SAVOIA – AOSTA

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Arc. 2614: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta in montura festiva da Colonnello comandante della 1^ Legione della Guardia Nazionale di Milano. ( 30 Maggio 1845 – torino 18 Gennaio 1890 ).    Amedeo era figlio maschio secondogenito di Vittorio Emanuele II, futuro re dell’Italia unita, e dell’arciduchessa Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Suo fratello era pertanto il futuro re Umberto I d’Italia. Alla nascita ottenne il titolo di Duca d’Aosta con il quale inaugurò una dinastia che perdura sino ai nostri giorni. Entrato nell’esercito con il grado di Capitano nel 1859, prese parte alla terza guerra d’indipendenza del 1866 come Maggiore Generale, guidando una brigata al Monte Croce nella battaglia di Custoza, dove venne ferito e dove si guadagnò la medaglia d’oro al valor militare. Nel 1867 suo padre cedette alle suppliche del deputato Francesco Cassins e, il 30 maggio dello stesso anno, Amedeo si sposò a Torino con la nobildonna piemontese Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna. Il re inizialmente si era dimostrato contrario a questa unione, dal momento che, pur essendo di rango principesco, la famiglia aveva una levatura ancora troppo bassa per aspirare di imparentarsi con i Savoia; inoltre per il proprio secondogenito Vittorio Emanuele II aveva progettato un matrimonio con qualche principessa straniera, magari tedesca, così da rafforzare i legami politici e diplomatici con altri stati, ma decise alla fine di accondiscendere a quello che era il desiderio di Amedeo di sposare la donna che amava. Oltre ad un valore affettivo, quello che fece alla fine cedere Vittorio Emanuele II fu il ricco patrimonio che la giovane principessa portava in dote e alcuni suoi legami famigliari che, nel piccolo, potevano giovare all’Italia da poco unita: la madre di Vittoria, Louise de Merode, era infatti la sorella minore di Antoinette, moglie del principe Carlo III di Monaco. Quello che Vittorio Emanuele II non poteva prevedere, o forse cercava di nascondere, era però che suo figlio Amedeo fosse un inguaribile amatore, al punto che nel marzo 1870 la duchessa d’Aosta si appellò per iscritto al re per esporre le sue rimostranze circa le infedeltà matrimoniali del marito, che le causavano dolore e imbarazzo in società. Il re, per tutta risposta, le scrisse che, pur comprendendo i suoi sentimenti, ella non era in posizione da poter giudicare il comportamento di suo marito e che la sua gelosia era indegna di una duchessa di casa Savoia. Nel 1868 Vittorio Emanuele II iniziò a preoccuparsi attivamente di garantire il trono vacante nella successione spagnola conclusasi poi nel 1870 a un esponente di Casa Savoia. Ferdinando VII di Borbone, infatti, era morto nel 1833 senza eredi maschi e, in previsione di ciò, aveva abolito nel 1830 la legge salica a favore della figlia Isabella II, appena nata. La successione venne contestata da Carlo di Borbone, fratello del defunto monarca, e dai conservatori carlisti, sostenitori della successione secondo la tradizionale legge salica, ma, quando una rivoluzione progressista depose Isabella, i carlisti si trovarono esclusi dai giochi in quanto rappresentanti del partito decisamente più reazionario. Vi erano, tuttavia, altri possibili pretendenti al trono e fra di essi spiccava la Casa Savoia. Sin dal 1718, infatti, Vittorio Amedeo II di Savoia aveva ottenuto, a fronte della perdita della Sicilia per la Sardegna, il diritto a succedere al trono di Spagna, in caso di estinzione della locale Casa di Borbone. Nel 1869 Vittorio Emanuele II nominò, quindi, un nuovo ambasciatore nella persona del fido generale e senatore Enrico Cialdini, che conosceva bene la Spagna, dove aveva prestato servizio da militare dal 1835 al 1848. Egli agiva, in pratica, in qualità di rappresentante personale del re, il quale aveva avocato a sé l’intero dossier delle relazioni con la Spagna. Il tentativo ebbe successo il 16 novembre 1870, quando le Cortes decisero la restaurazione della monarchia designando Amedeo d’Aosta come nuovo Re di Spagna. Egli aveva ricevuto 191 voti a favore, contro 60 a favore della Repubblica Federale, 41 a favore di altri candidati o repubbliche e 19 schede bianche. Immediatamente una delegazione parlamentare si recò a Firenze per informare il nuovo sovrano, che accettò ufficialmente il 4 dicembre. Sbarcato a Cartagena il 30 dicembre 1870, Amedeo entrò in Madrid il 2 gennaio 1871, per giurare, lo stesso giorno, sulla costituzione. In Spagna i Savoia godevano di un notevole prestigio, loro derivato dalla brillante soluzione nazionale e costituzionale italiana, ma soffrivano di una profonda ostilità da parte dei partigiani del carlismo, per via del ruolo svolto dai Savoia nella deposizione nel Papa-Re, nonché da parte dei partigiani della casa di Borbone, a causa dell’annessione del Regno delle Due Sicilie sottratto ai Borbone di Napoli. Amedeo, inoltre, non fu in grado di recuperare posizioni presso la chiesa spagnola e l’aristocrazia locale, né fu capace di conquistare una sufficiente padronanza della lingua spagnola, tutti tratti che contribuirono a complicare ulteriormente la situazione del già tragico inizio di una rivolta indipendentista a Cuba. L’arrivo di Amedeo in Spagna, anzi, contribuì a riunire tutta l’opposizione anti-liberale (dai repubblicani ai carlisti). Amedeo basava, infatti, il proprio potere sul supporto del Partito Progressista, che dominava le Cortes con ripetuti brogli elettorali. La situazione era tutt’altro che stabile e, nei due anni di regno, Amedeo ebbe sei diversi governi: l’elezione del nuovo re coincise, d’altra parte, con l’assassinio del generale Juan Prim, suo maggiore sostenitore, il 27 dicembre mentre Amedeo navigava verso Cartagena. Quando i Progressisti si divisero fra monarchici e costituzionalisti, l’instabilità divenne ancor maggiore, sino a sfociare, nel 1872, in violenti scontri. Il 19 luglio del 1872 Amedeo subì un tentativo di assassinio al quale fortunatamente riuscì a scampare illeso. Contestualmente la Catalogna ed il Paese Basco venivano sconvolti da una rivolta carlista, seguita da ripetute azioni repubblicane un po’ in tutto il paese. Il corpo dell’artiglieria, infine, scese in un inedito sciopero. Fu così che, dopo appena due anni, Amedeo proclamò che, senza il supporto popolare, gli era impossibile regnare. L’11 febbraio 1873 firmò l’atto di abdicazione. Poco dopo pronunciò alle Cortes il discorso di rinuncia al trono, definendo ingovernabili gli Spagnoli, e alle dieci di sera della stessa giornata in Spagna venne proclamata la repubblica. La prima Repubblica spagnola durò meno di due anni, cessando nel 29 dicembre 1874, quando Alfonso XII, figlio di Isabella II, venne proclamato re sotto la reggenza di Antonio Cánovas del Castillo, primo ministro spagnolo parecchie volte dal 1875 al 1897, data del suo assassinio. Completamente disgustato, Amedeo tornò a Torino dove assunse il titolo di duca d’Aosta, senza però ricoprire alcun ruolo politico, anche in seguito all’aggravarsi delle condizioni di salute della moglie Maria Vittoria (deceduta l’8 novembre 1876 per tubercolosi). Negli anni successivi il duca ricoprì incarichi di rappresentanza sotto il regno del fratello, divenuto nel 1878 re d’Italia col nome di Umberto I. Dopo dodici anni di vedovanza, l’11 settembre 1888 sposò a Torino la giovane nipote Maria Letizia Bonaparte, figlia della sorella Maria Clotilde, da cui ebbe un unico figlio Umberto, conte di Salemi. Due anni dopo, solo quarantacinquenne, morì lo stesso Amedeo I, a causa di una polmonite durante la pandemia di influenza russa. Il suo corpo riposa nella cripta reale della Basilica di Superga, sulle alture appena fuori Torino. Massone, raggiunse il 33º e ultimo grado del Rito scozzese antico e accettato. Amedeo diede il proprio nome al Lago Amadeus in Australia centrale. La città di Torino gli ha dedicato una via centrale e un ospedale specializzato in malattie infettive. Fotografia CDV. Fotografo: E. Di Chanaz – Torino. 1859 ca.

