CASA IMPERIALE – CORTE

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Arc. 408: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, regnante con il nome di Napoleone III in gran tenuta da Generale di Divisione (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873), figlio terzogenito del re d’Olanda Luigi Bonaparte (fratello di Napoleone Bonaparte) e di Hortense de Beauharnais, fu presidente della Repubblica francese dal 1848 al 1852 e Imperatore dei francesi dal 1852 al 1870. Detto anche Napoleone il piccolo (soprannome datogli da Victor Hugo), sposò la contessa di Teba María Eugenia de Guzmán Montijo, una Grande di Spagna, con cui ebbe Napoleone Eugenio Luigi, mentre altri cinque figli furono illegittimi e avuti da donne diverse. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.

Onorificenze

Onorificenze francesi

Gran Maestro e Gran Aigle dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro e Gran Aigle dell’Ordine della Legion d’Onore
   
Gran Maestro dell'Ordine dell'Unione (come pretendente) - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine dell’Unione (come pretendente)
   
Medaglia di Sant'Elena - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia di Sant’Elena
     «Creatore dell’ordine»
Médaille militaire - nastrino per uniforme ordinaria    Médaille militaire
   
Médaille commémorative de la expedition in Mexique - nastrino per uniforme ordinaria    Médaille commémorative de la expedition in Mexique
   
Medaille Commémorative de la Campagne d'Italie de 1859 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata (Regno d'Italia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata (Regno d’Italia)
     1849
Cavaliere di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Regno d'Italia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Regno d’Italia)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia
   
Medaglia d'Oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’Oro al Valor Militare
   
Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro
   
Cavaliere di Gran Croce del Reale Ordine di San Ferdinando e del Merito - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce del Reale Ordine di San Ferdinando e del Merito
   
Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giuseppe
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale della Cambogia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale della Cambogia
   
Cavaliere di Collare dell'Ordine Piano - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Collare dell’Ordine Piano
   
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Nera
   
Cavaliere di I classe dell'Ordine dell'Aquila Rossa - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di I classe dell’Ordine dell’Aquila Rossa
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Guglielmo (Paesi Bassi) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Militare di Guglielmo (Paesi Bassi)
   
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Casata Ernestina di Sassonia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Casata Ernestina di Sassonia
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Luigi d'Assia (Granducato d'Assia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Luigi d’Assia (Granducato d’Assia)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona Fiorata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona Fiorata
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Torre e della Spada - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Torre e della Spada
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Nazionale della Croce del Sud
   
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Uberto - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Uberto
   
Gran Cordone dell'Ordine reale di Leopoldo - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Cordone dell’Ordine reale di Leopoldo
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale di Santo Stefano d’Ungheria
   
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini
     10 ottobre 1855
Cavaliere di I classe dell'Ordine di Medjidié (Impero ottomano) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di I classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Fedeltà - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Fedeltà
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona del Württemberg - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona del Württemberg
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone e del Sole - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Leone e del Sole
   
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Andrea - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Sant'Alexander Nevsky - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di Sant’Alexander Nevsky
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dell'Aquila Bianca - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Bianca
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Sant'Anna - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Sant’Anna
   
Collare dell'Ordine Imperiale dell'Aquila Messicana - nastrino per uniforme ordinaria    Collare dell’Ordine Imperiale dell’Aquila Messicana
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Salvatore (Grecia)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Spada - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Spada
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Carlo - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Carlo
   
Cavaliere dell'Ordine di Nichan Iftikar - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Nichan Iftikar
   
Cavaliere dell'Ordine del Leone d'Oro di Nassau - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Leone d’Oro di Nassau
   
Cavaliere dell'Ordine del Falco Bianco - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Falco Bianco
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Nostra Signora di Guadalupe - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di Nostra Signora di Guadalupe
   
Fascia dei Tre Ordini - nastrino per uniforme ordinaria    Fascia dei Tre Ordini
     1854

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Arc. 2742: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III in gran tenuta da Generale di Divisione (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.

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Arc. 2173: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III in gran tenuta da Generale di Divisione (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.

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Arc. 1295: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Disdéri – Paris.

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Arc. 408: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 1865 ca.

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Arc. 1385: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris.

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Arc. 14: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1872 ca.

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Arc. 666: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris.

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Arc. 2173: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, meglio noto con il nome di Napoleone III (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873). Fotografia CDV. Fotografo: Le Jeune – Paris.

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Arc. 1807: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920. Era figlia del conte Cipriano Guzmán y Porto Carrero, conte di Teba e di Montijo, duca di Peñaranda e di Maria Manuela Kirkpatrick, americana di origine scozzese. Quest’ultima, rimasta vedova, si stabilì in Francia con la figlia minore Eugenia, mentre la maggiore Maria aveva fin dal 1844 sposato il duca d’Alba. Il principe Luigi Napoleone che, dopo il colpo di stato del 2 dicembre 1851 aveva scambiato la presidenza della Repubblica francese col trono imperiale, s’invaghì della bellissima contessina di Montijo, introdotta dalla madre nell’alta società e abituata alla famigliarità con letterati quali lo Stendhal e il Mérimée. Un soggiorno delle Montijo a Compiègne maturò la decisione di Napoleone III, che il 22 gennaio 1853 annunciò ai presidenti del Senato, del Corpo legislativo e del Consiglio di stato il suo fidanzamento. Il matrimonio civile ebbe luogo nel palazzo delle Tuileries il 29 gennaio e l’indomani fu celebrato quello religioso nella cattedrale di Notre Dame. Nei primi tempi dell’impero Eugenia mostrava di dividere le simpatie del marito per l’Italia e per la casa di Savoia; ma quando queste vennero a trovarsi in crescente dissenso con la S. Sede, la devozione alquanto ristretta della giovane Spagnola la rese sempre meno propensa alla causa italiana. Se ne ebbero le prime prove allorché, nato il 16 marzo 1856 un figlio maschio all’imperatore, la madre desiderò che avesse a padrino di battesimo il papa Pio IX e se ne vide la ripercussione nel raffreddarsi dell’interessamento della sovrana per i plenipotenziari sardi al congresso di Parigi. Da allora in poi la benevolenza che l’imperatrice mantenne vivissima per taluni Italiani, quali il conte Francesco Arese e poi il Nigra, non impedì che essa si sforzasse di trattenere Napoleone III nella sua politica a vantaggio del Risorgimento italiano. Già durante la campagna del 1859 l’imperatrice aveva temuto che il consorte sfidasse pericolosamente l’impopolarità, imponendo al popolo riluttante l’onere della guerra per interessi non suoi. Essa scriveva però in uno sfogo confidente all’Arese che lavorava più che poteva “à devenir italienne”. Sforzo e risultato che parvero effimeri, se pure si realizzarono; perché l’irritazione degli Italiani contro l’armistizio di Villafranca fu dall’imperatrice scambiata per ingratitudine e la soddisfazione ch’essa provò per l’annessione di Nizza e della Savoia fu ben presto cancellata dalla sua trepidanza per il potere temporale dei papi, che vedeva minacciato dalle insurrezioni e dalle annessioni dell’Italia centrale. L’atteggiamento che il conte di Cavour dovette assumere nel 1861 contro il giovane re Francesco II di Napoli per assicurare l’unità italiana provocò altre riluttanze dell’imperatrice ad accettare i fatti compiuti. Soltanto dopo la morte del conte di Cavour e l’insuccesso delle trattative da lui avviate con la S. Sede per la rinuncia del potere temporale, l’imperatrice parve acconciarsi all’esistenza dell’alleanza franco-italiana, purché sulla piattaforma di rassegnata attesa che il Drouyn de Lhuys credeva di essersi garantita con la Convenzione di settembre. Alle schiette preoccupazioni ispiratele dalla sua concezione religiosa, che fecero dell’imperatrice la grande paladina del mantenimento delle truppe francesi a Roma, si venivano aggiungendo, man mano che la salute di Napoleone III declinava, pericolose velleità della sovrana d’ingerirsi nella politica generale, certo con ansietà di sposa e di madre, ma obbedendo spesso a influenze imponderabili e irresponsabili. Nella crisi politica che seguì alla campagna vittoriosa della Prussia, l’imperatrice Eugenia fu chiamata dal marito a partecipare al famoso consiglio del 5 luglio 1866, in cui fu decisa la rinuncia alla mediazione armata proposta dal Drouyn de Lhuys. Da quella epoca in poi l’ingerenza della sovrana, sospinta dalle ansie materne, si fece sempre più costante e visibile in tutta l’attività politica del regime, sì da provocare le lagnanze del più antico dei collaboratori dell’imperatrice, il duca di Persigny. L’imperatrice Eugenia diede prova di un’accorata pietà ricevendo la sventurata imperatrice Carlotta del Messico, ma nulla poté fare per evitare la catastrofe di Querétaro. Accompagnò Napoleone III nel viaggio a Salisburgo che si volle configurare come una manifestazione di simpatia nel lutto della casa d’Asburgo. Spinta verosimilmente dal desiderio di assicurare la trasmissione del trono al figlio, l’imperatrice profittò dell’ascendente sempre maggiore che aveva saputo acquistare sul marito per farsi designare reggente. La suscettibilità nei riguardi del figlio provocò in lei risentimenti pericolosi verso le critiche degli oppositori e le manifestazioni come quella del figlio del repubblicano Cavaignac, che rifiutò di ricevere dalle mani del principe imperiale un premio scolastico. Dominata da queste preoccupazioni intervenne spesso nei consigli della Corona e forzò la mano a Napoleone III, trattenendolo dal concludere nel 1869 l’alleanza con l’Austria e l’Italia, che avrebbe dovuto avere per prezzo l’evacuazione di Roma da parte delle truppe francesi. Scoppiata la gravissima crisi del luglio 1870, l’imperatrice, accecata dal timore che l’arrendevolezza verso la Germania minacciasse il prestigio della dinastia, contribuì a far abbandonare il progetto di congresso vagheggiato il 14 luglio da Napoleone III. Investita da questo della reggenza, subì le più pericolose illusioni del potere e ostinatasi a non rinunciarvi appoggiò tutti i piani che potessero escludere il ritorno dell’imperatore a Parigi. Si arbitrò a far convocare il Corpo legislativo dopo i primi disastri militari dell’agosto, ed ebbe grande influenza nella sostituzione del ministero presieduto dal conte di Palikao a quello dell’Ollivier. Solo il 4 settembre si rifiutò di affrontare le terribili incognite di una guerra civile e cessò da ogni resistenza mostrandosi disposta a cedere il potere al Corpo legislativo. La prevalenza dei repubblicani in quella giornata costrinse l’imperatrice ad abbandonare clandestinamente il castello delle Tuileries con l’aiuto degl’inviati dell’Austria e dell’Italia, principe di Metternich e conte Nigra. Riparò in casa di un dentista americano, il dottor Evans, che la condusse nella sua carrozza a Deauville sulla costa normanna, donde un gentiluomo inglese, sir John Burgoyne, la trasportò sul suo yacht in Inghilterra durante una furiosa tempesta. Quivi la disgraziata sovrana poté ricongiungersi col giovane principe imperiale, che attraverso il Belgio si era pure riparato in territorio britannico. Soprattutto dopo la morte di Napoleone III avvenuta nel 1873 a Chislehurst, l’imperatrice si consacrò con appassionato fervore all’educazione del figlio, ma ebbe lo strazio di vederlo cadere nel 1879 vittima degli Zulù durante una spedizione coloniale britannica alla quale egli aveva ottenuto di partecipare. Visse abbastanza a lungo per poter organizzare, novantenne, nella sua residenza inglese di Farnborough, un ospedale per i feriti della guerra mondiale. Fotografia CDV. Fotografo: Disdéri – Paris.

Onorificenze

Dama di Gran Croce dell'Ordine dell'Impero Britannico (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria    Dama di Gran Croce dell’Ordine dell’Impero Britannico (Regno Unito)
     Farnborough, marzo 1919
Rosa d'Oro (Santa Sede) - nastrino per uniforme ordinaria    Rosa d’Oro (Santa Sede)
     1856
Dama di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di San Carlo (Messico) - nastrino per uniforme ordinaria    Dama di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di San Carlo (Messico)
   
Dama dell'Ordine della Croce Stellata (Austria) - nastrino per uniforme ordinaria    Dama dell’Ordine della Croce Stellata (Austria)
   
Dama Nobile dell'Ordine della regina Maria Luisa (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Dama Nobile dell’Ordine della regina Maria Luisa (Spagna)

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Arc. 985: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

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Arc. 1926: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Mayer & Pierson – Paris. 

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Arc. 543: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

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Arc. 33: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky -Parigi. 1870 ca.

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Arc. 1643: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: E. & H.T. Anthony – New York. 

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Arc. 1316: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Thiebault – Paris. 

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Arc. 1426: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo (Granada, 5 maggio 1826 – Madrid, 11 luglio 1920), diciannovesima contessa di Teba e decima contessa di Montijo, fu imperatrice consorte dei Francesi dal 1853 al 1870. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris. 

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Arc. 902: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte e la moglie María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris.

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Arc. 1391: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo e il figlio Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris.

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Arc. 1829: María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick, nota come Eugenia de Montijo e il figlio Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 1310: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, la moglie María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick e il figlio Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris.

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Arc. 1644: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, la moglie María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick e il figlio Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.

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Arc. 2174: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte,  (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). La sua nascita, avvenuta negli anni migliori del Secondo Impero, sembrò garantire l’avvenire della dinastia bonapartista in Francia. Dopo la proclamazione della Terza Repubblica francese, il 4 settembre 1870, Napoleone Eugenio Luigi si rifugiò in Belgio. Un mese più tardi sbarcò ad Hastings nel Regno Unito per raggiungervi la madre, l’imperatrice Eugenia. Qui chiese ed ottenne di essere ammesso al British Military College. Al termine dei corsi fu trasferito in artiglieria, l’arma del suo famoso prozio. Alla morte del padre, il 9 gennaio 1873, i bonapartisti lo proclamarono Napoleone IV. Nel corso degli anni ’70 si discusse di un suo possibile matrimonio con la principessa Beatrice, ultima nata della Regina Vittoria. Con lo scoppio della guerra degli zulu nel 1879, il principe imperiale, raggiunto il grado di sottotenente, insisté presso le autorità militari del Regno Unito affinché lo inviassero in Africa per partecipare al conflitto, cosa che avvenne. Arrivato nella terra degli Zulu, fu posto agli ordini di Lord Chelmsford ma non poté prendere parte alle operazioni poiché quest’ultimo dispose che non fosse impegnato in combattimenti, temendo ripercussioni politiche nel caso avesse patito gravi ferite o addirittura fosse deceduto in battaglia. Il 1º giugno di quell’anno egli, il sottotenente Carey ed una scorta di sette cavalleggeri usciti in perlustrazione, si fermarono per una pausa di riposo in un accampamento abbandonato dagli Zulu presso il fiume Tyotyosi. Proprio quando tutti gli uomini erano ormai montati a cavallo per ripartire, tranne il principe che si era attardato, furono oggetto di un improvviso attacco da parte di una quarantina di Zulu che si erano avvicinati nell’erba alta fino a pochi passi dal gruppo. Tutti gli uomini a cavallo si diedero immediatamente alla fuga, benché due britannici e una guida fossero uccisi. Se i rimanenti riuscirono a fuggire, il principe, che aveva maldestramente tentato di balzare a cavallo riuscendo però soltanto a strappare una delle cinghie della sella, dopo una brevissima fuga a piedi venne raggiunto e ucciso dai guerrieri Zulu in un canalone poco distante. Seguirono molte polemiche sul comportamento del sottotenente Carey, accusato di aver abbandonato il principe per codardia, a prescindere dal fatto che fosse stato effettivamente possibile, in quel frangente, salvargli la vita. La sua morte fece un grande scalpore in Europa poiché egli era l’ultima speranza di una successione dinastica dei Bonaparte al trono imperiale di Francia. Più tardi i capi Zulu sostennero che, se avessero saputo chi era, non lo avrebbero ucciso. Per cercare di placare l’ira dei bonapartisti, venne accreditata la leggenda che il principe fosse morto eroicamente. La sua salma, benché ormai decomposta, diversi mesi dopo fu riportata nel Regno Unito e sepolta a Chislehurst. Successivamente essa fu trasferita nel mausoleo fatto costruire dalla madre come cripta imperiale presso l’abbazia di San Michele a Farnborough nello Hampshire, accanto al padre. Come suo erede il principe imperiale aveva nominato Napoleone Vittorio Bonaparte, trascurando il genealogicamente precedente padre di Vittorio, il detestato Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte, che entrò per questo in lite con il figlio. Nel 1998 fu assegnato ad un asteroide il nome di Piccolo Principe, in ricordo di Napoleone Eugenio Luigi, poiché esso orbita intorno ad all’asteroide 45 Eugenia, che prese il nome da sua madre. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris.

Onorificenze

Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia)
     14 giugno 1856

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Arc. 1500: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte,  (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 1362: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte,  (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia formato 19 x 14,4. Fotografo: Disdéri – Paris. 

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Arc. 2650: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in piccola montura da Granatiere della Guardia Imperiale (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris.

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Arc. 3144: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in piccola montura da Granatiere della Guardia Imperiale (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: L. Cremiére & C. – Paris. 

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Arc. 1643: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in gran montura da Tamburino dei Granatieri della Guardia Imperiale (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

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Arc. 903: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in tenuta da caccia, (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: C. Hideux – Compiègne. 

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Arc. 2650: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in gran montura da Granatiere della Guardia Imperiale (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Mayer & Pierson – Paris.

 

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Arc. 3278: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in gran montura da Granatiere della Guardia Imperiale (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Disdéri – Paris. 

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Arc. 1580: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte,  (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 1609: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in uniforme da Sottotenente di Fanteria dell’esercito imperiale inglese (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia formato gabinetto. Fotografo: Cavilla & Bruzon – Gibraltar. 

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Arc. 859: Napoleone Eugenio Luigi Giovanni Giuseppe Bonaparte in uniforme da Sottotenente di Fanteria dell’esercito imperiale inglese (Parigi, 16 marzo 1856 – Natal, 1º giugno 1879). Fotografia formato gabinetto. Fotografo: A. Bassano – London. 

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904: Girolamo Bonaparte(Ajaccio, 15 novembre 1784 – Villegénis, 24 giugno 1860). Era figlio del generale Carlo Maria Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino, ultimo fratello di Napoleone Bonaparte. Uscito dal collegio di Jully, ove compì i suoi studi, entrò nel gennaio del 1800 in Marina e l’anno successivo ottenne il grado di Guardiamarina. Suo cognato, il generale Victor Emanuel Leclerc, lo condusse con sé a Santo Domingo, ove si recava per sedare la rivolta di Toussaint Louverture. Tornato in Francia con importanti messaggi per Napoleone Bonaparte, ripartì per la Martinica al comando della nave L’Épervier e con la ripresa delle ostilità contro l’Inghilterra, ricevette l’ordine di incrociare di fronte alla rada di Saint-Pierre e dell’isola di Tobago. Costretto dopo alcuni mesi dalla marina britannica a rinunciare a questa sorveglianza, si recò a New York, ove sposò la figlia minorenne di William Patterson, un commerciante di Baltimora, Elisabetta Patterson, incontrando, così come era stato per il fratello Luciano, la totale disapprovazione di Napoleone. Il matrimonio fu poi annullato in Francia nel 1805 nonostante fosse già nato a Londra il figlio Girolamo Napoleone. Rientrato fortunosamente in Francia nel 1805 (rischiò più volte in mare di essere catturato dalla marina inglese), fu incaricato dal fratello imperatore di andare ad Algeri a recuperare 250 genovesi prigionieri del Bey Hussein che li tratteneva come schiavi: il successo di questa missione gli valse il titolo di Capitano di Vascello. Dal comando di un vascello, Le Vétéran, passò a quello di una squadra di otto vascelli che condusse nel 1806 alla Martinica. Una tempesta di vento disperse la squadra e lui ne approfittò per abbandonare la squadra e tornarsene con Le Vétéran in Francia, senza avvisare il comandante Ammiraglio Willaumez. Inseguito dagli inglesi riuscì, grazie anche all’abilità del suo pilota Jean Marie Furic, a riparare a Concarneau (Bretagna). In Francia fu nominato quello stesso anno Contrammiraglio, principe di Francia, con una rendita di un milione, fu decorato della Grand’Aquila della Legion d’Onore e ritrovò il suo posto nell’ambito della famiglia Bonaparte. Ad agosto del 1807 sposò Caterina di Württemberg, figlia del re Federico I del Württemberg e subito dopo il fratello imperatore lo fece re di Vestfalia, mandandolo a risiedere nel castello di Wilhelmshöhe a Kassel, in Germania. Il regno, vassallo dell’Impero francese, ebbe un ruolo fondamentale nel supporto e nel sostentamento finanziario delle truppe francesi durante le guerre napoleoniche sul fronte orientale, in particolar modo durante la campagna di Russia. Giovane, spensierato e frivolo, mancava spesso di prudenza e moderazione, condusse una vita di divertimenti e si circondò di amanti. Napoleone gli affiancò due ministri, Beugnot e Reinhart, perché si occupassero dell’amministrazione, ma per loro fu molto difficile controllare il giovane scapestrato. A novembre dello stesso anno Girolamo diede al novello regno un regime costituzionale sul modello francese, ma la sua amministrazione lasciò parecchio a desiderare per l’eccesso di spese e di tasse. Nell’agosto 1807 lasciò la marina per assumere il comando delle truppe bavaresi e del Württemberg con le quali occupò la Slesia sottraendola al re di Prussia, il che gli varrà, tre mesi dopo la pace di Tilsit, il grado di Generale di Divisione. Nel 1812, lasciato il governo della Vestfalia agli amministratori, seguì Napoleone nella Campagna di Russia con il comando di uno dei dodici corpi d’armata di cui era costituita la Grande Armée (24 giugno 1812). Qui non si distinse certo per bravura, tanto che nemmeno un mese dopo, rimproverato severamente dal fratello per il mancato intervento contro le truppe del generale russo Bagration, si adontò e si dimise tornandosene in Vestfalia. Durante i Cento giorni ricevette dal fratello il comando di una divisione nel II Corpo d’armata del generale Reille, ma non diede neppure in questa occasione una buona prova di sé: nell’ambito della battaglia di Waterloo attaccò insistentemente il nemico ad Hougoumont (un obiettivo di scarsa importanza), provocando gravi perdite nella sua divisione e costringendo il suo comandante a distogliere forze preziose in altro settore per toglierlo dai guai.Dopo i disastri del 1812 e 1813 dovette abbandonare il regno di Vestfalia, ma la moglie Caterina non lo lasciò e lo accompagnò a Parigi. Nel marzo 1814 si dovettero separare, lei rientrò nel Württemberg e lui accompagnò l’imperatrice Maria Luisa d’Asburgo-Lorena a Blois. Dopo l’abdicazione di Napoleone tornò alla corte del Württemberg. Nel 1815 si trovava con la moglie a Trieste quando la notizia del ritorno del fratello dall’esilio dell’isola d’Elba lo riportò a Parigi. La caduta definitiva del fratello imperatore costrinse Girolamo ad allontanarsi dalla Francia ed a rientrare alla corte del suocero. Qui gli fu dato il castello di Ellwangen con l’obbligo di risiedervi con la moglie. Nel giugno 1816, poco prima di morire, il suocero lo creò principe di Montfort. Il mese successivo si trasferì a Vienna con la famiglia per incontrare la sorella Carolina, vedova di Gioacchino Murat. Da allora risiedé alternativamente a Vienna ed a Trieste dove acquistò la villa del barone Cassis (poi Necker). Tuttavia il ministro Metternich non tollerò la presenza di un Bonaparte in una città marittima dell’impero austriaco. Il 26 marzo 1823 Girolamo fu costretto abbandonare Trieste e, dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità pontificie, proseguì il suo esilio a Roma dove lo attendeva sua madre, Maria Letizia Ramolino, ed altri membri della famiglia imperiale. Nella città eterna acquistò dal fratello Luciano Bonaparte Palazzo Nunes. Dal 1825 il principe di Montfort iniziò a frequentare Porto San Giorgio e Fermo nelle Marche ospite della nobile famiglia Trevisani e dei conti Maggiori. Girolamo Bonaparte dimorò dal 1827 anche presso il palazzo Nannerini a Fermo (oggi Palazzo Monsignani – Sassatelli, sede della Prefettura) dove, a partire dal 1810, era vissuto il Viceré del Regno Italico Eugenio, figliastro di Napoleone. Dal 1829 al 1831 Girolamo si stabilì con la famiglia a Porto San Giorgio, non appena furono terminati i lavori della villa Caterina (alias Villa Bonaparte) in stile neoclassico su progetto dell’architetto Ireneo Aleandri. I lavori furono seguiti anche dal Colonnello Pier Damiano Armandi, amministratore dei beni del principe. Girolamo fu costretto, tuttavia, a lasciare la residenza marittima, su ordine delle autorità pontificie, dopo i falliti moti del 1831 nel fermano ed il ripristino dello Stato Pontificio. La villa fu acquisita dalla Reverenda Camera Apostolica. Deceduta la moglie Caterina nel 1835, nel 1840 sposò in segreto una nobildonna italiana, Giustina Pecori-Suárez (1811–1903), vedova del marchese Luigi Bartolini-Baldelli, con il solo rito religioso, a Firenze. Solo nel 1853 il matrimonio venne reso pubblico e celebrato a Parigi con cerimonia civile. Girolamo Bonaparte rientrò in Francia dopo gli avvenimenti del febbraio 1848, vivendo a Parigi una vita ritirata, in un appartamento situato al numero 3 della rue d’Alger. La popolarità politica crescente di suo nipote, il principe Luigi Napoleone e futuro Napoleone III di Francia, lo costringeva infatti a mantenersi in disparte per non ostacolare le attività politiche del parente. Questo atteggiamento cessò con la nomina di Luigi alla presidenza, ottenuta con sei milioni di voti. A questo punto Girolamo venne nominato il 23 dicembre 1848 governatore generale dell’Hôtel des Invalides e Maresciallo di Francia il 1º gennaio 1850. Divenne successivamente presidente del Senato nel 1851 e fu reintegrato, dopo il ristabilimento dell’Impero, del titolo e degli onori di Principe imperiale nel 1852. Le sue spoglie riposano nella cattedrale di Saint Louis des Invalides. La tomba è situata accanto al grande sarcofago di Napoleone, insieme a quella del fratello più grande Giuseppe Bonaparte, dei generali Duroc e Bertrand e del nipote, il Re di Roma. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

Onorificenze

Gran Maestro dell'Ordine della Corona di Vestfalia - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Maestro dell’Ordine della Corona di Vestfalia
     25 dicembre 1809
Decorato con il gran collare dell'Ordine della Legion d'Onore (benemerenza non statuaria) - nastrino per uniforme ordinaria    Decorato con il gran collare dell’Ordine della Legion d’Onore (benemerenza non statuaria)
   
Grand Aigle dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Grand Aigle dell’Ordine della Legion d’Onore
   
Gran Dignitario dell'Ordine della Corona Ferrea - nastrino per uniforme ordinaria    Gran Dignitario dell’Ordine della Corona Ferrea
   
Medaglia di Sant'Elena - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia di Sant’Elena
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro
   
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Andrea - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea
     Almanacco Imperiale del 1810
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona Fiorata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona Fiorata
     Almanacco Imperiale del 1810
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giuseppe
     Almanacco Imperiale del 1810
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Fedeltà - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Fedeltà
   
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini
     3 novembre 1810

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Arc. 105: Girolamo Bonaparte (Ajaccio, 15 novembre 1784 – Villegénis, 24 giugno 1860) fu re di Vestfalia (1807 – 1813), principe di Montfort (1816 – 1860) e Maresciallo di Francia dal 1850. Era figlio del generale Carlo Maria Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino, ed ultimo fratello di Napoleone Bonaparte. Fotografia formato gabinetto 11 x 16,5. Fotografo: Montabone – Torino.

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Arc. 915: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon in gran tenuta da Generale di Divisione (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Napoleone Giuseppe Carlo era figlio di Girolamo Bonaparte (1784 – 1860), fratello minore di Napoleone Bonaparte, e della principessa Caterina di Württemberg (1783 – 1835). Il Principe Napoleone, o Plon-Plon, come veniva chiamato dai famigliari, fu ufficiale dell’esercito del Württemberg dal 1837 al 1840. Nel 1848 fu un membro dell’Assemblea costituente in Francia. Durante l’impero del cugino Luigi Napoleone (Napoleone III) divenne generale di divisione nell’esercito francese e prese parte, in tale funzione, alla guerra di Crimea. Siccome questa guerra andava per le lunghe, il principe Napoleone lasciò le truppe. L’opinione pubblica francese perciò lo accusò di vigliaccheria, ma il generale François Certain de Canrobert lo difese, giustificando il suo abbandono con la «insalubrità e scomodità della vita negli acquartieramenti». Durante la seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 comandò il V Corpo. Nel biennio 1864 / 1865 fu membro del Consiglio Segreto. Nel 1876 fu eletto alla Camera dei Deputati francese. Dopo la morte di Napoleone Eugenio Luigi, figlio di Napoleone III, nella guerra degli Zulu (1879), divenne il capo riconosciuto della famiglia Bonaparte. Il 16 gennaio 1883 il principe Napoleone fu arrestato a Parigi per aver sponsorizzato un plebiscito a favore del suo diritto al trono e nel 1886, a causa della sua potenziale pretesa al trono imperiale, fu bandito dal territorio francese. Morì nel 1891 ed il suo corpo venne inumato presso la basilica di Superga, a Torino. Napoleone Giuseppe Carlo sposò il 30 gennaio 1859 Maria Clotilde di Savoia (Torino, 2 marzo 1843 – Moncalieri, 25 giugno 1911), figlia del re di Sardegna (e poi d’Italia) Vittorio Emanuele II. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris.

Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore
   
Medaille Commémorative de la Campagne d'Italie de 1859 - nastrino per uniforme ordinaria    Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859
   
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d’oro al valor militare
     «Per il valore dimostrato nella Battaglia di Magenta»
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini
     12 settembre 1856

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Arc. 115: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon in gran tenuta da Generale di Divisione (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: Boglioni – Torino. 1865 ca.

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Arc. 3144: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: E. Anthony – New York. 

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Arc. 685: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris.

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Arc. 74: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Parigi. 1865 ca.

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Arc. 905: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: sconosciuto.

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Arc. 1489: Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) oppure Plon Plon (Trieste, 9 settembre 1822 – Roma, 17 marzo 1891). Fotografia CDV. Fotografo: C. D. Fredericks – New York. 

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Arc. 413: Mathilde Létizia Wilhelmine Bonaparte (Trieste, 20 maggio 1820 – Parigi, 2 gennaio 1904). Figlia di Girolamo Bonaparte, ex re di Vestfalia, e della sua seconda moglie, Caterina di Württemberg, la principessa Matilde fu allevata a Roma e Firenze dove i suoi genitori erano in esilio. Nel 1835 fu fidanzata con suo cugino Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III. Aveva allora 15 anni. Il padre, rimasto vedovo da poco, fu privato di gran parte delle sue risorse che provenivano essenzialmente dal suocero, Guglielmo I, re del Württemberg. In vista del matrimonio, Jérôme Bonaparte acquistò a credito, per la giovane coppia, il castello di Gottlieben, vicino ad Arenenberg dove soggiornano Hortense de Beauharnais e suo figlio. Tuttavia, il fidanzamento fallì in parte perché il re Guglielmo I disapprovava l’unione (a causa del passato carbonaro di Luigi Napoleone) ma anche a causa di obiezioni finanziarie, sollevate da Luigi Bonaparte, padre di Luigi Napoleone. Sposò il 1° novembre 1840 a Firenze il conte Anatole Demidoff, intitolato Principe di San Donato poco prima delle nozze con il Granduca Leopoldo II di Toscana (titolo non riconosciuto in Russia). Questo matrimonio senza eredi fu stato un fallimento. Il principe Demidoff, favolosamente ricco ma violento, si rifiutò di lasciare la sua amante, Valentine de Sainte-Aldegonde. Mathilde fuggì a Parigi portando con sé i gioielli che avrebbero dovuto costituire la sua dote, ma che Jérôme Bonaparte, ancora a corto di soldi, aveva venduto a Demidoff prima del matrimonio. Nonostante ciò, Demidoff fu condannato dal tribunale di San Pietroburgo a pagare alla principessa Mathilde una pensione di 200.000 franchi all’anno e non recuperò mai i gioielli. I coniugi furono autorizzati a separarsi nel 1847 per decisione personale dell’imperatore di Russia Nicola I. Mathilde si era già stabilita a Parigi nel 1846, alla fine del regno di Luigi Filippo, con il suo amante conte Emilien de Nieuwerkerke, che aveva conosciuto qualche anno prima a San Donato. Due anni dopo, suo cugino Luigi Napoleone fu eletto Presidente della Repubblica (divenne poi Imperatore). Trovò al suo fianco un ruolo da protagonista. Dal 1848 al 1852, Mathilde servì come padrona di casa all’Eliseo, con il presidente che era ufficialmente single (sebbene in una relazione dal 1846 con Harriet Howard, una donna inglese divorziata). È la prima ad occupare questo ruolo all’Eliseo, essendo suo cugino il primo Presidente della Repubblica. Possiamo dire oggi che Mathilde Bonaparte fu la prima donna ad aver disegnato il ruolo di first lady in Francia (termine che compare molto più tardi con Marguerite Lebrun). Lucida sul mondo, si rese conto di quanto fosse fortunata e si chiese come sarebbe stata la sua vita se suo zio non fosse diventato Napoleone I. Disse spesso: “Senza Napoleone I, venderei arance per le strade di Ajaccio. » Sotto il Secondo Impero e la Terza Repubblica, tenne un popolare salotto letterario a Parigi. Convinta bonapartista, ciò non le impedì di ricevere scrittori di ogni colore politico (Paul Bourget, i fratelli Goncourt, Gustave Flaubert, Tourgueniev, tra gli altri). Nemica del galateo, “accoglieva tutti i suoi visitatori, secondo Abel Hermant, con un atteggiamento senza cerimonie che era l’estrema raffinatezza della condiscendenza e della cortesia. » Nel 1868, Théophile Gautier, con il quale mantenne rapporti amichevoli, divenne il suo bibliotecario. In seguito pubblicò le lettere da lui indirizzate con la collaborazione del nipote conte Giuseppe Primoli. Il fatto di tenere un salotto gli procurava, come si usava allora, le piccole frasi sibilline del dandy. Boni de Castellane, allora giovanissimo, si permise di criticare un suo ritratto, dicendo: “Il suo ritratto, di Benjamin-Constant, le dava l’aspetto di un usciere di teatro a cui mancavano solo il cappello e i fiocchi blu o rosa”. Criticò anche la sua villa di rue de Berri, con questo personalissimo commento: “La sua casa di rue de Berri, tappezzata e arredata alla maniera napoleonica, era orribile”. La principessa Mathilde si sforzò di mantenere stretti legami con la corte russa. Dopo la morte del primo marito e la caduta dell’Impero nel 1870, andò in esilio per un anno in Belgio per poi tornare in Francia. Nel 1879 l’Almanacco di Gotha riportava che aveva sposato segretamente il suo ultimo amante, il poeta Claudio Popelin (1825-1892), cosa che si affrettò a negare.  Marcel Proust in gioventù frequentava il salotto della principessa Mathilde nella sua villa privata al 20 di rue de Berri. A quel tempo, c’erano solo pochi ex bonapartisti, ma anche Charles Haas (modello di Charles Swann), Paul Bourget (uno dei modelli di Bergotte), Georges de Porto-Riche, il dottor Samuel Pozzi, il conte Primoli, il conte Benedetti (ex ambasciatore, uno dei modelli di M. de Norpois), Louis Ganderax, o lo Strauss. Il seguente aneddoto basta a descrivere il suo carattere forte: unica di casa Bonaparte rimasta in terra francese dopo il voto sulla seconda legge sull’esilio (giugno 1886), fu invitata, dieci anni dopo, alla cerimonia di ricevimento della coppia imperiale russa alla cappella degli Invalides da Félix Faure, allora ministro. La settuagenaria principessa, un quarto di secolo dopo la caduta dell’impero, restituì il bristol al ministro con queste parole: “Questa carta non mi serve, ho la chiave”, e facendo sapere che sarebbe servita a recarsi liberamente nel luogo cui spettava per eredità il diritto di accesso o che si astenesse del tutto dal presentarsi alla cerimonia. Infine, l’ammiraglio Duperré gli fece uno speciale invito alla cappella dove, la mattina del 7 ottobre 1896, lo attendeva solo il suo inginocchiatoio.”. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 536: Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski, conte (principe dal 1866) (Walewice, 4 maggio 1810 – Strasburgo, 27 ottobre 1868). Figlio naturale di Napoleone Bonaparte e di Maria Walewska, prese parte all’insurrezione polacca del 1830. Naturalizzato francese, combatté in Algeria come ufficiale della Legione straniera francese e successivamente iniziò la carriera diplomatica. Si dedicò in ugual misura alla letteratura e al giornalismo, pubblicando “Una parola sulla questione d’Africa” nel 1837 e “L’alleanza inglese” nel 1838. Fondò il giornale Le Messager. Fu ambasciatore a Firenze nel 1849, a Napoli nel 1850, a Madrid nel 1851 e a Londra nel 1851. Fu ministro degli affari esteri dal 7 maggio 1855 al 4 gennaio 1860. Oppositore di Napoleone III sulla questione italiana, diede le dimissioni ma ottenne il ministero di Stato e la direzione dell’Académie des beaux-arts. Fu eletto deputato nelle Landes. Presiedette il corpo legislativo dal 1865 al 1867 e venne creato principe dal cugino imperatore nel 1866. Morì all’età di 58 anni per un ictus mentre si trovava a Strasburgo; fu poi seppellito a Parigi nel cimitero del Père-Lachaise.

Onorificenze

Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera (Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Nera (Prussia)
   
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia)
     20 dicembre 1855
Senatore di Gran Croce del Sacro Imperiale Angelico Ordine Costantiniano di San Giorgio (Ducato di Parma) - nastrino per uniforme ordinaria    Senatore di Gran Croce del Sacro Imperiale Angelico Ordine       Costantiniano di San Giorgio (Ducato di Parma)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria   Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Virtuti Militari (Polonia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Virtuti Militari (Polonia)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero austriaco) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale di Santo Stefano               d’Ungheria  
   
Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
     1859

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Arc. 1385: Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski, conte (principe dal 1866) (Walewice, 4 maggio 1810 – Strasburgo, 27 ottobre 1868). Figlio naturale di Napoleone Bonaparte e di Maria Walewska, prese parte all’insurrezione polacca del 1830. Fotografia CDV. Fotografo: Disdéri – Paris.

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Arc. 2654: Jerome Napoleon Bonaparte II in uniforme da Tenente dell’8° Reggimento Cacciatori d’Africa (Baltimora 5 novembre 1830 – Prides Crossing 3 settembre 1893). Era nato a Baltimora, nel Maryland, il 5 novembre 1830. Era il figlio maggiore del franco-americano Jérôme Napoléon Bonaparte (1805–1870) e sua moglie, Susan May Williams (1812–1881). Suo fratello minore era Charles Joseph Bonaparte, che prestò servizio come Procuratore Generale degli Stati Uniti e Segretario della Marina sotto Theodore Roosevelt. I suoi nonni paterni erano Jérôme Bonaparte, che regnò come re di Westfalia dal 1807 al 1813, e la sua prima moglie, l’erede americana Elizabeth Patterson Bonaparte. Tramite suo nonno, era pronipote dell’imperatore Napoleone, morto nel 1821. I suoi nonni materni erano Sarah (nata Copeland) Morton Williams e Benjamin Williams, che aiutarono a fondare la Baltimore and Ohio Railroad, la prima compagnia ferroviaria negli Stati Uniti. Bonaparte entrò nell’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point nel 1848 e si diplomò 11° nella classe del 1852. Dopo la laurea, fu Sottotenente e prestò servizio in Texas con il reggimento dei fucilieri a cavallo. Bonaparte si dimise dall’esercito degli Stati Uniti nell’agosto del 1854 per prestare servizio nell’esercito del suo primo cugino l’imperatore Napoleone III. Poche settimane dopo, fu nominato luogotenente dei dragoni nell’esercito francese. Combatté nella guerra di Crimea, in Algeria, nella campagna italiana e nella guerra franco-prussiana, arrivando al grado di tenente colonnello. Per i suoi servizi, ricevette la decorazione dell’Ordine Medjidie da Abdulmejid I, Sultano di Turchia, la Medaglia di Crimea dalla regina d’Inghilterra, e fu nominato Cavaliere della Legion d’onore. Dopo l’assedio di Parigi, Bonaparte lasciò l’esercito francese e tornò a casa negli Stati Uniti. Al suo ritorno negli Stati Uniti, sposò Caroline Le Roy Appleton Edgar (1840-1911), figlia di Samuel e Julia Appleton e vedova di Newbold Edgar. Caroline era anche la nipote dello statista americano Daniel Webster. Se la sua famiglia non fosse stata esclusa, sarebbe stato il primo nella successione di Bonaparte dal 1873, e ci sarebbe riuscito nel 1879. Bonaparte morì il 3 settembre 1893 a Prides Crossing, Massachusetts. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.

Onorificenze

Grand'Ufficiale della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria    Grand’Ufficiale della Legion d’onore
     
Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Regno Unito)
Cavaliere di I classe dell'Ordine di Medjidié (Impero ottomano) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di I classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
   

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Arc. 1327: Jérôme Napoléon “Bo” Bonaparte (Camberwell, 5 luglio 1805 – Baltimora, 17 giugno 1870). Bonaparte è nacque nel 1805 a Camberwell Grove, Camberwell Londra, ma visse negli Stati Uniti con la sua ricca madre americana, Elizabeth. Il matrimonio di sua madre era stato annullato per ordine dello zio di Jérôme, Napoleone I. L’annullamento causò la revoca del suo diritto di portare il nome Bonaparte, anche se la sentenza fu successivamente revocata da suo cugino, Napoleone III. Si ipotizza che il potenziale titolo di Jérôme sia un motivo per cui l’11 ° Congresso degli Stati Uniti nel 1810 propose l’emendamento sui titoli di nobiltà alla Costituzione degli Stati Uniti che privava un americano della cittadinanza se avesse accettato un titolo di nobiltà da una nazione straniera. L’emendamento non fu mai stato approvato e all’epoca mancava l’approvazione di due sole legislature statali. Si laureò al Mount St. Mary’s College (ora Mount St. Mary’s University) nel 1817 e in seguito conseguì una laurea in giurisprudenza ad Harvard, ma non finì per esercitare la professione di avvocato. Fu un membro fondatore del Maryland Club, di cui fu il primo presidente. Nel novembre 1829 Jérôme Napoleon sposò Susan May Williams, un’erede di Baltimora, ed è da loro che discese la linea americana della famiglia Bonaparte. Ebbero due figli: Girolamo Napoleone Bonaparte II (1830–1893), che prestò servizio come ufficiale negli eserciti sia degli Stati Uniti che della Francia, e Carlo Giuseppe Bonaparte (1851–1921), che divenne procuratore generale e segretario degli Stati Uniti della Marina, e creò anche il Bureau of Investigation, che fu poi ribattezzato Federal Bureau of Investigation. Jérôme Napoleon si rifiutò di aspettare un matrimonio combinato con una principessa europea, optando invece per la fortuna di 200.000 dollari che Susan aveva portato al matrimonio. Nel tentativo di eguagliare la dote dell’erede della ferrovia, il nonno materno dello sposo, William Patterson, uno degli uomini più ricchi del Maryland, regalò alla coppia Montrose Mansion come regalo di nozze. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.

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Arc. 3227: Luigi Luciano Bonaparte (Thorngrove, 4 gennaio 1813 – Fano, 3 novembre 1891). Era figlio di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone I Bonaparte, e della di lui seconda moglie Alexandrine de Bleschamp. Nacque durante il periodo di “cattività” inglese del padre. Dopo il primo anno di vita di Luigi Luciano, la famiglia si ritrasferì in Italia, a Canino (provincia di Viterbo). Egli crebbe quindi in Italia. Studiò ad Urbino presso il collegio dei gesuiti e quindi si dedicò allo studio della mineralogia e della chimica. Nel 1832 sposò la figlia di uno scultore fiorentino, Maria Cecchi (1812 – 1891), ma il matrimonio non fu felice ed i due si lasciarono nel 1850. Egli partecipò alla prima ‘Riunione degli Scienziati Italiani’ a Pisa e la sua prima opera, tutta su temi scientifici, fu pubblicata in Italia. Il suo primo lavoro sui linguaggi d’Europa, il Specimen lexici comparativi, fu anch’esso pubblicato in Italia, a Firenze nel 1847. Questo cambiamento di interessi non è naturale ma Luigi Luciano Bonaparte non fu certo l’unico studente che, alla sua età e dopo aver seguito una determinata disciplina scolastica, si interessò ai problemi delle lingue moderne. In effetti, lo studio delle lingue moderne, a differenza di quello delle antiche, era molto poco diffuso nelle università degli studi nella metà del XIX secolo. Dopo la caduta di Luigi Filippo nel 1848, Luigi Luciano percorse una breve carriera nella Seconda Repubblica francese. Eletto rappresentante della Corsica nella Assemblea Costituente, vide annullata la sua elezione, ma nel 1849 fu eletto membro della Assemblea Legislativa per il dipartimento della Senna. Dopo la proclamazione del Secondo Impero francese, fu nominato senatore. Il cugino Napoleone III lo autorizzò ad usare il titolo di principe e quello di Altezza. La sua attività nella cosa pubblica fu tuttavia molto limitata. Luigi Luciano si trasferì a Londra all’inizio degli anni ’50, stabilendosi al 6-8 di Norfolk Terrace, che divenne la sua residenza principale per il resto della sua vita. Stabilitosi a Londra, vi pose radici sociali e professionali. Egli contava fra i suoi amici persino William Ewart Gladstone e frequentò pure la regina regnante Vittoria, con la quale pranzò presso il Castello di Windsor in parecchie occasioni. Tuttavia la maggior parte delle persone frequentate da Luigi Luciano condividevano il suo interesse per le lingue. Egli fu membro di numerose società culturali, compresa la Società Filologica, contribuendo anche alle loro pubblicazioni. Fu eletto membro dell’Athenaeum Club di Londra nel 1866. Egli mantenne corrispondenza e collaborò con il fonologo Alexander John Ellis e con il lessicografo James Murray, editore dell’Oxford English Dictionary. Egli mantenne inoltre contatti continui con molti traduttori della Bibbia, i lavori di molti dei quali furono stampati a sue spese. Ricevette nel 1854 la laurea honoris causa dall’Università di Oxford e nel 1883 gli fu riconosciuta una pensione per i suoi studi sui dialetti inglesi. Nel 1891, subito dopo la morte della sua prima moglie Maria Anna Cecchi (†17 marzo), sposò la convivente Marie Clémence Richard, vedova Grandmontagne, dalla quale trentacinque anni prima aveva avuto un figlio, Luigi Clodoveo. Tuttavia, meno di cinque mesi dopo, Luigi Luciano moriva in Italia, a Fano. La sua salma fu traslata in Inghilterra ed inumata nel Cimitero Cattolico di St. Mary’s a Kensal Green, nel nord-ovest di Londra. Fotografia CDV. Fotografo: J. Gurney & Son – New York.

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Arc. 2654: Joseph Lucien Charles Napoléon Bonaparte, 3° Prince of Canino e Musignano (Philadelphia, 12 February 1824 – Roma, 2 September 1865). Nacque a Filadelfia come figlio di Charles Lucien Bonaparte e di sua moglie (e cugina), Zénaïde Bonaparte. Alla morte di suo nonno Joseph Bonaparte nel 1844, Joseph Lucien ereditò la tenuta a Point Breeze a Bordentown, nel New Jersey. Joseph Lucien non mantenne le proprietà e mise invece Point Breeze all’asta nel 1847. Fu acquistato dall’uomo d’affari Thomas Richards, che era uno dei fondatori della Jackson Glass Works a Batsto, nel New Jersey.  Joseph Lucien succedette a suo padre come 3° Principe di Canino e Musignano alla sua morte il 29 luglio 1857. Dopo la morte di Joseph Lucien all’età di 41 anni a Roma, suo fratello Lucien gli succedette come 4° Principe di Canino e Musignano. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc. 2653: Charlotte Honorine Joséphine Pauline Bonaparte (4 marzo 1832 – 10 settembre 1901). Era la quinta dei dodici figli di Zénaïde Laetitia Julie Bonaparte, principessa di Canino e Musignano, figlia maggiore di Joseph Bonaparte e Julie Clary. Il marito di Zénaïde, Charles Lucien Bonaparte, era figlio di Lucien Bonaparte e quindi suo cugino di primo grado. Carlotta sposò Pietro Primoli, conte di Foglia (1820-1883). Suo figlio Giuseppe Primoli fu un collezionista d’arte italiano, bibliofilo e pioniere della fotografia a Roma. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris.

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Arc. 2289: Pietro Primoli conte di Foglia con il figlio Giuseppe (1820 – 1883). Nel 1816 Luigi Primoli, che possedeva beni in Sabina, ottenne il titolo di Conte di Foglia da S.S. Pio VII. La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1933, col titolo di Conte di Foglia. Suo figlio Pietro Primoli (1820-1883), sposa il 4 ottobre 1848 Carlotta Bonaparte (1832-1901), dalla quale ebbe 2 figli Giuseppe e Luigi. La discendenza di Carlotta dai Bonaparte era duplice: infatti suo padre Carlo Luciano, principe di Canino, era figlio di Luciano, mentre sua madre, Zenaide Bonaparte, era figlia di Giuseppe Re di Napoli e poi di Spagna. Dopo la nascita del figlio Giuseppe Primoli, la famiglia, che risiedeva a Roma presso il Palazzo Primoli, sede attuale della Fondazione Giuseppe Primoli, di legittima proprietà sin dagli anni 1820 – 1828, si trasferì dal 1853 fino al 1870 a Parigi. Giuseppe Primoli, invece, tornò più volte a Roma, finché non stabilì definitivamente la sua residenza presso il Palazzo romano familiare. Suo figlio Giuseppe Primoli fu un collezionista d’arte italiano, bibliofilo e pioniere della fotografia a Roma. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc. 2653: Julie Charlotte Pauline Bonaparte marchesa di Roccagiovine (Roma, 1830 – Roma, 1900). Diede vita a un proprio circolo letterario, dapprima a Parigi, e poi a Roma e a Mandela, nei pressi della Città Eterna; qui ospitò, nella stagione estiva, i suoi amici intellettuali ed artisti europei, oltre agli artisti che si spostavano per l’Italia per il loro Grand Tour, in particolare i direttori e gli ospiti della Accademie de France a Roma. Dopo la sua morte il suo diario, che aveva così meticolosamente arricchito di tante notizie e preziosi dettagli, divenne di evidente interesse storico. Molti fatti importanti e molte persone famose vi erano raccontati, e la Marchesa Giulia lasciò note e descrizioni spiccate dal suo particolare punto di vista su politici, artisti e intellettuali del suo tempo, sia di Roma che di Parigi (visse alla corte dell’Imperatore Napoleone III, suo cugino). La sua istruzione, la sua educazione, il suo essere al contempo la figlia e la nipote di importanti intellettuali anglofili di Casa Bonaparte (fratelli e nipoti di Napoleone), influenzò le sue attività e la sua vita. Suo padre, Carlo Luciano, fu uno scienziato internazionalmente riconosciuto, con molte pubblicazioni al suo attivo (anche negli Stati Uniti), ed è tuttora di grande notorietà accademica per i suoi studi comparativi di zoologia e botanica. Cresciuto in Italia, qui si erse a politico liberale in favore della Repubblica Romana, malgrado la posizione ufficiale francese (il Papa era alleato del Re di Francia); dopo la sconfitta dell’Esercito Repubblicano, riparò per qualche tempo in Inghilterra sinché non gli fu consentito di rimpatriare in Francia, ove fu nominato Direttore del prestigioso Jardin des Plantes (giardino botanico) di Parigi. Presto fu nominato anche membro straniero della Real Accademia Svedese delle Scienze. Carlo Luciano era figlio di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, anche lui un politico e un uomo di lettere, che pubblicò lavori sull’arte Etrusca e dell’Antica Roma; rifiutò di divorziare da sua moglie Alexandrine de Bleshamps quando Napoleone glielo chiese al fine di organizzare un matrimonio combinato a fini diplomatici. Mentre provava a eclissarsi negli Stati Uniti, fu catturato dagli Inglesi e condotto in Gran Bretagna, ove da allora in poi condusse una attiva vita letteraria e pian piano si riconobbe anglofilo. La madre di Giulia, Zénaïde, Principessa di Francia, Canino e Musignano, era la primogenita di Giuseppe Bonaparte e Julie Clary. Giuseppe fu Re di Napoli e in seguito anche di Spagna, e fece costruire uno dei più belli e importanti giardini paesaggistici degli Stati Uniti, a Point Breeze, vicino a Philadelphia. Anche Giuseppe, infatti, partì per gli Stati Uniti dopo la cattura di Napoleone da parte degli Inglesi, ma volle vivervi una sua vita indipendente, lontano dalla politica del Vecchio Continente. A Roma, ove si trovava anche suo fratello Luciano, Cardinale presbitero di Santa Pudenziana e di San Lorenzo in Lucina, Julie, ormai già quasi del tutto Giulia, sposò il Marchese romano Alessandro Gaetano Carlo del Gallo di Roccagiovine, la sede del cui titolo era a Mandela. Le terre di Mandela e le sue campagne erano considerate una delle nuove vedute ideali per la pittura del 18° secolo, e tali le consacrò il pittore tedesco Jacob Phillip Hackert (1737-1808) nelle sue dieci vedute dell’agro intorno alla villa di Orazio, campagne che Corot, Goethe e Lord Byron vennero a vedere, ritrarre o descrivere in versi e altri scritti. Giulia e suo marito Alessandro cintarono con querce, cipressi e ippocastani le vedute ideali amate da Hackert, trasformandole in parchi naturalmente paesaggistici di stile inglese, secondo la moda lanciata da Capability Brown. Costruirono anche un bosco romantico con sentieri e spazi aperti, nonché il suo speciale microclima per il diletto estivo. Tutto ciò è ancora oggi disponibile al godimento dei visitatori. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc. 2652: Letizia Cristina Bonaparte Wyse (1804 – 1871). Nipote di Napoleone Bonaparte, cugina di Napoleone III,  seconda di nove figli di Luciano e Alexandrine Bleschamp,  è stata una delle più irrequiete discendenti dei principi di Canino. Nacque a Milano nel 1804, tuttavia questa principessa ebbe dei legami sia con Viterbo che con  la Tuscia, infatti,  trascorse la sua giovinezza a Canino e nelle proprietà dei Bonaparte tra Vulci e Musignano; a 17 anni si sposò con un gentiluomo irlandese, che in seguito divenne  ambasciatore britannico ad Atene, tale  sir Thomas Wyse di 13 anni più grande di lei,  in questa occasione suo padre,  il principe Luciano,  le diede in dote dei gioielli di famiglia e la palazzina conosciuta come il Casino di Viterbo, appena fuori Porta Fiorentina, dove oggi c’è l’Hotel Nibbio. Qui gli sposi vi abitarono per circa 4 anni, nel 1822 a Roma nacque il primo figlio Napoleone Alfredo, detto “Nappo”,  nel 1825 si trasferirono in Irlanda a Waterford,  il marito si dedicò alla vita politica ed alla carriera diplomatica tanto che, in seguito, divenne  ambasciatore britannico ad Atene. La coppia nel 1826 ebbe un secondo figlio William Carlo. Il matrimonio terminò nel 1828,  i due vissero separati  ma non divorziarono  Letizia lasciò i figli al marito per andare a vivere a Londra, ed ebbe tre figli da altri uomini. Dal capitano dell’armata britannica Studholme John Hodgdson ebbe  nel 1831 una figlia detta  “Studholmina” la chiamò Maria  Letizia,  portò i cognomi della madre e del marito di lei,  ed ereditò l’avvenenza, bellezza e leggerezza morale. Questa ragazza si sposò e restò vedova per tre volte diventando contessa de Solms, contessa Rattazzi, e marchesa De Rute. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.

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Arc. 2652: Letizia Cristina Bonaparte Wyse (1804 – 1871). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 2450: Lucien Napoléon Bonaparte-Wyse ( Parigi, 13 gennaio 1844 – Tolone, 15 giugno 1909). Lucien Napoléon Bonaparte-Wyse si unì alla marina e all’Accademia navale. Il 1 agosto 1862 fu nominato Guardiamarina di 2^ classe e di 1^ classe nel 1864, e come Tenente al servizio della Francia, ufficiale di marina a bordo della nave Amphion, con base a Tolone, nel luglio 1870. Divenne membro della Società Geografica nel 1866. Durante la riunione del 22 gennaio 1869, presentò alla Società Geografica i risultati di un viaggio che fece tra Valparaiso e Buenos Aires attraverso le Ande. Dopo la guerra franco-tedesca del 1870, si stabilì a Tunisi dove iniziò ad allevare cavalli purosangue, senza rinunciare alla sua carriera in marina. Nel 1874 inviò alla Società Geografica un rapporto sul suo viaggio in Tunisia. Nel giugno 1876, suo cognato, il generale Stefano Türr e Antoine (o Arnaud) de Gorgonza, un commerciante francese, ottennero una prima concessione per la costruzione di un canale nella provincia di Panama dal governo degli Stati Uniti della Colombia. Per trovare fondi per finanziare una spedizione di ricerca sull’istmo di Darien, il 19 agosto 1876 fu creata la “Società civile internazionale del canale interoceanico dell’istmo di Darien”. Presieduto dal generale Étienne Türr, contava tra i suoi membri Ferdinand de Lesseps. Questa società inviò una Commissione Scientifica per l’Esplorazione dell’Istmo composta da un gruppo di ingegneri guidati da Lucien-Napoléon Bonaparte-Wyse per esplorare le varie possibili rotte per la futura perforazione del Canale di Panama tra il 1876 e il 1879. Effettuò due viaggi a Panama con Armand Reclus per studiare la fattibilità del progetto del canale interoceanico. Studiò sette progetti che ha descrisse nelle sue lettere alla Società Geografica. Incaricato dalla “Società Civile Internazionale del Canale Interoceanico”, firmò il 23 marzo 1878 con il Presidente Aquileo Parra il contratto di concessione del canale, contratto valido per 99 anni denominato “Concessione Wyse” adottato con Legge 28 del 18 maggio 1878. Questa concessione autorizzò l’azienda a scavare e goderne. Lesseps acquistò un opzione di 10 milioni di franchi su questo contratto. Dopo la riunione di un Congresso Internazionale di studi per la perforazione del canale interoceanico nel maggio 18798 per convalidare il progetto del canale interoceanico di Panama e la creazione della “Compagnia Universale del canale interoceanico di Panama” nel 1880, questa acquistò il 5 luglio i diritti della concessione Wyse alla Società Civile Internazionale del Canale Interoceanico. Lo scandalo di Panama fu causato dallo scioglimento della Compagnia Universale il 2 febbraio 1889, pronunciato dal tribunale civile della Senna, che nominò liquidatore Joseph Brunet. L’ultima assemblea generale degli azionisti della Universal Company si  svolse il 26 gennaio. Il 12 ottobre Joseph Brunet istituì una commissione per esaminare la ripresa dei lavori di perforazione per il Canale di Panama. Nel febbraio 1890, la Colombia accettò di estendere la concessione del canale. Lucien Bonaparte-Wyse organizzò una missione nel 1890-1891 e disegnò una pianta del Canale di Panama con 6 chiuse. Lucien Napoléon Bonaparte-Wyse scrisse le sue memorie per dimostrare agli investitori che il progetto era realizzabile. Gli Stati Uniti ottennero la concessione dal trattato Hay-Bunau-Varilla nel 1903 dopo la rivolta della popolazione di Panama contro la Colombia e completarono la realizzazione del canale. Wyse morì a Cap Brun a Tolone il 15 giugno 1909 all’età di 65 anni. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc 2651: Cristina Bonaparte principessa di Canino (1842 – 1907). Moglie di Napoleone Carlo Bonaparte, terzo figlio di Carlo Lucien Bonaparte, 2° Principe di Canino. Nata Maria Cristina Ruspoli nel 1842, era figlia di Giovanni Nepomucene Ruspoli, 5° Principe di Cerveteri. Ha sposato Napoleone Carlo Bonaparte a Roma il 25 novembre 1859. Il loro matrimonio ha prodotto tre figlie. Suo marito alla fine successe ai suoi fratelli maggiori e divenne il 5° Principe di Canino e Musignano nel 1895. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc. 1863: Pierre Napoleon Bonaparte (Roma, 11 ottobre 1815 – Parigi, 9 agosto 1881). Pierre nacque poco dopo che al padre era stato conferito da papa Pio VII il titolo di principe romano di Canino. Ragazzo di difficile controllo, poco equilibrato ed attaccabrighe, fece studi mediocri presso i gesuiti di Urbino. Egli fu fortemente scosso dalla morte del fratello Paolo Maria (1808-1827), ufficiale della marina britannica, e da quello della sorella Giovanna, marchesa Honorati, (1807-1829). Partecipò nel 1831, insieme ai cugini Luigi Bonaparte II (1804-1831) e Luigi Napoleone (1808-1873) all’insurrezione della Romagna. Catturato dai gendarmi pontifici, evase e cercò di unirsi ai suoi amici rivoluzionari toscani ma nel gennaio del 1832 dovette fuggire negli Stati Uniti, ove trovò alloggio presso lo zio Giuseppe Bonaparte (1768-1844) a Point-Breeze. Si recò quindi in Colombia a combattere sotto il comando del generale Santander, ma, ammalatosi, ritornò in Italia, venne arrestato e rinchiuso a Castel Sant’Angelo. Liberato, fu nuovamente arrestato come sospetto carbonaro (Canino, 3 maggio 1836): opponendosi all’arresto, uccise il capo dei gendarmi e venne a sua volta ferito. Condannato alla pena capitale, papa Gregorio XVI mutò la pena nell’espulsione ed negli tornò negli Stati Uniti, ove ritrovò il cugino Luigi Napoleone con il quale si azzuffò in una strada di New York, uccidendo un passante. Espulso dagli Stati Uniti, tornò in Europa e si trasferì a Corfù, da dove fu costretto a fuggire dopo uno scambio di fucilate con alcuni albanesi. Dal 1838 al 1848 visse con la sua amante, Rose Hesnard, alla Ferme de Mohimont, a Daverdisse, nelle Ardenne del Belgio, senza dare particolare segno di sé. Nel 1848 rientrò precipitosamente in Francia, poi in Corsica, ove fu eletto deputato all’Assemblea Costituente della Seconda Repubblica. Tuttavia, poco interessato alla politica, e costretto ad allontanarsi da Parigi a causa di un violento alterco con il deputato Gastier, chiese l’arruolamento nell’esercito come comandante di battaglione, sostenendo di aver già combattuto con quel grado in Colombia. Fu quindi arruolato nella Legione Straniera e combatté valorosamente in Algeria, partecipando all’assedio di Zaatcha finché, cinque giorni dopo, decise, senza autorizzazione dei superiori, di lasciare il corpo militare e rientrare a Parigi. Non subì per questo provvedimenti, grazie al fatto di essere cugino del principe-presidente (Napoleone III), salvo che la destituzione dal grado (19 dicembre 1849). Tuttavia non riuscì ad ottenere dal cugino imperatore la posizione di console da lui richiesta. Nel 1853 il cugino Napoleone III conferì a Pierre il titolo nobiliare di Principe. Nel 1852 morì l’amante Rose Hesnard e Pierre conobbe subito dopo la figlia di un operaio di fonderia parigino, Eléonore-Justine Ruffin (1831-1905), che egli soprannominò Nina, e con la quale andò a vivere in Corsica alla Grotta Niella, vicino a Calvi. Qui la coppia incontrò un vecchio precettore di Pierre, l’abate Casanova, che accettò di benedirne l’unione, senza effetti civili. Là Nina diede alla luce un figlio e, dopo un trasloco a Calenzana, persuase Pierre a ritornare nel continente ove Nina partorì una figlia, nell’antica abbazia belga di Orval, dopo di che tutta la famiglia si trasferì a Parigi. Il 2 ottobre 1867 il sindaco belga di Lacuisine, nella villa des Epioux, sposò civilmente la coppia ma la pratica fu talmente mal condotta che il cugino Napoleone III si rifiutò di far riconoscere il matrimonio in Francia, vietando inoltre a Pierre l’uso del suo secondo nome, Napoleone. Il 10 gennaio 1870 Pierre uccise a revolverate un giornalista, redattore del quotidiano La Marseillese, Victor Noir (pseudonimo di Yvan Salmon), recatosi a casa di Pierre con un collega, che aveva scambiato per l’inviato di Henri Rochefort, un nobile da lui sfidato a duello. Mentre Pierre era in carcere alla Conciergerie, gli amici del defunto inscenarono manifestazioni anti-bonapartiste che ebbero il loro culmine durante i funerali dell’ucciso, svoltisi il 12 gennaio a Neuilly. Presenziarono allora 100.000 persone con il Rochefort in testa. Si ebbe un tentativo di marcia su Parigi da parte di esponenti del movimento operaio e le autorità, con l’avallo di Napoleone III, disposero uno sbarramento militare contro tale eventualità. Il 21 marzo 1870 si riunì l’Alta Corte di Giustizia, unico tribunale abilitato a giudicare un membro della famiglia dell’Imperatore. A Pierre fu riconosciuta la legittima difesa, ma fu comunque condannato a corrispondere una pensione ai genitori dell’ucciso ed a pagare le spese processuali. Napoleone III scrisse al cugino invitandolo a lasciare la Francia, ma Pierre non se ne diede per inteso. Con la caduta del II impero e l’esilio di Napoleone III (1870), a Pierre venne meno la potente protezione; la sua casa di Parigi fu incendiata dai comunardi ed egli, con la famiglia, fece ritorno in Belgio nella casa di Epioux. Il 14 novembre 1871 fu celebrato presso il consolato francese di Bruxelles, questa volta con formalità ineccepibili, il matrimonio fra Pierre e la convivente Eléonore-Justine Ruffin, così come fu sistemata la situazione giuridica dei figli. Dopo di che la moglie Eléonore si trasferì a Londra ove aprì un negozio di alta moda, ma dopo non molto rientrò a Parigi per occuparsi definitivamente dell’educazione dei figli, fino al momento trascurata. Pierre, sofferente di diabete e d’idropisia, si trovò un’altra amante, certa Adele Dideriche, dalla quale ebbe nel 1873 un figlio, deceduto poi in tenera età. Seguendo l’esempio dei genitori, si mise a scrivere versi dilettanteschi ma la sua situazione economica era ormai divenuta precaria, costringendolo a sollecitare la generosità dei nipoti e, nel 1877, chiese di poter rientrare in Francia. Accontentato, si stabilì a Versailles ove morì. La sua salma fu inumata al Cimetière des Gonards, Liberi Muratori del Grande Oriente-Loggia Bonaparte di Parigi. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 2450: Principessa Cristina Bonaparte. Fotografia CDV. Fotografo: Levitsky – Paris. 

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Arc. 2649: Luciano Carlo Giuseppe Napoleone Murat, prince Français, principe di Napoli, II principe di Pontecorvo, III principe Murat (Milano, 16 maggio 1803 – Parigi, 10 aprile 1878). Era il secondogenito maschio di Gioacchino Murat (1767 – 1815) e di Carolina Bonaparte (1782 – 1839), sorella di Napoleone Bonaparte. Crebbe a Napoli ove il padre era re, posto in trono dal cognato Napoleone Bonaparte (1808) in sostituzione di Giuseppe, fratello maggiore dell’imperatore, posto sul trono spagnolo. Dopo la perdita del trono (e della vita) da parte del padre, seguì la madre Carolina a Trieste e Venezia e nel 1824 s’imbarcò per gli Stati Uniti d’America per raggiungervi lo zio Giuseppe ed il fratello Achille, ma la nave su cui viaggiava fece naufragio ed egli fu condotto prigioniero in Spagna. Liberato, raggiunse gli Stati Uniti ove, il 18 agosto 1831, sposò a Trewton (New Jersey) Caroline Georgina Fraser (Charleston, 1810 – Parigi, 1879). A causa di alcuni fallimenti negli affari si ridusse ad una situazione economica precaria, avendo come unica risorsa una scuola per giovani signorine tenuta dalla moglie. Tornò due volte in Francia, nel 1839 e nel 1844, per poi stabilirvisi definitivamente nel 1848, allorché venne eletto deputato dell’Assemblea Costituente per il dipartimento francese di Lot e l’anno successivo deputato all’Assemblea Legislativa e membro del Comitato per gli Affari Esteri. Il 3 ottobre 1849 fu nominato Ministro plenipotenziario a Torino, carica che ricoprì per un anno. Fu quindi scelto come colonnello della Guardia Nazionale per la Banlieue di Parigi. Diventato senatore a seguito del colpo di Stato del 2 dicembre 1851, condotto dal cugino e Presidente eletto Luigi Napoleone, ottenne dal medesimo, diventato nel frattempo imperatore, il titolo di Principe nel 1853. Massone, insignito del 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato, l’indomani del colpo di Stato del 1851, i dignitari del Grande Oriente di Francia Berville e Desanlis, per salvare l’Obbedienza, proposero a Napoleone Luciano di diventarne Gran Maestro, carica che egli accettò e che tenne dal 1852 al 1861. Fece votare la Costituzione del 1854 che dava al Gran Maestro ampi poteri e creò la Società civile per l’edificazione del Tempio della Massoneria francese. Nel 1859 il principe Murat entrò in disaccordo con la maggioranza dei membri del Grande Oriente a proposito dell’Unità d’Italia e del potere temporale del Papa. A seguito di alcuni incidenti e su richiesta di Napoleone III, si dimise dalla carica di Gran Maestro il 29 luglio 1861 e gli successe il maresciallo Magnan. Il base agli Accordi di Plombières, discussi da suo cugino Napoleone III e Camillo Benso, conte di Cavour, era stata balenata l’idea di affidargli,in caso di vittoria, la Corona del Regno delle Due Sicilie. Tuttavia i convulsi eventi che seguirono la Seconda Guerra d’Indipendenza e i termini dell’armistizio di Villafranca sancirono il naufragio del progetto dell’Imperatore dei francesi di sostituire l’influenza d’Oltralpe a quella austriaca sulla penisola italiana. Fotografia CDV. Fotografo: Frank – Paris.

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Arc. 2651: Caroline Georgina Fraser (1810-1879). Fu moglie di Luciano Carlo Giuseppe Napoleone Murat, prince Français, principe di Napoli, II principe di Pontecorvo, III principe Murat (Milano, 16 maggio 1803 – Parigi, 10 aprile 1878). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi – Paris. 

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Arc. 2177: Joachim Joseph Napoléon Murat IV principe Murat e III principe di Pontecorvo (Bordentown, 21 giugno 1834 – Château de Chambly, 23 ottobre 1901). Joachim Joseph era il figlio maggiore del principe Lucien Murat (1803-1878) e Caroline Fraser (1810-1879). Nel 1847 ereditò il titolo di cortesia di Principe di Pontecorvo quando suo padre divenne III Principe Murat, alla morte dello zio Achille Murat (1801-1847). Dopo la rivoluzione del 1848, si arruolò, all’età di 18 anni, nell’esercito francese nel 3° reggimento di cacciatori africani. Partecipò alle spedizioni in Cabilia e nel sud della provincia di Costantino, come sottotenente al comando del generale de Mac-Mahon; alla guerra d’Italia del 1859, dove prese parte alle battaglie di Solferino e Magenta con il grado di capitano e poi colonnello delle guide; alla guerra del 1870, come generale di brigata, dove partecipò alla testa della sua brigata alle cariche di Gravelotte e Saint-Privat (16-18 agosto 1870). Nel novembre 1869 accompagnò l’Imperatrice quando andò all’inaugurazione del Canale di Suez. Cugino di Napoleone III, fu assiduo frequentatore di Chislehurst, luogo di esilio del sovrano. Fu lui che, a capo di una delegazione, ricevette nella rada di Spithead, a bordo dell’Incantatrice, la bara del Principe Imperiale. Con il dottor Scott partecipò al riconoscimento del corpo segnato da diciotto ferite di assegai. Fu Commendatore della Legion d’Onore. Fu sepolto a Parigi nel cimitero del Père-Lachaise. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

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Arc. 2177: Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna, 10 ottobre 1825 – Bologna, 26 marzo 1881). Figlio del marchese Guido Taddeo Pepoli e della principessa Letizia Murat, figlia di Gioacchino Murat e quindi nipote di Napoleone Bonaparte. Nel 1844 sposò la principessa Federica di Hohenzollern-Sigmaringen, figlia di Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen e cugina di Federico Guglielmo IV di Prussia. La sposa era sua cugina, in quanto figlia della principessa Maria Antonietta Murat. Attivo nelle rivolte del 1848, fu comandante della Guarda Civica di Bologna e contrastò l’occupazione austriaca della città. In esilio in Toscana dal 1849 al 1852, successivamente partecipò all’insurrezione nella Legazione delle Romagne del 1859 che portò all’annessione della regione al Regno d’Italia. Dal 1860 fu Commissario Generale dell’Umbria nella fase dell’annessione di tale regione nel neonato regno d’Italia. In particolare Pepoli ebbe un ruolo importante per l’area di Terni in quanto si impegnò per l’edificazione della “Fabbrica d’Armi” nel 1875 e per la creazione nella città umbra dell’attuale Istituto Tecnico Industriale. Fu poi parlamentare dalla VII alla X legislatura, ricoprendo gli incarichi di ministro dell’agricoltura, dell’industria e del commercio nel Governo Rattazzi I (1862) e ministro plenipotenziario a Pietroburgo (1863). Dal 1866 al 1868 fu sindaco di Bologna. Il 12 marzo 1868 venne nominato Senatore del Regno. Il suo archivio personale è oggi conservato all’Archivio di Stato di Bologna. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

Onorificenze italiane

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
   
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
   

Onorificenze straniere

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Rosa (Impero del Brasile) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Rosa (Impero del Brasile)
   
Grand'Ufficiale dell'Ordine della Stella nera (Regno del Dahomey) - nastrino per uniforme ordinaria    Grand’Ufficiale dell’Ordine della Stella nera (Regno del Dahomey)
   
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Impero di Francia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Impero di Francia)

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Arc. 1679: Charles Auguste Louis Joseph de Morny, I duca di Morny (Saint-Maurice, 17 settembre 1811 – Parigi, 10 marzo 1865). Nacque in Svizzera il 17 settembre 1811, ma nel suo certificato anagrafico, palesemente falso, compare la data del 23 ottobre 1811 con località Parigi e padre Auguste Jean Hyacinthe Demorny, un presunto proprietario terriero di Santo Domingo. Demorny era infatti un ufficiale dell’esercito prussiano e un nativo di Santo Domingo, anche se non possedeva terra lì o altrove. Suo padre, Charles de Flahaut, era il figlio naturale dello statista francese Talleyrand e di Adelaïde Émilie Filleul, una figlia illegittima di re Luigi XV. Sua madre, Ortensia di Beauharnais, era la figliastra di Napoleone Bonaparte e la moglie separata di Luigi Bonaparte. Fu educato da sua nonna, Adelaide Filleul. Dopo una brillante carriera scolastica e universitaria, Charles ricevette una commissione nell’esercito e l’anno successivo entrò nel personale del collegio. Il Conte di Morny, come era chiamato con una finzione cortese, servì in Algeria tra il 1834 e il 1835 come aiutante di campo del generale Camille Alphonse Trézel, al quale salvò la vita sotto le mura di Costantina. Quando ritornò a Parigi nel 1838, si assicurò una solida posizione nel mondo del lavoro attraverso la fondazione di un’importante industria della barbabietola da zucchero a Clermont-Ferrand nell’Alvernia. In questa e in altre speculazioni redditizie fu aiutato dalla sua amante Fanny Mosselman, la bella e ricca moglie dell’ambasciatore belga, il conte Charles Aimé Joseph Le Hon. All’epoca c’erano ben poche grandi imprese commerciali a Parigi in cui non avesse un diretto interesse. Il Conte e la signora Mosselman ebbero una figlia, Louise Le Hon (15 luglio 1838 – 9 febbraio 1931), che sposò a Parigi l’11 giugno 1856 Stanislaus August Jaseph Telemach Luci, in seguito Poniatowski. Uno dei loro discendenti è la giornalista messicana Elena Poniatowska. Anche se fu deputato per Clermont-Ferrand dal 1842 in poi, non assunse in un primo momento nessun ruolo importante nella politica di partito, ma veniva ascoltato per quanto riguardava le questioni industriali e finanziarie. Sostenne il governo di Luigi Filippo, perché la rivoluzione minacciava i suoi interessi commerciali, ma prima dei moti del 1848, per i quali fu temporaneamente rovinato, egli considerò la conversione alla causa legittimista rappresentata dal Conte di Chambord. Il suo atteggiamento era espresso dal motto con cui si dice che abbia risposto ad una signora che chiedeva cosa avrebbe fatto se la Camera fosse stata “spazzata via”. “Spaziare me stesso sul lato del manico della scopa”. Fu ammesso nella cerchia intima del suo fratellastro Luigi Napoleone e contribuì a progettare il coup d’état del 2 dicembre 1851, all’indomani del quale fu nominato a capo del ministero degli interni. Dopo due mesi di mandato, durante il quale mostrò moderazione politica e tatto, si dimise dall’incarico, apparentemente perché disapprovava la confisca dei beni degli Orléans, ma in realtà perché Napoleone, influenzato dai rivali di Morny, risentiva la sua pretesa di un posto privilegiato nel governo come membro della famiglia Bonaparte. Riprese quindi le sue speculazioni finanziarie. Quando nel 1854 l’Imperatore lo nominò presidente del Corps Législatif, posizione che ricoprì per il resto della sua vita, usò il suo rango ufficiale per favorire i propri piani. Nel 1856, dopo essere stato mandato come inviato speciale all’incoronazione di Alessandro II di Russia, sposò a San Pietroburgo il 7 gennaio 1857 la principessa Sof’ja Sergeevna Trubeckaja (Mosca, 25 marzo 1836 – 8 agosto 1896), unica figlia del principe Sergej Vasil’evič Trubeckoj (1814 – 12 maggio/30 aprile 1859) e di sua moglie Ekaterina Petrovna Mussina-Pushkina (1º febbraio 1816 – c. 1897). Le connessioni della moglie rafforzarono notevolmente la sua posizione sociale. Sof’ja era giuridicamente figlia del principe Sergej Vasil’evič Trubeckoj, ma potrebbe essere stata la figlia illegittima di Nicola I di Russia. L’8 luglio 1862 Morny fu nominato Duca. Si dice che egli aspirasse al trono del Messico e che la spedizione francese inviata a collocare l’arciduca Massimiliano sul trono era spinta dal desiderio di Napoleone III di contrastare questa ambizione. In ogni caso, a dispetto delle controversie occasionali, l’influenza di Morny sull’Imperatore rimase grande, e le politiche liberali che egli auspicò gli permisero di servire la causa imperiale attraverso la sua influenza sui leader dell’opposizione, il più importante dei quali, Émile Ollivier, fu distaccato dai suoi colleghi grazie ai suoi sforzi. Mentre stava gettando le basi dell “impero liberale”, la sua salute peggiorò e fu ulteriormente danneggiato da dottori ciarlatani. L’Imperatore e l’Imperatrice lo visitarono poco prima della sua morte, avvenuta a Parigi il 10 marzo 1865. Il Duca di Morny fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise di Parigi. Fotografia CDV. Fotografo: Mayer & Pierson – Paris.

Onorificenze

Onorificenze francesi

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine di Sant'Andrea (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea (Impero russo)
   
Cavaliere dell'Ordine Imperiale di Sant'Aleksandr Nevskij (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Sant’Aleksandr Nevskij (Impero russo)
   
Cavaliere di I Classe dell'Ordine di Sant'Anna (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di I Classe dell’Ordine di Sant’Anna (Impero russo)
   
Cavaliere di I Classe dell'Ordine di San Vladimiro (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di I Classe dell’Ordine di San Vladimiro (Impero russo)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
   
Membro di I classe dell'Ordine di Medjidié (Impero ottomano) - nastrino per uniforme ordinaria    Membro di I classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)

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Arc. 1649: Maria Amalia di Borbone-Napoli (Caserta, 26 aprile 1782 – Esher, 24 marzo 1866). Maria Amalia nacque il 26 aprile 1782 alla reggia di Caserta, vicino a Napoli. Era la settima dei nove figli di Ferdinando I delle Due Sicilie e di Maria Carolina d’Austria. Come giovane principessa italiana, venne educata nella tradizione cattolica che restò sempre nel suo cuore. Maria Carolina, come sua madre, Maria Teresa, fece sforzi per far parte della vita di sua figlia, anche se quest’ultima era accudita quotidianamente da una governante, Vincenza Rizzi. Quando lei era ancora bambina, la madre di Maria Amalia e sua zia, Maria Antonietta, si accordarono per il matrimonio tra lei e il figlio di Maria Antonietta, Luigi Giuseppe, Delfino di Francia, il futuro re di Francia, che avrebbe fatto di lei la regina di Francia, ma le loro speranze svanirono nel 1789. Maria Amalia subì uno sconvolgimento fin dalla tenera età. La morte di sua zia Maria Antonietta durante la Rivoluzione francese e le successive azioni drammatiche della madre scombussolarono la sua giovane età. Allo scoppio della Rivoluzione francese nel 1789, la corte napoletana non fu ostile a questo movimento, ma quando la monarchia francese venne abolita e Maria Antonietta e Luigi XVI furono ghigliottinati, i genitori di Maria Amelia aderirono alla Prima coalizione contro la Francia nel 1793. Sebbene una pace fosse stata stipulata con la Francia nel 1796, il conflitto ricominciò nel 1798 e la famiglia reale lasciò il Regno di Napoli e fuggì nel Regno di Sicilia, il 21 dicembre 1798, sulla HMS Vanguard, un vascello della Royal Navy protetto da due navi da guerra napoletane. Dopo l’invasione di Napoli da parte di Napoleone nel 1806, la famiglia reale rimase in Sicilia, dove, stanziati a Palermo, erano sotto la protezione delle truppe britanniche. Durante l’esilio a Palermo, Maria Amalia conobbe il suo futuro sposo, Luigi Filippo d’Orléans, anch’egli esiliato dalla Francia divisa dalle complicazioni della Rivoluzione Francese e dal potere crescente di Napoleone. Il padre di Luigi Filippo, il precedente duca d’Orléans, era stato ghigliottinato durante la Rivoluzione francese, anche se era stato un sostenitore del movimento. I due si sposarono nel 1809, tre anni dopo essersi incontrati in Italia, e Maria Amalia divenne duchessa d’Orléans. La cerimonia nuziale fu celebrata a Palermo il 25 novembre 1809. Il matrimonio era considerato controverso, perché lei era la nipote di Maria Antonietta, mentre lui era il figlio dell’uomo che aveva forse partecipato all’esecuzione di sua zia. Sua madre era scettica sull’unione per la stessa ragione, ma lei aveva acconsentito dopo che lui l’aveva convinta del fatto che era determinato a compensare la scelte sbagliate di suo padre. Andarono ad abitare a palazzo d’Orléans fino al 1814. Durante il periodo della restaurazione in Francia, prima dell’ascesa al trono di Luigi Filippo, la famiglia viveva nel Palais-Royal, che era stata la residenza del padre di Luigi Filippo, il precedente duca d’Orléans. Nonostante le preoccupazioni finanziarie della famiglia, la residenza fu restituita al suo originario splendore, il che costò alla coppia più di undici milioni e mezzo di franchi. Nel 1830, a seguito di quella che è conosciuta come Rivoluzione di Luglio, Luigi Filippo diventò re dei francesi, con Maria Amalia come sua consorte. Maria Amalia non giocò un ruolo attivo nelle questioni politiche, anzi fece di tutto per allontanarsi da esse. Dopo che suo marito abdicò a seguito degli eventi della Rivoluzione del 1848, la famiglia reale fuggì in Inghilterra, ove Luigi Filippo morì due anni dopo. Rimasta vedova, Maria Amalia continuò a vivere in Inghilterra, dove frequentava la Messa quotidiana ed era ben nota alla regina Vittoria. Morì il 24 marzo 1866. Venne sepolta, secondo le sue ultime volontà, con il vestito che aveva conservato dal 1848 quando, con il marito, aveva lasciato la Francia. Fotografia CDV. Fotografo: Mason & Co. – London.

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Arc. 117: Enrico Eugenio Filippo Luigi d’Orléans, duca d’Aumale (Parigi, 16 gennaio 1822 – Lo Zucco, 7 maggio 1897). Enrico d’Orléans era figlio di Luigi Filippo d’Orléans (1773-1850), al tempo della sua nascita duca di Chartres, e della principessa Maria Amalia di Borbone-Napoli (1782-1866). Nel 1830 suo padre divenne re di Francia con il nome di Luigi Filippo I. Enrico è stato un militare durante il regno del padre, e dopo l’abdicazione di Luigi Filippo (24 febbraio 1848) è stato un rappresentante della monarchia costituzionale e il capo della fazione orléanista tesa a perseguire il ritorno della Casa d’Orléans al potere in Francia. All’età di otto anni ereditò una grande fortuna: le proprietà e i capitali dell’ultimo Principe Condé di cui era figlioccio. Fu educato dai genitori con grande semplicità. Studiò al Lycée Henri-IV. All’età di 17 anni entrò nell’esercito col grado di capitano e si distinse nelle campagne di Algeria, legando il suo nome alla conquista della smala di Abd el-Kader (maggio 1843). Governatore d’Algeria nel 1847, si rifugiò in Inghilterra dopo la rivoluzione che rovesciò Luigi Filippo. Si dedicò a studi storici e militari. Come capo della Casa d’Orléans polemizzò con Napoleone III che aveva criticato gli Orléans. Visse spesso in Italia, dove possedeva a Palermo il Palazzo d’Orléans e nei pressi il feudo dello Zucco; il palazzo d’Aumale, a Terrasini è attualmente la sede del Museo Regionale di Storia Naturale. Allo scoppio della Guerra franco-prussiana (1870) si offrì volontario nell’esercito francese, ma la sua offerta fu declinata. Dopo la Battaglia di Sedan tornò in patria, fu eletto deputato dell’Oise e membro dell’Académie française succedendo a Charles de Montalembert. Nel 1873 riottenne il grado di Generale di divisione e presiedette la corte marziale che condannò a morte François Achille Bazaine. Dopo essere stato nominato comandante del VII corpo d’armata a Besançon, nel 1879 si ritirò dalla vita politica e divenne ispettore-generale dell’esercito. Nel 1883 venne congedato dall’esercito, come tutti i discendenti delle antiche case regnanti francesi. In base alla legge del 23 giugno 1886, come tutti gli appartenenti alle case reali, gli fu vietata l’assunzione di cariche pubbliche; la protesta col presidente Jules Grévy si risolse in un secondo esilio che durò trentadue mesi, fino al marzo 1889. La revoca dell’esilio fu giustificata dall’aver donato nel 1884 il castello di Chantilly, perfettamente restaurato, il relativo parco con scuderie, e una raccolta di quasi mille dipinti di autori famosi, libri antichi e incunaboli (già posseduti da Gaetano Melzi) e numerose altre opere d’arte al Musée Condé. Morì quello stesso anno nel feudo dello Zucco (vicino al territorio di Giardinello), in Sicilia e fu seppellito a Dreux, nella cappella degli Orléans. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.

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Arc. 2649: Enrico Eugenio Filippo Luigi d’Orléans, duca d’Aumale (Parigi, 16 gennaio 1822 – Lo Zucco, 7 maggio 1897). Fotografia CDV. Fotografo: L. Angerer – Wien. 

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Arc. 1501: Enrico Eugenio Filippo Luigi d’Orléans, duca d’Aumale (Parigi, 16 gennaio 1822 – Lo Zucco, 7 maggio 1897). Fotografia CDV. Fotografo: J. Clarck.  

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Arc. 1062: Enrico Eugenio Filippo Luigi d’Orléans, duca d’Aumale (Parigi, 16 gennaio 1822 – Lo Zucco, 7 maggio 1897). Fotografia CDV. Fotografo: J. Clarck.

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Arc. 2139: Ferdinando d’Orléans duca d’Alençon (Neuilly-sur-Seine, 12 luglio 1844 – Belmont, 29 giugno 1910). Ferdinando era figlio secondogenito di Luigi d’Orleans, duca di Nemours, e della sua sposa la principessa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Kohary. I suoi nonni paterni erano il re Luigi Filippo di Francia e la regina Maria Amalia, nata principessa delle Due Sicilie; quelli materni il principe Ferdinando di Sassonia-Coburgo-Kohary e Maria Antonia di Koháry. Fu chiamato Ferdinando Filippo in omaggio allo zio paterno Ferdinando Filippo d’Orléans, principe regio, deceduto accidentalmente due anni prima della sua nascita. Nel febbraio del 1848, quando Ferdinando d’Orléans aveva quattro anni, lasciò la Francia ai rivoluzionari con la sua famiglia. I suoi genitori, il duca e la duchessa di Nemours, si stabilirono in Inghilterra dal re di Francia Luigi Filippo I, ed è in questo paese che il ragazzo crebbe. Dopo due anni di scuola pubblica a Edimburgo, imparò la professione delle armi nella scuola militare di Segovia e poi, con il permesso di soggiorno in Francia, si arruolò come ufficiale l’esercito spagnolo (tra cui faceva parte suo zio, il duca di Montpensier). Partecipò un corpo di spedizione per sopprimere una rivolta nelle Filippine. Il suo coraggio gli valse il grado di capitano, ma la deposizione della regina Isabella II di Spagna lo costrinse a dare le dimissioni dall’esercito. Il nuovo governo spagnolo lo considerò come il successore del sovrano, ma la fedeltà a questi ultimi, e per non contrastare le ambizioni di suo zio, il duca di Montpensier, Ferdinando rifiutò l’offerta. Il 28 settembre del 1868. Ferdinando sposò a Possenhofen la Duchessa Sofia Carlotta in Baviera, penultima figlia di Massimiliano, Duca in Baviera e della Principessa Ludovica di Baviera. La sposa era sorella minore dell’imperatrice d’Austria Elisabetta, della regina delle Due Sicilie Maria Sofia, della contessa di Trani Matilde e della Principessa di Thurn und Taxis Elena. La coppia si trasferì in Inghilterra senza un soldo, nella casa dei Duchi di Nemours. La giovane coppia visse felicemente a Alençon, in Sicilia e a Roma, presso il Re delle Due Sicilie, per curare la salute della duchessa, molto indebolito dal primo parto. Erroneamente sospettato di ripristinare i Borboni sul trono delle Due Sicilie, si trasferì a Merano e Mentelberg nel Tirolo austriaco (ora in Italia). La Duchessa diede alla luce il suo secondo e ultimo figlio, Emmanuel, mentre il Duca si trovava a Parigi con il padre nel preparare l’arrivo della sua famiglia in patria. Tornato in Francia dopo la caduta del Secondo Impero, Ferdinando d’Orleans poté finalmente diventare un ufficiale dell’esercito di quel paese che amava. La coppia si trasferì a Vincennes con i suoi due figli. Come sua moglie, ora terziaria domenicana nel 1876, il Duca di Alençon divenne un membro del Terzo Ordine Francescano, e dedicò molto tempo in beneficenza. Nel 1891, sua figlia Luisa sposò un cugino tedesco, il principe Alfonso di Baviera. Cinque anni dopo, il duca di Vendôme sposò la principessa Enrichetta del Belgio. Nel 1897, la duchessa di Alençon morì in un incendio al Bazar de la Charité. Dopo la morte della moglie il principe cominciò a viaggiare in tutta Europa, per difendere le posizioni della Francia. Il duca d’Alençon morì nel 1910. Il suo corpo e quello di sua moglie sono ora riuniti nella cappella reale d’Orleans, a Dreux. Fotografia CDV. Fotografo: Pierson & Braun Fils – Paris.

Onorificenze

Ordre de Saint-Hubert (Bavière)    Grand-croix de l’ordre de Saint-Hubert (1868)
Ordre souverain militaire hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem, de Rhodes et de Malte    Bailli Grand-croix d’honneur et de dévotion de l’ordre souverain de Malte
Ordre de la Maison ernestine de Saxe    Grand-croix de l’ordre de la Maison ernestine de Saxe (1868)

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Arc. 118: Luigi Filippo Alberto d’Orléans (Parigi, 24 agosto 1838 – Stowe House, 8 settembre 1894). Era il primogenito di Ferdinando Filippo d’Orléans e di sua moglie, Elena di Meclemburgo-Schwerin. I suoi nonni paterni erano Luigi Filippo I, re dei francesi, e Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie; i suoi nonni materni erano Federico Ludovico di Meclemburgo-Schwerin e Carolina Luisa di Sassonia-Weimar-Eisenach. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.

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Arc. 128: Luigi Filippo Alberto d’Orléans conte di Parigi (Parigi, 24 agosto 1838 – Stowe House, 8 settembre 1894) e suo fratello Roberto d’Orléans (Parigi, 9 novembre 1840 – Saint-Firmin, 5 dicembre 1910) Duca di Chartres in uniforme da ufficiali dell’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana (1861 – 1865). Fotografia CDV. Fotografo: E. Antony – New York. 1861 ca.

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Arc. 130: Roberto d’Orléans ( Parigi, 9 novembre 1840 – Saint-Firmin (Alte Alpi), 5 dicembre 1910) Duca di Chartres in uniforme da Capitano dell’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana (1861 – 1865). Secondo figlio di Ferdinando Filippo d’Orléans, a sua volta figlio di Luigi Filippo re dei Francesi, e di Elena di Meclemburgo-Schwerin, è il fratello di Filippo VII, Conte di Parigi e Pretendente unionista al Trono di Francia e di Navarra. Rimase orfano di entrambi i genitori molto presto: suo padre nel 1842 e sua madre nel 1858. Durante l’infanzia e l’adolescenza, lui e suo fratello maggiore sono stati principalmente accuditi dai nonni, il re Luigi Filippo e della regina Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie. Ha seguito il resto della famiglia Orléans in esilio dopo la rivoluzione del 1848. Suo nonno abdicò in favore di suo fratello il 24 febbraio. Come risultato, la madre di Roberto, Elena, si presentò davanti alla camera dei deputati per proclamare il diritto al trono del figlio maggiore e nominare se stessa reggente, accompagnata da suo cognato, il Duca di Nemours e i suoi figli. Tuttavia, Ledru-Rollin, Crémieux e Lamartine, rovinarono i suoi piani e istituirono la Seconda Repubblica francese. Elena e i suoi figli lasciarono così la Francia per la Germania, mentre Luigi Filippo e il resto della famiglia reale si trasferirono nel Regno Unito. Lì si stabilirono a Claremont, proprietà del re Leopoldo I del Belgio. Inviato a Torino per l’addestramento militare poco dopo la morte di sua madre, il duca di Chartres è diventato un ufficiale dei dragoni piemontesi e combatté nelle guerre di unificazione italiana dal lato della Francia e di Casa di Savoia. Ha in particolare combattuto alla battaglia di Palestro, per la quale è stato insignito dal re Vittorio Emanuele II. Nel 1861, Chartres ha combattuto al fianco di suo fratello in un’altra guerra: la guerra civile americana, dove fu nominato capitano. Servì come assistente aiutante generale nello staff del comandante dell’armata del Potomac, il maggiore generale George B. McClellan. Prestò servizio nella Battaglia di Gaines’ Mill il 27 giugno 1862 e si dimise dall’esercito dell’Unione il 15 luglio 1862. Durante il loro soggiorno negli Stati Uniti, i principi sono stati accompagnati dal loro zio, il principe di Joinville. Tornando in Europa, il Duca di Chartres decise di sposarsi, ma, in qualità di membro in esilio di una casa reale, considerato illegittimo dalla maggior parte delle dinastie regnanti del continente, scoprì che non sarebbe stato in grado di sposare una principessa straniera. Sposò, l’11 giugno 1863 nella chiesa di St Raphael a Kingston upon Thames, Francesca Maria d’Orléans (1844-1925), figlia di suo zio il principe di Joinville e di Francesca di Braganza. Hanno comprato e vissuto in una casa a Ham. Trovandosi a Bruxelles con gli zii, il Principe di Joinville e il Duca d’Aumale, al momento della dichiarazione di guerra della Francia alla Prussia nel 1870, il Duca di Chartres chiede senza esitazioni a Napoleone III l’autorizzazione a partecipare al conflitto. Ma il ministro della guerra si oppone e Roberto di Chartres può arruolarsi soltanto dopo la caduta dell’Impero, utilizzando lo pseudonimo di Robert Le Fort con il quale è nominato capo di squadrone dell’armée de la Loire. Terminato il conflitto, è creato cavaliere della Legion d’onore e nel 1871 è inviato dal Governo provvisorio in Algeria per domare una rivolta indigena. Nel 1881, il regime repubblicano, sempre più ostile alle famiglie che hanno regnato sulla Francia, mettono a disposizione il Principe, che è definitivamente radiato dall’Esercito nel 1886 con la promulgazione della Legge d’esilio. Fotografia CDV. Fotografo: John Clarck. 1862 ca.

Onorificenze francesi

Cavaliere della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria   Cavaliere della Legion d’onore
  — 14 novembre 1871
Medaglia commemorativa della campagna italiana - nastrino per uniforme ordinaria   Medaglia commemorativa della campagna italiana
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria   Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante (Danimarca)
  — 14 settembre 1885
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Carlo III - nastrino per uniforme ordinaria   Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carlo III
  — 5 marzo 1886
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria   Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
   
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria   Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Torre e della spada - nastrino per uniforme ordinaria   Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Torre e della spada
 

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Arc. 1972: Roberto d’Orléans ( Parigi, 9 novembre 1840 – Saint-Firmin (Alte Alpi), 5 dicembre 1910) Duca di Chartres in montura festiva da Sottotenente del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 1779: Roberto d’Orléans ( Parigi, 9 novembre 1840 – Saint-Firmin (Alte Alpi), 5 dicembre 1910) Duca di Chartres. Fotografia CDV. Fotografo: Mason & Co. London. 

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Arc. 1679: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Quando il 29 Settembre del 1820 nacque, Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato d’Artois fu chiamato il figlio del miracolo. Tra i Borbone di Francia non erano più nati eredi maschi e la dinastia era a rischio. Il padre di Enrico, il Duca di Berry, venne assassinato a Parigi per mano di un operaio bonapartista che sperava così di estinguere davvero la dinastia. Ma la madre, la principessa Carolina dei Borbone di Napoli, era già incinta di lui ed Enrico nacque sette mesi dopo la morte del padre, riaccendendo le speranze e l’entusiasmo in tutta la Francia e l’Europa. All’erede maschio era riservato anche il titolo di Duca di Bordeaux. La nascita del figlio del miracolo era vista come la prova che la Provvidenza vegliava ancora sui Borboni e sulla Francia. La Francia intera si organizzò per una pubblica sottoscrizione e offrì al piccolo Enrico nel 1821 il castello di Chambord, da cui deriva il titolo – che lo accompagnerà per tutta la vita – di conte di Chambord. Quando il nonno Carlo X abdica in suo favore, Enrico V ancora bambino è il nuovo Re di Francia. Gli orleanisti, però che non l’avevano mai riconosciuto come legittimo figlio del Duca di Berry, proclamano Re Luigi Filippo III d’Orleans. Nel 1836 Enrico, con il nonno Carlo X e il resto della famiglia reale in esilio, si trasferisce a Gorizia, cui resterà legato per tutta la vita. La sua residenza goriziana fu Palazzo Strassoldo in Piazza Sant’Antonio, dove viveva con i genitori e con parte della corte francese tra cui lo zio Luigi Antonio Duca di Angoulême. Nel giardino dietro il palazzo, il giovane Enrico si dedicava tutte la mattine al tiro al bersaglio e alle arti militari che facevano parte della sua educazione, mentre nelle prime ore del pomeriggio usciva per lunghe passeggiate nelle campagne circostanti. Per festeggiare i suoi 18 anni, nel giardino furono piantate una vite e un rosaio da cui ancor oggi fioriscono le roselline di Chambord. Enrico e la famiglia reale parteciparono attivamente alle attività culturali e mondane della città isontina. Le sue giornate sono scandite da rigorosi impegni educativi. La Rochefoucauld lo descrive come un bell’adolescente dalla fisionomia piena d’intelligenza, degno degli alti destini legati a condizione e nascita. Per Stendahl aveva un’aria molto buona, molto dolce. Enrico viaggiò molto: in Italia, Baviera, Sassonia, Gran Bretagna, Romania. A Verona incontra Radetzky; a Milano visita Alessandro Manzoni; a Roma è conteso dalla nobiltà papalina e ricevuto dal pontefice Gregorio XVI; nel Banato di Timisoara avvicina i connazionali stabilitisi in quella regione ai tempi di Maria Antonietta. Ciononostante mantenne sempre un forte legame con Gorizia. Dopo averla lasciata per la residenza di Frohsdorf, per alcuni anni gli anni ritornò durante il periodo estivo, per godere di alcuni mesi ristoratori nel verde lussureggiante e protettivo di Villa Attems Sembler. Testimonianze scritte lo attestano in città nel  1851, per la morte della duchessa d’Angouleme, e nel 1864, per i funerali della sorella Luisa. Passa un periodo anche a Venezia ma dopo l’annessione della città Serenissima all’Italia sceglie di nuovo il capoluogo isontino per sfuggire ai rigori della cattiva stagione. Nel frattempo ha contatti regolari con il ramo carlista dei Borboni di Spagna che sono a loro volta costretti all’esilio e si stabiliscono a Trieste. Le chiusure mentali, il rigido e velleitario conservatorismo, impediscono a Enrico – che ha sposato Maria Teresa degli Asburgo d’Este, duchessa di Modena, imparentata con i carlisti iberici – di cogliere i segni della storia e di approfittare dei tentativi di dargli la corona. Con la caduta di Napoleone III, nel 1870, Enrico prontamente si erige a pretendente effettivo al trono. Capo del movimento legittimista, Enrico lancia vari proclami ai francesi nei quali propugna una monarchia costituzionale e trova il favore del Parlamento che ha ora una maggioranza monarchica. Ma il suo radicalismo, gli sbarrerà la strada: alla delegazione di deputati che lo incontra nel castello di Frohsdorf, in Austria, da lui acquistato nel 1851, dichiara, infatti, di non avere alcuna intenzione di diventare il “re legittimo della Rivoluzione”, che tanto ha avversato, rifiutando la bandiera tricolore e determinando così il fallimento del suo stesso tentativo di Restaurazione borbonica. Mandata così per aria l’ascesa al trono, il Parlamento francese decide di attendere la sua morte per nominare re Luigi Filippo Alberto d’Orleans, nipote di Luigi Filippo I che resterà soltanto pretendente al trono come Filippo VII. Enrico V si spegne a Lanzenkirchen, in Austria, il 24 agosto 1883, all’età di 63 anni. Il 3 settembre il feretro è accolto con grandi onori alla stazione ferroviaria di Gorizia. Un lunghissimo corteo accompagna silenziosamente l’ultimo viaggio per le vie della città, tutta listata a lutto, tra fitte ali di folla; ogni dieci metri un soldato presenta le armi. Dopo il principe arcivescovo e la carrozza con le insegne reali, un carro funebre tirato da sei giumente bianche impennacchiate, coperte di gualdrappe nere ornate di gigli d’argento; lo scortano sei servitori con lanterne accese; la bara è avvolta da un vessillo bianco, reliquia della guerra di Vandea. Dietro il carro avanza il principe di Torre e Tasso in alta uniforme bianca e oro; vengono poi i principi e i rappresentanti delle potenze europee. Mentre le campane delle chiese suonano a stormo, sulla salita di Castagnavizza dove sarà sepolto, nel corteo ci sono dame d’onore, principesse, gentiluomini di corte, zuavi pontifici, deputazioni francesi, autorità austriache e il popolo di Gorizia. Con la sua morte si estingue il ramo primogenito dei Borbone di Francia. Fotografia CDV. Fotografo: G. e L. F.lli Vianelli – Venezia.

Onorificenze

Onorificenze francesi

Cavaliere dell'Ordine dello Spirito Santo - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine dello Spirito Santo
   
Cavaliere dell'Ordine di San Michele - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di San Michele
   
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Luigi - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Luigi
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro (ramo spagnolo) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro (ramo spagnolo)
   

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Arc. 910: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: Frank – Paris. 

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Arc. 1315: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: J. Roumanille – Avignon.

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Arc. 910: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 764: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: Franck – Paris. 

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Arc. 1571: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 

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Arc. 412: Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone-Francia (noto anche come Enrico d’Artois, Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto 1883). Fotografia CDV. Fotografo: E. Desmaisons – Paris. 

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Arc. 1855: Maria Carolina Ferdinanda Luisa di Borbone (Caserta, 5 novembre 1798 – Castello di Brunnsee, 16 aprile 1870). Era figlia di Francesco I, re delle Due Sicilie (1777-1830), e dell’arciduchessa Maria Clementina d’Asburgo-Lorena (1777-1801), figlia, a sua volta, dell’imperatore Leopoldo II d’Asburgo-Lorena. Dopo aver trascorso la sua infanzia e adolescenza a Palermo e a Napoli, Carolina andò in Francia per sposare Carlo Ferdinando d’Artois, duca di Berry, figlio minore del conte d’Artois, futuro Carlo X e fratello del re Luigi XVIII. Nonostante il suo sposo avesse vent’anni in più di lei e il loro matrimonio fosse stato combinato, essi sembravano aver formato una coppia molto unita. Il palazzo dell’Eliseo fu sistemato per loro. Dopo l’assassinio di suo marito, la duchessa di Berry si trasferì alle Tuileries. Carolina aveva un temperamento completamente opposto a quello di sua cognata, la duchessa d’Angoulême: era poco attaccata all’etichetta, amava invitare gente, ed era molto sensibile alla moda. La duchessa di Berry era una grande mecenate, che incoraggiava i pittori, i musicisti e i letterati. Dopo una rappresentazione a corte dei commedianti del teatro del Gymnase, ella ne prese il patrocinio e il teatro divenne famoso da quel momento, con il nome di «teatro di Madame» fino al 1830. Carolina amava allontanarsi spesso dalla capitale, ed ebbe un ruolo non trascurabile nella voga dei bagni a mare, soprattutto a Boulogne-sur-Mer e a Dieppe, praticando volentieri questi passatempi durante le belle stagioni. Fu proprio lei a inaugurare una sezione del canale della Somme. Dopo la Rivoluzione di Luglio, seguì Carlo X e la corte in esilio, cercando nel contempo di farsi proclamare reggente di suo figlio, il conte di Chambord, altrimenti noto come Enrico V. Ritornò clandestinamente in Francia nel 1832 e tentò di rilanciare le guerre di Vandea. La sollevazione si rivelò assai debole, e l’operazione fallì rapidamente. La duchessa cercò rifugio in una casa a Nantes ma, tradita da un certo Deutz, dopo aver tentato invano di fuggire attraverso il camino, fu arrestata dalla polizia del ministro degli Interni Thiers. Si aprì, allora, un assai delicato scandalo: Carolina era stata coinvolta nel malaccorto tentativo di sollevazione come vedova del figlio di Carlo X (assassinato il 13 febbraio 1820 e martire della casa reale) e madre dell’erede al trono, loro figlio il conte di Chambord. Ma, nel corso della prigionia nella fortezza di Blaye, le nacque una figlia, Anna Maria (presto morta), evidentemente non dal defunto marito. In tale occasione la duchessa fu costretta ad ammettere un segreto matrimonio con il duca Ettore Lucchesi Palli (1896-1864), un nobile siciliano. I due fatti fecero molto rumore e vennero sfruttati con grande efficacia polemica dal governo di Luigi Filippo (che aveva fatto assistere al parto dei testimoni scelti dal maresciallo  Bugeaud). Arrestata, le fu permesso di lasciare la Francia l’8 giugno 1833 per Palermo. Da lì, si mise in viaggio per Praga, ma Carlo X rifiutava di accoglierla se non a condizioni determinate. La questione, infatti, era molto delicata in quanto la duchessa aveva agito come vedova del figlio di Carlo X e madre dell’erede al trono. Carlo X, dunque, pretendeva la prova della esistenza di un regolare atto di matrimonio con il duca Ettore Lucchesi Palli e affidò la delicata missione a Montbel, già ministro degli interni, insieme a Ferron, già ministro degli esteri nel 1827-29. Questi intercettarono Carolina a Firenze, in settembre, e ottennero la consegna del contratto (sino ad allora conservato in Vaticano). Dopodiché la protagonista dello scandalo incontrò un secondo messaggero, Chateaubriand (anch’egli ex-ministro) a Venezia il 18 settembre e il 20 seppe che l’udienza era stata rifiutata. Sinché non venne ammessa alla presenza del suocero, dal 13 al 18 ottobre, a Lubiana. Qui si vide allontanata dalla famiglia reale, che le rifiutò la direzione dell’educazione del figlio. Questo perché in realtà, come è risultato chiaramente anche da studi recenti, il padre della bimba partorita in prigionia, era un capo della rivolta e non il duca Lucchesi Palli, che acconsentì al matrimonio per coprire lo scandalo e perché voleva bene alla principessa. La duchessa di Berry venne quindi accolta in Belgio. Si trasferì in seguito in Austria, dove visse fino alla morte, avvenuta a Brunnsee nel 1870. Fotografia CDV. Fotografo: G. Le Grey & C.ie – Paris. 

Onorificenze

Dama di Gran Croce di Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria    Dama di Gran Croce di Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
   
Dama dell'Ordine della regina Maria Luisa - nastrino per uniforme ordinaria    Dama dell’Ordine della regina Maria Luisa



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Arc. 1520: Vincent Benedetti (Bastia, 29 aprile 1817 – Parigi, 28 marzo 1900). Nato a Bastia, in Corsica nel 1817, nel 1840 entrò in servizio nella sede degli affari esteri francese, venendo nominato come secondo del marchese de la Valette, che era console generale presso il Cairo. Trascorse otto anni in Egitto, venendo nominato console nel 1845. Nel 1848 fu nominato console a Palermo e nel 1851 accompagnò il marchese de la Valette, che era stato nominato ambasciatore presso la Sublime Porta, come suo primo segretario. Per quindici mesi durante il progresso della guerra di Crimea agì come incaricato d’affari. Nel 1855, dopo aver rifiutato il posto di ministro a Teheran, venne assunto nel ministero degli Esteri a Parigi, e tenne l’incarico come segretario del congresso di Parigi (1855-1856). Negli anni successivi fu occupato principalmente nelle questioni italiane, cui egli era molto interessato, e Cavour poté sostenere di lui che era un italiano nel cuore. Venne scelto nel 1861 per essere il primo inviato di Francia presso il nuovo Regno d’Italia (prese parte attiva ai negoziati sulla questione romana, tra Ricasoli e il governo francese), ma si dimise dal suo incarico l’anno successivo a causa del giubilamento di Édouard Thouvenel, che era stato il suo protettore, quando il partito anti italiano iniziò a riscuotere consensi a Parigi. Nel 1864 fu nominato ambasciatore alla corte prussiana. Benedetti rimase a Berlino fino allo scoppio della guerra franco-prussiana nel 1870, e nel corso di questi anni svolse un ruolo importante nelle vicende diplomatiche europee. La sua posizione fu resa difficile dal fatto che Napoleone III non usava tenerlo pienamente a parte del corso delle faccende della politica francese. Nel 1866 scoppiata la guerra austro-prussiana, durante le settimane critiche che seguirono il tentativo di Napoleone di intervenire tra la Prussia e l’Austria, seguì il quartier generale prussiano in marcia su Vienna, e nel corso di una visita nella capitale austriaca contribuì a organizzare i preliminari dell’armistizio, poi firmato a Nikolsburg. Dopo la fine della guerra austro-prussiana, fu incaricato di presentare a Bismarck la richiesta francese di “risarcimento” per la neutralità mantenuta dalla Francia durante la guerra austro-prussiana, venendo anche incaricato di gestire con la Prussia l’accordo per una annessione francese del Belgio e del Lussemburgo (cui aspirava fermamente Luigi Napoleone). Tenne colloqui con Bismarck su un progetto di trattato in cui la Prussia prometteva il suo appoggio alla Francia in merito all’annessione del Belgio. Questo trattato non fu mai concluso, ma la minuta dell’accordo, vergata da Benedetti, fu tenuta nascosta da Bismarck e, nel 1870, pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, venne pubblicata dal Cancelliere sulle colonne del The Times. Nel corso del 1867 Benedetti fu occupato nell’affare del Lussemburgo, durante il quale la Francia tentò di acquisire il ducato dai Paesi Bassi. Tale vicenda suscitò un clamore immediato in Germania per l’opposizione dei pan-nazionalisti, tanto che sembrava che la Prussia fosse pronta a dichiarare guerra alla Francia sulla questione. Il governo francese non riuscì ad annettersi il ducato nella successiva Conferenza di Londra, che confermò l’indipendenza del Lussemburgo, ricevendo la garanzia per la preservazione dell’indipendenza del possedimento da parte di tutte le grandi potenze europee. Nel mese di luglio 1870, quando la candidatura del principe di Hohenzollern al trono di Spagna fu resa nota, Benedetti fu incaricato dal duca de Gramont, ministro degli esteri, di presentare al re di Prussia, che si trovava allora presso Bad Ems, le richieste francesi secondo le quali il re avrebbe dovuto costringere il principe a ritirare la candidatura, e poi promettere egli stesso che tale candidatura non sarebbe mai più stata rinnovata. Quest’ultima richiesta fu presentata da Benedetti al re in un abboccamento informale sul lungomare di Ems (immortalato in una foto rimasta celebre). Il testo del dispaccio, sul quale erano stati registrati i risultati dell’incontro, fu pubblicato sui giornali europei, dopo essere stato artatamente contraffatto da Bismarck, assegnando una carica di irriverenza ai modi tenuti dal re, con lo scopo deliberato di far credere ai francesi che Benedetti e la Francia fossero stati duramente oltraggiati da Guglielmo. Ciò infiammò l’opinione pubblica francese, facendo pendere l’ago della deliberazione del governo francese verso la dichiarazione di guerra ai danni della Prussia. Benedetti sarà poi duramente attaccato nel suo paese per la sua condotta come ambasciatore, e il duca di Gramont tenterà di gettare su di lui la responsabilità per il fallimento della diplomazia francese. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.

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Arc. 2013: Louis Napoléon August Lannes, II duca di Montebello (Parigi, 30 luglio 1801 – Mareuil-sur-Ay, 18 luglio 1874). Louis Napoleon era figlio di Jean Lannes, I duca di Montebello e maresciallo del primo impero francese, morto per le ferite riportate nella battaglia di Essling il 22 maggio 1809 e della sua seconda moglie, Louise Antoinette Scholastica Guéhenneuc. Il giovane Louis venne creato pari di Francia il 27 gennaio 1827 da re Carlo X di Francia in considerazione dei servizi prestati da suo padre, ad ogni modo gli venne consentito di sedere al proprio posto al Palazzo del Lussemburgo (luogo di ritrovo della Camera dei Pari) solo dopo la rivoluzione del 1830. Nel frattempo, colse l’occasione per viaggiare negli Stati Uniti e fu attaché dell’ambasciata francese a Roma al fianco del visconte de Chateaubriand. Lannes in un primo momento sembrò schierarsi coi legittimisti (che supportavano le pretese dei Borbone sul trono di Francia), ma ben presto aderì alla monarchia di luglio e votò solitamente coi dottrinari. Si schierò fortemente a favore della libertà di stampa, della paria ereditaria, del carcere per debiti, delle finanze statali e della carriera nell’esercito. Tornato alla carriera diplomatica, Lannes venne inviato in missione in Danimarca alla corte di Copenaghen (1833), quindi fu ministro plenipotenziario a Berlino. Alla Camera dei Pari, supportò l’emendamento alla legge Cousin spostando il giorno della commemorazione di Luigi XVI al 21 gennaio. Support le leggi partigiane del settembre del 1835, e propose ai suoi colleghi di rivolgerle al gestore de La Tribune. Nel 1836, il duca venne nominato ambasciatore francese presso la Confederazione Svizzera al posto del marchese di Rumigny, che era stato considerato come troppo favorevole ai liberali svizzeri. La sua nomina venne intesa a compiacere la politica dell’Austria, che la Francia stava tentando di avvicinarsi per evitare un isolamento nella politica europea e per assicurarsi la prospettiva di un matrimonio favorevole per il principe Ferdinando Filippo, duca d’Orléans, l’erede al trono. Ottenne dalle autorità confederate svizzere l’internamento dei rifugiati politici perché questi rischiavano di turbare la sicurezza degli stati vicini e l’espulsione del principe Luigi Napoleone Bonaparte (che viveva in territorio svizzero presso il castello di Arenenberg). Venne quindi nominato ambasciatore francese a Napoli, alla corte di re Ferdinando II delle Due Sicilie (1838). Il duca di Montebello venne richiamato da Napoli il 1º aprile 1839, rimpiazzando Louis-Mathieu Molé come ministro degli esteri ad interim, nel governo sciolto il 12 maggio successivo. Gestì quindi il passaggio del ministero al maresciallo Jean-de-Dieu Soult, duca di Dalmazia, e tornò al suo seggio alla Camera dei Pari dove nuovamente si prodigò per la tutela della proprietà letteraria, per la legion d’onore, per i prestiti alla Grecia e per il lavoro minorile nelle fabbriche. Tornò a Napoli come ambasciatore nel 1840, dove negoziò il matrimonio tra il principe Enrico, duca d’Aumale, e la principessa Maria Carolina di Borbone-Due Sicilie, figlia del principe di Salerno (1844). Il 9 maggio 1847, il duca di Montebello rimpiazzò l’ammiraglio barone de Mackau quale ministro della marina e delle colonie nel gabinetto Guizot. In un suo rapporto al re, si dichiarò contrario all’emancipazione degli schiavi, proponendo anche ulteriori spese per la marina, inclusa una migliore formazione per medici e farmacisti in servizio. Il duca di Montebello lasciò il governo dopo la rivoluzione del 1848. Ad ogni modo, venne rieletto il 13 maggio 1849 nell’assemblea legislativa della seconda repubblica. Il duca rappresentò il dipartimento della Marna, dove possedeva vasti vigneti. Si batté a favore della libera istruzione e delle restrizioni nel suffragio universale, nonché per la spedizione militare a Roma per liberare il papato dalla Repubblica Romana. Non supportò immediatamente il colpo di stato del 2 dicembre 1851, ma col tempo cercò di avvicinarsi a Luigi Napoleone Bonaparte e vi riuscì venendo nominato ambasciatore in Russia il 15 febbraio 1858 al posto del conte Rayneval. Occupò tale posizione sino al 1864, venendo quindi chiamato a negoziare tra le altre cose l’accordo del 6 aprile 1861. Per decreto di Napoleone III, il 5 ottobre 1864 venne nominato senatore. Si ritirò dal suo incarico di ambasciatore il 6 gennaio 1866. Fotografia CDV montata su cartoncino. Fotografo: Sconosciuto. 

Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore
   
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Andrea (Impero di Russia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea (Impero di Russia)

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Arc. 2296: Napoleone Joseph Hugues Maret, duca di Bassano (Parigi, – Parigi , ). Era il figlio maggiore di Hugues-Bernard Maret, Segretario di Stato di Napoleone I, Ministro degli Affari Esteri nel 1811 e pari di Francia nel 1831 . Entrò nella vita pubblica dopo la rivoluzione del 1830 . Si arruolò come semplice volontario durante la campagna belga, partecipò all’assedio della cittadella di Anversa ottenendo la Croce di Cavaliere della Legion d’Onore . Poco dopo, venne nominato segretario all’ambasciata in Belgio, partecipò alla ultima prova del matrimonio del principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo (più tardi Leopoldo I del Belgio ) con Louise-Marie, la figlia maggiore di Luigi Filippo I e passò quindi in Spagna . Venne chiamato nel 1847, alle funzioni di ministro plenipotenziario a Cassel, fu inviato nel 1849 come inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso Leopoldo I, Granduca di Baden . L’avvento della Seconda Repubblica lo allontanò dagli affari per alcuni mesi. Ricevette dal principe-presidente, all’inizio del 1852, lo stesso incarico con il re dei belgi, ed entrò in Senato il , dopo la proclamazione del Secondo Impero ( 2 dicembre ). Il Commendatore della Legion d’Onore. Poco dopo, il Duca di Bassano rinunciò alla diplomazia per diventare Gran Ciambellano del Palazzo di Napoleone III, e ricevette il , la Croce di Grande ufficiale della Legion d’Onore . A corte, il Duca di Bassano era molto amato quanto stimato da tutti coloro che lo frequentavano. I ciambellani erano profondamente attaccati a lui e potevano biasimarlo solo per una cosa: la sua grande indulgenza per loro. Era alto, magro, di rara distinzione, e stava benissimo nella brillante uniforme del Gran Ciambellano. Si sposò iMeise (Belgio) con Pauline Hooghvorst (Meise, Meise, ), figlia di Emmanuel van der Linden, conte di Hombeek, barone di Hooghvorst, una delle prime famiglie in Belgio . Alta, forte, la Duchessa di Bassano aveva il volto amabile e comprensivo. Fu l’unica dama d’onore dell’imperatrice Eugenia fino alla sua morte nel 1867, quando fu sostituita dalla contessa Walewska. Il Duca e la Duchessa erano in tutto e per tutto modelli di correttezza, comportamento e onore nella vita; quanto alla loro devozione ai loro sovrani, era assoluta. Pauline morì ancora giovane, lasciando il marito e i figli nel dolore più profondo. Dopo gli eventi del 1870, il Duca di Bassano rimase legato all’Imperatore, poi dopo la morte di quest’ultimo, all’Imperatrice, che non lasciò finché, all’età di oltre ottant’anni, la sua vista si era molto indebolita e aveva qualche difficoltà di movimento, dovendosi ritirare presso i suoi figli. Fotografia CDV. Fotografo: L. Cremière & C.ie – Paris.

Onorificenze

Commendatore della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere della Legion d’onore
     1832
Commendatore della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria    Commendatore della Legion d’onore
     7 agosto 1852
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Grande Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore
     30 dicembre 1855
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
     31 gennaio 1834
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Ufficiale dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
     22 marzo 1842
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria    Commendatore dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
     2 gennaio 1848

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Arc. 3159: Anne-Édouard-Louis-Joseph de Montmorency, noto anche come Anne-Édouard-Louis-Joseph de Montmorency-Beaumont-Luxembourg o Anne-Édouard-Louis-Joseph de Beaumont, III duca di Beaumont, VI duca di Châtillon, XII duca di Piney-Luxembourg (Parigi, 9 settembre 1802 – Parigi, 15 gennaio 1878). Figlio primogenito di Anne-Christian de Montmorency-Beaumont-Luxembourg, II duca di Beaumont, nacque a Parigi e visse nella capitale francese i suoi primi anni di vita sotto l’Impero napoleonico. Per re Carlo X fu diplomatico presso l’ambasciata francese a Madrid in Spagna, dove venne nominato cavaliere dell’Ordine di Carlo III dal re Ferdinando VII nel 1823. A soli 26 anni, il 26 marzo 1828 venne ammesso dopo la morte di suo padre nel 1821 alla Camera dei Pari di Francia. A causa del suo impegno senza compromessi per la causa lealista e per la sua fedeltà ancestrale ai Borboni, si dimise dalla camera dei Pari per protesta il 15 novembre 1832 dal momento che l’8 novembre di quello stesso anno aveva appoggiato la principessa Maria Carolina Augusta di Borbone, duchessa di Berry, eroina del legittimismo borbonico che aveva tentato di sollevare la Vandea contro la nuova casata degli Orléans che aveva ottenuto la corona in Francia dopo la forzata abdicazione di Carlo X. Quando Luigi Napoleone Bonaparte prese il potere in Francia dopo il colpo di stato del 1852, egli presiedette nella sua residenza di Tingry una grande riunione di famiglia dove definì personalmente che, in virtù della sua fedeltà ai Borboni, nessun membro della sua famiglia avrebbe dovuto servire, ricevere titoli od onorificenze da quello che era definito senza mezzi termini “l’usurpatore della corona francese”. L’imperatore tuttavia per ingraziarsi la sua influente figura gli offrì il titolo di barone di Breteuil, titolo che egli rifiutò, rispondendo di poterne vantare di ben più importanti ed antichi. Nel 1837, alla morte di suo cugino Pierre de Montmorency-Laval, era divenuto erede del ducato di Laval. Nel 1862 alla morte di un altro suo cugino, Raoul de Montmorency, divenne capo della casata dei Montmorency ed erede dei suoi titoli, assumendo anche le armi principali della sua casata. Già l’anno precedente, alla morte di un altro suo cugino senza eredi, Charles Emmanuel Sigismond de Montmorency-Luxembourg, era divenuto erede anche di quei titoli. Nel giro di pochi anni, dunque, per una serie di casi fortuiti, si ritrovò unico erede delle fortune delle casate derivate dai Montmorency. Quando morì senza eredi maschi sopravvissutigli nel 1878, tutti i suoi titoli nobiliari si estinsero. Anne-Édouard-Louis-Joseph de Montmorency, date le fortune accumulate da tutti i rami della sua famiglia di cui fu erede, fu indubbiamente uno degli uomini più ricchi di Francia nel suo tempo, essendo divenuto anche proprietario di moltissimi possedimenti quali i castelli di Čany e Catteville in Normandia oltre a moltissimi terreni ricevuti da sua madre, la contessa Bec-de-Lièvre Cany. Visse a Parigi nel suo palazzo (l’Hôtel de Tingry) in Rue de Varenne nº 14 che poi donò ai francescani perché ne facessero una casa per ritiri, preferendo vivere in un altro palazzo della sua famiglia in Rue de l’Académie nº 53, e più tardi all’Hôtel de Montmorency che aveva acquistato nel 1854 dal cugino, il duca Anne-Louis-Raoul-Victor de Montmorency, situato in Rue de Saint-Dominique N° 49-51. Successivamente assunse alle proprie dipendenze l’architetto svizzero-francese Joseph-Antoine Froelicher, architetto ufficiale di Maria Carolina Augusta di Borbone-Napoli, affinché progettasse e costruisse un nuovo palazzo per la sua famiglia in un terreno di sua proprietà non distante da Rue Saint-Dominique, all’attuale nº 45, noto con il nome di Hôtel de Montmorency-Lussemburgo, oggi sede della banca Natixis e di uno studio di avvocati internazionali. Nel 1864 fece anche costruire una propria residenza estiva a Cannes, denominata “Villa Montmorency”. Anne-Édouard-Louis-Joseph sposò a Parigi il 12 maggio 1834, la contessa Léonie-Ernestine-Marie-Josèphe de Croix de Dadizeele, unica figlia ed erede universale di Philippe-Joseph-Louis-Marie-Ghislain de Croix de Dadizeele, conte di Dadizeele y de Moen, uno dei quattro pari francesi delle Fiandre, barone di Wyngene e di Rostuyne, visconte delle Fiandre, signore di Dadizeele e di Moorslede, e della baronessa Marie-Ernestine-Louise Louys de La Grange. Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris.

Onorificenze

Onorificenze francesi

Commendatore dell'Ordine di San Luigi - nastrino per uniforme ordinaria    Commendatore dell’Ordine di San Luigi
   
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore (Regno di Francia) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore (Regno di Francia)
   

Onorificenze straniere

Cavaliere dell'Ordine di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
   

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Arc. 1580: Ernest Louis Henri Hyacinthe Arrighi de Casanova duca di Padova (Parigi, 26 settembre 1814 – Parigi, 28 marzo 1888). Era figlio di Jean Toussaint Arrighi de Casanova (1778 – 1853) e di sua moglie, Anne Rose Zoé de Montesquiou Fezensac (1792 – 1817), figlia di Henri, I conte di Montesquiou Fezensac e dell’impero, ciambellano di Napoleone I. Nel 1833 entrò nella École polytechnique da dove uscì nel 1835 col grado di Tenente del genio nel 3º reggimento e dimettendosi poi nel 1839. Durante il periodo della monarchia di luglio, venne tenuto come suo padre alla lontana da funzioni pubbliche in quanto troppo legato al bonapartismo. Fu quindi sindaco di Ris-Orangis dal 1º ottobre 1846 al 20 febbraio 1848, e poi dal 19 agosto 1848 al 14 febbraio 1849. Legato alla famiglia Bonaparte, approdò nel mondo della politica solo quando il principe Luigi Napoleone divenne presidente della repubblica francese. Il 24 gennaio 1849 divenne prefetto del dipartimento della Seine-et-Oise e, con tale funzione, concorse al colpo di stato del 2 dicembre 1851 che portò il principe Napoleone sul trono. Passò al Consiglio di Stato dove rimase sino al giugno del 1853 quando venne nominato senatore dopo la morte del duca di Padova suo padre. Vicesegretario del senato nel 1856, segretario nel 1857, venne nominato ministro dell’interno nel maggio del 1859, occupando tale incarico durante il delicato periodo della seconda guerra d’indipendenza italiana dove la Francia ebbe un ruolo predominante. Stese quindi una circolare nella quale invitava i prefetti dei vari dipartimenti francesi a mantenere una salda fedeltà alla dinastia imperiale, definendola “la chiave di volta dell’edificio sociale” sul quale la Francia si reggeva. Contrassegnò tutti i bollettini e le corrispondenze ufficiali della campagna militare oltre al decreto di amnistia voluto il 15 agosto successivo. A novembre del 1859, lasciò il suo posto a Adolphe Billault per ragioni di salute, ottenendone in cambio la gran croce della Legion d’onore. Continuò a sedere in senato sino al 4 settembre 1870, quando decise di ritirarsi a vita privata, pur divenendo membro attivo del movimento politico dell’Appel au peuple d’ispirazione chiaramente bonapartista. Nel 1871 divenne sindaco della cittadina di Courson-Monteloup e nel 1874 si portò a Chislehurst, in Inghilterra, per in contrare il principe ereditario Luigi Napoleone a nome del suo partito; venne sospeso per bonapartismo dal prefetto del Seine-et-Oise, Henri Limbourg. Dopo aver tentato invano per ben due volte di essere eletto all’Assemblea Nazionale per la Seine-et-Oise, si rivolse agli elettori del dipartimento della Corsica ed il 20 febbraio 1876 venne eletto quale terzo deputato bonapartista per l’arrondissement di Calvi, raccogliendo 2535 voti su 4848 elettori. Sedette quindi nel gruppo parlamentare dell’Appel au peuple e sostenne con la minoranza il ministero del duca di Broglie. Alle elezioni del 14 ottobre 1877 venne rieletto allo stesso collegio. Nella legislatura del 1877-1881, il duca di Padova votò contro i vari ministeri di sinistra chiamati in carica; si pronunciò contro l’amnistia, contro il ritorno del parlamento a Parigi, contro l’articolo 7, contro l’applicazione delle leggi esistenti alle congregazioni non autorizzate, contro il divorzio. Il 5 settembre 1842 a Parigi sposò Élise Françoise Joséphine Honnorez (20 febbraio 1824 – 1º settembre 1876), figlia di Florent François Daniel Honnorez (1780-1830), proprietario e sindaco del comune di Ghlin, e di sa moglie, Adèle Narcisse Defontaine (1803-1875). Vedovo, si risposò nel novembre del 1877 con Marie Marguerite Adèle Bruat (31 agosto 1844 – 1928), figlia dell’ammiraglio di Francia Armand Joseph Bruat e di sua moglie Caroline Félicie Peytavin (12 marzo 1821 – ?). Fotografia CDV. Fotografo: Disderi & C.ie – Paris. 

Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria    Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore
   

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Arc. 1854: Pauline Clémentine Marie Walburga Sándor de Szlavnicza, principessa von Metternich-Winneburg zu Beilstein (Vienna, 25 febbraio 1836 – Vienna, 28 settembre 1921). Pauline nacque a Vienna nella nobile famiglia ungherese dei De Szlavnicza. Suo padre, conte Móric Sándor (1805–1878), descritto come “un cavaliere furioso”, era conosciuto in tutto l’impero asburgico come un cavaliere appassionato. Sua madre, principessa Leontine von Metternich-Winneburg (1811–1861), era una figlia del famoso cancelliere austriaco, principe Klemens von Metternich, autore dell’ordine europeo voluto dal Congresso di Vienna. Fu nella sua casa di Vienna che Pauline trascorse l’intera infanzia. Nel 1856, sposò suo zio, principe Richard von Metternich (1829–1895), suo nonno principe Metternich diventò anche suo suocero. La loro vita coniugale fu relativamente felice, nonostante le liaisons amorose di Richard con ballerine e cantanti d’opera ed ebbero tre figlie, la loro primogenita Sophie nacque nel 1857 e sposò Albrecht, principe di Oettingen-Oettingen und Oettingen-Spielberg; la seconda figlia, Pascaline (nata nel 1862), sposò il conte Georg von Waldstein-Wartenberg, un aristocratico ceco pazzo e alcolista che si diceva l’avesse uccisa nel delirio a Duchcov (attuale Repubblica Ceca) nel 1890. La figlia più piccola, Klementine (1870), fu gravemente ferita dal suo cane da bambina e decise di non sposarsi mai a causa del suo viso sfregiato. Pauline accompagnò il marito nelle sue missioni diplomatiche nella corte reale di Dresda e nella corte imperiale di Parigi, dove vissero per undici anni, dal 1859 al 1870, alla caduta del Secondo Impero. Pauline giocò un ruolo importante nella vita mondana delle corti sassone e francese e in quella austriaca dopo il 1870. In Francia divenne un’intima amica e confidente dell’imperatrice Eugenia, che all’epoca era considerata la regina incontrastata della moda (fu Pauline che fece incontrare per la prima volta l’imperatrice e Charles Frederick Worth, che divenne sarto personale di Eugenia). Pauline e Richard divennero figure di spicco nella dorata corte delle Tuileries di Napoleone III. Pauline fu inoltre una grande appassionata di musica e fu patrona di numerosi artisti tra i quali Richard Wagner, Franz Liszt, Charles Gounod e Camille Saint-Saëns. Diffuse la musica di Wagner a Parigi e quella del compositore ceco Bedřich Smetana a Vienna. Fu amica e tenne corrispondenza con Prosper Mérimée e Alexandre Dumas. Nella sua vita privata Pauline assistette a vari rivolgimenti e crisi. Quand’era bambina vide con i suoi occhi i moti del 1848 e nel 1870 rimase al fianco dell’imperatrice Eugenia durante la Guerra franco-prussiana e lei e suo marito l’aiutarono a riparare in Inghilterra quando la folla assaltò il palazzo imperiale. La principessa Pauline morì a Vienna nel 1921. Aveva visto l’apoteosi e il declino dei grandi imperi, quello asburgico e quello francese, e divenne un simbolo vivente di questi due mondi decadenti. Fotografia CDV. Fotografo: P. Petit – Paris. 

Onorificenze

Dama Nobile dell'Ordine della regina Maria Luisa - nastrino per uniforme ordinaria    Dama Nobile dell’Ordine della regina Maria Luisa

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