Arc. 2936: Cantelli conte Girolamo (Parma, 22 giugno 1815 – Parma, 7 dicembre 1884). Suddito del Ducato di Parma e Piacenza, nel 1845 fu scelto dagli elementi liberali podestà di Parma, incarico che resse sotto Maria Luisa e, dopo la morte della duchessa (17 dicembre 1847), sotto Carlo Ludovico. Durante i moti del 1848, fu membro della reggenza (20-29 marzo 1848) e poi Presidente del Governo provvisorio del Ducato di Parma (11 aprile-14 maggio 1849), favorevole all’annessione del Ducato di Parma nel Regno di Sardegna. Ritornato il nuovo duca Carlo III, il 14 maggio 1849 Cantelli subì il sequestro dei beni e si recò in esilio a Genova. Poté tornare in patria dopo la morte di Carlo Ludovico (1854). Nel 1859 fu eletto presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo del Ducato di Parma ed ebbe una parte importante nell’annessione di Parma al Piemonte (1859), opponendosi sia ai reazionari che ai repubblicani mazziniani. Nel nuovo Regno d’Italia, il 14 luglio 1861 Cantelli fu nominato commissario civile presso il luogotenente del re (Enrico Cialdini) nelle province dell’ex Regno delle Due Sicilie. Cantelli entrò in urto con Cialdini il quale, pur di stroncare la resistenza dei fautori dell’ex regno borbonico, aveva scelto di venire a patti con la sinistra e poter attuare azioni repressive e spesso il ricorso a misure di durissima rappresaglia. Cantelli si oppose a Cialdini per essersi appoggiato alla sinistra, anziché ai moderati. Il battibecco fu poco gradito da Ricasoli a Torino: Cialdini il 16 agosto 1861 rassegnò le dimissioni da luogotenente (salvo riassumerle quando furono respinte) e Cantelli fu sostituito da Giovanni Visone (regio decreto del 25 agosto 1861) e nominato prefetto di Firenze (7 settembre 1864), incarico che resse fino al 3 novembre 1867 (giorno in cui avvenne la battaglia di Mentana). L’atteggiamento di Cantelli nei confronti degli ex sudditi del Granducato di Toscana fu poco amichevole in quanto, a suo parere, poco favorevoli alla politica del governo centrale. L’8 ottobre 1865 Cantelli fu nominato senatore del Regno (categorie II, III e XXI). Fu Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia nei Governi Menabrea I e Menabrea II e Ministro dell’Interno nei Governi Menabrea II e Minghetti II; nel secondo Ministero Minghetti, a seguito delle dimissioni di Antonio Scialoja assumerà ad interim l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione. L’attività più controversa fu quella di ministro degli interni, che ha portato Alessandro Galante Garrone a definire la politica di Cantelli “stolida persecuzione”. L’avversione per i repubblicani lo spinse a far arrestare per cospirazione, e incarcerare nella rocca di Spoleto, i repubblicani di Forlì (fra cui Aurelio Saffi e Alessandro Fortis) che il 2 agosto 1874 partecipavano a un convegno a Villa Ruffi. Fu un’azione dannosa anche per i monarchici (i repubblicani di Romagna, fino allora fedeli alla dottrina mazziniana, si erano riuniti per decidere la partecipazione alle elezioni politiche): i repubblicani arrestati peraltro vennero prosciolti in istruttoria. Pochi mesi dopo, il 5 dicembre 1874, Cantelli, assieme al guardasigilli Vigliani presentò un progetto di legge teso a mettere fuori legge le opposizioni, prevedendo per gli oppositori il domicilio coatto da uno a cinque anni “per decreto del ministro dell’Interno sulla proposta del prefetto, inteso il parere di una Giunta locale presieduta dal prefetto stesso e composta del presidente e del procuratore del Re del tribunale del capoluogo della provincia e del comandante dei reali carabinieri della provincia medesima”. Dopo la caduta della Destra (1876) il nuovo ministro dell’Interno Giovanni Nicotera attaccherà in Senato Cantelli non solo per la sua politica autoritaria, ma anche per gli illeciti interventi nelle elezioni e per i finanziamenti accordati ad alcuni giornali. Negli ultimi anni Cantelli si dedicò alla vita amministrativa di Parma (assessore comunale e presidente del consiglio provinciale di Parma). Tra il 1876 ed il 1883 fu Presidente della Società Editrice della Gazzetta di Parma.Morì a Parma nel 1889 e venne inumato nella Basilica di Santa Maria della Steccata. Fotografia formato gabinetto. Fotografo: Baroni & Gardelli – Parma.