Onorificenze

Onorificenze spagnole

Gran Maestro dell'Ordine del Toson d'oro (ramo spagnolo) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine del Toson d’oro (ramo spagnolo)
   
Gran Maestro del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III
   
Gran Maestro dell'Ordine di Isabella la Cattolica - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine di Isabella la Cattolica
   
Gran Maestro dell'Ordine al Merito Militare - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine al Merito Militare
   
Gran Maestro dell'Ordine di San Ferdinando - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine di San Ferdinando
   
Gran Maestro dell'Ordine di Sant'Ermenegildo - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine di Sant’Ermenegildo
   
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Santa Maria di Montesa - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine Militare di Santa Maria di Montesa
   
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Alcántara - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine Militare di Alcántara
   
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Calatrava - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine Militare di Calatrava
   
Gran Maestro dell'Ordine di Santiago - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine di Santiago
   
Gran Maestro dell'Ordine delle Dame Nobili di Maria Luisa - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine delle Dame Nobili di Maria Luisa
   

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
     1862
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
     1862
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’oro al valor militare
  «Pel brillante valore dimostrato muovendo arditamente alla testa della sua brigata all’attacco dei cascinali occupati dal nemico a M.Croce, dove fra i primi rimase ferito da palla di fucile»
5 dicembre 1866
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza (5 barrette) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (5 barrette)
  «con barrette “1859”, “1860-61”, “1866”, “1867”, “1870”» 4 marzo 1865
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia (1848-1878) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia (1848-1878)
     26 aprile 1883

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine di Sant'Uberto (Regno di Baviera) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Uberto (Regno di Baviera)
   
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante (Danimarca)
    19 agosto 1863
Cavaliere dell'Ordine supremo dell'Aquila nera (Regno di Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine supremo dell’Aquila nera (Regno di Prussia)
   
Cavaliere straniero del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera (K.G., Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere straniero del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera (K.G., Regno Unito)
   
Cavaliere del Reale Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere del Reale Ordine dei Serafini (Svezia)
     2 agosto 1863
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Andrea (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea (Impero russo)
   
Cavaliere dell’Ordine di Aleksandr Nevskij (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Aleksandr Nevskij (Impero russo)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero austriaco) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria (Impero austriaco)
   
Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Cordone dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
   
Gran Cordone dell'Ordine del Crisantemo (Giappone) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Cordone dell’Ordine del Crisantemo (Giappone)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Carlo (Principato di Monaco) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Carlo (Principato di Monaco)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav (Norvegia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Norvegese di Sant’Olav (Norvegia)
   
Gran Commendatore dell'Ordine Reale di Hohenzollern (Impero tedesco) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Commendatore dell’Ordine Reale di Hohenzollern (Impero tedesco)
   

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Arc. 2064: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Alinari – Firenze. 1860 ca.

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Arc. 1967: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Capitano del 5° Reggimento “Brigata Aosta” in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: E. Di Chanaz – Torino. 1860 ca.

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Arc. 2724: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Capitano del 5° Reggimento “Brigata Aosta” in montura festiva. Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Bernieri – Torino. 1860 ca.

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Arc. 2423: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1860 ca.

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Arc. 1413: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano. 1860 ca.

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Arc. 1142: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta probabilmente ritratto durante il viaggio a Istanbul. Fotografia CDV. Fotografo: Abdullah Frères – Costantinople. 

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Arc. 2966: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta probabilmente ritratto durante il viaggio a Istanbul. Fotografia CDV. Fotografo: Abdullah Frères – Costantinople. 

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Arc. 384: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Colonnello Comandante del 5° Reggimento “Brigata Aosta” in montura festiva. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1862 ca.

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Arc. 2149: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Colonnello Comandante del 5° Reggimento “Lancieri di Novara” in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Levitski – Parigi. 1860 ca.

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Arc. 1801: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Colonnello Comandante del 5° Reggimento “Lancieri di Novara” in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Grillet & C. – Napoli. 1860 ca.

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Arc. 384: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Maggior Generale in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1866 ca.

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Arc. 1940: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Parigi. 1867 ca.

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Arc. 1712: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta e la moglie Principessa Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna ( Parigi 9 Agosto 1846 – Sanremo 8 Novembre 1876 ). Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Parigi. 1867.

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Arc. 1675: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta e la moglie Principessa Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna a un ballo in maschera. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1867 ca.

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Arc. 2148: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta in costume a un ballo in maschera. FotografiaCDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1867 ca.

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Arc. 2423: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’ Aosta Vice Ammiraglio in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1868 ca.

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Arc. 2427: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’ Aosta Vice Ammiraglio in gran montura. Fotografia formato gabinetto 10,3 x 16,4. Fotografo: Montabone – Torino. 1868 ca.

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Arc. 552: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’ Aosta Vice Ammiraglio in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1868 ca.

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Arc. 1868: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’ Aosta Vice Ammiraglio in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: London Stereoscopic & Photografic Company – Londra. 1868 ca.

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Arc. 2606: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’ Aosta Vice Ammiraglio in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1868 ca.

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Arc. 2426: S.M. Amedeo I di Savoia Re di Spagna. ( 1870 – /1873 ) Fotografia CDV. Fotografo: J. Laurent – Madrid. 1870 ca.

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Arc. 1207: S.M. Amedeo I di Savoia Re di Spagna. ( 1870 – /1873 ) Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1870 ca.

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Arc. 2615: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Maggior Generale in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Società Fotografica Bolognese – Bologna. 1873.

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Arc.1891: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Maggior Generale in gran montura. Al petto oltre al collare dell’ Annunziata, la Medaglia Commemorativa delle campagne per l’unità e la Medaglia d’ Oro al V.M. guadagnata combattendo a Custoza nel 1866 alla testa della Brigata “Granatieri di Lombardia” dove venne anche ferito. Fotografia formato gabinetto 10,3 x 16,3. Fotografo: Montabone – Roma. 1874.

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Arc. 1322: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Maggior Generale in gran montura. Fotografia formato gabinetto 10,9 x 16,3. Fotografo: F.lli Vianelli – Venezia. 1873.

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Arc. 1577: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Fotografia CDV. Fotografo: G. Sommer – Napoli. 1874 ca.

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Arc. G3: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Tenente Generale in gran montura. Fotografia 19 x 32. Fotografo: Sconosciuto. 1885 ca.

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Arc. 2614: S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’Aosta Tenente Generale in gran montura. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Firenze. 1885 ca.

MARIA VITTORIA DUCHESSA D’ AOSTA

 

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Arc. 1941: S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna Duchessa d’Aosta ( Parigi 9 Agosto 1847 – Sanremo 8 Novembre 1876 ).  Nacque nella famiglia dei principi Dal Pozzo della Cisterna, una delle poche famiglie aristocratiche del Regno di Sardegna a portare il titolo principesco. Figlia del principe e patriota Carlo Emanuele, poi Senatore del Regno d’Italia e della contessa Louise de Mérode (sorella di Antoinette de Mérode), con lei si estinse la linea dei Principi della Cisterna, i cui titoli passarono alla Casa d’Aosta per via matrimoniale.  Sposò a Torino il 30 maggio 1867 Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, figlio di Vittorio Emanuele II re d’Italia. Essendo il figlio del re, dopo l’annuncio del loro fidanzamento, Maria ricevette con regio decreto del 19 febbraio 1867 il trattamento di Altezza Reale. Inoltre, in onore del re, aggiunse il nome Vittoria. Dopo il loro matrimonio, il suo nome diventò S.A.R. la Principessa Maria Vittoria d’Italia, Duchessa d’Aosta. Nel 1870, a seguito della deposizione della regina di Spagna Isabella II e dopo la rinuncia di Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen, Amedeo venne chiamato dalle Cortes a salire sul Trono spagnolo. Maria Vittoria seguì il marito a Madrid dove ebbe molto a soffrire, per la sua costituzione delicata, dei contraccolpi del difficile Regno. Aliena da ogni attività politica, si dedicò solo ad opere di beneficenza. Il regno si rivelò però tempestoso e molto contrastato e si concluse con l’abdicazione: lasciato il Trono di Spagna nel 1873 e rientrato in Italia, Amedeo riprese il titolo di Duca d’Aosta e venne reintegrato nei diritti connessi. Durante il suo regno come consorte fu creato l’Ordine Civile di Maria Vittoria, di cui fu Sovrana, istituito con regio decreto del 7 luglio 1871, che premiava gli eccellenti servizi resi alla pubblica istruzione fornendo o migliorando le istituzioni educative, la pubblicazione di lavori scientifici di riconosciuto valore letterario o artistico, la promozione delle scienze, arti, letteratura e industria. L’Ordine decadde con l’abdicazione di re Amedeo e non venne rinnovato dalla restaurata monarchia dei Borbone.Rientrata in Italia col marito visse nel palazzo avito di Torino (Palazzo Cisterna, oggi sede della città metropolitana). Nel 1876, essendosi ammalata di tubercolosi, fu portata a Sanremo dove si sperava che il clima mite della riviera ligure potesse giovare alla sua salute. La malattia la portò alla morte l’8 novembre. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Parigi. 1867.

Onorificenze

Onorificenze spagnole

Sovrana dell'Ordine Civile di María Victoria - nastrino per uniforme ordinaria    Sovrana dell’Ordine Civile di María Victoria
     7 luglio 1871

Onorificenze italiane

Dama di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Dama di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
   

Onorificenze straniere

Dama dell'Ordine della Croce Stellata - nastrino per uniforme ordinaria    Dama dell’Ordine della Croce Stellata

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Arc. 2302: S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna Duchessa d’Aosta e Regina Consorte di Spagna. Ballo in maschera. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1868 ca.

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Arc. 1856: S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna Duchessa d’Aosta e Regina Consorte di Spagna. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1870 ca.

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Arc. 1045: S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna Duchessa d’Aosta e Regina Consorte di Spagna. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1870 ca.

