Arc. 3112: Taffini d’Acceglio marchese Michele in gran montura da Tenente Generale (Chieri, 6 aprile 1786 – Savigliano, 1872). Nel marzo 1801 ciò che restava dell’esercito piemontese fu incorporato nell’Armée de terre francese, e nel 1802 egli entrò in servizio come cannoniere. Divenuto velite della guardia imperiale il 20 luglio 1803, partecipò alle campagne d’Italia, Germania, Spagna, e Russia. Promosso primo Capitano in forza all’artiglieria a cavallo, nel 1813 fu insignito della Croce di Cavaliere della Legion d’Onore. L’11 aprile 1814 l’Imperatore Napoleone I abdicò, e iniziò la fase della Restaurazione degli antichi regimi, ed il 14 luglio 1814 egli si congedò dall’esercito francese per entrare poi in servizio nella ricostituita armata sarda. Assegnato al Corpo dei Reali Carabinieri con il grado di Tenente il 16 marzo 1815, divenne comandante dei regi Carabinieri nel corpo di spedizione del Generale Vittorio Amedeo Sallier della Torre il 21 giugno dello stesso anno. Partecipò all’invasione della Francia meridionale distinguendosi particolarmente a Grenoble tra il 6 e il 9 luglio. Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia il 4 maggio 1816, fu promosso Capitano il 12 novembre dello stesso anno. Insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il 15 ottobre 1821, per il ruolo avuto nella repressione dell’insurrezione piemontese che aveva costretto re Vittorio Emanuele I all’abdicazione, sostituito da re Carlo Felice, la sua carriera proseguì brillantemente, Maggiore il 21 ottobre 1822, divenne Tenente Colonnello di cavalleria il 18 gennaio 1829. Il 30 agosto 1830 fu nominato Primo Ufficiale per gli affari di Polizia della Regia segreteria di stato per gli affari interni, fu promosso Colonnello di cavalleria. Promosso Maggior Generale di cavalleria del Corpo dei Reali Carabinieri il 7 luglio 1835, ne divenne Comandante Generale il 16 dello stesso mese, in sostituzione del defunto Maggior Generale Luigi Maria Richieri di Montichieri. Lasciò il comando del Corpo dei Reali Carabinieri l’11 dicembre 1842. Nominato Aiutante di Campo di S.M. Re Carlo Alberto il 14 aprile 1846, fu promosso Luogotenente generale d’armata l’11 dicembre 1847. Dopo la fine della prima guerra d’indipendenza italiana, nel maggio 1849 fu membro della corte marziale che condannò a morte il generale Girolamo Ramorino.
Onorificenze
Onorificenze del regno di Sardegna
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
4 maggio 1816.
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
«Per costante esattezza e attività, zelo indefesso nel compimento di gravi officii di cui si trovò incaricato in Novara e di una perfetta devozione al trono.»
Regio Viglietto 15 ottobre 1821.
Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Regio Viglietto 12 luglio 1844
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Onorificenze estere
Cavaliere della Legion d’onore
1813.
Arc. 919:Generale Alessandro Ferrero della Marmora (Torino, 27 marzo 1799 – Kodykoy, 7 giugno 1855). Sottotenente dei Granatieri nel 1814, fece la campagna del 1815 in Savoia contro i francesi. Partecipò alla breve campagna contro i Costituzionali del 1821; alla guerra del 1848-1849 rimanendo ferito a Goito e guadagnandovi una medaglia d’argento. Venne promosso Maggior Generale e comandante dei Bersaglieri nel 1848. L’anno seguente fu capo dello Stato Maggiore generale. Nel 1852 fu promosso Tenente Generale al comando della divisione di Genova. Assunse il comando della 2^ Divisione del corpo di spedizione in Crimea ( 1855 ) dove morì di colera. Nel 1836 fondò il corpo dei Bersaglieri. Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano. 1865 ca.
ONORIFICENZE
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia d’Argento al valor militare
Medaglia piemontese della campagna di Crimea
Cavaliere d’onore e devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
Arc. 3211: Nicolis di Robilant conte Maurizio ( Torino, 1798 – Torino, 1862). Figlio di Giovanni Battista, fu dei Secondi e poi dei Scudieri, Gentiluomo di Bocca, membro della Camera del Re Carlo Felice e poi gentiluomo di Camera del Re Carlo Alberto. Sottotenente di fanteria passò nei Granatieri Guardie il 22 dicembre 1814, partecipò alla campagna del 1815 e venne promosso Tenente il 10 agosto 1817. Capitano l’8 marzo 1822, venne promosso Maggiore il 27 marzo 1832 e Tenente Colonnello il 13 maggio 1837. Il 26 novembre 1839 ottenne il grado di Colonnello Comandante in 2^ e il 29 febbraio 1848 venne promosso Maggior Generale e Aiutante Effettivo del Re Carlo Alberto. Partecipò alla campagna del 1848-49 meritando a Novara la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Andò in ritiro il 24 aprile 1849.