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Arc. 2930: Sanvitale conte Luigi (Parma, 9 novembre 1799 – Fontanellato, 3 gennaio 1876). Figlio del conte Stefano e di Luigia Gonzaga, compì i primi studi a Parma e li completò a Siena nel Convitto Tolomei, poi viaggiò in vari paesi europei. Tornato a Parma, strinse vincoli di amicizia con letterati e artisti del Ducato di Parma, tra cui Pietro Giordani, Paolo Toschi, Giorgio Jan, Macedonio Melloni, Angelo Pezzana, Pietro Pellegrini e Jacopo Sanvitale. Appassionato di studi letterari, ebbe frequenti contatti col ministro e poeta Vincenzo Mistrali. Come il padre, era sensibile ai problemi delle classi popolari, invocando maggiore giustizia nei loro confronti. Nel 1841 fondò un asilo d’infanzia che venne citato come esempio in Italia e all’estero. Nominato presidente della Pia Unione di San Bernardo, le diede nuova vita trasformandola in Società di Mutuo Soccorso. Nel 1844, grazie soprattutto al suo interessamento, nacque la Casa di Provvidenza, creata per educare e insegnare un mestiere ai giovani dagli 8 ai 18 anni. Pur avendo a cuore gli ideali patriottici, era contrario alla violenza e non partecipò ai moti rivoluzionari scoppiati a Parma nel febbraio del 1831, giudicando immatura l’impresa. Fu tra le personalità che accompagnarono la duchessa Maria Luigia da Parma a Piacenza. Per intercessione del ministro Mistrali, il 26 ottobre 1833 sposò Albertina di Montenuovo, figlia di Maria Luigia e del conte Adam von Neipperg. Nel 1848 fu nominato membro del governo provvisorio. Carlo Alberto di Savoia lo nominò Senatore con decreto 6 giugno 1848, ma si dimise il 28 dicembre dell’anno successivo. Nel 1854, dopo l’uccisione di Carlo di Borbone, si ritirò a Fontanellato facendo vita riservata e dedicandosi agli studi. Nel 1860, con l’unione di Parma all’Italia, venne eletto con suffragio popolare primo sindaco di Parma (marzo-luglio). Ricevette Vittorio Emanuele II nella sua visita a Parma. Con decreto 18 marzo 1860 fu nuovamente nominato membro del Senato, dove fu anche segretario della presidenza. Dal 27 febbraio 1861 fu membro della Commissione di vigilanza per la Cassa dei depositi e prestiti. Per il suo amore delle arti, che protesse generosamente, venne nominato membro onorario dell’Accademia Parmense delle Belle Arti. Alla morte del cugino Jacopo Sanvitale gli successe nella carica di presidente della Deputazione di Storia Patria, che tenne fino alla morte. Pubblicò l’opera Versi e prose (ed. Gamba, Venezia 1841) e si adoperò per la pubblicazione delle poesie del cugino Jacopo Sanvitale (Prato, 1875). Un suo ritratto, opera di Enrico Bandini, è esposto nella Galleria della Rocca Sanvitale di Fontanellato. Fotografia CDV. Fotografo: L. Tuminello – Torino.
Onorificenze
Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Senatore Gran Croce S.A.I. Ordine Costantiniano di S. Giorgio (Parma) «Concessione 10 dicembre 1842»
Arc. 2930: Albertina Maria di Montenuovo (Parma, 1º maggio 1817 – Fontanellato, 26 dicembre 1867). La madre di Albertina era Maria Luigia d’Austria, figlia dell’imperatore romano-germanico Francesco II e seconda sposa di Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi. Mentre quest’ultimo era in esilio all’Isola d’Elba, Maria Luigia conobbe Adam Albert von Neipperg, un uomo di fiducia del padre, che l’accompagnò come scorta durante un soggiorno ad Aix-les-Bains. L’ex-imperatrice francese, che fino a quel momento era stata fedele al consorte, si innamorò del conte austriaco e, venuta a conoscenza che Napoleone Bonaparte aveva rivisto la sua amante Maria Waleska all’Elba, si ritenne libera di prendersi Neipperg come amante. Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone Bonaparte e il suo esilio a Sant’Elena, Maria Luigia prese possesso dei ducati italiani di Parma, Piacenza e Guastalla e portò con sé Neipperg in qualità di primo ministro. Albertina nacque circa un anno dopo l’ingresso ufficiale della duchessa a Parma. Dal momento che Maria Luigia era ancora sposata a Napoleone e non a Neipperg, Albertina non poté essere riconosciuta come figlia legittima. Pertanto, le fu donato il titolo di contessa di Montenuovo (italianizzazione di Neuberg, da Neipperg). La bambina visse i suoi primi anni di vita nella casa di un dottore di Parma, tale Giuseppe Rossi, che le fece anche da istitutore. Maria Luigia e Neipperg andavano a trovarla di nascosto e questa situazione faceva soffrire la duchessa, dal momento che non aveva molto senso giacché a Parma era nota l’esistenza di questa figlia illegittima. Quando l’8 agosto 1819 Maria Luigia diede alla luce un maschio, Guglielmo, anche il bambino andò a vivere con la sorellina nella casa del dottor Rossi. Tre mesi dopo la morte di Napoleone Bonaparte, venuto a mancare a Sant’Elena il 5 maggio 1821, Maria Luigia poté finalmente legalizzare davanti a Dio la sua