Arc. 3051: D’Amico Carlo in uniforme ordinaria da Maggior Generale Comandante della Brigata Basilicata mod. 18 febbraio 1909 (ielsi, 1857 – Torino 1914). Allievo Ufficiale l’8 gennaio 1876, venne promosso Sottotenente di Fanteria il 31 luglio 1879. Tenente nel 1° Reggimento Fanteria il 25 dicembre 1881, fu Insegnante presso la Scuola Militare di Modena e nel 1887 partì per l’Africa orientale e partecipò alla campagna di quell’anno. Promosso Capitano il 7 ottobre 1887, rientrò in patria e venne destinato allo Stato Maggiore del 7° Corpo d’Armata per poi passare alla Divisione Chieti. Maggiore nel 18° Reggimento Fanteria il 30 gennaio 1896, fu Insegnante alla Scuola di Guerra nel 1897 e, promosso Tenente Colonnello, fu Capo di Stato Maggiore della Divisione Ancona. Colonnello il 5 aprile 1905 fu a Disposizione del Ministero della Guerra e Capo Divisione il 16 luglio 1905. Passato al comando del 45° Reggimento Fanteria passò nel 1910 come Capo di Stato Maggiore al 7° Corpo d’Armata. Maggior Generale il 22 giugno 1911 fu al comando della Brigata Basilicata e successivamente prese parte alla campagna di Libia al comando della 3ì Brigata Speciale meritandosi la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. Fu quindi comandante del Presidio di Tobruk e nel 1913, al rientro in patria, comandò la Brigata Parma. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Arc 2541: Porro dei conti di Santa Maria della Bicocca Carlo in uniforme ordinaria da Tenente Generale in Comando di corpo d’Armata mod. 1916 (Milano, 3 ottobre 1854 – Roma, 19 aprile 1939). Sottotenente di Artiglieria nel 1875, insegnò storia militare all’Accademia Militare di Torino dal 1880 al 1882, frequentò la Scuola di Guerra e passò allo Stato Maggiore per poi insegnare geografia alla Scuola di Guerra. Colonnello nel 1899, comandò il 61° Reggimento Fanteria, e dal 1900 al 1905 fu addetto al Corpo di Stato Maggiore. Sottosegretario alla Guerra nel 1905-06, nello stesso anno divenne Maggior Generale e comandò fino al 1911 la Scuola di Guerra. Tenente Generale nel 1911, comandò la Divisione Militare di Verona, poi quella di Milano, quindi il VI Corpo d’Armata a Bologna. Nel 1915 divenne Sottocapo di Stato Maggiore dell’esercito fino al novembre 1917: ottenne la Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia per i servizi resi in guerra. Nel 1916 venne nominato senatore, nel 1919 passò in Posizione Ausiliaria, nel 1923 ebbe il grado di Generale d’Armata, e nel 1932 venne nominato Ministro di Stato. Fu inoltre Presidente della Reale Società Geografica italiana (1915-18), dal 1925 presidente della Casa Umberto I per i Veterani, e Presidente dal 1925 della sezione “Scienze militari”. Nel 1930 venne collocato a riposo. Il Generale era figlio del senatore Alessandro che fu membro del Governo Provvisorio milanese del 1848; nipote di Carlo, prigioniero degli austriaci nel 1848 e da essi ucciso a Melegnano nella ritirata di Milano; Cugino di Gian Pietro, esploratore, ucciso nell’Harrar nel 1895. Fotografia formato 13,8 x 9. Fotografo: H. Manuel.
Onorificenze
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
28 dicembre 1916
Croce al Merito di Guerra
Determinazione ministeriale 4 novembre 1922
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Croce d’oro con corona reale per anzianità di servizio militare per gli ufficiali con 40 anni di servizio
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 1746:Porro dei conti di Santa Maria della Bicocca Carlo in uniforme ordinaria da Tenente Generale in Comando di corpo d’Armata mod. 1916 (Milano, 3 ottobre 1854 – Roma, 19 aprile 1939). Fotografia formato 15,5 x 10,5. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 3057:Maggiotto Giovanni in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 1916 (Venezia 1857 – 1938). Sottotenente dei Bersaglieri nel 1877, partecipò alla campagna d’Africa del 1885, a quella del 1895-96, a quella del 1911-12 in Libia, da colonnello al comando dell’8° Reggimento Bersaglieri e della posizione di Homs, che fortificò e tenne contro i tentativi del nemico di riprenderla, guadagnandovi la promozione al grado di Maggior Generale per merito di guerra. Partecipò quindi alla battaglia di Zanzur e all’occupazione del Garian. Rientrato in Italia nel 1914, entrò l’anno seguente in guerra comandando la Brigata Bergamo. L’armistizio lo trovò Tenente Generale Ispettore dell’Aereonautica; di qui passò al Ministero Armi e Munizioni Generale e quindi divenne Generale Ispettore dei Servizi Logistici. Passato in Posizione Ausiliaria nel 1919, ebbe vari incarichi ministeriali; partecipò alla Marcia su Roma e quindi fu per qualche tempo Prefetto del Regno, a Como, a Grosseto, e infine a Girgenti. Nel 1927 raggiunse il grado di Generale di Corpo d’Armata nella Riserva. Fotografia formato 14 x 8,8. Fotografo: Alemanni.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 2953: Tomasuolo Eduardo in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 09 aprile – 15 luglio 1915 (27 aprile 1856 – Napoli 11 aprile 1928). Allievo Ufficiale il 27 aprile 1873, venne promosso Sottotenente nell’11° Reggimento Artiglieria il 19 luglio 1874 poi Tenente nel 6° Reggimento Artiglieria il 26 settembre 1877. Capitano nel 5° Artiglieria il 10 maggio 1883 fu promosso Maggiore nel 4° Artiglieria il 4 luglio 1895. Il 2 febbraio 1902 ottenne il grado di Tenente Colonnello nel 15° e il 19 luglio 1906 venne promosso Colonnello e fu posto al comando del 14° Artiglieria. Il 25 marzo 1909 venne posto in Disposizione e il 22 maggio 1910 fu Direttore di artiglieria ad Alessandria. Il 5 febbraio 1911 fu comandante dell’11° Artiglieria e il 18 maggio 1913 fu collocato in Riserva. Il 9 maggio 1915 venne richiamato e venne promosso Maggior Generale e posto al comando dei Centri di Mobilitazione di Napoli, carica che mantenne fino all’11 maggio 1917. il 18 settembre 1924 venne promosso Generale di Divisione. Fotografia formato 14 x 9. Fotografo Sconosciuto.
Arc. G1: Ameglio Giovanni Battista in uniforme ordinaria da Tenente Generale mod. 18 febbraio 1909 – 9 aprile 1915 (Palermo, 29 ottobre 1854 – Roma, 29 dicembre 1921). Allievo alla Scuola Militare il 1° novembre 1872, venne promosso Sottotenente nel 7° Reggimento Fanteria il 23 agosto 1875. Tenente il 21 agosto 1879 ottenne il grado di Capitano il 21 marzo 1886 venendo trasferito in Africa. Maggiore il 31 ottobre 1894 venne trasferito al 49° Reggimento Fanteria il 17 giugno 1897. Tenente Colonnello il 10 agosto 1898 fece parte della spedizione in Cina dal 25 marzo 1902 al 31 maggio 1905 per poi essere promosso Colonnello il 7 febbraio 1904. L’8 giugno 1905 ottenne il comando del 20° Reggimento Fanteria e il 9 giugno 1910 venne promosso Maggior Generale Comandante la brigata Piemonte. Nell’ottobre del 1911 fu comandante della 4^ Brigata Speciale impiegata nella guerra di Libia e il 16 marzo 1912 fu promosso Tenente Generale e gli fu affidato il comando del Corpo di Occupazione a Rodi per poi essere nominato Governatore del Dodecanneso dal 5 maggio 1912 al 14 aprile 1913. Dal 1915 al 5 agosto 1918 fu prima Governatore della Cirenaica e poi anche della Tripolitania. Rientrato in Italia fu Comandante del Corpo d’Armata Territoriale di Napoli e dal 29 luglio 1920 al 20 ottobre 1921 fu a Disposizione del Ministero degli Interni come Comandante della Guardia Regia. Fu Senatore del Regno dal 23 febbraio 1917. Fotografia formato 23,8 x 17,8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
16 marzo 1913
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
«Perchè alla testa dell’avanguardia dell’esercito coloniale, attaccò risolutamente la retroguardia dell’esercito abissino, stabilita in posizione fortissima di Debra Ailà (Antalò) e, dopo averla scossa col fuoco dell’artiglieria, riuscì a cacciarla in fuga disordinata, guidando le proprie truppe all’assalto della posizione e dando prova di intelligenza, avvedutezza e valore.» Regio Decreto 4 gennaio 1896.
Medaglia d’argento al valor militare
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia della campagna di Cina del 1903
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. G1: Signorile Vittorio in uniforme ordinaria da Maggior Generale Comandante della Brigata Abruzzi mod. 18 febbraio 1909 – 9 aprile 1915 (Genova 13 gennaio 1857 – Savona 4 aprile 1927). Allievo all’Accademia Militare il 24 ottobre 1874, uscì Sottotenente di Artiglieria il 1° agosto 1877. Frequentò la Scuola di Applicazione e il 25 luglio 1880 venne promosso Tenente nel 13° Reggimento Artiglieria. Capitano nel 14° Artiglieria l’11 ottobre 1885, venne trasferito al comando dello Stato Maggiore il 1° ottobre 1887 per poi passare alla Divisione di Verona e poi, l’8 aprile 1888 alla Divisione di Genova. Maggiore nel 17° Reggimento Fanteria il 17 luglio 1893, passò alla Stato Maggiore del 9° Corpo d’Armata il 7 marzo 1895 e poi, il 28 marzo 1895, al Comando dello Stato Maggiore come Segretario della Commissione Ricompense al Valor Militare dove rimase fino al 4 febbraio 1897. il 9 dicembre 1897 ottenne il grado di Tenente Colonnello e il 24 novembre 1898 fu Addetto Militare a Costantinopoli. Il 12 novembre 1899 fu nominato Aiutante di Campo Onorario del Re e lo rimase fino al 29 luglio 1900 e poi con Distintivo di Cessata Casa. Promosso Colonnello il 9 giugno 1902, fu Capo di Stato Maggiore dell’8° Corpo d’Armata l’8 novembre 1903 e il 10 gennaio 1904 venne messo a disposizione del Ministero come Delegato italiano per le riforme militari in Macedonia. Il 7 novembre 1904 gli venne affidato il comando dell’81° Reggimento Fanteria per poi passare allo Stato Maggiore a disposizione del Ministero il 2 dicembre 1906. Il 17 gennaio 1907 fu presso il Comando dello Stato Maggiore e il 16 febbraio 1908 ne divenne Capo Ufficio. Nominato Maggior Generale il 1° novembre 1908 gli venne affidato il comando della Brigata Abruzzi per poi passare alla guida della Brigata Salerno il 31 marzo 1910. Il 4 maggio 1911 fu collocato in Disposizione per poi passare al comando del presidio di Tobruk durante la guerra italo-turca. Rientrato in patria, l’11 dicembre 1911 ebbe il comando della Brigata Livorno e il 31 maggio 1914 venne promosso Tenente Generale e posto al comando della Divisione Catanzaro. Allo scoppio della guerra contro l’Austria gli venne assegnato il comando della 22^ Divisione il 24 maggio e il 6 luglio dello stesso anno venne collocato in Posizione Ausiliaria per poi passare nella Riserva. Fotografia formato 23,8 x 17. Fotografo: Cav. G. Garaffi – Cuneo.