Arc. 916:Alfonso Ferrero della Marmora in gran montura da Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze5 gennaio 1878). Penultimo della folta prole nata dalle nozze celebrate nel 1780 fra il capitano Celestino Ferrero, marchese della Marmora, e Raffaella, figlia del marchese Nicola Amedeo Argentero di Rasezio, Alfonso nasce a Torino il 17 novembre 1804. Segue la tradizione di famiglia abbracciando subito la vita militare con l’ingresso, a soli dodici anni, nell’Accademia Militare di Torino. Ne esce nel 1822, avviandosi ad una brillante carriera militare. Dopo una permanenza in Prussia per studiarne l’organizzazione dell’artiglieria, su incarico di Carlo Alberto riorganizza quella piemontese dando vita, tra l’altro, ai reparti speciali di artiglieria a cavallo. Tenuto in grande considerazione dalla famiglia sabauda, è precettore del futuro re Vittorio Emanuele II e di Ferdinando di Savoia. Nel 1848, col grado di Maggiore, si distingue nella prima guerra d’indipendenza con l’assedio di Peschiera e nella battaglia di Custoza; subito dopo gli viene riconosciuto il grado di colonnello. Promosso generale, è nominato ministro della guerra e della marina militare nei governi Perrone e Gioberti. Dopo la disfatta di Novara è inviato a Genova dove è esplosa un’insurrezione popolare antimonarchica che egli reprime con la forza guadagnandosi la reputazione di “cannoneggiatore del popolo”. Nel 1849 è nuovamente ministro della guerra, carica che conserverà per circa dieci anni nel corso dei quali compie un’opera di radicale trasformazione dell’esercito piemontese modernizzandolo, riorganizzando lo Stato Maggiore, riformando il codice militare. Nello stesso anno Alfonso La Marmora pubblica il suo scritto “Un episodio nel Risorgimento italiano”. Nel 1855 gli è affidata la spedizione in Crimea, che per lui rappresenterà un’esperienza dal duplice significato: se da un lato, infatti, al suo rientro è accolto da eroe, con tutti gli onori del caso, con la promozione a generale d’armata ed onorificenze, dall’altro quella spedizione ha significato la perdita del fratello Alessandro, da lui chiamato al comando dei suoi bersaglieri, colpito inesorabilmente dal colera. Nel 1859 è chiamato a far parte del quartier generale del re e guida l’esercito nella seconda guerra d’indipendenza. Dopo l’armistizio di Villafranca e le sdegnate dimissioni di Cavour, Vittorio Emanuele gli affida l’incarico di formare un nuovo governo. Insieme al suo ministro delle Finanze, Quintino Sella, compie una energica azione di risanamento delle finanze del regno. Tornato Cavour alla presidenza del consiglio dei ministri, nel 1860 è governatore di Milano e, l’anno successivo, dopo l’assunzione, da parte di Vittorio Emanuele II, del titolo di re d’Italia (17 maggio 1861) è inviato, quale prefetto e comandante generale delle truppe ivi stanziate, a Napoli, dove rimane per tre anni impegnato a fronteggiare le rivolte di popolo ed il brigantaggio. Il 28 settembre 1864 Alfonso La Marmora è capo del governo: si allea con la Prussia e, nel 1865, avvia la terza guerra d’indipendenza contro l’Austria, lasciando la presidenza del consiglio a Ricasoli. Il triste epilogo della guerra, con la sconfitta di Custoza, nel 1866, lo induce ad abbandonare la vita politica. Si dimette da Capo di Stato Maggiore e si ritira a vita privata, eccetto una breve parentesi, fra il 1870 ed il 1871, quando accetta la luogotenenza di Roma, dopo la presa della città. Nel 1877 pubblica un’altra sua opera, “Segreti di Stato nel governo costituzionale”. Alfonso La Marmora si spegne a Firenze, il 5 gennaio 1878, all’età di 74 anni. Alfonso ed Alessandro rimangono i due generali che hanno innovato le forze armate superando i modelli settecenteschi e introducendo la velocità di movimento e d’azione, l’uno ottimizzando l’utilizzo dei cavalli, l’altro quello delle potenzialità atletiche dei soldati. Insieme agli due fratelli generali, Carlo Emanuele ed Alberto, hanno dato prestigio e lustro alla famiglia scolpendone indelebilmente il nome nella storia d’Italia. Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano. 1860 ca.