relazione con Neipperg, che sposò l’8 agosto 1821, con nozze morganatiche segrete, poiché il rango del marito era inferiore al suo. I bambini di Maria Luigia andarono ad abitare in una dépendance del Palazzo Ducale e furono seguiti da una governante e da un istitutore. Da quel momento la duchessa poté vivere a stretto contatto con i suoi figli, come aveva sempre desiderato, poiché le bastava fare pochi passi per raggiungerli. L’esistenza di Albertina e Guglielmo era nota a Vienna, sebbene nessuno osasse parlarne. Dopo la morte del conte Neipperg, avvenuta il 22 febbraio 1829, fu letto il suo testamento che parlava in termini chiari dell’esistenza dei due figli avuti con la duchessa e del matrimonio morganatico. A quel punto Maria Luigia dovette redigere una confessione scritta in cui confermava la nascita dei due bambini, che fu inserita negli atti segreti degli archivi di Stato. Tuttavia, non le fu permesso di adottare Albertina e Guglielmo, come lei desiderava e come era espresso nelle ultime volontà di Neipperg. Il 28 ottobre 1833, a sedici anni, Albertina sposò Luigi Sanvitale, conte di Fontanellato, membro di una delle più antiche e nobili famiglie di Parma. Il matrimonio diede luogo a diverse critiche, sia perché il conte aveva trentaquattro anni, sia perché era stato uno degli amanti di Maria Luigia dopo la morte di Neipperg. Tuttavia, i coniugi Sanvitale andarono d’accordo, il loro matrimonio fu improntato all’armonia e nacquero quattro figli, due femmine morte prematuramente e due maschi, Alberto e Stefano, che furono molto amati dalla nonna duchessa. Albertina rimase sempre a stretto contatto con la madre ed era al suo capezzale quand’ella spirò il 17 dicembre 1847. Dal momento che sia lei sia suo fratello erano illegittimi, non potevano essere nominati eredi dei beni di Maria Luigia; tuttavia, la duchessa fece in modo che avessero 300.000 fiorini ciascuno e oggetti legati a un valore sentimentale. Dopo la morte di Maria Luigia il trono di Parma passo a Carlo II di Parma e quando i Borboni furono momentaneamente cacciati durante i moti del 1848, Luigi Sanvitale ricoprì la carica di presidente del governo provvisorio di Parma. Quando, però, i regnanti tornarono, Luigi venne esiliato e Albertina, che aveva subito numerose confische, si ritirò con i figli nel castello di Fontanellato. Nel 1860 Sanvitale fu nominato senatore del Regno d’Italia; Albertina morì sette anni dopo. Fu sepolta (quasi certamente) nell’abbazia di San Giovanni Evangelista a Parma dove esiste, nella prima cappella laterale di destra, un gruppo marmoreo di Cristoforo Marzaroli che la ritrae nell’atto di aiutare i poveri. Non è certo, però, anche se assai probabile, che questo monumento corrisponda al luogo della sua sepoltura. Molti oggetti personali di Albertina di Montenuovo, tra cui un suo abito, sono esposti nel Museo “Glauco Lombardi”, dedicato alla vita di Maria Luigia duchessa di Parma e seconda moglie di Napoleone I. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino.
Arc. 1902: Albertina Maria di Montenuovo (Parma, 1º maggio 1817 – Fontanellato, 26 dicembre 1867). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 2732: Sanvitale conte Alberto in montura festiva da Capitano di Artiglieria (Parma 28 Agosto 1834 – Parma 25 Settembre 1907). Figlio di Luigi e di Albertina Montenuovo. Di nobile e ricca famiglia, si laureò in matematica e in ingegneria e poi entrò nell’Esercito Sardo come ufficiale di artiglieria (1859). Prese parte alle campagne del 1859 e del 1866. Avendo già raggiunto il grado di capitano, abbandonò la carriera militare per dedicarsi in Parma agli uffici amministrativi e alla gestione di varie opere pie. Per quattro legislature (dalla XVI alla XIX) rappresentò alla Camera dei Deputati il collegio di Parma, militando nelle file del partito liberale moderato. Fu abbastanza assiduo ai lavori della Camera. Fu consigliere comunale dal 1869 al 1892, assessore dal 1870 al 1886 e consigliere provinciale per molti anni. Divenne deputato di Parma in una elezione suppletiva a scrutinio di lista nel 1887. Fu rieletto nel 1890 e ancora nel 1891 e nel 1895 a Parma Nord. Presiedette gli Asili Infantili e la Casa di Provvidenza di Parma. Fece uso liberale dei suoi averi in opere di pubblica e privata beneficenza. Fotografia CDV. Fotografo: A. Bernoud – Napoli. Datata Marzo 1863.
Arc. 2621: Sanvitale conte Alberto (Parma 28 Agosto 1834 – Parma 25 Settembre 1907). Figlio di Luigi Sanvitale Conte di Fontanellato e Albertina Von Montenuovo. Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma.