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Arc. 1435: S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo Della Cisterna Duchessa d’Aosta e Regina Consorte di Spagna. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1870 ca.

MARIA LETIZIA BONAPARTE DUCHESSA D’AOSTA

 

 

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Arc. 746: Maria Letizia Bonaparte (Parigi, 20 dicembre 1866 – Moncalieri, 25 ottobre 1926). La principessa Maria Letizia nacque a Parigi durante gli ultimi anni del secondo impero francese. Nella sua infanzia e nella sua gioventù visse tra la Francia e l’Italia, dove sua madre Maria Clotilde di Savoia si era ritirata per dedicarsi alla religione e alle opere pie. Suo padre era il principe Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte (1822-1891), figlio di Girolamo Bonaparte (1784-1860), fratello minore di Napoleone Bonaparte, e della principessa Caterina di Württemberg (1783-1835). L’imperatore Napoleone III era cugino di primo grado di suo padre. La madre Maria Clotilde era figlia del re Vittorio Emanuele II di Savoia (1820-1878) e dell’arciduchessa Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena (1822-1855). Giunta a Firenze, dove doveva conoscere il suo promesso sposo, il cugino Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, ci fu un cambiamento di programmi e il matrimonio venne combinato invece con il padre, Amedeo di Savoia, che aveva regnato qualche tempo prima in Spagna come Amedeo I di Spagna. Lo sposo era vedovo della prima moglie Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna. Il matrimonio diede grande scandalo nella corte italiana per la differenza di età tra i coniugi, che era di ventidue anni, e per il fatto che Amedeo era fratello della madre di Letizia, essendo figlio di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Nel 1888 i fidanzati ottennero la necessaria dispensa papale e si sposarono a Torino l’11 settembre dello stesso anno. Maria Letizia venne descritta dai contemporanei come una donna ribelle e poco osservante del protocollo, di personalità vivace e allegra. Particolarmente curiosa delle novità tecniche dell’epoca, era una assidua frequentatrice delle corse automobilistiche, spesso in veste di madrina dei circuiti, dove metteva in palio la Coppa Salemi per il pilota che avesse dimostrato la migliore regolarità in gara. Rimasta vedova dopo un anno e mezzo di matrimonio, Maria Letizia ebbe, a partire dal 1907, una aperta e scandalosa relazione con un ufficiale di ventuno anni più giovane di lei, il quale, alla morte della principessa, avvenuta nel castello di Moncalieri il 25 ottobre 1926, risultò essere erede universale di tutti i suoi beni. Venne sepolta nella Cripta Reale, Basilica di Superga, Torino. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 747: Umberto Maria Vittorio Amedeo Giuseppe di Savoia, conte di Salemi (Torino, 22 giugno 1889 – Crespano Veneto, 19 ottobre 1918) e la madre Maria Laetitia Bonaparte duchessa d’Aosta. Figlio di Amedeo I di Spagna e della sua seconda moglie Maria Letizia Bonaparte, Umberto di Savoia nacque a Torino il 22 giugno 1889. Il 2 dicembre dello stesso anno, con regio decreto, il Re Umberto I conferì al nipote il titolo di Conte di Salemi. Il titolo ricordava l’impresa dei Mille con la quale, proprio a Salemi, ebbe inizio il processo di unificazione del Paese. Non avendo egli avuto figli, il titolo non venne più assegnato. Rimasto orfano del padre poco dopo la nascita, venne educato dalla madre Maria Letizia e dalla nonna e zia Maria Clotilde. Fratellastro di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, di Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, conte di Torino, e di Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, duca degli Abruzzi, Umberto studiò in un collegio non militare (unico in Casa Savoia) a Moncalieri. Terminato il corso liceale nel 1908, entrò nell’Accademia navale di Livorno. Nel 1915 Umberto si arruolò volontario nella prima guerra mondiale, come semplice soldato. Mandato in prima linea per sua esplicita richiesta, combatté coi bombardieri. Venne ferito, promosso nel maggio 1917 a Tenente in servizio permanente per merito di guerra e si guadagnò due medaglie d’argento al valore militare. Combatté nel reggimento “Cavalleggeri di Treviso” sul Carso e sul Monte Grappa. Ammalatosi di febbre spagnola sul Monte Grappa, morì nel 1918, celibe e senza figli. Il bollettino ufficiale di corte lo disse morto dopo un combattimento sul Grappa, in seguito a delle ferite di guerra; in realtà morì di spagnola nell’ospedale militare approntato a Villa Chiavacci. Presso Villa Chiavacci una lapide affissa per l’ottavo anniversario della morte ne ricorda il breve soggiorno e gli ultimi giorni. Sepolto inizialmente nel cimitero di Crespano Veneto, la sua salma venne traslata nel Sacrario del Monte Grappa nel 1926. La sua sepoltura attuale è nella cripta del Tempio ossario di Bassano del Grappa. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo: L. Lovazzano e sorella – Torino.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
   
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia
   
3 Medaglie d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria    3 Medaglie d’argento al valor militare
   
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (4 anni di campagna)
   
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
   
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918)
   

Onorificenze straniere

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta

 

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Arc. 2529: Luigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco di Savoia, I duca degli Abruzzi in piccola uniforme da Ammiraglio mod. 1929 (Madrid, 29 gennaio 1873 – Villaggio Duca degli Abruzzi, 18 marzo 1933). Essendo il primo figlio maschio nato dopo l’ascesa al trono del padre, viene investito del titolo di Infante, ma la sua nascita avviene in un momento critico per il regno di Spagna, in una situazione di massima insicurezza, con il paese sul punto di esplodere. La solenne cerimonia del suo battesimo è in effetti l’ultimo evento ufficiale a cui Amedeo I presenzia nel ruolo di re di Spagna: l’11 febbraio, quando il figlio neonato ha solo quattordici giorni di vita, pone fine al suo regno breve e tormentato con la propria abdicazione. La famiglia rientra quindi a Torino e si stabilisce nel palazzo Cisterna. Luigi ha poco più di tre anni e mezzo quando nel novembre 1876 muore, a soli trent’anni, la madre Maria Vittoria, di salute cagionevole. E ne ha appena sei e mezzo quando nell’agosto 1879 viene arruolato come mozzo nella Regia Marina, per ricevere un’educazione militare, come da tradizione per i principi della casa reale, destinati a ricoprire alti gradi nelle forze armate. Luigi trascorre gran parte delle sue vacanze in montagna, coltivando una passione condivisa da molti membri della famiglia reale, in particolare dalla principessa Margherita, dal 1878 regina d’Italia, che dedica una particolare cura ai tre nipoti rimasti senza madre. Durante l’estate Amedeo affida i figli allo scienziato e frate barnabita Francesco Denza, che li introduce alla pratica sportiva dell’alpinismo intesa come strumento didattico per l’apprendimento delle scienze naturali e l’arricchimento spirituale. Nel dicembre 1884 diviene allievo di prima classe della Regia Accademia Navale di Livorno e si imbarca a bordo della fregata Vittorio Emanuele, condividendo studi e addestramento con un altro figlio illustre, il coetaneo Manlio Garibaldi, figlio dell’eroe risorgimentale, dimostrandosi un buon allievo, con una media di voti sopra i 16/20. Nel luglio 1889, a soli sedici anni, viene nominato Guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore generale della Regia Marina e si imbarca sul brigantino Amerigo Vespucci, con cui compie la sua prima navigazione intorno al mondo, durante la quale conosce il Tenente di Vascello Umberto Cagni, fedele compagno di quasi tutte le sue future esplorazioni. Nel febbraio 1891, al suo rientro in patria dopo un viaggio durato quasi un anno e mezzo, è diventato Sottotenente di Vascello e, in seguito alla morte del padre avvenuta nel gennaio 1890, è stato nominato da re Umberto I duca degli Abruzzi. Dopo il viaggio del Vespucci, Luigi compie brevi crociere sulla nave scuola Venezia e sulla torpediniera 107 S. Si ritrova ad avere a disposizione abbastanza tempo per poter compiere tra il 1892 e il 1894 numerose impegnative ascensioni sulle Alpi, nel gruppo del Gran Paradiso, del Monte Rosa (Punta Dufour, Punta Gnifetti), nel Massiccio del Monte Bianco (Dente del Gigante, Aiguille du Moine, Petit Dru), accompagnato da guide quali Emile Rey di Courmayeur e Jean Antoine Maquignaz di Valtournenche. La più importante è, nell’agosto 1894, la salita del Cervino lungo la Cresta di Zmutt, insieme ad Albert Frederick Mummery, che aveva aperto la via nel 1879, a John Norman Collie e alla guida Joseph Pollinger, che gli vale la presidenza onoraria della sezione di Torino del CAI e l’ammissione nell’elitario Club Alpino Britannico. Il sodalizio alpinistico con Mummery non potrà però avere seguito, perché il celebre scalatore britannico muore nell’agosto 1895 durante il primo tentativo di ascesa del Nanga Parbat. Nel giugno 1893 Luigi è assegnato come ufficiale in seconda alla cannoniera Volturno e nel giro di due mesi è promosso al grado di Tenente di Vascello. In settembre la nave è inviata in Somalia per sedare dei disordini e rimane a presidiare per un mese il porto di Mogadiscio, concedendo a Luigi la possibilità di avere un primo contatto con una terra di cui si innamora subito e a cui dedicherà gli ultimi anni della sua vita fino a considerarla la sua vera casa e a scegliere di morirvi. Il 4 novembre 1894 salpa da Venezia sull’incrociatore Cristoforo Colombo per una missione diplomatica che dura ventisei mesi e che gli consente di compiere la sua seconda circumnavigazione del globo. Nel corso di questo viaggio, sbarcato a Victoria, nella British Columbia, viene a conoscenza dell’esistenza nella regione tra Alaska e Yukon di una cima inviolata di 5.489 metri, il Monte Saint Elias. Durante una sosta di un mese a Calcutta, viaggia attraverso l’India insieme ai colleghi ufficiali Umberto Cagni e Filippo De Filippi arrivando fino alle prime propaggini dell’Himalaya, da cui può vedere a distanza per la prima volta un ottomila, il Kangchenjunga. Nel 1897, rientrato dal giro del mondo, Luigi può riprendere l’attività alpinistica. Scomparsa nel 1895 la fidata guida Emile Rey, comincia ad accompagnarsi a un’altra guida di Courmayeur, Joseph Petigax, che lo affiancherà non solo nelle successive ascensioni alpine, scalando insieme cime inviolate, ma anche in tutte le spedizioni extraeuropee, dall’Alaska al Karakorum. Il 1º agosto del 1897 la spedizione italiana capeggiata dal Duca degli Abruzzi e comprendente, tra gli altri, Umberto Cagni, Francesco Gonella, Filippo De Filippi e Vittorio Sella raggiunge per la prima volta la cima del Monte Saint Elias. Nell’estate 1898 scala due delle cime delle Grandes Jorasses, che battezza punta Margherita e punta Elena in onore, rispettivamente, della zia Margherita e della cognata Elena d’Orléans, e l’Aiguille Sans Nom nel gruppo dell’Aiguille Verte che battezza Aiguille Petigax. Tra il 1899 ed il 1900 organizza la spedizione verso il Polo Nord, che, il 25 aprile 1900, raggiungerà la massima latitudine artica di 86° 33′ 49″ a bordo della nave Stella Polare. A seguito dell’impresa viene promosso al grado di Capitano di Corvetta. Tra il 1902 ed il 1904 affronta, per la terza volta, la circumnavigazione del globo a bordo dell’incrociatore Regia Nave Liguria. A Singapore incontrò l’esploratore Giovanni Battista Cerruti di Varazze, e a Tientsin arrivò dopo la Rivolta dei Boxer del 1900. Nel 1906, accompagnato dalle guide di Courmayeur Joseph e Laurent Petigax, Joseph Brocherel e César Ollier, esplora le maggiori vette del Ruwenzori, assegnandole i nomi “Margherita”, “Umberto” e “Alessandra”. Nel 1909, accompagnato dalle guide di Courmayeur Joseph e Laurent Petigax, Joseph Brocherel e César Ollier, partecipa alla spedizione in Pakistan, sul massiccio del Karakorum, verso la vetta del K2. All’inizio degli anni venti, il Duca ebbe una relazione molto seguita dalla stampa italiana e d’oltreoceano, sempre attenta agli scandali che riguardavano le teste coronate, con una ricca ereditiera americana, Katherine Elkins figlia del re del carbone e dell’acciaio, il senatore statunitense Davis Elkins, ma il cugino del Duca, il Re Vittorio Emanuele III (e soprattutto la regina madre Margherita) non gli concesse il permesso di sposarla per motivi mai ben chiariti ed oggetto di varie illazioni sulla stampa dell’epoca. Fondamentalmente per non destare il sospetto che un principe di casa Savoia potesse contrarre matrimonio con una donna non di sangue blu per ipotetici motivi di interesse. Allo scoppio della prima guerra mondiale diviene comandante in capo delle Forze navali riunite con insegna sulla nave da battaglia Conte di Cavour distinguendosi nell’organizzazione dell’evacuazione di 185.000 profughi civili e militari serbi dalla costa albanese di cui 115.000 grazie alla flotta italiana. Viene in seguito rimosso dall’incarico per tensioni all’interno dello stato maggiore dovute a pressioni delle potenze alleate che volevano utilizzare la marina italiana a scopi puramente difensivi contrariamente a quelle che erano le intenzioni del Duca. La perdita di alcune navi, fra cui la corazzata Regina Margherita nel dicembre 1916, dopo l’urto contro due mine mentre tentava di uscire dal porto di Valona, portò alla decisione. La notizia della “rimozione” dall’incarico fu celata adducendo problemi di salute seguiti alla spedizione polare. Nel febbraio del 1918 viene promosso ammiraglio ma di fatto esautorato da incarichi operativi. Intraprende in seguito un’operazione di una grande bonifica agraria in Somalia lungo la valle del fiume Uebi Scebeli di cui, nel 1928, nel corso della sua ultima esplorazione, scoprirà le sorgenti. Muore il 18 marzo 1933 nel villaggio “Duca degli Abruzzi” (oggi Johar), in Somalia, senza figli. Sembra che negli ultimi anni della sua vita, il Duca avesse una relazione con una giovane principessa somala di nome Faduma Ali. Secondo le sue volontà viene lì sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli. Nel 1992 la missione militare Restore Hope di supporto ai civili, tentò di recuperare i resti del Duca per sottrarli al rischio di profanazione ma infine, su richiesta della popolazione locale (cui acconsentì anche Amedeo d’Aosta), ancora molto legata al ricordo di un uomo che portò loro una vita dignitosa, la tomba fu lasciata in Somalia. Nel 2006, però, delle milizie islamiche entrarono in Giohar, distrussero il villaggio e si accanirono contro la tomba, profanandola e disperdendo i resti; il monolite fu abbattuto. Fotografia formato 14 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto. 

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
     1893
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
     16 marzo 1913
Grand'Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Grand’Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
     29 dicembre 1916
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia
     7 febbraio 1924
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
     1893
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
     1893
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia
     Regio Decreto 4 dicembre 1921.
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
   
Cavaliere dell'Ordine al merito del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine al merito del lavoro
   
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria    Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa italiana della vittoria
   
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
   
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
   

Onorificenze straniere

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
   
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia)
     11 settembre 1900
Collare dell'Ordine di Carlo III - nastrino per uniforme ordinaria    Collare dell’Ordine di Carlo III
     1928

 

 

EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA – AOSTA CONTE DI TORINO

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Arc. 2381: Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta Duca d’Aosta in grande uniforme da Maresciallo d’Italia (Genova, 13 gennaio 1869 – Torino, 4 luglio 1931). Figlio del duca Amedeo di Savoia e di Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, Emanuele Filiberto nacque a Genova il 13 gennaio 1869. Attraverso suo padre era nipote di Vittorio Emanuele II, mentre suo zio era Umberto I. Egli era quindi cugino di primo grado del futuro sovrano Vittorio Emanuele III. Divenuto il padre Amedeo re di Spagna, si trasferì con la famiglia a Madrid e all’età di appena un anno vennero conferiti a Emanuele Filiberto anche i titoli di Principe delle Asturie e infante di Spagna e designato quale erede successore per quel trono. Per via dei contrasti con la politica spagnola, Amedeo di Savoia abdicò nel 1873, dopo soli due anni di regno e, tornato in Italia, gli venne riconfermato dal padre Vittorio Emanuele II il titolo di Duca d’Aosta, già ottenuto alla nascita ma abbandonato per il titolo regale ed eguale sorte toccò al figlio Emanuele Filiberto. Dopo l’abdicazione del padre Amedeo di Savoia, Emanuele Filiberto non rivendicò mai alcun diritto sul trono spagnolo, crescendo e venendo educato in Italia come principe di casa Savoia a Torino, dove il padre prese residenza stabile. Alla morte del genitore, il 18 gennaio 1890, ne ereditò il titolo divenendo il secondo Duca d’Aosta. Emanuele Filiberto, il 25 giugno 1895 sposò a Kingston upon Thames, nei pressi di Londra, Elena d’Orléans (York, 13 giugno 1871 – Castellammare di Stabia, 21 gennaio 1951), figlia del principe Luigi Filippo Alberto d’Orléans, Conte di Parigi e pretendente orleanista al trono di Francia, e della principessa Maria Isabella d’Orléans. Iniziò la carriera militare nel Regio Esercito nel 1884, entrando nell’Accademia Militare di Torino. Nel 1906 ricevette il comando del corpo d’armata di Napoli, e trasferì l’intera sua famiglia alla Reggia di Capodimonte. Nel 1911, pur con lo scoppio della guerra di Libia, rimase in servizio a Napoli, ma questo non gli impedì di contrarre il tifo che lo colpì probabilmente durante le numerose visite a soldati malati e feriti che dal deserto libico venivano riportati in Italia. Ancor prima dell’ingresso definitivo dell’Italia nella prima guerra mondiale, si rese partecipe di una mobilitazione occulta che lo portò con altri soldati a muoversi verso Venezia (Mestre) e poi verso Treviso. Il Generale Luigi Cadorna, incaricato della persona del Duca, gli affiancò da subito i Generali Augusto Vanzo e Giuseppe Vaccari. Con l’apertura delle ostilità, il 24 maggio 1915, Emanuele Filiberto guidò, senza mai subire sconfitte sul campo durante l’intera durata del conflitto, la Terza Armata col grado di Generale. La sede dell’Armata fu, per un periodo, Cervignano del Friuli; il comando era sito nella villa Attems-Bresciani. L’obiettivo delle operazioni era far indietreggiare l’esercito austro-ungarico che difendeva da est. La Terza Armata, insieme alla Seconda, riuscì a effettuare un parziale sfondamento delle linee austriache e a conquistare Gorizia nella sesta battaglia dell’Isonzo (battaglia di Gorizia), dove il duca diede un apporto strategico fondamentale alla riuscita dell’operazione. Dopo la disfatta di Caporetto la sua Armata dovette ritirarsi insieme alle altre sulla linea del Piave. Dopo la sconfitta della battaglia di Caporetto ci si aspettava che Emanuele Filiberto dovesse naturalmente assumere il comando supremo che era stato di Cadorna, ma il cugino Vittorio Emanuele III decise di nominare invece l’allora sconosciuto Generale Armando Diaz, che aveva servito sotto lo stesso Emanuele Filiberto. Fu in casa Morpurgo, a Padova, che il Re, tornato da Roma dopo la soluzione della crisi ministeriale, disse a Bissolati: “Non svalutiamo il Duca perché potremmo averne bisogno”. Secondo alcuni storici egli alludeva alla possibilità della sua abdicazione nel caso di una sconfitta sul Piave che costringesse l’Italia alla resa. Il Duca d’Aosta avrebbe potuto, in tal caso, avere la reggenza durante la minore età del principe Umberto II allora tredicenne. Il Bollettino della Vittoria, dopo la battaglia di Vittorio Veneto, riportò che “il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute”. Nel 1922, durante la marcia su Roma che diede inizio di fatto alla dittatura fascista in Italia, il Duca d’Aosta venne proposto da Mussolini quale successore alla carica di Re d’Italia nel caso in cui Vittorio Emanuele III si fosse opposto al movimento fascista. L’evento non ebbe luogo, ma Emanuele Filiberto rimase sempre profondamente legato a Mussolini per la stima dimostratagli e fu uno dei suoi principali sostenitori all’interno della casa reale italiana. Per i meriti acquisiti durante la prima guerra mondiale e in riconoscenza al sostegno accordato da lui e dalla sua famiglia al Duce, il 17 giugno 1926 venne nominato Maresciallo d’Italia insieme a Pietro Badoglio, Enrico Caviglia, Gaetano Giardino e Guglielmo Pecori Giraldi, due anni dopo Luigi Cadorna e Armando Diaz. Dal 1927 al 1929 presiedette l’Opera Nazionale del Dopolavoro. Emanuele Filiberto morì a Torino il 4 luglio 1931 e, per sua volontà, venne sepolto tra i soldati nel Cimitero degli Invitti sul Colle Sant’Elia a Redipuglia che raccoglieva i caduti dell’Invitta III Armata, per poi essere traslato al sacrario militare di Redipuglia alla sua inaugurazione nel 1938. Al titolo ducale gli succedette il figlio primogenito Amedeo. Fotografia formato 13,5 x 8,5. Fotografo: A. Gislon – Padova. 

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
     1890
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
     1890
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
     1890
Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
     28 dicembre 1916
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
   
Medaglia d'Oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’Oro al Valor Militare
  «Espressione guerriera della millenaria stirpe sabauda, guidò con sicura fede ed incrollabile tenacia la « Invitta Armata » in undici battaglie sull’Isonzo, in quelle gloriose sul fiume sacro e nel travolgente inseguimento che portò il tricolore là ove il suo Re aveva fissato. Sublime esempio di costante valore fra i suoi valorosi soldati. 24 maggio 1915-4 novembre 1918.»
24 giugno 1937
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria    Croce al merito di guerra
Croce d'oro per anzianità di servizio (25 anni) - nastrino per uniforme ordinaria    Croce d’oro per anzianità di servizio (25 anni)
   
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (4 anni di campagna)
   
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
     1922
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918)
     1920
Croce commemorativa della 3ª Armata - nastrino per uniforme ordinaria    Croce commemorativa della 3ª Armata
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro (Casa d'Asburgo - Lorena) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro (Casa d’Asburgo – Lorena)
   
Cavaliere compagno del Nobillissimo Ordine della Giarrettiera (K.G., Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere compagno del Nobillissimo Ordine della Giarrettiera (K.G., Regno Unito)
     Londra, 15 luglio 1902
Cavaliere dell'Ordine supremo dell'Aquila Nera (Regno di Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine supremo dell’Aquila Nera (Regno di Prussia)
   
Cavaliere del Reale Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere del Reale Ordine dei Serafini (Svezia)
     18 settembre 1897
Collare del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Collare del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III (Spagna)
     28 dicembre 1923
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona Fiorata (Regno di Sassonia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona Fiorata (Regno di Sassonia)
   
Balì Gran Croce di Onore e di Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Balì Gran Croce di Onore e di Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
   
Croce di Commendatore dell'Ordine Virtuti Militari (Polonia) - nastrino per uniforme ordinaria    Croce di Commendatore dell’Ordine Virtuti Militari (Polonia)
   
Cavaliere di IV classe dell'Ordine di San Giorgio (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di IV classe dell’Ordine di San Giorgio (Impero russo)
   
Croix de Guerre 1914-1918 (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de Guerre 1914-1918 (Belgio)

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Arc. 1044: Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta Duca d’Aosta con i figli Amedeo e Aimone. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo: A. Bruna – Torino. 

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Arc. 1755: Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta Duca d’Aosta in alta uniforme da Generale di Corpo d’Armata (Genova, 13 gennaio 1869 – Torino, 4 luglio 1931). Fotografia formato 14 x 8,5. Fotografo: Ballerini & Frattini – Firenze. 

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Arc. 1833: Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta Duca d’Aosta in uniforme da Combattimento da Generale di Corpo d’Armata mod. 4 novembre 1918 – 19 febbraio 1920 (Genova, 13 gennaio 1869 – Torino, 4 luglio 1931). Fotografia formato 13 x 8. Fotografo: Ballardini & Fratini – Firenze. 

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Arc. 2612: Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta Duca d’Aosta in uniforme da Combattimento da Generale di Corpo d’Armata mod. 4 novembre 1918 – 19 febbraio 1920 (Genova, 13 gennaio 1869 – Torino, 4 luglio 1931). Fotografia formato 13,5 x 8,5. Fotografo: Scoffone. 

 

VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA – AOSTA CONTE DI TORINO

 

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Arc. 2884: S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia – Aosta, conte di Torino in uniforme ordinaria da Tenente del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria (Torino, 24 novembre 1870 – Bruxelles, 10 ottobre 1946). Secondogenito di Amedeo I di Spagna e fratello di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, di Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi, e di Umberto, conte di Salemi, Vittorio Emanuele percorse la carriera militare nell’arma di cavalleria. Frequentò il Collegio Militare di Milano, oggi denominato Scuola militare “Teulié”, e l’Accademia Militare di Modena, uscendone nel 1889 con il grado di Sottotenente. Assegnato inizialmente al reggimento “Nizza Cavalleria”, fu in seguito promosso al “Piemonte Cavalleria” con il grado di Tenente. Il 15 agosto 1897, a Vaucresson, presso Versailles, Vittorio Emanuele si batté a duello con il principe Henry d’Orléans, che, in un articolo pubblicato sul quotidiano Le Figaro, aveva denigrato il valore dei soldati italiani dopo la battaglia di Adua. Il conte di Torino ferì all’addome l’avversario e vinse il duello dopo 26 minuti (nel duello, il suo padrino era il Generale Felice Avogadro di Quinto mentre il suo testimonio era il generale Coriolano Ponza di San Martino). Al suo ritorno in patria venne ricevuto con grandissimi onori dallo zio Umberto I, mentre i giornali dell’epoca ne fecero una sorta di eroe patrio. Nel gennaio 1898 i principali giornali d’Europa diedero notizia, dandola per certa, di un suo presunto fidanzamento con la principessa Clara di Baviera, sorella minore della cugina Isabella, ma la notizia non fu confermata e del matrimonio non si parlò più. Nel 1900 Vittorio Emanuele venne nominato Colonnello e promosso al comando dei “Lancieri di Novara”. Nel 1903, promosso Generale di Brigata, comandò la VII brigata di cavalleria. Nel 1910 fu Tenente Generale e ispettore di cavalleria. Nella Grande Guerra (1915-1918) fu a capo dell’Arma di Cavalleria. Venne promosso Generale di Corpo d’Armata nel 1923. Durante il fascismo mantenne una posizione defilata. Celibe e senza figli, morì in Belgio nel 1946 dove si era recato in esilio dopo il referendum istituzionale. Dal 1968 è sepolto nella cripta reale della basilica di Superga, sulla collina di Torino. Fotografia formato cartolina 9 x 14. Fotografo: Sconosciuto.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
   
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
     19 settembre 1918
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
   
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
   

Onorificenze straniere

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
   
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera (Impero tedesco) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Nera (Impero tedesco)

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Arc. 2884: S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia – Aosta, conte di Torino in uniforme ordinaria da Colonnello Comandante del 5° Reggimento Lancieri di Novara mod. 16/05/1895 – 25/12/1902 (Torino, 24 novembre 1870 – Bruxelles, 10 ottobre 1946). Fotografia formato cartolina 9 x 14. Fotografo: Sconosciuto.

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Arc. 1634: S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia – Aosta, conte di Torino in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 30 maggio 1877 – 14 febbraio 1907 (Torino, 24 novembre 1870 – Bruxelles, 10 ottobre 1946). Fotografia formato 14 x 8,7. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. G3: S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia – Aosta, conte di Torino in grande uniforme da Colonnello delle Guardie del Corpo dell’Imperatore di Germania Guglielmo II (Torino, 24 novembre 1870 – Bruxelles, 10 ottobre 1946). Fotografia formato 22,3 x 15,3. Fotografo: E. Bieber. 

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Arc. 749: Amedeo di Savoia, duca d’Aosta in uniforme da Tenente di Artiglieria a Cavallo (Torino, 21 ottobre 1898 – Nairobi, 3 marzo 1942). Amedeo nacque a Torino nel 1898 da Emanuele Filiberto, secondo duca d’Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. Quale erede del ducato d’Aosta ricevette il titolo di duca delle Puglie. A nove anni fu inviato al collegio di St. Andrew di Londra, imparando perfettamente la lingua inglese; tornato in Italia, fu avviato alla carriera militare a quindici anni e iscritto al Reale collegio della Nunziatella di Napoli. All’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale si arruolò volontario, a soli sedici anni, come soldato semplice nel Reggimento artiglieria a cavallo Voloire. Il padre Emanuele Filiberto lo presentò al generale Petitti di Roreto, dicendo: «Nessun privilegio, sia trattato come gli altri». Venne subito destinato alla prima linea, con il grado di caporale e servente d’artiglieria sul Carso, guadagnandosi sul campo prima il grado di Tenente in s.p.e., per merito di guerra, e nel 1917 quello di capitano. Al termine del conflitto ottenne dai genitori il permesso di seguire lo zio Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi in Somalia, impegnato nell’esplorazione del fiume Uèbi Scebèli, allo scopo di stabilire una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi; insieme costruirono una ferrovia ed un villaggio, battezzato Villaggio Duca degli Abruzzi. Nel 1920 a Palermo conseguì la licenza liceale. Nel 1921 Amedeo partì per il Congo Belga; il temporaneo allontanamento, secondo la cronaca scandalistica dell’epoca, derivò da una sua battuta sul re e sulla regina: durante un ricevimento a palazzo, all’apparire dei sovrani, si disse avesse detto: «Ecco Curtatone e Montanara»: Il riferimento alla battaglia risorgimentale era velatamente rivolto alla bassa statura di Vittorio Emanuele e alla nazione di provenienza della regina, il Montenegro. La battuta fu sentita e il giorno dopo il padre fu convocato dal re; ne scaturì l’allontanamento da corte. Amedeo si recò in Africa e si fece assumere sotto pseudonimo come operaio semplice in una fabbrica di sapone a Stanleyville (oggi Kisangani). Nel 1923, rientrato in Italia, a Palermo riprese la carriera militare con il grado di Maggiore e, successivamente, si laureò in giurisprudenza all’università di Palermo con una tesi in diritto coloniale, esaminando il problema coloniale sotto l’aspetto morale e sostenendo che l’imposizione della sovranità d’uno Stato straniero sugl’indigeni si giustifica moralmente solo col miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni colonizzate. Il 24 luglio 1926 conseguì la licenza di pilota militare. Tornato in Africa, Amedeo compì numerosi voli di ricognizione, guadagnandosi una Medaglia d’Argento al Valor Militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica. A seguito della morte del padre, Emanuele Filiberto, nel 1931, Amedeo assunse il titolo di duca d’Aosta. Quell’anno divenne comandante del 23º Reggimento Artiglieria da Campagna di stanza a Trieste e risiedette presso il Castello di Miramare. Nel 1932 fu trasferito nella Regia Aeronautica e l’11 giugno assunse con il grado di Colonnello il comando del 21º Stormo Ricognizione terrestre, di stanza all’aeroporto di Gorizia; il 1º maggio 1933 il duca lasciò il comando del 21º Stormo per quello del 4º Stormo Caccia fino al marzo 1934; nel 1934 fu promosso Generale di Brigata Aerea; in quel periodo fu anche presidente onorario della Triestina; nel 1935, allo scoppio della guerra d’Etiopia, chiese d’andare al fronte, ma il re rifiutò, motivando il proprio no con la sua posizione nell’ordine di successione al trono; nel 1936, da Generale di Divisione Aerea, fu posto al comando della 1ª divisione aerea Aquila fino al 12 dicembre 1937; il 16 novembre 1937 fu nominato Generale di Squadra Aerea. Intanto si parlava anche di proposte e intese per far diventare Amedeo re di qualche nazione europea: al termine della guerra civile spagnola, nel 1939, si era pensato d’assegnargli il trono di Spagna, lasciato libero dai Borbone, ma la proposta decadde per l’opposizione di Francisco Franco. In seguito ci furono incontri fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo cingesse la corona d’Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale (volendo mantenere la monarchia, dato che la corona rappresentava l’unità e l’indipendenza dello stato, al termine della prima guerra mondiale gli ungheresi trovarono una soluzione di compromesso, nominando un reggente nella persona dell’ammiraglio Miklós Horthy, in attesa della futura salita al trono di qualche re che non fosse un Asburgo, dinastia contro la quale le potenze vincitrici della guerra avevano posto il veto. La morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare il piano di mettere un Savoia sul trono di Budapest). Amedeo sposò Anna d’Orléans (Le Nouvion-en-Thiérache, 5 agosto 1906 – Sorrento, 19 marzo 1986) il 5 novembre 1927 a Napoli. Dopo la seconda guerra italo-abissina, il 21 dicembre 1937 Amedeo di Savoia si insediò come governatore generale dell’Africa Orientale Italiana e viceré d’Etiopia, rinnovando l’autorizzazione, fino al marzo del 1939, all’impiego dei gas nelle azioni repressive contro la resistenza etiope e le popolazioni civili. In quegli anni contribuì alla realizzazione di rilevanti opere pubbliche. Nel 1938, su ordine di Mussolini e sulla falsariga delle leggi razziali fasciste, Amedeo d’Aosta commissionò al Colonnello degli alpini Giuseppe Adami (capo dell’Ufficio topografico dell’Impero) l’individuazione d’un territorio adatto a ospitare un numero iniziale di 1400 famiglie di religione ebraica. Tale valutazione preliminare si inseriva nell’ambito della progettata creazione d’una colonia ebraica in Etiopia, poi non concretatasi. Nel 1940 era stato nominato Generale d’Armata Aerea e, con l’entrata dell’Italia in guerra il 10 giugno 1940, divenne comandante superiore delle forze armate dell’Africa Orientale Italiana. Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi nell’Africa Orientale Italiana, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l’ultima resistenza sulle montagne etiopiche. Amedeo s’asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio 1941 sull’Amba Alagi con 7 000 uomini, una forza composta di carabinieri, avieri e marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 militari delle truppe indigene. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d’assedio dalle forze del generale Alan Cunningham (39 000 uomini). I soldati italiani, inferiori sia per numero sia per mezzi, diedero prova di grande valore ma, stremati dal freddo e dalla mancanza di munizioni, acqua e legna, si dovettero arrendere ai britannici. Il giorno 14 maggio 1941 Amedeo ottenne da Mussolini l’autorizzazione alla resa e designò come negoziatore il Generale Volpini, che però fu massacrato con la sua scorta dai ribelli etiopici che circondavano le linee italiane. Poco prima della resa, Amedeo autorizzò gl’indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi (e autorizzò i suoi ufficiali a fare lo stesso) ma, come risulta dai bollettini del 1941 del SIM, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimoniando il profondo legame che s’era instaurato fra lui, i suoi più giovani ufficiali e i loro àscari. A mezzogiorno del 17 maggio le condizioni della resa vennero pattuite dai Generali Trezzani e Cordero di Montezemolo per parte italiana, e dal Colonnello Dudley Russel per parte britannica; i militari di Sua Maestà Britannica, non solo in omaggio del comandante nemico, ma anche in segno di ammirazione per la fermezza da loro mostrata, resero gli onori delle armi ai superstiti, facendo conservare agli ufficiali la pistola d’ordinanza. Lunedì 19 maggio 1941, all’ingresso della caverna-comando, comparve Amedeo d’Aosta, e da Forte Toselli il duca s’avviò scendendo con il generale inglese Maine alla sua sinistra, scortato da un sottufficiale sudafricano; su due colonne li seguivano i soldati del presidio, carichi d’armi leggere, zaini, valigie di cartone legate con lo spago, chitarre e fagotti; e Amedeo d’Aosta rese il saluto al picchetto d’onore e alla bandiera italiana che si ammainava. Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenia in aereo; durante il volo gli vennero ceduti per alcuni istanti i comandi, in modo da consentirgli di pilotare per l’ultima volta. Arrivato in Kenia, venne tenuto prigioniero dagl’ inglesi insieme al suo Ufficiale d’ordinanza (il tenente pilota Flavio Danieli) presso Dònyo Sàbouk, una località insalùbre e infestata dalla malaria situata a 70 chilometri da Nairobi. Nonostante Amedeo intercedesse presso le autorità inglesi affinché queste migliorassero le condizioni dei militari italiani e per il rimpatrio dei civili, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno, né di visitare gli altri prigionieri. Nel novembre 1941 Amedeo iniziò ad accusare alcuni malori: a dicembre una febbre alta lo costrinse a letto. Tre settimane dopo il comando britannico permise ad Amedeo di recarsi a visitare i prigionieri italiani (sarebbe stata l’ultima sua uscita), ma gli impedirono di salutarli personalmente: Amedeo ottenne solo che la sua vettura procedesse a passo d’uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia. Il 26 gennaio 1942 gli vennero diagnosticate malaria e tubercolosi: tale responso medico, per le condizioni in cui il duca si trovava, significava morte certa. Amedeo morì il 3 marzo 1942 nell’ospedale militare di Nairobi, dove fu da ultimo ricoverato; a raccogliere gli ultimi respiri del duca fu il tenente della Regia Aeronautica Biagio Guarnaccio; al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio; per sua espressa volontà è sepolto al sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme con 676 suoi soldati. Poiché Amedeo aveva avuto solo figlie femmine, nel titolo ducale gli succedette il fratello Aimone. Amedeo aveva fama di essere un gentiluomo: prima di lasciare la sua sede di Addis Abeba, scrisse una nota ai comandi britannici per ringraziarli in anticipo della futura protezione alle donne e ai bambini del luogo. L’imperatore Hailé Selassié, inoltre, fu impressionato dal rispetto che Amedeo dimostrò nei suoi confronti: durante la sua visita ufficiale in Italia, nel 1953, Hailé Selassié invitò per un tè Anna d’Orléans, vedova del Duca d’Aosta ma, quando il governo italiano lo informò che ricevere la duchessa avrebbe offeso la Repubblica, Hailé Selassié fu costretto a cancellare l’incontro con dispiacere; in sostituzione, invitò il quinto duca d’Aosta in Etiopia verso la metà degli anni sessanta e gli accordò tutti gli onori d’un capo di Stato. Fotografia formato 13,3 x 8,2. Fotografo: Sconosciuto.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
     1919
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
     1919
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
     1919
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
     10 agosto 1928
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia
   
Medaglia d'oro al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’oro al valore militare
  «Comandante superiore delle Forze Armate dell’Africa Orientale Italiana, durante undici mesi di asperrima lotta, isolato dalla Madre Patria, circondato da nemico soverchiante per mezzi e per forze, confermava la già sperimentata capacità di condottiero sagace ed eroico. Aviatore arditissimo, instancabile animatore delle proprie truppe le guidava ovunque, per terra, sul mare e nel cielo, in vittoriose offensive, in tenaci difese, impegnando rilevanti forze avversarie. Assediato nel ristretto ridotto dell’Amba Alagi, alla testa di una schiera di prodi, resisteva oltre i limiti delle umane possibilità, in un titanico sforzo che si imponeva all’ammirazione dello stesso nemico. Fedele continuatore delle tradizioni guerriere della stirpe sabauda e puro simbolo delle romane virtù dell’Italia imperiale e fascista. Africa Orientale Italiana, 10 giugno 1940-18 maggio 1941»
1941
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’argento al valore militare
  «Prontamente intervenuto sul luogo dove un aereo si era abbattuto al suolo incendiandosi, appena intuito che il pilota era ancora tra i rottami, incurante del gravissimo pericolo derivante dallo scoppio del carburante, si lanciava incurante del pericolo per primo verso l’apparecchio avvolto da fiamme altissime, e benché ustionato dal fuoco, riusciva ad estrarre dalle lamiere il pilota che ancora dava segni di vita. Aeroporto di Gorizia» 5 agosto 1936
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria    Croce al merito di guerra
     1918
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
     1920
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
     1922
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18
     1923
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918)
     1920
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale (1935-1936), ruoli combattenti - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale (1935-1936), ruoli         combattenti
     1936
Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna dell'Africa Orientale (1935-1936) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna dell’Africa Orientale (1935-1936)
     1939
Medaglia militare al merito di lungo comando di bronzo o di 3° grado (15 anni di comando) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia militare al merito di lungo comando di bronzo o di 3° grado (15 anni di comando)
   
Medaglia militare aeronautica di 3° grado (di bronzo, 10 anni di servizio aeronavigante) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia militare aeronautica di 3° grado (di bronzo, 10 anni di servizio aeronavigante)
     1936

Onorificenze straniere

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
   
Cavaliere di Gran Croce del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III (Spagna)
     19 Maggio 1928

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Arc. 1046: Amedeo di Savoia, duca d’Aosta in alta uniforme da Generale di Divisione Aerea mod. 1923 – 1943 (Torino, 21 ottobre 1898 – Nairobi, 3 marzo 1942). Fotografia formato 15 x 10,5. Fotografo: A. Traldi – Milano. 

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Arc. G3: Amedeo Di Savoia, duca d’Aosta in uniforme di gala da Vice Re d’Etiopia (Torino, 21 ottobre 1898 – Nairobi, 3 marzo 1942). Fotografia formato 18 x 13. Fotografo: Sconosciuto. Al retro: Grande rivista ad Addis Abeba, 9 maggio 1939. 

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Arc. 3152: Aimone di Savoia, duca d’Aosta in uniforme ordinaria invernale da Ammiraglio di Squadra mod. 1929 (Torino, 9 marzo 1900 – Buenos Aires, 29 gennaio 1948). Fratello minore di Amedeo di Savoia-Aosta, terzo duca d’Aosta, Aimone nacque a Torino il 9 marzo 1900 da Emanuele Filiberto, secondo duca d’Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. Suoi nonni erano il re di Spagna Amedeo I e la principessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, mentre suo bisnonno era il re d’Italia Vittorio Emanuele II. Il 22 settembre 1904 ricevette il titolo di Duca di Spoleto. Uscito il 27 aprile 1916 dall’Accademia Navale di Livorno con il grado di Guardiamarina, Aimone divenne Sottotenente di Vascello l’anno successivo. Dal 1916 è imbarcato sulle Dante Alighieri, Andrea Doria e Vincenzo Giordano Orsini. Impiegato come pilota dal marzo 1918 viene assegnato all’Isola di Sant’Andrea (Venezia) nella 251ª Squadriglia di idrovolanti dotata di Macchi L.3 negli ultimi mesi della prima guerra mondiale, dal 14 giugno ne diventa comandante e fu decorato con una croce di guerra, una Medaglia d’argento al Valor Militare e due di bronzo. Nell’immediato dopoguerra, il 10 novembre 1918, venne promosso Tenente di Vascello continuando a volare. Nel 1920-1921 è sulla Roma impegnata in Sud America e nel 1922-1923 sulla Sebastiano Caboto impegnata in Cina. Dal 9 novembre 1925 diventa Capitano di Corvetta e dal 1926 al 1928 comanda il Quintino Sella. Nel 1929, passato Capitano di Fregata il 19 luglio, vent’anni dopo suo zio Luigi di Savoia, duca degli Abruzzi, Aimone organizza una spedizione geografica italiana sul Karakorum insieme ad Ardito Desio. Dopo il rientro è addetto allo stato maggiore della divisione speciale dell’Ammiraglio Salvatore Denti Amari di Pirajno nel 1930-31 e contemporaneamente collabora alla pubblicazione dei risultati. In seguito comanda il Bettino Ricasoli e la 4ª squadriglia nel 1932-33. Successivamente si concentra su studi scientifici, poi nel febbraio 1933 viene trasferito al comando militare delle Isole Brioni e dal 1º marzo 1934 diventa Capitano di Vascello. Il 24 dicembre 1935 Aimone arriva a Massaua ed assunse il comando delle siluranti nel Mar Rosso. Dal 1935 al 1936 comanda il Pantera, sede del comando del Gruppo Leggero, in Africa Orientale Italiana. Contrammiraglio dall’8 novembre 1936, fu comandante della piazza di Pola dal 1937 al 1938. Dall’ottobre 1938 al novembre 1939 promosso Ammiraglio di Divisione (anzianità 30 dicembre 1938), comandò la 4ª Divisione navale e dal 14 novembre 1939 fu promosso Ammiraglio di Squadra. Nel 1936 Aimone di Savoia-Aosta inventa i barchini esplosivi M.T.M., mezzi d’assalto che verranno usati dagli incursori dei MAS. Dal marzo 1940 al maggio 1941 diventa Comandante in capo del dipartimento marittimo dell’Alto Tirreno con sede a La Spezia. Dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, nel febbraio 1942 fu posto al comando dell’ispettorato generale delle flottiglie MAS (Generalmas), con sede prima a Livorno e poi a Lerici, fino all’8 settembre 1943. Il 1º luglio 1939, in Santa Maria del Fiore a Firenze, sposò la principessa Irene di Grecia, figlia del re Costantino I e della regina Sofia. Da questo matrimonio nacque un solo figlio, Amedeo, nato a Firenze il 27 settembre 1943. L’idea di un italiano sul trono di una Croazia indipendente nacque il 9 marzo 1939 quando Galeazzo Ciano ricevette Giuseppe de Bombelles, un agente segreto al servizio di Ante Pavelić. Dopo aver lamentato lo stato pietoso nel quale i serbi tenevano i croati nell’ambito del Regno di Jugoslavia dei Karađorđević, de Bombelles suggerì come “ideale per la Croazia: un regno autonomo, con un principe italiano, o, in unione personale con il Re d’Italia”. Intanto si parlava anche di proposte ed intese fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo, il fratello di Aimone, cingesse la corona d’Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale (reggente era l’ammiraglio Miklós Horthy; la morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare il piano di mettere un Savoia sul trono di Budapest). Il 26 marzo 1941, il Regno di Jugoslavia aveva aderito al patto tripartito, divenendo di fatto una nazione amica (e quindi non attaccabile) dell’Italia, ma il giorno seguente, il generale Dušan Simović realizzò a Belgrado un colpo di Stato che capovolgeva completamente la situazione: rinnegò l’alleanza con Italia e Germania, costituì un governo favorevole agli angloamericani e dichiarò maggiorenne il re Pietro II, sovrano sostenuto dai britannici. Per tutta risposta, il 6 aprile 1941 l’aviazione tedesca effettuò un pesantissimo bombardamento su Belgrado, cui fece seguito l’invasione del Regno di Jugoslavia, il cui crollo e smembramento furono immediati. Il re Pietro II ed il governo furono costretti a lasciare il paese, costituendo a Londra un governo in esilio. Il 10 aprile 1941 venne proclamata l’indipendenza della Croazia. Il nuovo stato, però, non era altro che una nazione fantoccio controllata dall’asse italo-tedesca che comprendeva gran parte della Croazia e della Bosnia ed Erzegovina. Poiché la Croazia indipendente era priva di una propria dinastia, in quanto l’antico Regno di Croazia era stato incorporato nel Regno d’Ungheria fin dal 1097, e, successivamente, era stato incluso nel nesso dell’Impero austro-ungarico, Ante Pavelić, leader degli Ustascia e capo del governo del nuovo Stato Indipendente di Croazia, rispolverò l’idea di un sovrano italiano e si recò in Italia per offrire ufficialmente la corona di capo dello stato ad un principe di Casa Savoia. Le motivazioni di questa offerta non sono mai state completamente chiarite: forse Pavelić voleva mostrare gratitudine a Benito Mussolini, che lo aveva aiutato ed ospitato fra le due guerre mondiali; forse voleva sfruttare il fatto che un sovrano italiano, proveniente da una casata antichissima come Casa Savoia, avrebbe giovato al prestigio dei rapporti internazionali del nuovo stato balcanico; o forse voleva prendere le distanze in maniera visibile dalla Germania nazista, che cercava di impadronirsi materialmente del nuovo stato. Vittorio Emanuele III fu preso alla sprovvista, in quanto l’offerta della corona di Croazia era generica e sarebbe spettato a lui stesso, secondo Pavelić individuare chi avrebbe dovuto portarla. All’epoca erano parecchi i principi maschi in Casa Savoia: escluso ovviamente il principe ereditario Umberto, rimanevano tutti i membri dei rami collaterali Savoia-Aosta e Savoia-Genova. Fra gli Aosta venne scartato il conte di Torino Vittorio Emanuele, scapolo ed ormai troppo anziano, mentre fra i Genova venne scartato il duca Ferdinando per gli stessi motivi. Rimasto incerto fra Aimone e Filiberto, duca di Pistoia, Vittorio Emanuele III optò per Aimone. l 18 maggio 1941, dopo aver fermamente rifiutato il nome di Zvonimiro II, che assolutamente non gli piaceva, Aimone vinse la riluttanza iniziale, assunse il nome di Tomislavo II e fu designato re dello Stato Indipendente di Croazia. Aimone, restato in Italia, creò nel suo studio di Firenze un “ufficio per gli affari croati” allo scopo di conoscere il paese sul quale avrebbe dovuto regnare. Le notizie che pervennero da varie fonti (ambasciata italiana a Zagabria, servizi segreti, rapporti confidenziali e informatori fidati) descrissero lo Stato Indipendente di Croazia come una realtà incompiuta non soltanto a livello istituzionale, ma anche sociale e culturale, e descrissero come spaventosa la situazione interna dello stato, caratterizzata da continue persecuzioni ed eccidi da parte degli ustascia di Ante Pavelić, che avevano avviato una vera e propria pulizia etnica contro minoranze nazionali (serbi), avversari politici (comunisti) e minoranze religiose (ortodossi, ebrei e musulmani). Per questi motivi e per il fatto che Pavelić intendeva servirsi di Tomislavo II come di un re fantoccio, Aimone non prese mai possesso del trono di Zagabria e fu sovrano solo titolarmente, non recandosi mai in Croazia e abdicando formalmente alla corona, dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre, il 12 ottobre 1943. Intanto al 1942 risalgono i sondaggi effettuati da Aimone riguardanti la possibilità di una pace separata con gli alleati per rompere l’alleanza con la Germania nazista. Nella primavera di quell’anno Aimone ricevette Alessandro Marieni, viceconsole italiano a Ginevra. A questi manifestò l’idea che l’Italia dovesse uscire dalla guerra trattando con gli anglo-americani. Marieni si impegnò a tener informato Aimone degli eventuali sviluppi. A Ginevra, Marieni entrò in contatto con Victor Farrel, un colonnello inglese che operava sotto la copertura di console per la Gran Bretagna. Mediante lui le trattative entrarono nel dettaglio e ne furono informati anche statunitensi e russi. Il 18 dicembre 1942 il ministro degli esteri inglese, Anthony Eden, informò ufficialmente gli ambasciatori americano e russo a Londra che Aimone era pronto, in cambio di determinate garanzie, a guidare una rivolta per spodestare Benito Mussolini. Le trattative, però, si protrassero più a lungo del previsto, fin quasi alle soglie del 25 luglio 1943, senza giungere mai a conclusione poiché il governo britannico non voleva assumersi impegni precisi. Aimone divenne Duca d’Aosta il 3 marzo 1942 a seguito della morte del fratello Amedeo in un campo di prigionia inglese a Nairobi, in Kenya. Nel settembre 1943, ammiraglio della Regia Marina, seguì Vittorio Emanuele III a Brindisi sulla torpediniera Indomito perdendo i contatti con la moglie, che, pochi giorni dopo, partorì l’unico figlio, Amedeo. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale Aimone, con il Regno del Sud, fu comandante della base navale di Taranto e dell’Ispettorato generale MAS (Mariassalto) e ricevette il grado di ammiraglio di squadra. Dopo il referendum istituzionale del giugno 1946, abbandonò l’Italia e si trasferì in Sudamerica, morendo diciotto mesi dopo a Buenos Aires, colpito da un infarto. La sua salma è stata riportata in Italia su interessamento del figlio Amedeo. Inizialmente inumato presso Arezzo, in seguito Aimone venne definitivamente traslato insieme alla moglie Irene (morta nel 1974) nella cripta reale della basilica di Superga, a Torino. Fotografia formato 16,1 x 11,5. Fotografo: D’Alessandri – Roma. 

Onorificenze

Onorificenze del Regno di Croazia

Sovrano dell'Ordine della Corona del re Zvonimiro - nastrino per uniforme ordinaria    Sovrano dell’Ordine della Corona del re Zvonimiro
   
Sovrano dell'Ordine al merito di Croazia - nastrino per uniforme ordinaria    Sovrano dell’Ordine al merito di Croazia
   
Sovrano dell'Ordine militare del Trifoglio di ferro - nastrino per uniforme ordinaria    Sovrano dell’Ordine militare del Trifoglio di ferro
   

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata
     1921
Cavaliere di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
     1921
Cavaliere di gran croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia
     1921
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia
   
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia
   
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’argento al valore militare
   
2 Medaglie di bronzo al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria    2 Medaglie di bronzo al valore militare
   
Croce di guerra al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria    Croce di guerra al valore militare
     «Per aver portato brillantemente la sua squadriglia d’idrovolanti a bombardare la stazione       idrovolanti di Pola, danneggiando grandemente l’obbiettivo malgrado l’intenso fuoco               nemico. (Pola, 17 luglio 1918)»
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria    Croce al merito di guerra
     1918
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
     1920
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
     1922
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18
     1923
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918)
     1920
Medaglia d'onore per lunga navigazione marittima (20 anni) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’onore per lunga navigazione marittima (20 anni)
   

Onorificenze straniere

Balì Cavaliere di Gran Croce d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Balì Cavaliere di Gran Croce d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Carlo III (Regno di Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carlo III (Regno di Spagna)
     19 Maggio 1928
Gran Cordone dell'Ordine dei Pahlavi (Impero persiano) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Cordone dell’Ordine dei Pahlavi (Impero persiano)
     1939
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
     1º luglio 1939
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Carol I (Regno di Romania) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carol I (Regno di Romania)

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