Onorificenze
Medaglia d’argento al valor militare
«In considerazione del contegno ognora tenuto dal colonnello La Marmora dinanzi al nemico durante la campagna del 1848»
Torino, 31 agosto 1848.
Medaglia d’oro al valor militare
Torino, 15 aprile 1849 (per aver represso i moti di Genova).
Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
28 novembre 1855 (a seguito della Campagna di Crimea).
Cavaliere dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata
Torino, 1858.
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Torino, 1858
Queste le onorificenze straniere ottenute a seguito della Campagna di Crimea:
Cavaliere di gran croce dell’Ordine del Bagno (Gran Bretagna)
Médaille militaire (Francia)
Cavaliere di gran croce dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
Cavaliere di prima classe dell’Ordine di Medjidié (Impero turco)
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Cavaliere dell’Ordine imperiale di Sant’Alessandr Nevskij (Russia)
Commendatore dell’Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana)
Arc. 390:Alfonso Ferrero della Marmora in gran montura da Tenente Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze 5 gennaio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: Duroni & Murer – Milano. 1860 ca.
Arc. 1534:Alfonso Ferrero della Marmora in gran montura da Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze 5 gennaio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano. 1862 ca.
Arc. 538:Alfonso Ferrero della Marmora in gran montura da Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze 5 gennaio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: Grillet & C.ie – Napoli. 1862 ca.
Arc. 1934:Alfonso Ferrero della Marmora in gran montura da Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze5 gennaio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: A. Bernoud – Napoli. 1860 ca.
Arc. 1934:Alfonso Ferrero della Marmora in montura festiva da Generale d’Armata (Torino, 18 novembre 1804 – Firenze5 gennaio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: A. Bernoud – Napoli. 1860 ca.
Arc. 392:Enrico Cialdini in gran montura da Tenente Generale (Castelvetro di Modena, 8 agosto 1811 – Livorno, 8 settembre 1892). Nato a Castelvetro, in provincia di Modena, l’8 agosto 1811, Enrico Cialdini manifesta sin da giovanissimo un’ardente passione patriottica. Nel 1831 abbandona gli studi in medicina per prendere parte alla rivoluzione modenese, atto che gli costa l’esilio. E’ dapprima a Parigi, per poi trasferirsi nel 1833 in Portogallo, dove combatte al fianco di Pietro IV di Braganza nella guerra di potere contro il fratello Michele. Nel 1835 passa in Spagna, sua seconda patria avendo madre e moglie spagnole. Arruolatosi nella Legione Straniera, prende parte ai moti che vedono contrapposti i Cristini, dalla cui parte si schiera Cialdini, ed i Carlisti. Nel 1838 entra nell’esercito spagnolo dove, dieci anni dopo, raggiunge il grado di tenente colonnello. Nello stesso anno (1848) in Italia scoppia la prima delle tre Guerre d’Indipendenza, alle quali partecipa rientrando immediatamente in patria e distinguendosi subito nella battaglia di Monte Berico, nel corso della quale rimane ferito. Nel 1849 combatte valorosamente nelle battaglie della Sforzesca e di Novara e l’anno successivo, col grado di generale, guida una delle cinque brigate impegnate nella campagna di Crimea. Come generale di divisione, nel 1859 batte gli austriaci guadagnandosi l’ulteriore promozione a “luogotenente generale”. Il 18 settembre 1860 consegue un’altra importante vittoria sull’esercito pontificio, a Castelfidardo e, col nuovo grado di “generale d’esercito”, prosegue verso il Napoletano insieme a Vittorio Emanuele II. Dopo aver battuto le milizie borboniche ad Isernia ed a Sessa, il 3 novembre del 1860 conquista Capua, il 2 febbraio 1861 Gaeta ed il 13 febbraio successivo pone fine alla guerra in Italia Meridionale con la capitolazione di Messina. Nel corso dello stesso anno viene inviato a Napoli in veste di Luogotente del Re, con pieni poteri. In tale ruolo si trova ad affrontare Garibaldi, per interromperne l’avanzata su Roma, nella storica battaglia dell’Aspromonte. Nel 1866 guida una delle due armate italiane impiegate nella Terza Guerra d’Indipendenza. La carriera militare brillante di Cialdini è arricchita dall’impegno politico: nel 1860 viene eletto parlamentare del Regno; nel ruolo di senatore – nomina