Arc. 2931: Sanvitale conte Stefano(Parma 14 agosto 1838-Parma 2 gennaio 1914). Figlio di Luigi e di Albertina Montenuovo. Dedito alle lettere, affinò negli studi e nei viaggi in Italia e fuori la passione per l’arte. Pronto ad accogliere e ad ammirare tutte le manifestazioni estetiche, preferì però la musica e a essa particolarmente si dedicò, mostrando attitudini d’invenzione e di esecuzione. Pubblicò, in giovinezza, ballabili e romanze non privi di pregio e compose, in età matura, alcune sonate di stile classico. Il Sanvitale ebbe a cuore le sorti del Regio Conservatorio di Musica di Parma, contribuendo al suo decoro e incremento. Nei Cenni di Storia e di statistica del Conservatorio di Parma, Guido Gasperini, accennando ai donatori, così si esprime: Fra i molti è però necessario che un nome venga citato, un nome che splende più alto d’ogni altro nell’elenco dei benemeriti della Biblioteca, quello del Conte Stefano Sanvitale che, oltre all’aver donato in vari tempi numerose opere antiche di pregiato valore (stampe e manoscritti) ha, pochi anni or sono, elargito alla biblioteca l’intera sua collezione di musica istrumentale da camera e da concerto, ricchissima e moderna raccolta di musica che forma, ora, una delle parti più apprezzate della sezione moderna della stessa Biblioteca. Nell’intento poi che Parma avesse, come le principali città d’Italia, una cronistoria dei suoi teatri, il Sanvitale affidò a Paolo Emilio Ferrari l’incarico di compilarla e pubblicò nel 1884, a sue spese, l’opera di circa quattrocento pagine in quarto, che uscì dalla tipografia di Luigi Battei col titolo Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dal 1628 al 1883. A quest’opera il Sanvitale collaborò assiduamente, ponendo a disposizione del compilatore la sua preziosa raccolta di libretti d’opera e la sua ricca biblioteca e coadiuvandolo di autorevoli consigli e di accurati riscontri. Il volume, per le difficoltà inerenti a tale genere di lavori, non fu scevro di mende: se ne conserva un esemplare tutto corretto di mano del Sanvitale. Si propose anche di comporre un Dizionario degli artisti di musica parmigiani e scrisse, sulla scorta di documenti inediti, la biografia di Lucrezia Agujari, cantante di fama europea, che, sebbene nata a Ferrara nel 1743, si era poi stabilita a Parma col titolo di virtuosa della Regia Camera. Ma le cure degli affari, che dovette assumere durante la lunga malattia e dopo la morte del fratello Alberto, e la sua stessa malferma salute lo distolsero dal progetto. Nel 1875 il Sanvitale fu, con Parmenio Bettoli, Alfonso Cavagnari, G. Cesare Ferrarini e Stanislao Ficcarelli, uno dei più zelanti promotori dell’istituzione in Parma di una Società del Quartetto per l’esecuzione dei migliori lavori di musica strumentale italiana e straniera. La Società ebbe per alcuni anni vita fiorente, alternando a concerti quartettistici concerti orchestrali di grande importanza, non senza il frequente intervento dei più illustri cantanti del tempo. A questo esito così prospero il Sanvitale contribuì non solamente con intelligente attività ma anche con signorile larghezza di mezzi. Iniziò nel 1880 e proseguì sino a tutto il 1913 in casa sua un ciclo con cadenza annuale di letture e di concerti di musica da camera e da piccola orchestra, ai quali intervennero talvolta anche gli alunni del Regio Conservatorio, per addestrare a questo genere i giovani violinisti. Da tali prove, dirette da Pio Ferrari, uscirono Ferruccio Catalani, Cleofonte Campanini, Lino Mattioli, Enrico Polo, Romano Romanini e altri che poi si segnalarono ed ebbero grande notorietà. A quelle serate assistettero insigni musicisti, come Carlo Gomez, Arrigo Boito, Giovanni Bottesini e Antonio Bazzini. Quando nell’aprile 1880 fu promossa dal Comitato di provvedimento un’esposizione di arte antica, il Sanvitale, che era stato eletto presidente della Commissione ordinatrice, sebbene non accettasse l’ufficio si adoperò alacremente alla ricerca di oggetti antichi e concesse a sua volta preziose porcellane, avori, ventagli e pizzi. Fu grande collezionista ed esperto di stampe, libri e cimeli storici. Fu inoltre insuperabile nel parlare e nello scrivere il dialetto parmigiano antico. Con la casa editrice Giudici e Strada di Torino pubblicò le composizioni per pianoforte Capriccio (mazurka), Colloqui amorosi (valzer), Due romanze, Deux mazurkas, Fantasia (valzer), Laura (valzer) e Saluto a Parma (valzer). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 2931: Sanvitale conte Stefano in costume teatrale (Parma 14 agosto 1838-Parma 2 gennaio 1914). Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma.
Arc. 2770: Sanvitale conte Stefano in costume teatrale (Parma 14 agosto 1838-Parma 2 gennaio 1914). Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma.
Arc. 2935: Sanvitale conte Stefano in costume teatrale (Parma 14 agosto 1838-Parma 2 gennaio 1914). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 2935: Sanvitale conte Ugo in gran montura da Capitano del 1° Reggimento Spahis dell’Esercito imperiale francese (Parma 1817 – 189 ). Tenente nel I° Spahis (Francia) nel 1856, viene promosso Capitano nel 1859 e il 25 ottobre 1863 è nominato Capitano di Stato Maggiore nel Regio Esercito. Il 9 novembre dello stesso anno è già Maggiore e passa nell’Ufficio Superiore di Torino e nel 1864 è addetto nella Divisione di Modena. Nel 1865 è nella Divisione Militare di Torino e nel 1867 passa alla Divisione di Firenze. Nel 1870 è Capo di Stato Maggiore della 3^ Divisione e poco dopo passa alla Divisione di Perugia. Il 12 marzo 1871 è promosso Tenente Colonnello di Fanteria nel I° Distretto di Alessandria e nell’ottobre dello stesso anno è comandante del 52° Distretto di Macerata. Nel dicembre del 1874 passa nella riserva e nel dicembre del 1893 è promosso Colonnello. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1860 ca.
Arc. 2924: Guglielmo Alberto di Montenuovo (Parma, 8 agosto 1819 – Vienna, 7 aprile 1895). Era il figlio del Conte Adam Albert von Neipperg e dell’Arciduchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena : Nel giugno 1814 Francesco I d’Asburgo-Lorena concesse a Maria Luisa una vacanza nella località termale di Aix-les-Bains; al fianco della figlia pose un suo generale di fiducia, Adam Albert von Neipperg. Durante il viaggio di ritorno attraverso la Svizzera, Maria Luisa manifestò i sentimenti d’amore che aveva iniziato a provare per Neipperg, con cui si unì tra il 25 e il 26 settembre. Quando la notizia divenne di dominio pubblico, Maria Luigia fu aspramente criticata sia dai francesi sia dagli austriaci. Il 5 maggio 1821 Napoleone morì. Ormai vedova, Maria Luisa poteva legalizzare la sua relazione con Neipperg che sposò l’8 agosto 1821 con nozze morganatiche segrete, poiché il rango del marito era inferiore al suo. Guglielmo Alberto di Montenuovo , che sin dalla nascita ricevette il titolo di Conte di Montenuovo, crebbe in una dépendance del Palazzo Ducale dove fu, insieme alla sorella, seguito da una governante e da un istitutore. Ricevette un’educazione esemplare seguito anche dalla madre Duchessa di Parma e dal padre che morì a causa di problemi cardiaci il 22 Febbraio 1829. Nel 1838 entrò nelle schiere dell’esercito Imperiale distinguendosi per il suo coraggio, la sua disciplina e la sua fedeltà all’Imperatore. Prese parte alle battaglie Contro-Rivoluzionarie del 1848 nell’ Italia del centro-nord ed in Ungheria, meritandosi già dal 1854 il titolo di Feldmaresciallo secondo Luogotenente. Nel 1859 prese parte alla Battaglia di Magenta, ove si distinse per l’eroismo dimostrato, lanciandosi all’attacco del nemico tra il fuoco incrociato e contro forze nemiche nettamente superiori di numero. Prese parte attiva alla Battaglia di Solferino dove per l’ennesima volta dimostro la sua grinta e il suo talento militare respingendo più volte gli attacchi delle colonne Francesi: Purtroppo l’Esercito Imperial-Regio venne sconfitto a causa della presenza, vantaggiosa per i Sardo-Piemontesi , dell’esercito francese. Nel 1860, per i comportamenti dimostrati in battaglia degni di nota, divenne comandante di un reggimento. Nel 1864 venne elevato alla condizione di Principe ereditario . Nel 1866 venne trasferito in Boemia dove durante la guerra Austro-Prussiana partecipò alla Battaglia di Sadowa comprendosi di onori sul campo di battaglia contro l’Esercito Prussiano. Nel 1867 venne promosso a Generale di Cavalleria, rimanendo in carica sino al 1878. Negli anni successivi si dedicò all’addestramento delle giovani reclute, dopodichè si ritirò a vita privata a Vienna dove rimase in buoni rapporti con la Corte Viennese del cugino Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena che gli dimostro sempre riconoscenza per la sua fedeltà ed il suo esemplare comportamento. Morì a Vienna il 7 Aprile 1895. Fotografia CDV. Fotografo: L. Angerer – Wien.