Onorificenze
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Medaglia d’argento al valor militare
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Arc. 2382:CanevaCarlo in uniforme ordinaria con cappotto da Tenente Generale Comandante del Corpo d’Armata in Libia (Udine, 22 aprile 1845 – Roma, 25 settembre 1922). Fotografia formato 14 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 2539:Luigi Cadorna in uniforme ordinaria da Tenente Generale mod. maggio 1915 – dicembre 1915 (Pallanza, 4 settembre 1850 – Bordighera, 21 dicembre 1928). Figlio del Generale Raffaele Cadorna, nel 1860 fu avviato dal padre agli studi militari: dapprima alla Scuola militare “Teulié” di Milano e cinque anni dopo all’Accademia Reale di Torino, venendo nominato Sottotenente nell’arma d’Artiglieria nel 1868. Nel 1867 fu ammesso come allievo nella neonata Scuola di Guerra di Torino. Nel 1870, in forza al 2º Reggimento d’Artiglieria, partecipò alle brevi operazioni militari contro Roma nel corpo di spedizione comandato dal padre. Capitano nel 1880, nel 1883 venne promosso al grado di Maggiore e assegnato allo Stato Maggiore del Corpo d’armata del Generale Pianell. In seguito assunse la carica di Capo di Stato Maggiore del comando divisionale di Verona. Nel 1889 convolò a nozze con Maria Giovanna Balbi dei marchesi Balbi di Genova. Nel 1892, promosso Colonnello, ottenne il primo incarico operativo in qualità di comandante del 10º Reggimento Bersaglieri, mettendosi in evidenza per la sua rigorosa interpretazione della disciplina militare e per il frequente ricorso a dure sanzioni che gli costeranno anche richiami scritti dai suoi superiori. Fu tuttavia particolarmente apprezzato dai generali Pianell e Baldissera che erano quelli che godevano di maggiore riconoscimento nell’Esercito quanto a capacità. Nel 1896, abbandonati gli incarichi operativi, assunse la carica di Capo di Stato Maggiore del Corpo d’ Armata di Firenze. Nel 1898, con la promozione a Maggior Generale, entrò a far parte della ristretta cerchia degli alti ufficiali dell’esercito. La sua ascesa, benché lenta, si dimostrò costante a dispetto delle numerose sue recriminazioni nei confronti di un presunto ostruzionismo da parte dei superiori. Nello stesso anno dovette affrontare il primo smacco, quando, resosi disponibile l’incarico di ispettore generale degli Alpini, gli venne preferito il generale Hensch. Nel 1900 incappò in un secondo insuccesso: abbandonato il Generale Alberto Cerruti il comando della Scuola di Guerra, si vide scavalcato dal Generale Luigi Zuccari; a Cadorna fu invece assegnato il comando della Brigata “Pistoia”, allora di stanza a L’Aquila, che tenne per i successivi quattro anni. Nel 1905 assunse il comando della divisione militare di Ancona e nel 1907 fu a capo della Divisione Militare di Napoli con il grado di Tenente Generale, giungendo infine ai massimi vertici delle forze armate. Nello stesso anno venne fatto per la prima volta il suo nome come possibile successore del Generale Tancredi Saletta, che godeva di pessima salute, alla suprema carica di capo di Stato Maggiore dell’esercito. Ma l’anno successivo, abbandonato infine il Saletta l’incarico, Cadorna si vide preferire il generale Alberto Pollio: a questo ribaltamento non furono sicuramente estranei né i proclamati sentimenti di ostilità di Cadorna nei confronti dell’allora capo del governo Giovanni Giolitti, né tantomeno una lettera che il 9 marzo egli aveva inviato a Ugo Brusati, Primo Aiutante del Re e fratello di quel Roberto Brusati, futuro comandante della 1ª Armata, che nel 1916 sarebbe stato destituito proprio da Cadorna prima della battaglia degli Altipiani. In risposta a sondaggi di Brusati sulle future intenzioni di Cadorna dopo ottenuto l’incarico, e in particolar modo riguardo al mantenimento delle prerogative del Re (formalmente comandante in capo dell’esercito), sul cui rispetto si voleva evidentemente ottenere formale assicurazione, con scarso spirito diplomatico ma onestà intellettuale e morale egli replicò sostenendo il principio dell’unicità e indivisibilità del comando: in tale circostanza, benché i poteri del sovrano fossero sanciti dallo Statuto Albertino, Cadorna si dimostrò deciso a chiarire come, a suo parere, la responsabilità del comando dell’esercito spettasse de facto al solo capo di Stato Maggiore. Benché con le sue dichiarazioni egli fosse allora consapevole di essersi estromesso dalla partita con le proprie mani, la nomina di Pollio inaugurò una stagione di rapporti difficili fra le due alte personalità, destinata a concludersi soltanto nel 1914, con la morte di quest’ultimo. All’amarezza di Cadorna per essersi visto preferire il collega (inviso in certi ambienti per le umili origini, figlio di un ex capitano dell’esercito borbonico) si aggiungevano stridenti contrasti di natura dottrinale, laddove alla rigida impostazione offensivistica del pensiero tattico cadorniano il nuovo capo di Stato Maggiore contrapponeva concezioni operative improntate a maggiore flessibilità, e fondate sulla consapevolezza del ruolo dell’artiglieria e delle armi da fuoco moderne sul campo di battaglia. Cadorna proseguì comunque nella carriera, e nel 1911 assunse il comando del Corpo d’armata di Genova. L’anno successivo scoppiava il conflitto con l’Impero ottomano e, benché Cadorna rappresentasse il candidato in pectore per il comando di un corpo d’armata destinato al servizio oltremare, nella conduzione delle operazioni militari in Libia gli venne preferito il Generale Carlo Caneva. Cadorna, alla soglia dei sessantuno anni, non aveva ancora ricevuto alcun comando operativo su teatro di guerra: tale ritardo si sarebbe tuttavia rivelato per lui vantaggioso, poiché poté presentarsi alla prova del primo conflitto mondiale vantando una carriera esente dagli insuccessi che avevano costellato la recente storia delle armi italiane, dalla campagna d’Abissinia culminata con la disfatta di Adua, sino alle sanguinose e dispendiose operazioni militari contro la guerriglia libica (piegata soltanto nel 1934). La mattina del 1º luglio 1914 moriva improvvisamente il Generale Alberto Pollio, stroncato da un infarto. Pochi giorni prima, il 28 giugno, Gavrilo Princip aveva assassinato a Sarajevo l’arciduca ereditario Francesco Ferdinando e la consorte Sophie Chotek. Il 27 luglio successivo il Re Vittorio Emanuele III, su indicazione del generale Baldissera, offrì la carica a Cadorna: questi pose la condizione, allo scopo di non ripetere gli errori delle guerre risorgimentali, di dipendere, gerarchicamente e istituzionalmente, soltanto dal Re e non dal governo. Il Re accettò dicendogli «la mia autorità servirà soltanto a farla obbedire da tutti». Cadorna prendeva quindi possesso dell’ufficio di Capo di Stato Maggiore. Giunta la guerra, ottenuta dal governo una libertà d’azione che non aveva confronti con quelle dei suoi colleghi della Triplice intesa. Il 23 aprile 1915 Cadorna inizio la mobilitazione parziale e segreta dell’esercito, 8 corpi d’armata su 14 vennero messi sul piede di guerra e subito dopo i 6 rimanenti, ancora prima che il governo ordinasse la mobilitazione generale l’esercito sarebbe stato in grado di invadere l’Austria entro la fine di maggio. I principali successi ottenuti sotto il suo comando (caratterizzato peraltro da durissima disciplina e da scarsa considerazione delle esigenze umane del soldato) furono: l’arresto dell’offensiva austriaca nel Trentino (primavera 1916), la conquista di Gorizia, dovuta a un’improvvisa azione ad oriente, e la vittoria alla Bansizza (estate 1917). L’offensiva di Caporetto (ott. 1917) costrinse Cadorna a ordinare il ripiegamento dello schieramento orientale dell’esercito dietro il Piave. Lasciato il comando l’8 novembre 1917 in seguito a questi avvenimenti e sostituito dal Generale Armando Diaz, fu nominato membro del Consiglio Superiore di Guerra interalleato di Versailles, ma nel febbraio 1918 fu richiamato in Italia, a disposizione della commissione d’inchiesta sui fatti di Caporetto, e nel 1919 collocato a riposo. Senatore del Regno dal 1913, nel 1924 fu nominato Maresciallo d’Italia. Fotografia formato 13,7 x 9. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze italiane
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
29 dicembre 1910
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
30 gennaio 1915
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine Militare di Savoia
28 dicembre 1916
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Stella dei Karađorđević (classe militare)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine equestre per il merito civile e militare
Gran Cordone dell’Ordine di Leopoldo
Cavaliere di Gran Croce dell’Aquila Rossa
Cavaliere di Gran Croce della Legion d’Onore
Gran Croce Ordine del Principe Danilo I
Cavaliere di Gran Croce Ordine del Bagno
Membro I Classe Ordine di Michele il Coraggioso
Croix de Guerre 1914-1918
Arc. G3: Marafini Valentino in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 9 aprile – 15 luglio 1915 ( Cori, 24 marzo 1863 – Roma, 193.). Allievo Ufficiale il 1° ottobre 1880, venne promosso Sottotenente di Artiglieria il 5 gennaio 1882. Promosso Tenente di Artiglieria da Montagna il 13 Aprile 1884, ottenne il grado di Capitano di Stato Maggiore della Divisione Messina l’11 dicembre 1892. Passato alla Divisione di Ancona il 29 marzo 1894, passò al Comitato del Ministero della Guerra nel 1895. Il 2 febbraio 1902 venne promosso Maggiore Capo di Stato Maggiore della Divisione Messina e il 16 giugno 1907 ottenne il grado di Tenente Colonnello e il comando del corpo. Promosso Colonnello il 4 gennaio 1912 fu Capo Ufficio al Comando di Corpo e il 23 agosto 1914 venne posto al comando del 60° Reggimento Fanteria. Maggior Generale il 18 febbraio 1915 fu al comando della Brigata Modena fimo al 27 giugno 1915 quando passò a Disposizione per ispezioni il 1° agosto 1915. Partecipò alla grande guerra combattendo sul Monte Nero e sul Mrzli meritandosi la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Nel 1918 venne posto al comando della Divisione Ravenna e nel 1919 venne collocato in Posizione Ausiliaria. Il 1° febbraio 1923 venne promosso Generale di Divisione e il 7 luglio 1932 venne trasferito nella Riserva.