ricevuta da Vittorio Emanuele II – nel 1864 perora il trasferimento della capitale da Torino a Firenze; nel 1870 è ambasciatore a Madrid e poi a Parigi. Ma il suo escursus viene condizionato negativamente – tanto da fare di lui un personaggio storico controverso – dalla ferocia e dalla spietatezza con le quali attua la repressione nell’ex Regno di Napoli: la ragion politica e la sua condizione di militare che esegue ordini probabilmente non giustificano la mancanza di umanità che insanguina in questi anni il sud dell’Italia producendo, come lo stesso Cialdini illustra in un suo rapporto, “8968 fucilati, tra cui 64 preti e 22 frati; 10604 feriti; 7112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi“. Abbandonata la vita pubblica Enrico Cialdini si ritira a Livorno dove muore l’8 settembre 1892 all’età di 81 anni. Fotografia CDV. Fotografo: Boglioni – Torino. 1860 ca.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
1867
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1867
Balì di Gran Croce Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta
Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
19 novembre 1860
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia commemorativa della guerra di Crimea
Medaglia francese commemorativa della campagna 1859
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Arc. 651:Enrico Cialdini in gran montura da Maggior Generale (Castelvetro di Modena, 8 agosto 1811 – Livorno, 8 settembre 1892). Fotografia CDV da incisione. Fotografo: F. lli Alinari – Firenze. 1860 ca.
Arc. 1845:Manfredo Fanti in gran montura da Tenente Generale (Carpi, 23 febbraio 1806 – Firenze, 5 aprile 1865). Figlio di Antonio e di Silea Ferrari Corbolani, crebbe come suddito del Ducato di Modena. Nel 1825 fu ammesso nel Corpo dei pionieri dell’esercito del Duca e, dopo cinque anni di studi, conseguì la laurea in ingegneria e fu promosso ufficiale del Genio. Nel 1831 aderì al Governo insurrezionale di Modena, che aveva assunto il potere dopo la cattura di Ciro Menotti e la fuga del Duca. Combatté in Romagna con le truppe di Carlo Zucchi, segnalandosi nel combattimento di Rimini il 25 marzo. Dopo la capitolazione di Ancona, condannato all’impiccagione, si rifugiò in Francia, dove regnava Luigi Filippo, ottenendo di essere arruolato nel corpo del Genio. Nel 1835 passò in Spagna, ove restò tredici anni, per arruolarsi volontario nell’Esercito della reggente Maria Cristina, nella guerra contro i carlisti. Fu tenente nel 5º Battaglione di Catalogna, poi capitano quindi maggiore, sempre per merito di guerra. Nel 1839 entrò nell’esercito regolare spagnolo e nel 1847 venne promosso colonnello di cavalleria assumendo le funzioni di capo di Stato Maggiore del comando generale di Madrid. Sposò Carlotta Tio di Valencia. Tornato in Italia nel 1848 allo scoppio della prima guerra di indipendenza offrì invano i propri servigi al Re di Sardegna ed al Governo Provvisorio della Lombardia. Solo nel luglio 1848, quest’ultimo gli affidò l’incaricò di apprestare a difesa la città di Vicenza, con il grado di maggior generale. Dopo l’abbandono del Veneto, partecipò alle abortite operazioni in difesa di Brescia, Milano ed Alessandria. In Milano ebbe un certo ruolo nel garantire la sicurezza di Carlo Alberto, minacciata dai milanesi furiosi per la notizia della consegna della città agli austriaci del Radetzky. Nel novembre del 1848 assunse il comando della 2ª Brigata della «Divisione Lombarda», formata da volontari lombardi, con il grado di generale di brigata. Nel 1849 fu ammesso al Congresso consultivo permanente di guerra e fu nominato deputato per il collegio di Nizza Monferrato. Partecipò alla campagna del 1849 e, dopo la disfatta alla battaglia di Novara del 23 marzo, successe al suo superiore, il generale Gerolamo Ramorino, ritenuto responsabile della disfatta e fucilato per ignavia. Nell’aprile 1849 impedì alla sua divisione, malgrado la volontà dei soldati, di intervenire a difesa dei genovesi insorti contro il Re, contro i quali era in atto la violenta repressione comandata da Alfonso La Marmora. Fanti venne tuttavia sospettato di tradimento e comunque di disaccordo col comportamento di La Marmora e di altri ufficiali. Fu quindi processato con l’accusa di corresponsabilità con il Ramorino nei precedenti fatti di Novara, per cui fu assolto, ma fu comunque allontanato dall’esercito. Fanti solo nel 1855 poté ottenere un nuovo comando e partecipò