Onorificenze
Onorificenze parmensi
Commendatore S.A.I. Ordine Costantiniano di San Giorgio (Parma) «1848» Onorificenze austriache
Cavaliere dell’Ordine Militare di Maria Teresa
Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Leopoldo
Medaglia di guerra Onorificenze straniere
Cavaliere di I Classe dell’Ordine di Sant’Anna (Impero di Russia)
Cavaliere di I Classe dell’Ordine di San Stanislao (Impero di Russia)
Cavaliere di II classe dell’Ordine dell’Aquila Rossa (Prussia)
Cavaliere di III Classe dell’Ordine di San Vladimiro (Impero di Russia)
Cavaliere di II classe dell’Ordine di Nichan Iftikar (Impero Ottomano)
Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
Arc. 2924: Principessa Albertina Leopoldina Guglielmina Giulia Maria di Montenuovo (1853-1895), Alfredo Adamo Guglielmo Giovanni Maria, II Principe di Montenuovo (1854-1927) e la Principessa Maria Sofia Guglielmina Giacinta di Montenuovo (1859-1911), figli di Guglielmo Alberto di Montenuovo e la contessa ungherese Giuliana Batthyány von Németújvár. Fotografia CDV. Fotografo: L. Angerer – Wien.
Alfredo Adamo Guglielmo Giovanni Maria, II Principe di Montenuovo (1854-1927). l principe Alfredo di Montenuovo nacque a Vienna, nell’Impero austriaco, come unico figlio maschio di Guglielmo Alberto di Montenuovo (1819–1895), figlio del conte Adamo Alberto di Neipperg e dell’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, e di sua moglie, la contessa Giuliana Batthyány-Strattmann (1827–1871), figlia del conte Giovanni Battista Batthyány-Strattmann e della contessa Maria Esterházy de Galántha. Sua nonna paterna Maria Luisa fu l’imperatrice consorte di Napoleone Bonaparte dal 1810 al 1814 e duchessa di Parma dal 1814 e sposò morganaticamente il nonno di Alfredo nel 1821. Alfredo sposò il 30 ottobre 1879 a Vienna la contessa Francesca Kinsky von Wchinitz und Tettau (1861–1935), figlia di Ferdinando Bonaventura, VII principe Kinsky von Wchinitz und Tettau e di sua moglie, la principessa Maria Giuseppa del Liechtenstein. Dopo aver studiato al Seminario cattolico di Salisburgo, intraprese una brillante carriera politica, divenendo presto segretario dell’arciduca Ottone Francesco d’Asburgo-Lorena, fratello di Francesco Ferdinando ed emissario in Galizia. Dal 1864 al 1885 fu ministro della Marina dell’Impero austroungarico, appoggiando le iniziative di Johann Nepomuk Wilczek e Julius Payer nelle esplorazioni al Polo Nord e coadiuvando l’ammiraglio Maximilian Daublebsky von Sterneck nelle operazioni di difesa e fortificazione in Istria e Dalmazia per prevenire eventuali attacchi degli italiani o dei serbi. Sua fu anche l’iniziativa, sottoposta all’ammiraglio Rodolfo Montecuccoli, della fondazione della nuova accademia militare di marina a Spalato. Ereditò il titolo di principe di Montenuovo nel 1895, in seguito alla morte del padre. Gli fu concesso il trattamento di Sua Altezza Serenissima e, nel 1898, fu nominato secondo Gran Maestro della Corte di Sua Maestà Imperiale e Reale Apostólica (primo Gran Maestro era il principe Rodolfo di Lietchenstein); nel 1900 fu insignito dell’Ordine del Toson d’oro. Nel 1909, alla morte del principe Rodolfo, venne nominato primo Gran Maestro della Corte di Sua Maestà Imperiale e Reale Apostólica e tale fu fino al 1917, quando il nuovo imperatore Carlo lo sollevò dal suo incarico, chiamando al suo posto il principe Carlo di Hohenlohe-Schillingsfürst. Dal 1914 trattò con i deputati ungheresi, principe Móric von Esterhazy de Galantha, barone Géza Fejérváry e conte Mihály Károlyi, una equa divisione dei poteri nei parlamenti di Vienna e Budapest. Inoltre aveva osteggiato il matrimonio tra Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este e la contessa boema Sophie Chotek von Chotkowa, figlia del diplomatico Boguslaw Chotek von Chotkow. Fu amico di Wenceslaw Wratislaw von Mitrowitz (figlio del generale Eugen Wratislaw von Mitrowitz) e come lui mecenate di Gustav Mahler.
Onorificenze
Onorificenze austro-ungariche
Cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro
Cavaliere dell’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Vittoriano (Regno Unito)
Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia) 5 dicembre 1908
Arc. 2925: Principessa Albertina Leopoldina Guglielmina Giulia Maria di Montenuovo (1853-1895). Sposò il conte Sigismondo Wielopolski. Fotografia CDV. Fotografo: S. Volkmann – Graz. Datata 1866.
Arc. 2990: Nasalli conte Girolamo con la moglie e la figlia (Parma 16 agosto 1792 – ). Figlio del conte Gaetano e di Gaetana Rocca Fani. Fu Governatore di Guastalla e di Parma, Consigliere di Stato, Ministro dei Lavori Pubblici, Agricoltura e Commercio e poi degli Affari Esteri nel Governo Provvisorio di Parma del 1849, e Cavaliere di Prima Classe dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio. Il Nasalli fu anche Presidente dell’Opera parrocchiale di San Lazzaro Parmense. Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma.
Onorificenze
Cavaliere di 1^ Classe S.A.I. Ordine Costantiniano di San Giorgio (Parma)
Arc. 2926: Baronessa Zobel Dama d’Onore di S.A.R. Maria Luigia Duchessa di Parma. Fotografia CDV. Fotografo: G. Märkl – Wien.
Arc. 2932: Torrigiani Pietro (Parma 26 febbraio 1810 – Parma 9 luglio 1885). Figlio dell’avvocato Luigi. Percorse un regolare corso di studi letterari e scientifici nell’Ateneo parmense, ma anche musica e poesia trovarono in lui un appassionato cultore. Dopo avere studiato musica sotto la direzione del cugino Luigi Finali, attese a comporre. Scrisse una solenne messa da requiem per la morte del maestro Ferdinando Simonis e musicò la cantica della Francesca da Rimini. La sua opera Ulrico d’Oxford fu accolta con molto favore l’11 agosto 1841 al Teatro del Fondo di Napoli e i critici la lodarono soprattutto per l’efficacia drammatica. Collaborò pure alla Gazzetta Musicale di Ricordi. I successivi tentativi di composizione operistica si rivelarono un disastro: La Sibilla, rappresentata a Bologna nel 1843, e La sirena di Normandia, a Napoli nel 1846, lo decisero a cambiare mestiere. Dal 1840 al 1843 fu vice direttore della Società filarmonica posta sotto la protezione di Sua Maestà e diretta da G. Alinovi (il Torrigiani ne fu poi anche direttore). Prese viva parte ai movimenti politici del 1831 e del 1848 e si trovò con le truppe di Carlo Alberto di Savoia alla presa di Peschiera. Dal 1849 al 1854, di fatto relegato dal governo di Carlo di Borbone nella sua villa di Ozzano Taro, vi introdusse metodi nuovi e razionali di agricoltura, tanto che forse la prima vigna col sistema francese sorse per opera sua. Nel 1859 fece parte dell’Assemblea parmense e fu delegato insieme col Cantelli e con Ranuzio Anguissola a rappresentare gli interessi e i voti delle Province parmensi presso Napoleone III. Il Farini lo chiamò a reggere il dicastero dei lavori pubblici nel governo dittatoriale, il Comune e la Provincia di Parma lo ebbero più volte consigliere, rappresentò ininterrottamente il Collegio politico di Borgo Taro dal 1860 al 1877 ed ebbe più volte l’onore di essere eletto contemporaneamente a Langhirano e a Pontremoli. Occupò la cattedra di professore di economia politica all’Università di Parma e, successivamente, in quella di Pisa. Di là passò al Consiglio di Stato e nel 1878 fu nominato Senatore del Regno. Alla Camera sedette a destra e fece parte di commissioni di guerra e di finanza, stendendo varie relazioni. Fu tra i dissidenti toscani che determinarono la caduta della Destra il 18 marzo 1876. Propose nel 1869 con i deputati F. Paini e Piroli l’inchiesta per l’abolizione della tassa sul macinato, approvata dalla Camera. Rifiutò un portafoglio di Ministro nel secondo Gabinetto Rattazzi (1867). Fu consigliere della Società Geografica Italiana. Nel 1862 contrastò con successo alla Camera la proposta di rendere provinciale la Regia Scuola di Musica di Parma e più tardi ottenne il decreto per la ferrovia Parma-Spezia. Negli ultimi anni di vita fu colpito da malattia mentale. fotografia CDV. Fotografo: C. Antonietti – Parma.
Arc. 2933: Varron Alfredo (Parma 4 marzo 1834 – Parma 7 marzo 1867). Figlio di Carlo e di Ippolita Pavesi Negri. Fu educato nel Collegio Maria Luigia di Parma insieme ai fratelli Lodovico e Agostino. Versato nelle patrie lettere, studiosissimo di Dante, il Varron per altro si diede alle discipline matematiche, in cui si addottorò nel 1855. Nel 1859, compiuti gli studi pratici, conseguì la laurea in ingegneria civile. Non potendosi arruolare soldato nel 1859 perché non fatto idoneo dai medici, concorse alla cattedra di matematica, resasi allora vacante nell’università di Parma, che vinse. Poi continuò tale insegnamento nel Liceo, al quale passò per il riordinamento degli studi, mantenendo però sempre il grado di professore universitario. Fondò la Società per l’istruzione popolare gratuita dei maschi. Fu eletto nel 1861 consigliere Comunale, nel 1864 fece le funzioni di Sindaco e nel 1865 fu dal Governo insignito dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Fotografo: G. Calvi – Parma
Arc. 2934: Marchese Bonifazio Meli Lupi (Soragna 2 dicembre 1839 – Soragna 20 ottobre 1909). Figlio primogenito di Diofebo e Antonietta Greppi. Venne di lui scritto che “appartenente a famiglia ligia all’antico ordinamento di cose, dovette subirne l’ambiente, e repugnando ogni sorta d’azione che potesse sembrare un’aperta sconfessione di quanto era irremissibilmente caduto, si ritrasse nell’ombra ed ivi stette lunghi anni, senza rimpiangere il passato e senza imprecare al presente” (Gazzetta di Parma 21 ottobre 1909). Solo dopo la morte del padre egli potè prendere parte alla vita pubblica di Parma, della quale divenne consigliere comunale e provinciale, stimato e apprezzato da tutti i colleghi per la sua lealtà e l’innata signorilità della sua azione.Tutto questo gli valse, da parte del Sindaco di Parma Cattaneo, la significativa definizione di cavaliere venuto a noi staccandosi da un quadro antico. Occupò per vari anni la carica di presidente della Consulta Araldica, dando ripetute prove di competenza e di responsabilità. Venne sepolto a Soragna. Il Consiglio comunale del luogo deliberò piu tardi, proprio in riconoscimento dei meriti del Meli Lupi e del suo attaccamento alle istituzioni del paese, dimostrato col suo lungo impegno come assessore e consigliere e anche attraverso segni tangibili di beneficenza, di intitolare al suo nome quello che già era il piazzale del Municipio, che da allora si chiamò piazza principe Bonifazio Meli Lupi. Il Meli Lupi fu commendatore di juspatronato del Sovrano Militare Ordine di Malta.Fu Presidente della Commissione Teatrale di Parma nella stagione di Carnevale 1897/1898. Sposò il 16 febbraio 1870 Anna Rivarola dei marchesi di Mulazzano, che portò in dote un ricco patrimonio, tra cui un’interessante collezione di opere d’arte. Da essi nacquero: Diofebo, Antonietta e Negrone. Fotografia CDV. Fotografo: F. Beghi – Parma. Datata 1861.
Arc. 2972: Marchese Bonifazio Meli Lupi (Soragna 2 dicembre 1839 – Soragna 20 ottobre 1909). Fotografia formato gabinetto montata su cartoncino. Fotografo: G. Rossi – Milano.
Arc. 2934: Marchese Raimondo Meli Lupi (Soragna 14 aprile 1842 – Parma 5 ottobre 1891). Figlio di Diofebo e di Antonietta Greppi. Può a ragione annoverarsi tra i migliori cultori della storia locale, avendo profuso in essa tanti anni della sua esistenza. Nominato infatti, il 13 giugno 1880, socio effettivo della Regia Deputazione di Storia Patria, iniziò a raccogliere materiale per la sua Bibliografia storica e statutaria delle Provincie Parmensi, il cui primo volume (unico pubblicato) venne dato alle stampe nel 1886. Scrisse pure un’accurata monografia storica, Vittoria. La rivolta e l’assedio di Parma nel 1247, e, in compendio, una Vita di Francesco Serafini maestro di campo del Duca di Parma, castellano di Piacenza 1634-1669. Non trascurò neppure la letteratura amena e, seguendo la scia degli scrittori di storielle medioevali, scrisse il romanzo La valle dei cavalieri e alcune altre novelle rimaste inedite. Nominato nel 1891 membro della Commissione Araldica di Parma, seppe dare prova non comune di operoso impegno compilando pressoché da solo l’elenco delle famiglie titolate parmensi, raccogliendo inoltre materiale per stendere quello sul patriziato municipale. Intorno a quest’ultimo scrisse una Memoria che gli procurò numerosi encomi. Disimpegnò pure con lodevole serietà la carica di segretario del Congresso Storico di Torino. Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e medaglia di bronzo come benemerito della salute pubblica per l’opera svolta durante il colera del 1873 a Parma, il Meli Lupi volle anche interessarsi di politica e fu uno dei primi in Italia a proclamare la necessità di un partito conservatore che concorresse con gli altri allo sviluppo democratico delle istituzioni. Ma i tempi non erano maturi per tale idea, allora più utopia che altro, per cui preferì ritirarsi dalla battaglia politica che aveva iniziato e nella quale decisamente, con parole e con scritti, credette. Cattolico convinto, fu membro del Consiglio diocesano parmense (1884) e sostenne in più sedi la necessità di una presenza cristiana nella società. Morì mentre stava riordinando una copiosa raccolta di documenti necessari per redigere una storia municipale della città di Parma. Il senatore conte Filippo Linati commemorò lo scomparso nella seduta della Deputazione di storia patria del 7 novembre 1891. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. Datata 1865.
Arc. 2991: Costerbosa conte Antonio (Parma 1782 – Parma 20 agosto 1872). Conte, dottore in leggi, fu uomo di ingegno e di sorprendente memoria. Si dilettò allo studio delle lettere, specialmente greche e latine. Fotografia CDV. Fotografo: F. Beghi – Parma.
Arc. 3146: Conte Pellegrini. Fu Ciambellano di Corte del Duca Carlo III di Borbone-Parma. Fotografia CDV. Fotografo: F. Beghi – Parma.
Arc. 3147: Contessa Zuccardi nata Pennazzi. Dama della corte ducale. Fotografia CDV. Fotografo: F. Beghi – Parma.