Onorificenze
Medaglia di bronzo al valor militare
Arc. G1: Ovazza Cesare in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 1909 – 1915 (Milano 1850 – Borgio 1918). Sottotenente di Fanteria nel 1871, da Tenente Colonnello comandò il Distretto Militare di Ascoli Piceno dal 1898 al 1902 e da Colonnello quello di Venezia dal 1902 al 1907. Nel 1914 raggiunse il grado di Maggior Generale. Fotografia formato 23,5 x 14,2. Fotografo: Ca. C. Agostini – Padova.
Arc. 3089: Zoppi Gaetano in uniforme da combattimento da Tenente Generale in Comando di Divisione mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Chiavari, 3 marzo 1850 – Roma, 19 ottobre 1948). Uscì Sottotenente dalla Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria nel 1871. Passò quindi nei Bersaglieri e frequentò con successo la Scuola di Guerra nel 1877. Promosso Capitano, diventò nel gennaio 1896 Aiutante di Campo di Umberto I ( fu confermato nel ruolo Onorario quattro anni dopo). Colonnello di Fanteria dal gennaio 1901, ricevette il comando del 33° Reggimento Livorno che tenne fino al 1907. Promosso Maggior Generale, comandò prima la Brigata Re e quindi, dal 1909, la Scuola Militare di Modena. Tenente Generale dal 1911, passò a comandare la Divisione Militare di Roma, per ricevere nel 1914 il comando generale dei Regi Carabinieri. Il conflitto lo vide inizialmente al comando del XIII Corpo d’Armata dislocato che aveva la sede a Verona. lasciò tale incarico al collega Cleto Angelotti nel giugno 1915, per assumere quello del V Corpo d’Armata che comandò a due riprese: prima fino al giugno 1916, operando in Valsugana, quindi dall’8 marzo al 26 dicembre 1917. Tra queste due date comandò dapprima un Corpo d’Armata in formazione che da lui prese il nome di Corpo d’Armata “Z”, dal 24 giugno XXII Corpo d’Armata, e che diresse nella difesa delle Melette e nelle azioni controffensive sull’Altopiano dei Sette Comuni, fino all’agosto successivo. Quindi assunse la guida del VI corpo d’Armata che comandò dal settembre 1916 all’8 marzo 1917. Questi due primi anni di guerra, ma soprattutto le azioni nel corso dell’offensiva austriaca nel Trentino, gli valsero la croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia nel dicembre 1916. Nelle operazioni del 1917 ottenne la Commenda dell’Ordine Militare di Savoia e insieme ad essa non poteva non arrivare anche il congedo per raggiunti limiti di età che Zoppi aveva in realtà già superato alla fine dell’anno. In via del tutto eccezionale, il Regio Decreto del 22 gennaio 1920 commutò le due Croci dellOMS già ottenute in quella di grande Ufficiale. Immediatamente richiamato dall’ausiliaria in cui era stato posto e riconosciuto idoneo al comando d’Armata, fu nominato Presidente della Commissione per l’avanzamento presso il comando Supremo. il 31 dicembre 1923 fu nominato Generale di corpo d’Armata e sei anni dopo, su proposta del collega Carlo Petitti di Roreto, ricevette l’investitura a senatore. In tale veste fu membro della Commissione per le Forze Armate dal 1939 al 1943. Deferito nell’agosto 1945, per la collaborazione prestata al fascismo, fu discriminato dagli accusati già nel dicembre successivo. Fotografia formato 15 x 9,8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Gran cordone dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
28 dicembre 1916
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 marzo 1918
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
22 gennaio 1920
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia interalleata della vittoria
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Bianca di Serbia (Serbia)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Rosa (Impero del Brasile)
Arc. 3058:Fara Gustavo in uniforme da combattimento da Generale di Divisione mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 ( Orta 18 settembre 1859 – Genova Nervi 24 febbraio 1936). Allievo alla Scuola Militare il 1° ottobre 1876, venne promosso Sottotenente nell’8° Bersaglieri il 31 luglio 1879. Tenente il 25 dicembre 1881, passò al 12° Bersaglieri il 16 settembre 1883 e fu insegnante alla Scuola Militare di Modena dal 10 dicembre 1883 all’11 settembre 1887. Capitano nel 4° Bersaglieri l’8 aprile 1888, Fara chiese di essere assegnato come volontario per le colonie italiane in Africa e nell’ottobre di quello stesso anno partì alla volta dell’Eritrea, dove nel gennaio dell’anno successivo venne assegnato come comandante della 3ª compagnia di ascari, partecipando alla marcia su Asmara. Combatté ad Agordat nel 1890, fatto che gli valse la croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Nell’azione, il Fara riuscì a cogliere di sorpresa i nemici che stavano avanzando verso il mare e minacciavano di occupare la colonia Eritrea comandata dal Generale Orero: il Fara inviò due compagnie di àscari a rafforzare le file del Maggiore Cortese col quale si diresse all’attacco di Dega, bloccando i nemici alla gola di Damatai, appunto presso Agordat dove avvenne lo scontro dove fu possibile inoltre recuperare il bottino razziato a Beni Amer e liberare diversi prigionieri. Ammalatosi di malaria nel 1891, venne costretto a rientrare in patria dove, dopo essere guarito, venne destinato al 18º Reggimento Bersaglieri e si sposò il 30 agosto 1893 con Giulia Mazzoni. Promosso Maggiore il 21 dicembre 1899, ottenne il comando del XXXIV battaglione del 10º Reggimento Bersaglieri, raggiungendo il grado di Tenente Colonnello il 29 giugno 1905. Il 28 giugno 1906 passò nel 1° Reggimento Bersaglieri, il 29 settembre 1907 al 7° Reggimento e il 1° luglio 1910 venne promosso infine Colonnello ed ottenne il comando dell’ 11º reggimento Bersaglieri. Considerata l’esperienza da lui acquisita con la guerra d’Eritrea e per la distinzione acquisita sul campo di battaglia, Gustavo Fara prese parte in seguito alla guerra libica (1911-12) guidando l’11º Reggimento Bersaglieri nella battaglia di Sciara Sciatt, dove guidò la resistenza del forte di Henni impedendo che la sconfitta si tramutasse in una rotta. Il Generale Pecori Giraldi che aveva assunto il comando dell’oasi di Ain Zara il 18 dicembre lanciò un’operazione contro l’oasi di Bir Tobraz (14 km a sud di ʿAin Zara). Al Generale italiano era giunta la notizia che alcuni capitribù di arabi che aveva giurato fedeltà all’Italia erano stati presi prigionieri da altri arabi ostili pertanto decise di inviare una spedizione di soccorso nell’oasi di Bir Tobraz dove presumeva fossero stati portati come prigionieri. Senza informare il Generale Caneva Pecori-Giraldi inviò 11º Reggimento Bersaglieri del Colonnello Fara in missione con circa 3.000 uomini. La spedizione partì durante la notte nella speranza di attaccare il campo nemico all’alba ma le guide locali che erano state assegnate non trovarono l’obiettivo e il reparto vagò per sette ore nel deserto finché non trovò l’accampamento nemico. Gli italiani decisero allora di attaccare ma si portarono contro il versante sbagliato dell’accampamento e presto si trovarono presi tra due fuochi. A questo punto Fara decise di disimpegnare il reparto e assunta formazione a quadrato respinse gli attacchi nemici per tutto il giorno finché all’approssimarsi della notte gli arabi si ritirarono. La colonna italiana iniziò la veloce ritirata verso Ain Zara abbandonando tutto il materiale inutile e anche i corpi dei caduti. Sulla strada di ritorno la colonna Fara intercettò una Brigata di soccorso che si era persa anch’essa. Il resoconto della spedizione attirò dure critiche contro il Generale Pecori Giraldi che aveva voluto l’azione e a seguito di una inchiesta fu sollevato dall’incarico nel febbraio 1912. Il generale reagì attribuendo le colpe a Fara. Il Generale Luigi Cadorna venuto a conoscenza delle accuse mosse da Pecori Giraldi al suo sottoposto lo accusò di incompetenza e raccomandò la promozione a generale per il Colonnello Fara che definì “un vero soldato“. Fara fu poi promosso a Maggior generale per meriti di guerra IL 25 dicembre 1911. Il 31 marzo 1912 fu iniziato in Massoneria nella loggia napoletana del Grande Oriente d’Italia Figli di Garibaldi, ma frequentò la loggia appena pochi mesi. Terminata la guerra in Libia, il 26 marzo 1913 il Fara venne prescelto per assumere il comando della Brigata “Friuli”, abbandonando contestualmente la massoneria dimissionando dalla Loggia “Darwin” di Napoli, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, della quale era membro. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, Gustavo Fara al comando della 24ª divisione di stanza in Carnia e il 1° agosto 1915 venne promosso Tenente Generale per poi passare al comando della 4ª divisione, con la quale prese parte alla presa di Sabotino (24 ottobre 1915), ove rimase ferito. Rimessosi dalle ferite, chiese di essere rinviato al fronte al comando della 19ª divisione, con la quale contribuì a controbattere all’offensiva lanciata dagli austriaci in Val Lagarina. Si distinse con la 14ª divisione a Monfalcone (4 agosto 1916) ove si meritò una medaglia d’argento al valor militare. L’abilità del Fara ad ogni modo emerse in maniera preponderante nelle ultime fasi della Grande Guerra: nell’agosto del 1917 costituì la 47ª Divisione Bersaglieri con la quale prese parte all’undicesima offensiva dell’Isonzo, riuscendo ad oltrepassare il fiume ed a raggiungere l’altopiano della Bainsizza, ottenendo il grado di Commendatore dell’Ordine militare di Savoia. Nell’ottobre di quello stesso anno combatté sul Monte Grappa e dal 1918 ottenne il comando della 23ª Divisione Bersaglieri, segnalandosi sul Piave e sul Paradiso, ove ottenne altre onorificenze. Con la fine del conflitto, nel gennaio del 1919 venne assegnata la Divisione Territoriale di Firenze, ma già il 1° marzo 1920 venne messo a Disposizione. Il 10 luglio dello stesso anno venne collocato in Posizione Ausiliaria. Il 18 settembre 1928 venne promosso Generale di corpo d’Armata in Riserva. Dopo la sua messa a riposo, il Generale Fara decise di ritirarsi nella sua residenza estiva di Nervi ove si avvicinò al mondo politico. Vicino al nascente fascismo, si fece promotore del primo Fascio di Combattimento di Nervi costituito nel 1921 in occasione delle elezioni amministrative ma aderì ufficialmente al movimento il 2 maggio 1922. Nel settembre del 1922 incontrò per la prima volta Emilio De Bono e Benito Mussolini, ricordando a quest’ultimo di essere stato il comandante dell’11º reggimento nel quale egli stesso aveva militato e di essere pronto a supportare la causa d’insurrezione del movimento fascista. Per questi motivi partecipò alla marcia su Roma nell’ottobre del 1922 insieme alla colonna di Ulisse Igliori, e divenne Luogotenente Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, nonché Ispettore Generale della stessa milizia. Tra il 1924 e il 1925 fu anche regio commissario all’Aquila, dopo che il sindaco liberale Vincenzo Speranza lasciò la carica per contrasti con il nuovo regime. Fu nominato Senatore del Regno il 22 dicembre del 1928. Fotografia formato 12 x 7,2. Fotografo: Sconosciuto. Autografa e datata 14 luglio 1916.
Onorificenze
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
11 novembre 1920
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
31 agosto 1917
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
24 agosto 1890
Medaglia d’oro al valor militare
«Per le eminenti qualità di soldato ardimentoso e brillante sotto il fuoco nemico spiegate e prima dopo la sua promozione per merito di guerra, nei numerosi combattimenti della campagna di Libia a cui prese parte.» Ain Zara – 4 dicembre 1911.
Medaglia d’argento al valor militare
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
8 marzo 1900
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
28 dicembre 1911
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
3 giugno 1916
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
3 giugno 1916
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
12 gennaio 1911
Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
15 gennaio 1914
Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
24 luglio 1919
Grand’ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
14 settembre 1920
Grande ufficiale dell’Ordine coloniale della Stella d’Italia
Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
Croce al Merito di Guerra
Medaglia a ricordo della campagna d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa della Marcia su Roma, oro
28 ottobre 1922
Arc. G1: Morrone Paolo in uniforme da combattimento da Tenente Generale mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Torre Annunziata, 3 luglio 1854 – Roma, 4 gennaio 1937). Arruolatosi nel Regio Esercito Italiano il 10 ottobre 1871, frequentò i corsi della Scuola di fanteria e cavalleria di Modena. Nominato Sottotenente tre anni dopo fu assegnato al 26º Reggimento di Fanteria. Successivamente frequentò la Scuola di guerra nel 1884, classificandosi primo nelle armi di fanteria e cavalleria. Il 26 settembre 1886 fu nominato Capitano del Corpo di Stato Maggiore e Capo di Stato Maggiore della Divisione Militare di Ancona. Prese parte dal 1890 al 1891 alla Campagna d’Africa precedente la Guerra di Abissinia. Nel giro di pochi anni arrivò ai gradi apicali: fu promosso Tenente Colonnello l’8 luglio 1897, Colonnello il 21 marzo 1901 e comandante del 37º Reggimento di Fanteria, Maggiore Generale il 23 gennaio 1908 e nominato comandante della Brigata Sicilia, Tenente Generale il 31 dicembre 1911. Due mesi prima dell’inizio della Grande Guerra, fu incaricato di formare il XIV Corpo d’Armata, a capo del quale, all’inizio delle ostilità, si posizionò sull’Isonzo di fronte al Monte San Michele. Riuscì a tenere la posizione grazie alle sue doti di organizzatore tattico e condottiero, riportando la vittoria sul nemico alla guida di un manipolo di soldati di truppa, in gran parte meridionali e del napoletano. Questa azione fu premiata dal Re Vittorio Emanuele III con l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia e dal presidente della Repubblica Francese, per il tramite del Generale Lyautey la Commenda della Legion d’Onore. Durante la Prima guerra mondiale, fu al comando prima della 4ª Armata e successivamente della 9ª Armata italiana. Fu promosso Generale di Corpo d’Armata il 22 luglio 1923. Rivestì l’incarico di ministro della guerra dal 4 aprile 1916 al 18 giugno 1916 durante il Governo Salandra II, e dal 18 giugno 1916 – 16 giugno 1917 nel Governo Boselli. Contestualmente venne nominato senatore del Regno d’Italia il 15 maggio 1916 e prestò giuramento il 16 giugno. Fu presidente del Tribunale Supremo di Guerra e Marina dal 21 ottobre 1917 al 7 marzo 1918, membro effettivo del Consiglio dell’Ordine Militare di Savoia dal 4 luglio 1918 al 9 gennaio 1930 ed eletto membro della Giunta per l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia il 6 febbraio 1933. Il 19 gennaio 1930, il sindaco di Torre Annunziata, Pelagio Rossi, durante l’inaugurazione del Monumento ai Caduti, consegnò al Generale Paolo Morrone una medaglia d’oro quale omaggio all’illustre concittadino. Fotografia formato 20 x 18. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
21 dicembre 1890
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
29 dicembre 1904
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
2 novembre 1906
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
30 maggio 1912
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
29 dicembre 1916
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
31 maggio 1901
Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
30 maggio 1907
Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
14 gennaio 1915
Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
28 giugno 1916
Gran cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
15 giugno 1917
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
«Morrone cav. Paolo, tenente generale, da Torre Annunziata. Combinando attacchi di viva forza e tenace avanzata metodica, guidò le sue truppe con grande maestria e vigorosa energia alla conquista delle falde del San Michele e di San Martino, assicurandone saldamente il possesso che tante volte ostinate e sanguinose lotte aveva costato.(Altipiano carsico, agosto-novembre 1915).» 28 dicembre 1916
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
24 maggio 1919
Medaglia d’argento al valor militare
Croce di guerra al valor militare
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
Medaglia commemorativa delle Campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Onorificenze straniere
Commendatore della Legion d’onore (Francia)
Membro di III Classe dell’Ordine di Michele il Coraggioso (Romania)
29 settembre 1922
Arc. G2: Roffi Annibale in uniforme da combattimento da Maggior Generale mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Torino 1° dicembre 1861 – Savona, 17 luglio 1942). Fratello minore di Oscar, iniziò la carriera militare nel 1877 frequentando il Collegio Militare di Firenze. Sottotenente di Fanteria a 19 anni venne promosso Capitano nel dicembre del 1892. Prestò servizio al 40° Reggimento Fanteria Bologna e qui raggiunse nell’ottobre 1906 il grado di Maggiore. Fu quindi trasferito al 5° Reggimento Aosta e nel 1908 al 35° Reggimento Pistoia dove rimase fino alla promozione a Tenente Colonnello nel settembre 1911. Fu riassegnato all’11° Reggimento Casale, dove rimase fino al 1915 quando, nominato Colonnello, assunse il comando dell’88° Reggimento Friuli. Con questo reparto iniziò il conflitto, combattendovi fino al 23 novembre 1915. Il giorno seguente, ancora Colonnello, fu destinato al comando della Brigata Marche che guidò però solo fino al 20 novembre, quando fu ferito a Oslavia, mentre era al comando di una delle colonne d’attacco. Rientrato in servizio da Colonnello Brigadiere, assunse il 17 gennaio 1916 la responsabilità della Brigata Alessandria e nel marzo successivo fu promosso Maggior Generale. Trasferita con carri la sua Brigata sull’Altopiano dei Sette Comuni per parare la fase più acuta dell’offensiva austro-ungarica, fu nuovamente ferito ad una gamba sul Monte Meatta lasciando quindi la Brigata assieme, e la cosa non trova spiegazioni plausibili, ai due comandanti di reggimento e ordinando alle truppe accorrevano di ritirarsi. L’Alessandria fu fatta completamente prigioniera assieme ai resti della Lambro e a due battaglioni Bersaglieri ciclisti che al comando del Colonnello Cottone cercavano di difendere la posizione cruciale di Bocchetta e Cima Portule. Va rilevato per altro che la Commissione d’inchiesta su tale fatto, presieduta dal Generale Grazioli, lo scagionò da ogni addebito, e lo premiò anzi con la concessione della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Rientrato in servizio, ricevette dal Generale C. Parigi il comando della Brigata Chieti che comandò dal 10 novembre 1916 al 5 maggio 1917. Riconosciuto idoneo al comando di divisione, lo stesso 5 maggio assunse il comando della 6^ Divisione di Fanteria, prima alle dipendenze del III corpo d’Armata sul fronte lombardo, quindi alle dipendenze del X del Generale Cattaneo sull’altipiano di Tonezza nel corso dell’offensiva finale. Roffi lasciò il comando della 6^ il 1° dicembre 1919, quando la grande unità faceva parte del Corpo di occupazione di Innsbruck. Posto a disposizione del Ministero della Guerra nel 1920, l’anno successivo passò in Posizione Ausiliaria Speciale. Nel 1923 divenne Generale di Divisione e nel 1930 transitò nella Riserva, venendovi nominato quattro anni dopo Generale di Corpo d’Armata. Morì a Savona investito da un camion mentre attraversava la strada. Fotografia formato 26 x 21. Fotografo:
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
27 dicembre 1903
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
5 maggio 1921
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
1 giugno 1911
Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
31 maggio 1921
Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
3 giugno 1916
Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
24 febbraio 1918
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
17 maggio 1919
Medaglia d’argento al valor militare
13 febbraio 1916
Medaglia d’argento al valor militare
23 marzo 1916
Medaglia d’argento al valor militare
1 febbraio 1917
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
6 ottobre 1921
Croce al Merito di Guerra
31 maggio 1921
Medaglia d’argento al valore civile
7 novembre 1886
Medaglia per la guardia d’Onore
1921
Medaglia militare al merito di lungo comando (32 anni)
28 agosto 1932
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
1921
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
31 maggio 1921
Medaglia interalleata della vittoria
4 luglio 1924
Croix de guerre francese 1914–1918 con palma di bronzo (Francia)
31 maggio 1917
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
7 febbraio 1920
Compagno dell’Ordine del Bagno (Inghilterra)
22 marzo 1920
Arc. 3060: Cascino Antonino in uniforme da combattimento da Maggior Generale mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Piazza Armerina, 14 settembre 1862 – Quisca, 29 settembre 1917). Entrato all’Accademia di Artiglieria e genio di Torino nel 1879, ne uscì Tenente nel 1883. Era l’unico allievo siciliano, ma aveva come compagni di corso Armando Diaz e Vittorio Bòttego. Fu al 5° e poi al 4° Reggimento Artiglieria da Campagna e nel 1893 lasciò il reggimento per frequentare la Scuola di Guerra di Torino nel 1894. Capitano in Artiglieria dal marzo 1890 di stanza a Venaria Reale alle dipendenze del duca d’Aosta, si gettò allora negli studi militari che gli procurarono l’incarico dell’insegnamento di Armi, Tiro e Fortificazioni, prima all’Accademia di Modena dal 1895 al 1899 poi alla Scuola di Guerra. Nel 1899 passò al 3° Reggimento Artiglieria da Campagna e nel 1905 venne promosso Maggiore nel 22° Reggimento Artiglieria da Campagna a Palermo. Nel 1908 vinse il concorso per la cattedra di Armi, Tiro e Fortificazioni alla Scuola di Guerra di Torino e nel 1914 ottenne il grado di Tenente Colonnello e assegnato al 6° Artiglieria da Fortezza. Colonnello nell’aprile del 1915, fu trasferito a Roma al comando del 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza con cui entrò in guerra per poi passare al comando di una frazione del parco d’assedio della 4^ armata in Cadore. Idoneo al comando di Brigata nel maggio 1916 venne promosso Colonnello Brigadiere e passò a comandare una Brigata di Fanteria neocostituita, l’Avellino che guidò, Maggior Generale dal giugno 1916, dal 27 maggio alla stessa data dell’anno successivo. Subito dopo la brigata venne impiegata in prima linea contro gli austriaci sul Monte San Marco, a Plava e sul Vodice, dove sotto la guida di Cascino dimostrò valore e tenacia. Dopo la battaglia del Vodice, per la quale fu insignito della medaglia d’argento al Valor Militare, Cascino fu promosso Tenente Generale, a capo dell’8ª Divisione, formata dalle brigate “Avellino” e “Forlì”. Il suo successivo obiettivo era la conquista del Monte Santo, di rilevante importanza strategica nel conflitto in atto. Operazione che gli riuscì dopo una serie di assalti che causarono gravissime perdite. Ammirato dal valore del Generale Cascino, Arturo Toscanini raggiunse il Monte Santo e diresse una banda militare, che suonò dal 25 al 29 agosto 1917 inni e canzoni patriottiche in faccia agli austriaci. Durante il successivo tentativo di conquistare il Monte San Gabriele, il 15 settembre del 1917 Cascino fu gravemente ferito a una coscia da una scheggia di granata austriaca. Rifiutò l’immediato ricovero in ospedale, preferendo garantire con la sua presenza la tenuta della posizione, esposta a reiterati attacchi delle fanterie e dell’artiglieria austro-ungariche. Il suo successivo ricovero giunse troppo tardi. Dopo 12 giorni di agonia, il generale Cascino morì all’ospedale di Quisca . A premiarlo arrivò con inusitata rapidità la Medaglia d’Oro al Valor Militare, e, cosa forse ancor più emblematica per un comandante che aveva sempre vissuto a contatto di gomito con i suoi uomini, i fiori di campo che i suoi soldati vollero ricoprissero completamente la sua bara.
Onorificenze
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia d’oro al valor militare
«Nobile figura di condottiero e di soldato, diede costante e mirabile esempio di ardimento e di valore alle truppe della sua divisione, recandosi a condividere con esse, sulle prime linee, tutte le vicende della lotta. Gravemente ferito da proiettile nemico, volle ancora mantenere il comando, finché ebbe assolto il suo compito della giornata, stoicamente sopportando il dolore della ferita, che poi lo condusse a morte.» Monte Santo, 15 settembre 1917
Arc. 2772: Maglietta – Pollari Luigi in uniforme da combattimento da Maggior Generale mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Modena 4 novembre 1863 – Vicenza 1949). Nacque a Modena nel 1863 all’interno di una famiglia della buona borghesia cittadina, dopo aver condotto regolari studi si arruolò nel Regio Esercito entrando presso la Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino, da cui uscì con il grado di Sottotenente del Genio il 24 aprile 1881. Prestò servizio di guarnigione a Piacenza, Venezia, Bologna e La Spezia, distinguendosi particolarmente a Venezia dove completò una monografia sulla laguna veneta e dei fiumi Sile e Piave che ebbe utile impiego durante il corso della prima guerra mondiale. Inoltre risalì a bordo di vaporetti lagunari il fiume Po, con a bordo personale del genio in viaggio d’istruzione, raggiungendo la città di Piacenza per dare risalto ed impulso alla navigazione fluviale civile. IL 13 aprile 1884 ottenne il grado di Tenente, il 4 novembre 1889, promosso Capitano, frequentò la Scuola di Guerra, passando poi in servizio, nel corso del 1897, presso la Direzione del Genio Militare di Torino. In quegli anni il Regno d’Italia aderiva alla Triplice Alleanza, e nel 1898 egli ricevette l’incarico di elaborare un piano per la realizzazione di nuove opere fortificate difensive sul settore alpino occidentale al confine con la Francia. La principale opera da lui progettata in quel settore fu il Forte Chaberton posto a 3.130 m di quota sulla cima dell’omonimo monte, ed armato con 8 cannoni Armstrong da 149/35 A in torretta corazzata tipo A.M., che venne terminata nel 1907. Promosso Maggiore per meriti eccezionali il 18 gennaio 1903, all’inizio del 1908 fu trasferito nuovamente a Venezia per seguire i lavori del campo trincerato posto a difesa della città, venendo poi mandato a Padova nel 1910 dove si occupò di attività pubblicistica e venne promosso Tenente Colonnello. Con lo scoppio della guerra italo-turca chiese, ed ottenne di partecipare alla spedizione, venendo assegnato in forza alla 2ª Divisione speciale, posta agli ordini del generale Ottavio Briccola, come comandante del genio divisionale. Sbarcato a Bengasi al seguito delle truppe realizzò in poco tempo un campo trincerato a difesa della città, composto da ridotte e fortini armati con pezzi d’artiglieria da 75 mm distanti tra di loro 3 km. Inoltre la città fu circondata da un muro di sicurezza alto 4 m e lungo 7 km le cui estremità si trovavano sulla riva del mare. Trasferitosi a Derna, e poi a Tobruk per curarne le opere difensive, l’8 ottobre 1912 prese parte al combattimento denominato del Marabutto di Sidi Abdallah (Derna) per il quale fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Promosso Colonnello per meriti di guerra il 23 agosto 1912, rientrò in Patria per assumere la direzione del genio militare di Verona, considerato uno dei comandi più importanti del nord Italia, in quanto a quell’epoca l’Impero austro-ungarico aveva in avanzata fase di realizzazione una moderna cintura difensiva dotata di moderne fortificazioni permanenti. Per controbattere efficacemente tali fortificazioni egli realizzò alcune opere campali per la sistemazione di una dozzina di obici da 280 mm, divenute estremamente utili nei primi giorni di guerra. Con lo scoppio della guerra il 24 maggio 1915, assunse il comando del Genio del V Corpo d’armata prendendo parte nel corso dell’estate ad una ricognizione che portò nel mese di settembre alla rioccupazione del Monte Costone, caduto in mano agli austriaci in giugno. Nel settembre 1915 assunse l’incarico di comandante del Genio della 3ª Armata operante nel settore dell’Isonzo, venendo promosso Maggiore Generale per meriti di guerra il 16 dicembre 1915. Dopo che l’alto comando austriaco ebbe lanciato la Strafexpedition il nuovo comandante della 1ª Armata, Generale Guglielmo Pecori Giraldi, chiese, ed ottenne che egli assumesse anche il comando del Genio della 1ª Armata. In quei giorni il Comando Supremo costituì una nuova armata, la 5ª al comando del Generale Pietro Frugoni, che avrebbe dovuto bloccare il nemico in caso questi fosse sboccato sulla pianura padana. In quel frangente il Generale Cadorna gli diede istruzioni particolari per realizzare opere difensive a nord ovest di Vicenza e attorno a Treviso e lungo il corso del fiume Sile. Dopo la fine dell’emergenza rientrò presso il comando del Genio della 3ª Armata per partecipare alla conquista di Gorizia nell’estate del 1916. Verso la fine di quell’anno, su disposizione del Comando Supremo, fu posto al comando della Direzione Generale dei Lavori di Difesa (D.G.L.D.) dove rimase fino al suo scioglimento avvenuto alla metà del 1917, passando poi al comando del Genio della 4ª Armata, posizionata nel settore del Cadore. Entrato in urto con il comandante dell’armata, Generale Mario Nicolis di Robilant, rimase a Belluno solo tre mesi per ritornare a disposizione del Comando Supremo a Udine, ed inviato in missione ispettiva a Taranto. Dopo il nefasto esito della battaglia di Caporetto che portò allo sfondamento del fronte italiano tenuto dalla 2ª Armata del Generale Luigi Capello egli fu convocato d’urgenza da Cadorna per un parere consultivo, e in quello stesso colloquio ricevette l’ordine di predisporre le difese sul fiume Piave, per passare quindi a quelle dell’Adige e del Po, ricevendo pieni poteri indipendenti da quelli del comando militare del genio. Il 30 ottobre prese parte all’incontro tra Cadorna e il Generale francese Ferdinand Foch in cui illustrò a quest’ultimo il piano di difesa italiano del Piave. Dopo la sostituzione di Cadorna alla testa del Regio Esercito con Diaz, gli fu affidato il comando del Genio della 6ª Armata operante sugli altopiani, dove realizzò tre linee di resistenza tra la Val d’Astico e la Val Brenta, e numerose opere minori. Tali difese consentirono all’armata di resistere brillantemente durante l’offensiva lanciata dal nemico il 15 giugno 1918, e terminata nella giornata del 25 con il ritorno degli austro-ungheresi sulle linee di partenza. Per tale merito fu poi elevato al rango di Tenente Generale il 4 novembre 1918, studiando nel contempo come rifornire le truppe di armi, viveri e munizioni in vista di una vasta manovra offensiva da realizzarsi nella primavera del 1919 che avrebbe portato l’esercito imperiale al collasso. Tale evento si realizzò nel novembre 1918, e subito dopo il termine delle operazioni il Generale Pietro Badoglio, Sottocapo di stato maggiore, lo nominò Ispettore Tecnico delle Direzioni Militari di lavoro per le Provincie Liberate e Redente con il compito di sovraintendere alla fase iniziale dell’avvio delle opere di ricostruzione, operando parallelamente al neocostituito Ministero delle Terre Liberate. Tale compito lo portò ad operare in un mondo che lui non conosceva, fatto di speculatori di ogni genere, fidandosi dei propri collaboratori che pensava fossero onesti come lui iniziarono a circolare voci di sperpero di denaro pubblico, tanto che per la realizzazione di una linea filoviaria tra Marostica e il passo del Pùffele con prolungamento ad Asiago fu sottoposto a procedimento giudiziario presso il Tribunale militare di Verona dal quale uscì assolto da ogni accusa il 15 agosto 1922. Lasciato il servizio attivo nel 1924 si dedicò all’insegnamento e all’attività tecnica privata fino alla sua morte, avvenuta a Vicenza nel 1949. Fotografia formato 9 x 6,5. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
28 dicembre 1916
Medaglia di bronzo al valor militare
«Nella giornata dell’8 ottobre 1912 al Marabutto di Sidi Abdallah (Derna) diresse l’impiego delle truppe del genio sotto il fuoco nemico con molta capacità e coraggio.»
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
1906
avanzamento per merito di guerra
Decreto Comando Supremo 1 marzo 1919
Arc. 3055: Tesei Giuseppe in uniforme da combattimento da Maggior Generale Comandante della Brigata Bologna mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 (Pedaso, 21 novembre 1864 – 1939). Sottotenente di Artiglieria il 6 settembre 1888, ottenne il grado di Tenente il 12 novembre 1889. Passò con il grado di Capitano allo Stato Maggiore il 20 gennaio 1901 e venne promosso Maggiore a Disposizione del Comandante Designato del 10° Corpo d’Armata a Napoli il 30 settembre 1910. Tenente Colonnello il 31 marzo 1914, ottenne il grado di Colonnello alla vigilia del conflitto e fino al 1917 fu Sottocapo di Stato Maggiore della 3^ Armata sotto il comando del duca d’Aosta. Colonnello Brigadiere fu comandante della Brigata Bologna dal 5 giugno al 22 agosto 1917 e l’8 luglio 1917 venne promosso Maggior Generale. Guidò la sua Brigata nell’attacco alla quota 244 tra Bosco Malo e Jamiano restando ferito nell’azione. Tornato in servizio il 9 ottobre venne posto al comando della Brigata Siracusa che mantenne fino al 13 novembre 1917. In Posizione Ausiliaria Speciale per il riacutizzarsi della ferita nel 1920, venne promosso Generale di Divisione il 1° febbraio 1923. Nel 1933 venne collocato nella Riserva. Fotografia formato 13,2 x 8,7. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Croce d’oro per anzianità di servizio (40 anni)
Medaglia commemorativa per il terremoto calabro-siculo
«Per l’opera soccorritrice del 28 dicembre 1908»
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia interalleata della vittoria
Arc. 3008: Cascino Antonino in uniforme da combattimento da Maggior Generale Comandante della Brigata Avellino mod. 06 dicembre 1915 – 16 giugno 1918 ( Piazza Armerina EN 14 settembre 1862 – Ospedale Militare Quisca – Slovenia 29 settembre 1916). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 13 ottobre 1879, ne uscì Sottotenente di Artiglieria il 24 aprile 1881. Tenente nel 4° Reggimento Artiglieria il 12 aprile 1882 venne promosso Capitano del 3° Artiglieria il 30 marzo 1890. Maggiore nel 22° Artiglieria il 5 aprile 1905, frequentò la Scuola di Guerra nel 1908 e venne promosso Tenente Colonnello nel 6° Reggimento Artiglieria da Fortezza il 31 dicembre 1911 e il 18 marzo 1915 ne assunse il comando fino a quando, nello stesso anno, ottenne il grado di Colonnello. Il 27 maggio 1916 venne promosso Colonnello Brigadiere e gli fu affidato il comando della Brigata Avellino e nello stesso anno venne promosso Maggior Generale. Dal 28 maggio al 15 settembre 1917 con il grado di Tenente Generale comandò l’8^ Divisione. Fu il primo generale italiano a entrare a Gorizia nel 1916, a capo della Brigata “Avellino” 231º – 232º Reggimento fanteria, costituita in prevalenza da siciliani. Subito dopo la Brigata venne impiegata in prima linea contro gli austriaci sul Monte San Marco, a Plava e sul Vodice, dove sotto la guida di Cascino dimostrò valore e tenacia. Dopo la battaglia del Vodice, per la quale fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare, Cascino fu promosso Tenente Generale, a capo dell’8ª Divisione, formata dalle Brigate “Avellino” e “Forlì”. Il suo successivo obiettivo era la conquista del Monte Santo, di rilevante importanza strategica nel conflitto in atto. Operazione che gli riuscì dopo una serie di assalti che causarono gravissime perdite. Ammirato dal valore del Generale Cascino, Arturo Toscanini raggiunse il Monte Santo e diresse una banda militare, che suonò dal 25 al 29 agosto 1917 inni e canzoni patriottiche in faccia agli austriaci. Durante il successivo tentativo di conquistare il Monte San Gabriele, il 15 settembre del 1917 Cascino fu gravemente ferito a una coscia da una scheggia di granata austriaca. Rifiutò l’immediato ricovero in ospedale, preferendo garantire con la sua presenza la tenuta della posizione, esposta a reiterati attacchi delle fanterie e dell’artiglieria austro-ungariche. Il suo successivo ricovero giunse troppo tardi. Dopo 12 giorni di agonia, il generale Cascino morì all’ospedale di Quisca . Di lui viene ricordata la frase «Siate la valanga che sale!», diretta ai suoi soldati che si accingevano all’impresa che lui stesso volle guidare, e che è riportata nel monumento eretto in suo onore al centro della sua cittadina natale, nella piazza che porta il suo nome. Le sue spoglie riposano nella Chiesa di San Domenico, il Pantheon di Palermo. Fotografia formato 12,7 x 9. Fotografo. Sconosciuto. Datata Gorizia 16 agosto 1916.
Onorificenze
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Oro al Valor Militare
«Nobile figura di condottiero e di soldato, diede costante e mirabile esempio di ardimento e di valore alle truppe della sua divisione, recandosi a condividere con esse, sulle prime linee, tutte le vicende della lotta. Gravemente ferito da proiettile nemico, volle ancora mantenere il comando, finché ebbe assolto il suo compito della giornata, stoicamente sopportando il dolore della ferita, che poi lo condusse a morte.» – Monte Santo, 15 settembre 1917
Arc. 2108: Ferrari Giacomo in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 1916 – giugno 1918 ( Torino 1865 – …). Sottotenente di Fanteria nel 1885, passò poco dopo in Artiglieria e, dopo la Scuola di Guerra nel Corpo di Stato Maggiore. Nel 1913 fu in Libia e nel 1915 venne promosso Colonnello. Dal 1916 al 1917 fu Capo di Stato Maggiore dell’VIII Corpo d’Armata e si meritò a Vertoibica la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Maggior Generale per meriti di guerra nel 1917, guidò la Brigata Messina a Parcovizza e vi meritò una seconda Medaglia d’Argento. Comandò quindi la 14^ e poi la 32^ Divisione e nel 1918 divenne Capo di Stato Maggiore dell’VIII Armata, venendo decorato in Val Lagarina della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Dopo la pace comandò la Divisione di Gorizia e di Torino e nel 1926 passò in Aspettativa per Riduzione Quadri col grado di Generale di Divisione. Fotografia formato 13,5 x 8,5. Fotografo: Nunes – Vais. Autografa.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Val Lagarina 1918
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Vertobica 1916
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Parcovizza 1917
Arc. G2: Pistoni Giuseppe in uniforme da combattimento da Maggior Generale Comandante la Brigata Ravenna mod. 1916 – giugno 1918 (Sassuolo 1860 – 19..). Sottotenente di Fanteria nel 1880, partecipò alla campagna eritrea del 1895-96 e poi fu in Libia. Colonnello nel 1913, venne posto al comando del 23° Reggimento Fanteria. Maggior Generale nel 1915, comandò nella guerra contro l’Austria la Brigata Ravenna e meritò due Medaglie d’Argento al Valor Militare, una a Zagora nel 1915 ed una a Vertojba nel 1917. In Posizione Ausiliaria nel 1917, assunse nel 1923 il grado di Generale di Divisione e nel 1929 passò nella Riserva. Fotografia formato 29 x 16. Fotografo: Sconosciuto. Datata 7 luglio 1920, autografa.
Onorificenze
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Zagora 1915
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Vertojba 1917
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. G2: Rondi Giovanni in uniforme da combattimento mod. 1916 – giugno 1918 (Alessandria 1852 – Rivergaro 1932). Sottotenente dei Bersaglieri nel 1874, raggiunse il grado di Colonnello nel 1906, comandò il 49° Reggimento Fanteria e nel 1906 fu collocato in Posizione Ausiliaria. Promosso Maggior Generale nella Riserva nel 1915, fu richiamato in servizio per quattro anni in occasione della guerra contro l’Austria. Nel 1923 assunse il grado di Generale di Divisione. Fotografia formato 13 x 14,8. Fotografo: Sconosciuto. Nella foto il Maggiore Sorier a sinistra e il Tenente Neri a destra.
Arc. 3026: Franchini Attilio in uniforme ordinaria da Brigadiere Generale Comandante la Brigata Abruzzi mod. 1916 – giugno 1918 ( Alessandria 23 luglio 1866 – Torino 194.). Allievo Ufficiale il 30 ottobre 1883, venne promosso Sottotenente di Artiglieria nel 1885. Il 14 settembre 1888 ottenne il grado di Tenente nel’8° Reggimento Artiglieria, partecipò alla campagna d’Africa del 1889-1890 e poi a quella del 1895-96. Combatté ad Adua con la 7^ Brigata da Montagna e si meritò la medaglia di Bronzo al Valor Militare. Capitano nel 5° Reggimento Artiglieria il 21 dicembre 1899, venne promosso Maggiore nel 7° Artiglieria nel 1912. Partecipò alla campagna in Libia e alla ridotta Piemonte (Derna) ebbe una seconda Medaglia di Bronzo al Valore. Tenente Colonnello allo scoppio della guerra contro l’Austria nel 1915, divenne Colonnello Comandante d’Artiglieria Divisionale nel 1916 e il 23 agosto 1917 ottenne il grado di Colonnello Brigadiere Comandante la Brigata Cagliari con cui rimase fino al 22 agosto 1918. Fu a Santa Maria e a Santa Lucia nel 1915, nell’Alto Cismon e nel settore di Val Vanoi-Alpi di Fassa dal 1916 al 1917. Con la Brigata Cagliari fu anche in Macedonia fra il 1917 e il 1918 e al comando della Brigata Abruzzi in Val Brenta nel 1918. Per il valore dimostrato durante tutta la guerra fu decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. In Posizione Ausiliaria Speciale nel 1920, venne promosso Generale di Brigata il 1° febbraio 1923 e generale di Divisione il 22 ottobre 1926 in Aspettativa Riduzione Quadri. Il 1° gennaio 1933 ottenne il grado di Generale di Corpo d’Armata in Riserva. Fotografia formato 13 x 8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
18 marzo 1920
Medaglia di bronzo al valor militare
Adua 1 marzo 1896
Medaglia di bronzo al valor militare
Ridotta Piemonte – Derna – 1912
Medaglia commemorativa delle campagne d’Africa
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 3156: Leone Gaspare in uniforme da combattimento da Generale di Brigata mod. 16 giugno – 4 novembre 1918 (Palermo, 15 marzo 1862 – Genova, 194.). Allievo del corso 1877-81 della Nunziatella fu Allievo alla Scuola Militare il 2 agosto 1880 e uscì Sottotenente nel 64° Reggimento Fanteria il 5 febbraio 1882. Tenente il 5 aprile 1885, venne promosso Capitano nel 73° Reggimento Fanteria Lombardia il 1° febbraio 1895 allora di stanza a Bergamo. Promosso Maggiore il 31 marzo 1909, fu trasferito al 24° Reggimento Fanteria Como. Tenente Colonnello il 5 aprile 1913, passò al 48° Reggimento Fanteria e fu in Libia nella campagna del 1913-14. Ne tornò e iniziò la grande guerra quale comandante del III Battaglione del 48° Reggimento che guidò però solo qualche giorno. Promosso Colonnello il 4 giugno 1915 fu destinato al comando del 137° Reggimento Barletta che guidò fino al 30 giugno 1916 meritandosi la Medaglia d’Argento al Valor Militare sul Monte Cimone sopra la città di Arsiero. Idoneo al comando di brigata, fu destinato il 4 luglio 1916 al comando della Brigata Aqui con il grado di Colonnello Brigadiere che guidò ininterrottamente fino al termine del conflitto, ormai Maggior Generale il 31 maggio 1917. Al comando di questa unità, operò prima nelle file della 3^ Armata e, nel 1918, in quelle della 1^. Nel 1918 meritò una seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare e nel 1920 passò in Posizione Ausiliaria Speciale. Il 1° febbraio 1923 venne promosso Generale di Divisione, nel 1931 fu collocato nella riserva e nel 1940 venne posto in congedo assoluto. Fotografia formato 14 x 8,5. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Arc. 555: Reghini di San Giorgio nobile Raffaello in uniforme da combattimento da Brigadiere Generale mod. 1916 – giugno 1918 (Firenze, 14 novembre 1868 – Bolzano, 16 dicembre 1930). Terminati gli studi al Collegio Militare di Firenze, passò all’Accademia nel 1886 dalla quale uscì Sottotenente di Fanteria nel 1888. Svolse il primo incarico da Sottotenente presso il 26º Reggimento di fanteria e nel 1902 frequentò la Scuola di Guerra. Nel 1902 venne distaccato con il grado di Capitano al 16º Reggimento di Fanteria poi divenne Aiutante di Campo della Brigata Basilicata. Partecipò alla guerra italo-turca del 1911-12 ed a Kefia, nel 1911, meritò la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Colonnello nel 1916, comandò nella guerra contro l’Austria, il 154° Reggimento Fanteria e a Castagnevizza meritò una seconda Medaglia d’Argento nel maggio 1917 e la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia nell’agosto del 1917. Colonnello Brigadiere comandante la Brigata Venezia nell’ottobre 1917, per le azioni dello stesso mese sul Tagliamento ed a Plava fu decorato della Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Brigadiere Generale nel 1918, divenne nel 1926 Ispettore di Mobilitazione della Divisione Militare di Firenze. Generale di Divisione nel 1927, ebbe il comando della Divisione Militare di Bolzano. La parte più interessate della carriera di militare di Reghini è sicuramente collegata al suo comando della Brigata Venezia durante la grande guerra. All’inizio dell’attacco, la Brigata era distaccata presso il XXVIII Corpo d’armata (maggiore generale Saporiti) come riserva del Comando d’Armata. La Brigata era composta dall’83º Reggimento Fanteria “Venezia” e l’84º Reggimento Fanteria “Venezia”. Dopo i fatti eroici dell’Altipiano della Bainsizza del settembre precedente, la Brigata, come racconta lo stesso Cadorna, era stata avvicendata, anche in vista della nomina del nuovo Comandante Reghini. All’inizio dell’offensiva austro tedesca venne immediatamente inviata a Plava a difendere il ripiegamento II Corpo d’Amata. Dopo quella resistenza alla destra dell’Isonzo, Reghini ricevette l’ordine di ripiegare ed oltrepassare il Tagliamento. Fu l’ultimo ordine che ricevette. Cadorna parla dell’azione della Brigata ad Orgnano, nei pressi di Pozzuolo: “quivi vengono distaccati in aiuto di altri reparti premuti dal nemico”, ed aggiunge che i due Reggimenti della Brigata “sopraffatti da forze soverchianti ed accerchiati, dopo accanita lotta perdono gran parte dei loro uomini”. Poi racconta del loro passaggio a Galleriano ed a Pozzecco, dove nuovamente “il 30 ottobre viene organizzata una tenace resistenza”. Sotto il comando di Reghini, la Brigata Venezia seguì tutto lo svolgimento centrale dell’offensiva nemica. Al culmine dell’offensiva austriaca, essa si trovò a fare resistenza al centro dello schieramento, contro le avanzanti truppe del Generale Hofacker, che muovevano nella Carnia con l’obbiettivo di varcare il Tagliamento, forse attraverso i ponti di Codroipo, per tagliare la ritirata della III Armata. La resistenza avvenne nei pressi di Pozzuolo, Mortegliano, Orgnano. Uno sbarramento che proseguiva con la 10ª Divisione del Generale Chionetti, la 30ª del Generale Mangiarotti e del XXIV Corpo d’Armata del Generale Caviglia e poi dal Generale Di Giorgio incaricato della difesa dei ponti sul Tagliamento di Pinzano e di Cornino, il cosiddetto Corpo d’Armata Speciale. I ponti sul Tagliamento erano un formidabile collo di bottiglia per un esercito sbandato. La felice decisione di Reghini, e di altri comandanti, avvenne senza ordini superiori, e le unità “distaccate” in aiuto di cui parla Cadorna, non erano in realtà tali, ma erano unità isolate e sbandate, prive di ordini e fu lo stesso Reghini, in autonomia, ad assumere il comando. Senza queste scelte sul campo, sue e di altri colleghi, e in assenza della resistenza del 29 e del 30, la metà della 2ª Armata (quella di Ferrero) sarebbe stata annientata prima dei ponti della La Delizia e la 3ª sarebbe stata accerchiata prima dei ponti di Madrisio e Latisana. In quei pochi giorni di accanita e coraggiosa resistenza, il Reghini perde 1.233 dei suoi uomini: 68 ufficiali e 1.165 soldati. La verità storica di Caporetto rimane ancora nascosta da decenni di divergenze e opinioni, anche interessate e nascondere delle incompetenze. Certamente non fu imputabile a codardia delle prime linee seppure travolte dal nemico, come in un primo tempo fu gravemente e ingenerosamente proposto all’opinione pubblica dallo stesso Cadorna. Quanto al secondo apporto della Brigata Venezia, dopo il primo già determinante di Plava sull’Isonzo, esso avvenne nei pressi di Pozzuolo del Friuli (ed Organo e Galleriano), poi alla destra del Tagliamento, di cui è testimone diretto e ammirato un Lanciere di Novara d’eccezione come Gabriele D’Annunzio. Ma la seconda volta accadde al di fuori del controllo del Comando Supremo. Il contributo determinante avvenne da un’unità e da un Comandante privo di ordini che nella confusione più assoluta si batté al mal presidiato confine di settore tra due armate in ritirata. È interessante notare che nell’occasione di quelle disastrose giornate, Reghini fu l’unico soldato italiano a ricevere una delle più alte onorificenze britanniche, l’Ordine del Bagno. La motivazione con la quelle venne decorato Reghini anche come Ufficiale dell’Ordine Miliare di Savoia per quei fatti lascia trapelare con chiarezza la situazione createsi: “…. assunto anche il comando di altri reparti isolati, benché rimasto privo di ordini superiori, provvedeva con felice intuito a fronteggiare elementi celeri del nemico che puntavano ai ponti del Tagliamento impegnando con essi accaniti combattimenti. Plava 26-27 1917 ottobre, Orgnano, Pozzuolo del Friuli, Galleriano 29,30 ottobre 1917.” In tempi normali sarebbe normale lodare le iniziative dei comandanti sul campo. Ma il rimpallo delle responsabilità trovò tutti concordi nel derubricare i fatti di Pozzuolo del Friuli, del Tagliamento, Organo, Galleriano e le altre località vicine, imputabili a Comandanti coraggiosi, ad atti di “normale eroismo”. Oggi appaiano invece vere scelte strategiche, stabilite e messe in pratica autonomamente da singoli comandanti di unità per sopperire ad un vuoto superiore. Fotografia formato 13,8 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto.
Decorazioni al valore militare
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
«Comandante di Reggimento, Montagnola di Castagnevizza, 19/21 agosto 1917. Castagnevizz (R.D. 19 settembre 1918).» 17 maggio 1919
Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia
«Comandante di Brigata, resistenza sul Plava 26-27 ottobre 1917, e resistenza, pur privo di ordini, ad Orgnano, Pozzuolo, Galleriano, 29-30 ottobre 1917. Pozzuolo del Friuli (R.D. 26 giugno 1924).» 26 giugno 1924
Compagno dell’Ordine del Bagno
«Decorazione concessa da S.M. Re Giorgio V d’Inghilterra con listino n.45 e 57 in data 11-10-1919» Piave
Medaglia d’argento al valor militare
«(…) Scontro sotto il fuoco nemico Rosfia 18 nov. 1911 e giornata del 20 nov. 1911 presso il Palmeto di Sabri (Bendasi). D.l. 22 luglio 1915.» Bengasi – Libia
Medaglia d’argento al valor militare
«Per l’assalto di Castegnevizza del 26 maggio 1917, sostituì il comandante caduto e sotto il fuoco nemico, nonostante contuso da granata, condusse assalto. D.L. 3 gennaio 1918.» Castegnevizza
Croce di guerra al valor militare
«Plava, 25 giugno 1915»
Croce al merito di guerra
«Determinazione 12º Corpo Armata in data 10-6-1918.»
Croce al merito di guerra, seconda concessione
«Determinazione 12º Corpo Armata in data 10-6-1918 concessione. 909»
Croce al merito di guerra, terza concessione
«Commutazione encomio solenne D.L. 7 nov. 1915 per i fatti di Plava 16-17 e 15 giugno 1915 (B.U. 1922, disp. 69, p. 2646) .»
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
«Per lunghi e buoni servizi. Motu proprio S.M. il Re R.D. 13 sett. 1917» Roma
Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
«In considerazione di lunghi e buoni servizi. R.D. 24 gennaio 1924» Roma
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
«Per lunghi e buoni servizi, 28 dicembre 1913» Roma
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
«Motu proprio S.M. il Re R.D. 13.09.1918» Roma
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
«Per benemerenze acquistate in dipendenza della guerra 15-18 R.D. 8 agosto 1920» Roma
Medaglia per la guardia d’Onore
«Brevetto 3782 del 21 dicembre 1920» Roma
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca
Roma
Croce d’oro per anzianità di servizio militare per gli ufficiali con 25 anni di servizio
«Determinazione ministeriale 23 ott. 1911» Roma
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Roma
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Roma
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Roma
Arc. 3005:Palmegiani Umberto in uniforme ordinaria da Maggior Generale mod. 04 novembre 1918 – 19 febbraio 1920 (Rieti 01 marzo 1861 – Torino 16 novembre 1930). Entrato all’Accademia Militare il 15 settembre 1879 ne uscì Sottotenente dello Stato Maggiore di Artiglieria il 29 luglio 1882. dopo aver frequentato la Scuola di Applicazione il 24 aprile 1881. Tenente nel 17° Reggimento Artiglieria il 12 aprile 1884, passò all’8° Artiglieria il 12 settembre 1886 e al Comitato delle Fonderie di Genova il 19 agosto 1888. Il 19 aprile 1891 venne promosso Capitano nel 6° Artiglieria e il 25 ottobre dello stesso anno venne assegnato alla Direzione di Artiglieria di Verona e poi al Comando Locale di Artiglieria di Roma nel Comitato del Ministero della Guerra. Il 2 gennaio 1896 venne trasferito nel Reggimento Artiglieria da Montagna e il 15 marzo 1906 ottenne il grado di Maggiore nel 1° Reggimento Artiglieria da Fortezza. Il 21 marzo 1907 tornò nuovamente al Reggimento Artiglieria da Montagna e il 30 giugno 1912 venne promosso Tenente Colonnello nel 1° Artiglieria da Montagna. L’8 aprile 1915 fu Comandante Facente Funzione e il 6 luglio 1915 ottenne il grado di Colonnello Comandante il 39° Reggimento Artiglieria e il 16 settembre 1915 fu Fuori Quadro Comandato di Corpo d’Armata a Torino. Passò poi come Comandante in 2^ all’Accademia Militare e il 13 aprile 1917 fu a Disposizione e poi Colonnello Brigadiere Comandante il 17° Raggruppamento d’Assedio. Fu presidente della Commissione di Sorveglianza delle Materie Prime e il 10 luglio 1920 fu collocato in Posizione Ausiliaria. Il 22 luglio dello stesso anno venne promosso Generale di Divisione e nel 1928 venne trasferito nella Riserva. Fotografia formato 8,5 x 13,5. Fotografo: Sconosciuto. Fronte di Osoppo datata 18 agosto 1917.
Arc. G2: Gandolfo Asclepia in grande uniforme da Tenente Generale Comandante di corpo d’Armata mod. 4 novembre 1918 – 19 febbraio 1920 (Imperia, 22 luglio 1864 – Roma, 31 agosto 1925). Sottotenente nell’87° Reggimento Fanteria il 25 agosto 1885, venne promosso Tenente l’11 ottobre 1888. Capitano nel 12° Reggimento Fanteria passò poi al 5° Reggimento Bersaglieri il 29 dicembre 1898. Insegnante di Tattica alla Scuola di Tiro di Parma nel 1902, fu comandante del 1° Battaglione Bersaglieri Ciclisti nel 1907. Maggiore il 30 settembre 1911, fu insegnante di geografia alla Scuola di Fanteria e Cavalleria di Modena e, promosso Tenente Colonnello il 18 aprile 1915 fu posto al comando del 10° Reggimento Fanteria il 4 dicembre 1915. Colonnello Brigadiere Comandante la Brigata Pisa dal 5 luglio 1916 al 12 giugno 1917 condusse il reparto con tale coraggio e perizia sull’altopiano Carsico, sul Veliki Kribach, sul Pecinka ed a Lokoida da meritarsi tre Medaglie d’Argento al Valor Militare, la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia e la promozione a Maggior Generale per merito di guerra il 29 giugno 1916. Il 14 giugno 1917 fu al comando della 31^ Divisione, del 4° Corpo d’Armata dal 25 ottobre al 25 novembre 1917, Addetto al Comando dell’11° Corpo d’Armata e poi al l’8° Corpo d’Armata dal 3 marzo al 28 ottobre 1918 meritandosi sul Montello la Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la promozione a Tenente Generale il 20 giugno 1918. Venne posto al comando del 26° Corpo d’Armata il 1° novembre 1918 e a Fiume, nel settembre 1919, si rifiutò di far sparare dalle sue truppe ai legionari di D’Annunzio durante la marcia di Ronchi. Per questo dal governo Nitti venne posto in Disposizione il 10 dicembre 1919 e in Posizione Ausiliaria Speciale il 16 agosto 1920. Nel 1921 aderì al partito nazionale fascista. Presso la sua residenza, a Oneglia, fu redatto, insieme a Italo Balbo, Dino Perrone Compagni ed a Ulisse Igliori, il primo regolamento delle camicie nere. Il 1° gennaio 1923 fu a Disposizione del Ministero dell’Interno come Prefetto di Cagliari e venne promosso Generale di Corpo d’Armata il 1° febbraio 1923 in Posizione Ausiliaria. Fu Capo del Fascio di Oneglia nel 1920, Ispettore delle Squadre d’Azione del Partito Nazionale Fascista della 1^ Zona nord-ovest nel 1922 e Ispettore del Gruppo Legioni M.V.S.N. della Sardegna il 1° febbraio 1923. Dopo il delitto Matteotti e le successive dimissioni del generale Emilio De Bono dalla carica di comandante della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, il 30 novembre 1924 Mussolini chiamò a sostituirlo lo stesso Gandolfo. Nei nove mesi in cui restò in carica, Gandolfo non fece tuttavia in tempo a incidere significativamente sulla riorganizzazione della Milizia: morì infatti a Roma il 31 agosto 1925, a 61 anni, per un improvviso aggravamento dei postumi delle lesioni che aveva subito durante la Grande Guerra. Qualche mese prima di morire, più precisamente l’8 febbraio, era stato nominato motu proprio da Vittorio Emanuele III grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Fotografia formato 21 x 14,5. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
8 febbraio 1925
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1919
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1919
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
1916
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Veliki Kribach – 1916
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Pecinka – 1916
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Lokoida – 1916
Medaglia commemorativa delle campagne di Libia
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1918
Medaglia commemorativa della Marcia su Roma
Medaglia interalleata della vittoria
Arc. 3104: Barbieri Giuseppe in uniforme ordinaria da Brigadiere Generale mod. 20 giugno 1918 – 19 febbraio 1920 (Ferrera Erbognone, 25 maggio 1866 – Roma, 194.). Allievo Ufficiale il 6 ottobre 1884, uscì dall’Accademia Militare Sottotenente nel 71° Reggimento Fanteria il 2 agosto 1886. Fu in Eritrea per alcuni mesi nel 1887 e il 30 marzo 1890 ottenne il grado di Tenente. Capitano il 28 luglio 1892, prestò servizio a lungo nel 70° Reggimento Fanteria. Maggiore il 31 dicembre 1913 entrò in guerra al comando del 1° Battaglione del 54° Reggimento Fanteria che resse fino all’11 ottobre 1915 combattendo in Cadore. Promosso Colonnello il 6 giugno 1916 venne posto al comando del 230° Reggimento Fanteria della Brigata Campobasso col quale rimase fino al 2 dicembre 1917. Colonnello Brigadiere fu comandante della Brigata Treviso dal 29 agosto all’11 novembre 1917 combattendo ad Anhovo e al Cicer per poi passare al comando della Brigata Bisagno. Brigadiere Generale il 20 giugno 1918 venne promosso Generale di Brigata in Posizione Ausiliaria Speciale a disposizione del comando della Zona di Trento il 1° dicembre 1923. Aderirà al fascismo e venne promosso Luogotenente Generale della M.V.S.N. Comandante la 2^ Zona Lombardia il 1° gennaio 1925. Il 26 febbraio 1927 ottenne il grado di Generale di Divisione nella Riserva. Fotografia formato 13,9 x 8,8. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Croce al merito di guerra
Croce al merito di guerra, seconda concessione
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918