alla spedizione piemontese alla guerra di Crimea, alla guida della seconda brigata provvisoria. Nel corso della seconda guerra di indipendenza, con il grado di luogotenente generale, comandò la 2ª Divisione, segnalandosi specialmente nei combattimenti a Magenta, Palestro e a San Martino. Venne insignito della croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Dopo l’armistizio di Villafranca; Fanti venne incaricato della riorganizzazione delle nuove divisioni formate dalle Lega dell’Italia Centrale (comprendente e, nel giro di pochi mesi, seppe trasformarle in un funzionante corpo di 45.000 uomini, provenienti da diverse parti della penisola. Sulla base di tali ottime credenziali, nel gennaio 1860 Cavour incaricò Fanti del Ministero della Guerra e della Marina. Suo primo e fondamentale incarico fu l’incorporazione dell’esercito della Lega dell’Italia Centrale nell’Esercito Sardo. Il 29 febbraio 1860 fu nominato dal Re senatore. Il 5 maggio prese l’avvio la spedizione dei mille; Fanti fu nominato a capo del Corpo d’esercito destinato ad operare nell’Italia centrale: ebbe una parte rilevante nella liberazione delle Marche e dell’Umbria (battaglia di Castelfidardo e conquista di Perugia). Fu decorato della gran croce dell’Ordine Militare di Savoia. Divenne, quindi, generale d’armata e capo di stato maggiore generale dell’esercito nell’Italia meridionale: sconfisse i borbonici alla battaglia di Mola e fu decorato di medaglia d’oro al valore con regio decreto 1º giugno 1861 per la riuscita organizzazione dell’assedio di Gaeta, terminato con la resa di Gaeta il 13 febbraio 1861. La sua opposizione alla facile ammissione nel Regio Esercito dei circa 5.000 ufficiali dell’Esercito Meridionale di Garibaldi, con la conservazione del grado, lo rese fortemente impopolare. Alla morte del Cavour, il 7 giugno 1861 si dimise dal ministero, per assumere il comando del VII Corpo d’armata. Venne tuttavia presto colpito da una grave malattia, che lo costrinse dapprima a ritirarsi a vita privata nel 1863, e poi lo portò alla morte, a Firenze, il 5 aprile 1865. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1860 ca.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Torino, 4 ottobre 1860
Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
Torino, 4 ottobre 1860
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Medaglia d’Oro al Valor Militare
«Per essersi distinto all’attacco e presa di Mola di Gaeta, 4 novembre 1860.»
1º giugno 1861
Medaglia piemontese della Guerra di Crimea
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (4 barrette)
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine di San Ferdinando di Spagna (Regno di Spagna)
Madrid, 15 luglio 1837
Commendatore dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Regno di Spagna)
Madrid, maggio 1848
Cavaliere di I classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
Istanbul, 6 gennaio 1860
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Parigi, 12 gennaio 1860
Ufficiale dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Arc. 393:Manfredo Fanti in gran montura da Maggior Generale (Carpi, 23 febbraio 1806 – Firenze, 5 aprile 1865). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 3099:Filiberto Mollard in gran montura da Tenente Generale mod. 1859 (Albens, 13 maggio 1801 – Chambéry, 23 giugno 1873). Era figlio di Jean Mollard-François e Marie-Anne Michaud, sorella del futuro barone Pierre Michaud. Nacquero otto figli. I due più anziani morirono durante le campagne napoleoniche. I due più giovani, Jean-François e Philibert, fecero carriera nell’esercito. Hubert Heyriès quindi commise un errore nel presentare il barone Michaud come il patrigno del generale Filiberto Mollard. Suo fratello, il generale Jean-François Mollard, nato 17 agosto 1795 ad Albens, morì il 21 novembre 1864 a Torino, fece la scelta dopo il 1860 di rimanere in Italia. Soprannominato “chiaro di luna” diventò generale della brigata di Savoia nel 1849 e si ritirò nel 1852. Guardia del Corpo a 17 anni, divenne poco dopo ufficiale di fanteria e partecipò alla campagna del 1848 divenendo Maggiore per merito di guerra per il fatto d’armi di Villafranca, Tenente Colonnello pure per merito di guerra a Valeggio e meritando la medaglia d’Argento al Valor Militare a Goito. Colonnello Comandante il 17° Reggimento Fanteria nel novembre 1848, al combattimento della Sforzesca (1849) ebbe una seconda Medaglia d’Argento. