
Sovrano dell’Ordine al merito di Croazia
Sovrano dell’Ordine militare del Trifoglio di ferro
Onorificenze italiane
Cavaliere dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata
1921
Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1921
Cavaliere di gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1921
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia
Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia
Medaglia d’argento al valore militare
2 Medaglie di bronzo al valore militare
Croce di guerra al valore militare
«Per aver portato brillantemente la sua squadriglia d’idrovolanti a bombardare la stazione idrovolanti di Pola, danneggiando grandemente l’obbiettivo malgrado l’intenso fuoco nemico. (Pola, 17 luglio 1918)»
Croce al merito di guerra
1918
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
1920
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
1922
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18
1923
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918)
1920
Medaglia d’onore per lunga navigazione marittima (20 anni)
Onorificenze straniere
Balì Cavaliere di Gran Croce d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carlo III (Regno di Spagna)
19 Maggio 1928
Gran Cordone dell’Ordine dei Pahlavi (Impero persiano)
1939
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
1º luglio 1939
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carol I (Regno di Romania)
Arc. 3045:Regia Marina:Ferdinando Umberto Filippo Adalberto di Savoia-Genova in uniforme ordinaria invernale da Ammiraglio di Squadra mod. 1929 (Torino, 21 aprile 1884 – Bordighera, 24 giugno 1963). Primogenito di Tommaso di Savoia-Genova e di Isabella di Baviera, suo padre era nipote di Carlo Alberto di Savoia e di Giovanni di Sassonia. Sua madre era nipote di Ludovico I di Baviera e pronipote di Carlo IV di Spagna e di Francesco I delle Due Sicilie. La coppia ebbe poi altri cinque figli: Filiberto (1895-1990), Maria Bona (1896-1971) Adalberto (1898-1982), Maria Adelaide (1904-1979) ed Eugenio (1906-1996). Entrato nel 1901 all’accademia navale, ne uscì con il grado di guardiamarina nel 1904. Nello stesso anno, il re Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di principe di Udine. Il suo addestramento militare si svolse a bordo degli incrociatori protetti Vespucci e Calabria, con i quali salpò da Venezia il 4 febbraio 1905 e vi riapprodò il 3 febbraio 1907 dopo aver compiuto il giro del mondo. A Ferdinando venne dato l’incarico, sia sul Vespucci che sul Calabria, di redigere il giornale di bordo ufficiale. Sul Calabria visitò il Venezuela, il Brasile, l’Uruguay, l’Argentina, passò lo Stretto di Magellano, risalì il continente americano fino a San Francisco, poi affrontò l’Oceano Pacifico toccando le Hawaii, la Polinesia, l’Australia, la Nuova Zelanda, le Isole della Sonda, le Filippine, il Giappone e la Cina. Infine navigò nell’Oceano Indiano toccando Somalia ed Eritrea, per poi rientrare nel Mediterraneo e tornare a Venezia. Prese parte alla guerra italo-turca nel 1912, e, come Capitano, combatté durante la prima guerra mondiale comandando l’Ippolito Nievo (cacciatorpediniere). Per aver occupato le isole Echinadi venne decorato con l’Ordine militare di Savoia e con due Medaglie d’Argento al Valor Militare. In quegli anni gli fu dedicata, nella Concessione italiana di Tientsin, la via Principe di Udine. Nel maggio 1917 Ferdinando fu scelto per guidare la commissione di guerra italiana inviata negli Stati Uniti d’America. La commissione, che includeva anche Guglielmo Marconi e parecchie figure politiche italiane dell’epoca, fra cui Francesco Saverio Nitti, visitò gli Stati Uniti discutendo i futuri rapporti fra le nazioni al termine del conflitto. Nel novembre 1930 rappresentò suo cugino Vittorio Emanuele III all’incoronazione dell’imperatore Hailé Selassié d’Etiopia. Ferdinando diventò duca di Genova alla morte di suo padre Tommaso, il 15 aprile 1931. Raggiunto il grado di Contrammiraglio nel 1927 e di Ammiraglio nel 1934, Ferdinando divenne comandante dell’Alto Adriatico. In ambito sportivo fu tra i fondatori della Federazione Italiana Motonautica, istituita a Milano nel 1923, della quale fu anche il primo presidente. Il 28 febbraio 1938, dopo una lunga storia d’amore con Anna Maria “Ninetta” Cais di Pierlas-Mocenigo, protrattasi dal 1933 al 1937, sposò a Torino Maria Luisa Alliaga Gandolfi dei conti di Ricaldone (Fossano, 11 ottobre 1899 – Torino, 19 luglio 1986), figlia di Carlo Alliaga Gandolfi di Ricaldone, conte di Borghetto, Montegrosso e Pornassio, e di Emma Teresa Luisa Cavalli. Pur vivendo in anni così importanti per la storia dell’Italia, Ferdinando si tenne sempre lontano dalla politica e dalla corte, dedito solo alla sua passione per il mare e conducendo una vita abbastanza anonima, soprattutto se paragonata a quella dei cugini del ramo Savoia-Aosta. Dopo il mutamento istituzionale del 1946 soggiornò brevemente in Portogallo presso il re Umberto II in esilio. Successivamente tornò in Italia e si stabilì a Bordighera, in Liguria, dove condusse una vita ritirata e dove morì nel 1963. Riposa nella cripta reale della basilica di Superga, sulle alture di Torino. Non avendo avuto figli, nel titolo ducale gli successe suo fratello minore Filiberto. Fotografia formato 18,3 x 13. Fotografo: Giacomelli – Venezia.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
1904
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1904
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1904
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
1919
Cavaliere di Gran Croce d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Croce di anzianità per 40 anni di servizio
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912
Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Croix de guerre con palma di bronzo (Francia)
«Il 22 dicembre 1916 ha spiegato brillanti qualità d’iniziativa prestando il suo concorso alla squadriglia francese che era impegnata col nemico.» 1917
Cavaliere di Gran Croce della Croce al merito navale (Spagna)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Crisantemo (Giappone)
Arc. 2031: Regia Marina: Rizzo Luigi in uniforme ordinaria invernale da Ammiraglio di Divisione mod. 1929 (Milazzo, 8 ottobre 1887 – Roma, 27 giugno 1951). Capitano di lungo corso nella Marina mercantile, il 17 marzo 1912 fu nominato Sottotenente di Vascello di complemento della riserva navale. Nel primo conflitto mondiale, dal giugno 1915 alla fine del 1916 venne destinato alla difesa marittima di Grado, dove, agli ordini del Capitano di Corvetta Filippo Camperio prima e del Capitano di Fregata Alfredo Dentice di Frasso poi, si distinse particolarmente, ottenendo anche una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Successivamente fu trasferito nella neonata squadriglia dei MAS, prendendo parte a varie missioni di guerra. Fra queste si ricordano: maggio 1917: cattura di due piloti di un idrovolante austriaco ammarato per avaria; per tale azione ottenne la seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare; dicembre 1917: affondamento della corazzata guardacoste austriaca Wien, avvenuto nella rada di Trieste. Per questa azione Rizzo venne decorato con la Medaglia d’Oro al Valore Militare. Nello stesso mese, per le missioni compiute nella difesa delle foci del Piave, venne decorato con una terza Medaglia d’Argento al Valor Militare e venne promosso Tenente di Vascello per meriti di guerra, ottenendo il passaggio in servizio permanente effettivo; febbraio 1918: con Gabriele d’Annunzio e Costanzo Ciano partecipò alla “Beffa di Buccari”, ottenendo una medaglia di Bronzo al Valor Militare, commutata al termine della guerra in Medaglia d’Argento al Valor Militare; giugno 1918: il 10 giugno 1918 al largo di Premuda attaccò e affondò la corazzata Szent Istvàn. Per questa azione venne insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia; infatti, in virtù del R.D. 25 maggio 1915 n. 753, che vietava di conferire alla stessa persona più di tre medaglie al valore cumulativamente d’argento e d’oro, non fu fregiato della seconda medaglia d’oro al valor militare. Tale limitazione fu abrogata con il R.D. 15 giugno 1922 n. 975 e quindi con R.D. 27 maggio 1923 gli fu revocata la nomina a Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia e concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’impresa di Premuda. Volontario fiumano nel 1919, fu posto da D’Annunzio alla guida della Flotta del Quarnaro, e prestò sua attività in favore del rifornimento di viveri alla città, fino agli inizi del 1920. Quell’anno lasciò il servizio attivo con il grado di Capitano di Fregata. Nel 1925 assunse la presidenza della Società di Navigazione Eolia di Messina, carica che manterrà fino al 1948. L’anno successivo fondò a Genova la Calatimbar, società tra armatori, esportatori e spedizionieri, che aveva lo scopo di imbarcare tutte le merci in partenza da quel porto. Alla Calatimbar parteciparono anche privati, quali la Fiat, ed Enti pubblici, come il Consorzio del porto e le Ferrovie dello Stato. Negli anni successivi fu anche nominato Presidente della Cassa Marittima Infortuni e Malattie della Gente di Mare, dell’Unione Italiana Sicurtà Marittima e della Società Anonima di Navigazione Aerea. Con regio decreto di concessione del 25 ottobre 1932, fu nominato Conte di Grado. Il predicato di Premuda fu aggiunto al titolo comitale di Grado con r.d. motu proprio di concessione del 20 ottobre 1941. Nel 1936, volontario, partecipò alla guerra d’Etiopia; il 18 giugno 1936 fu nominato ammiraglio di divisione della Riserva Navale per meriti eccezionali. Nel 1939 fu Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il 10 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, chiese di rientrare in servizio e si occupò della lotta antisommergibile nel Canale di Sicilia; fu dispensato dal servizio nel gennaio del 1941, assumendo la carica di Presidente del Lloyd Triestino. Il 20 febbraio 1942 fu nominato Presidente dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico; dopo l’8 settembre 1943 ordinò il sabotaggio dei transatlantici e dei piroscafi affinché non cadessero in mano tedesca. Per questa sua direttiva venne trasferito dalla Gestapo in Austria, prima nel carcere di Klagenfurt e successivamente nel soggiorno obbligato a Hirschegg, dove fu raggiunto dalla figlia Maria Guglielmina. Rimpatriato al termine del conflitto, morì a Roma il 27 giugno 1951, due mesi dopo un’operazione per un tumore al polmone. L’operazione fu effettuata dal professor Raffaele Paolucci, suo grande amico, che durante la Grande Guerra era stato il protagonista con il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti dell’affondamento nel porto di Pola della corazzata austriaca Viribus Unitis. Fotografia formato 14,2 x 9,7. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia d’oro al valor militare
«Per la grande serenità ed abilità professionale e pel mirabile eroismo dimostrato nella brillante, ardita ed efficace operazione da lui guidata, di attacco e di distruzione di una nave nemica entro la munita rada di Trieste.» Rada di Trieste, notte fra il 9 e il 10 dicembre 1917
Medaglia d’oro al valor militare
«Comandante di una sezione di piccole siluranti in perlustrazione nelle acque di Dalmazia, avvistava una poderosa forza navale nemica composta di due corazzate e numerosi cacciatorpediniere e, senza esitare, noncurante del grande rischio, dirigeva immediatamente con le sezioni all’attacco. Attraversava con incredibile audacia e somma perizia militare e marinaresca la linea fortissima delle scorte, e lanciava due siluri contro una delle corazzate nemiche, colpendola ripetutamente in modo da affondarla. Liberarsi con grande abilità dal cerchio di cacciatorpediniere che da ogni lato gli sbarravano il cammino e, inseguito e cannoneggiato da uno di essi, con il lancio di una bomba di profondità, lo faceva desistere dall’inseguimento danneggiandolo gravemente.» Costa dalmata, notte sul 10 giugno 1918
Medaglia d’argento al valor militare
«Per le numerose prove di arditezza e di iniziativa date durante varie azioni guerresche in mare come osservatore di idrovolanti e perché, avendo ricevuto ordine di recare ad una squadriglia di torpediniere delle informazione sull’ubicazione di galleggianti nemici, si offriva di pilotare la squadriglia stessa in un’importante azione guerresca, contribuendo col suo ardimento e la sua abilità tecnica alla buona riuscita dell’operazione.» Alto Adriatico, 30 novembre 1915
Medaglia d’argento al valor militare
«Per essersi trattenuto con un motoscafo sotto il tiro delle batterie nemiche, non curando il vivo fuoco d’artiglieria e gli attacchi dall’alto per effettuare la cattura di aviatori nemici.» Alto Adriatico, 23 maggio 1917
Medaglia d’argento al valor militare
«Per le belle qualità militari dimostrate nelle numerose missioni di guerra compiute in ventinove mesi di servizio presso la difesa di Grado come comandante di una squadriglia MAS e per il contegno calmo, sereno e sprezzante del pericolo tenuto durante il ripiegamento.» Litorale Nord Adriatico, ottobre-novembre 1917
Medaglia d’argento al valor militare
«Comandante di unità sottile dava prova di sereno coraggio nell’audace attacco al naviglio nemico nella lontana e munita baia di Buccari.» (Buccari, febbraio 1918) – in commutazione della medaglia di bronzo al valore militare concessa con R.D. 21-5-1918 per lo stesso fatto
Croce al merito di guerra al valor militare
in commutazione di Croce di guerra al merito
Croce al merito di guerra al valor militare
in commutazione di Croce di guerra al merito
Medaglia di benemerenza per i volontari delle operazioni in Africa Orientale 1935-1936
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915–1918 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940–43 (2 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Medaglia commemorativa della spedizione di Fiume
Onorificenze straniere
Ufficiale dell’Ordine della Legione d’onore (Francia)
«In seguito a conferimento di Croix de guerre»
Croce d’argento dell’Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
Membro Onorario del Distinguished Service Order (Regno Unito)
Croix de Guerre francese del 1914–1918 con palma di bronzo
Croix de Guerre belga del 1914-1918
Navy Distinguished Service Medal (Stati Uniti d’America)
«The President of the United States takes pleasure in presenting the Navy Distinguished Service Medal to Luigi Rizzo, Captain, Italian Navy, for exceptionally meritorious and distinguished service in a position of great responsibility to the Government of the United States, as member of an Allied Force during World War I.»
Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito ungherese (Regno d’Ungheria)
Arc. 3191: Regia Marina: Campioni Inigo in uniforme ordinaria invernale da Ammiraglio di Divisione mod. 1929 (Viareggio, 14 novembre 1878 – Parma, 24 maggio 1944). Accanto a lui il Generale di Brigata Aerea Longo Luigi, comandante delle forze aeree dell’Egeo. Nato a Viareggio nel 1878, Campioni entrò nell’Accademia Navale di Livorno nel 1893, uscendone tre anni dopo con il grado di Guardiamarina. Nel 1898 fu promosso Sottotenente di Vascello, e nel 1905 Tenente di Vascello; nel 1911-1912 partecipò alla guerra italo-turca a bordo dell’incrociatore corazzato Amalfi. Durante la prima guerra mondiale fu imbarcato sulle corazzate Conte di Cavour ed Andrea Doria. Promosso Capitano di Corvetta nel 1916, ricevette il comando del cacciatorpediniere Ardito, col quale scortò numerosi convogli in Adriatico; nel settembre 1917 partecipò ad un combattimento navale in Alto Adriatico in seguito al quale fu decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Nel dicembre 1918, poco dopo la conclusione del conflitto, fu insignito anche della Croce al merito di guerra. Nel periodo interbellico fu promosso Capitano di Fregata nel 1919, comandando l’esploratore Tigre dal 16 agosto 1924 al 22 ottobre 1925 e Capitano di Vascello nel 1926; prestò servizio come addetto navale all’Ambasciata d’Italia a Parigi e nel 1929 assunse il comando della corazzata Duilio, dal 3 aprile al 24 ottobre. Servì poi come capo di Stato Maggiore della 1ª Squadra Navale dal 25 ottobre 1929 al 9 maggio 1930, e nel periodo 10 maggio 1930 – 16 maggio 1931 comandò l’incrociatore pesante Trento. Promosso Contrammiraglio nel 1932 ed Ammiraglio di Divisione nel 1934, comandò la V Divisione Navale nel periodo 21 settembre 1935 – 21 settembre 1936, durante la guerra d’Etiopia. Nel 1936 fu promosso Ammiraglio di Squadra, e due anni dopo divenne sottocapo di Stato Maggiore della Marina; Il 15 agosto 1939 assunse il comando della 1ª Squadra Navale, incarico che deteneva alla data dell’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Comandò dunque la flotta italiana nei primi sei mesi del conflitto, durante le battaglie di Punta Stilo e Capo Teulada e durante le uscite a contrasto delle operazioni britanniche Hats e White. Contestato per un approccio di combattimento considerato eccessivamente prudente, come nella battaglia di Punta Stilo, il 9 dicembre 1940 fu sostituito al comando della Squadra Navale dall’ammiraglio Angelo Iachino, venendo nuovamente destinato all’incarico di sottocapo di Stato Maggiore della Marina. A sua parziale discolpa va riportato che Campioni era ben cosciente dell’inferiorità tattica della nostra marina, non dotata di portaerei e con scarsissima coordinazione con l’Aeronautica Militare, che infatti a Punta Stilo bombardò le nostre stesse unità; In seguito, durante la disastrosa notte di Taranto, Campioni chiese che le reti parasiluri non fossero poste troppo vicino per agevolare l’uscita rapida delle unità, ma la scarsità di reti rese questa protezione di fatto insufficiente, fatto parzialmente addebitato all’ammiraglio. Nel 1939 fu nominato Senatore della XXX legislatura del Regno d’Italia. Successivamente, nel luglio 1941, posto in pensione per limiti di età, venne nominato governatore del Dodecaneso, allora territorio italiano, dove si trovava l’8 settembre 1943. Trovandosi a Rodi, comandò le forze italiane nella breve difesa contro l’invasione tedesca dell’isola, ma l’11 settembre firmò la resa delle proprie truppe dinanzi all’avanzata tedesca e alla minaccia di un bombardamento della Luftwaffe sulla città di Rodi. Dopo un periodo di prigionia in Germania, venne consegnato alla Repubblica Sociale Italiana e sottoposto ad un processo farsa (nel cosiddetto Processo degli ammiragli) presso il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, a Parma, il 22 maggio 1944: il “reato” imputato, alto tradimento, consisteva nell’aver obbedito agli ordini del legittimo governo italiano ed aver difeso Rodi dall’invasione tedesca. Condannato a morte mediante fucilazione al petto, anziché alla schiena perché l’accusa fu derubricata a lesione degli interessi dello stato (la sentenza fu influenzata dalla volontà di Mussolini, che voleva puntare il dito contro la Marina come causa principale della disfatta italiana), Campioni venne fucilato il 24 maggio nel poligono di tiro di Parma, insieme al Contrammiraglio Luigi Mascherpa. Fu decorato alla memoria con la Medaglia d’oro al Valor Militare. Fotografia formato 17,2 x 12,1. Fotografo: Laboratorio Fotografico Autocarreggiato n. 28.
Onorificenze
Grand’ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grand’ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 gennaio 1942
Medaglia d’oro al valor militare (alla memoria)
«Governatore e comandante delle Forze Armate delle isole italiane dell’Egeo si trovava, nel cruciale periodo dell’armistizio, a capo di uno degli scacchieri più difficili, lontani e vulnerabili. Caduto in mano al nemico in seguito ad occupazione della sede del suo comando, rifiutava reiteratamente di collaborare con esso o comunque di aderire ad un Governo illegale. Processato e condannato da un tribunale straordinario per avere eseguito gli ordini ricevuti dalle Autorità legittime e per avere tenuto fede al suo giuramento di soldato, manteneva contegno fiero e fermo, rifiutando di firmare la domanda di grazia e di dare adesione anche formale alla repubblica sociale italiana, fino al supremo sacrificio della vita. Cadeva comandando lui stesso il plotone di esecuzione, dopo avere dichiarato che « bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e più sacro della Patria. Egeo-Italia settentrionale, 1941 – 1944.» 9 novembre 1947
Croce di guerra al Valore Militare
Croce al merito di guerra (2 concessioni)
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 2529:Regia Marina:Luigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco di Savoia, I duca degli Abruzzi in piccola uniforme da Ammiraglio mod. 1929 (Madrid, 29 gennaio 1873 – Villaggio Duca degli Abruzzi, 18 marzo 1933). Essendo il primo figlio maschio nato dopo l’ascesa al trono del padre, viene investito del titolo di Infante, ma la sua nascita avviene in un momento critico per il regno di Spagna, in una situazione di massima insicurezza, con il paese sul punto di esplodere. La solenne cerimonia del suo battesimo è in effetti l’ultimo evento ufficiale a cui Amedeo I presenzia nel ruolo di re di Spagna: l’11 febbraio, quando il figlio neonato ha solo quattordici giorni di vita, pone fine al suo regno breve e tormentato con la propria abdicazione. La famiglia rientra quindi a Torino e si stabilisce nel palazzo Cisterna. Luigi ha poco più di tre anni e mezzo quando nel novembre 1876 muore, a soli trent’anni, la madre Maria Vittoria, di salute cagionevole. E ne ha appena sei e mezzo quando nell’agosto 1879 viene arruolato come mozzo nella Regia Marina, per ricevere un’educazione militare, come da tradizione per i principi della casa reale, destinati a ricoprire alti gradi nelle forze armate. Luigi trascorre gran parte delle sue vacanze in montagna, coltivando una passione condivisa da molti membri della famiglia reale, in particolare dalla principessa Margherita, dal 1878 regina d’Italia, che dedica una particolare cura ai tre nipoti rimasti senza madre. Durante l’estate Amedeo affida i figli allo scienziato e frate barnabita Francesco Denza, che li introduce alla pratica sportiva dell’alpinismo intesa come strumento didattico per l’apprendimento delle scienze naturali e l’arricchimento spirituale. Nel dicembre 1884 diviene allievo di prima classe della Regia Accademia Navale di Livorno e si imbarca a bordo della fregata Vittorio Emanuele, condividendo studi e addestramento con un altro figlio illustre, il coetaneo Manlio Garibaldi, figlio dell’eroe risorgimentale, dimostrandosi un buon allievo, con una media di voti sopra i 16/20. Nel luglio 1889, a soli sedici anni, viene nominato Guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore generale della Regia Marina e si imbarca sul brigantino Amerigo Vespucci, con cui compie la sua prima navigazione intorno al mondo, durante la quale conosce il Tenente di Vascello Umberto Cagni, fedele compagno di quasi tutte le sue future esplorazioni. Nel febbraio 1891, al suo rientro in patria dopo un viaggio durato quasi un anno e mezzo, è diventato Sottotenente di Vascello e, in seguito alla morte del padre avvenuta nel gennaio 1890, è stato nominato da re Umberto I duca degli Abruzzi. Dopo il viaggio del Vespucci, Luigi compie brevi crociere sulla nave scuola Venezia e sulla torpediniera 107 S. Si ritrova ad avere a disposizione abbastanza tempo per poter compiere tra il 1892 e il 1894 numerose impegnative ascensioni sulle Alpi, nel gruppo del Gran Paradiso, del Monte Rosa (Punta Dufour, Punta Gnifetti), nel Massiccio del Monte Bianco (Dente del Gigante, Aiguille du Moine, Petit Dru), accompagnato da guide quali Emile Rey di Courmayeur e Jean Antoine Maquignaz di Valtournenche. La più importante è, nell’agosto 1894, la salita del Cervino lungo la Cresta di Zmutt, insieme ad Albert Frederick Mummery, che aveva aperto la via nel 1879, a John Norman Collie e alla guida Joseph Pollinger, che gli vale la presidenza onoraria della sezione di Torino del CAI e l’ammissione nell’elitario Club Alpino Britannico. Il sodalizio alpinistico con Mummery non potrà però avere seguito, perché il celebre scalatore britannico muore nell’agosto 1895 durante il primo tentativo di ascesa del Nanga Parbat. Nel giugno 1893 Luigi è assegnato come ufficiale in seconda alla cannoniera Volturno e nel giro di due mesi è promosso al grado di Tenente di Vascello. In settembre la nave è inviata in Somalia per sedare dei disordini e rimane a presidiare per un mese il porto di Mogadiscio, concedendo a Luigi la possibilità di avere un primo contatto con una terra di cui si innamora subito e a cui dedicherà gli ultimi anni della sua vita fino a considerarla la sua vera casa e a scegliere di morirvi. Il 4 novembre 1894 salpa da Venezia sull’incrociatore Cristoforo Colombo per una missione diplomatica che dura ventisei mesi e che gli consente di compiere la sua seconda circumnavigazione del globo. Nel corso di questo viaggio, sbarcato a Victoria, nella British Columbia, viene a conoscenza dell’esistenza nella regione tra Alaska e Yukon di una cima inviolata di 5.489 metri, il Monte Saint Elias. Durante una sosta di un mese a Calcutta, viaggia attraverso l’India insieme ai colleghi ufficiali Umberto Cagni e Filippo De Filippi arrivando fino alle prime propaggini dell’Himalaya, da cui può vedere a distanza per la prima volta un ottomila, il Kangchenjunga. Nel 1897, rientrato dal giro del mondo, Luigi può riprendere l’attività alpinistica. Scomparsa nel 1895 la fidata guida Emile Rey, comincia ad accompagnarsi a un’altra guida di Courmayeur, Joseph Petigax, che lo affiancherà non solo nelle successive ascensioni alpine, scalando insieme cime inviolate, ma anche in tutte le spedizioni extraeuropee, dall’Alaska al Karakorum. Il 1º agosto del 1897 la spedizione italiana capeggiata dal Duca degli Abruzzi e comprendente, tra gli altri, Umberto Cagni, Francesco Gonella, Filippo De Filippi e Vittorio Sella raggiunge per la prima volta la cima del Monte Saint Elias. Nell’estate 1898 scala due delle cime delle Grandes Jorasses, che battezza punta Margherita e punta Elena in onore, rispettivamente, della zia Margherita e della cognata Elena d’Orléans, e l’Aiguille Sans Nom nel gruppo dell’Aiguille Verte che battezza Aiguille Petigax. Tra il 1899 ed il 1900 organizza la spedizione verso il Polo Nord, che, il 25 aprile 1900, raggiungerà la massima latitudine artica di 86° 33′ 49″ a bordo della nave Stella Polare. A seguito dell’impresa viene promosso al grado di Capitano di Corvetta. Tra il 1902 ed il 1904 affronta, per la terza volta, la circumnavigazione del globo a bordo dell’incrociatore Regia Nave Liguria. A Singapore incontrò l’esploratore Giovanni Battista Cerruti di Varazze, e a Tientsin arrivò dopo la Rivolta dei Boxer del 1900. Nel 1906, accompagnato dalle guide di Courmayeur Joseph e Laurent Petigax, Joseph Brocherel e César Ollier, esplora le maggiori vette del Ruwenzori, assegnandole i nomi “Margherita”, “Umberto” e “Alessandra”. Nel 1909, accompagnato dalle guide di Courmayeur Joseph e Laurent Petigax, Joseph Brocherel e César Ollier, partecipa alla spedizione in Pakistan, sul massiccio del Karakorum, verso la vetta del K2. All’inizio degli anni venti, il Duca ebbe una relazione molto seguita dalla stampa italiana e d’oltreoceano, sempre attenta agli scandali che riguardavano le teste coronate, con una ricca ereditiera americana, Katherine Elkins figlia del re del carbone e dell’acciaio, il senatore statunitense Davis Elkins, ma il cugino del Duca, il Re Vittorio Emanuele III (e soprattutto la regina madre Margherita) non gli concesse il permesso di sposarla per motivi mai ben chiariti ed oggetto di varie illazioni sulla stampa dell’epoca. Fondamentalmente per non destare il sospetto che un principe di casa Savoia potesse contrarre matrimonio con una donna non di sangue blu per ipotetici motivi di interesse. Allo scoppio della prima guerra mondiale diviene comandante in capo delle Forze navali riunite con insegna sulla nave da battaglia Conte di Cavour distinguendosi nell’organizzazione dell’evacuazione di 185.000 profughi civili e militari serbi dalla costa albanese di cui 115.000 grazie alla flotta italiana. Viene in seguito rimosso dall’incarico per tensioni all’interno dello stato maggiore dovute a pressioni delle potenze alleate che volevano utilizzare la marina italiana a scopi puramente difensivi contrariamente a quelle che erano le intenzioni del Duca. La perdita di alcune navi, fra cui la corazzata Regina Margherita nel dicembre 1916, dopo l’urto contro due mine mentre tentava di uscire dal porto di Valona, portò alla decisione. La notizia della “rimozione” dall’incarico fu celata adducendo problemi di salute seguiti alla spedizione polare. Nel febbraio del 1918 viene promosso ammiraglio ma di fatto esautorato da incarichi operativi. Intraprende in seguito un’operazione di una grande bonifica agraria in Somalia lungo la valle del fiume Uebi Scebeli di cui, nel 1928, nel corso della sua ultima esplorazione, scoprirà le sorgenti. Muore il 18 marzo 1933 nel villaggio “Duca degli Abruzzi” (oggi Johar), in Somalia, senza figli. Sembra che negli ultimi anni della sua vita, il Duca avesse una relazione con una giovane principessa somala di nome Faduma Ali. Secondo le sue volontà viene lì sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli. Nel 1992 la missione militare Restore Hope di supporto ai civili, tentò di recuperare i resti del Duca per sottrarli al rischio di profanazione ma infine, su richiesta della popolazione locale (cui acconsentì anche Amedeo d’Aosta), ancora molto legata al ricordo di un uomo che portò loro una vita dignitosa, la tomba fu lasciata in Somalia. Nel 2006, però, delle milizie islamiche entrarono in Giohar, distrussero il villaggio e si accanirono contro la tomba, profanandola e disperdendo i resti; il monolite fu abbattuto. Fotografia formato 14 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
1893
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
16 marzo 1913
Grand’Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
29 dicembre 1916
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia
7 febbraio 1924
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1893
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1893
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia
Regio Decreto 4 dicembre 1921.
Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
Cavaliere dell’Ordine al merito del lavoro
Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia)
11 settembre 1900
Collare dell’Ordine di Carlo III
1928
Arc. 3222: Regia Marina: Diciotti Ubaldo in piccola divisa invernale da Tenente Generale di Porto (Lucca, 23 dicembre 1878 – Roma, 4 giugno 1863). Applicato di 2^ Classe (Sottotenente) presso le Capitanerie di Porto il 10 luglio 1901, fu applicato di 1^ Classe (Tenente) il 29 ottobre 1903. Ufficiale di porto di 3^ Classe (Capitano) il 25 luglio 1907, venne promosso di 2^ Classe il 6 ottobre 1911. Promosso Maggiore di Porto il 15 maggio 1919, ottenne il grado di Tenente Colonnello il 27 marzo 1924 presso il porto di Molfetta e poi di Barletta, Sebenico, Ancona e Livorno. Comandante in 2^ del Porto di Chioggia e Trieste, venne promosso Colonnello il 15 dicembre 1927 presso il porto di Genova. Studiò presso il porto di New York nel 1930 e ottenne il grado di Maggior Generale il 1° luglio 1937. Fu Ispettore delle Capitanerie di Porto e comandante del porto di Tripoli nell’ottobre del 1939. Il 16 marzo 1941 ottenne il comando Generale delle Capitanerie di Porto e venne promosso Tenente Generale il 19 luglio 1941. In Posizione Ausiliaria il 22 dicembre 1941, venne richiamato alla Direzione Marittima Mercantile fino al 14 settembre 1943. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo: Sconosciuto.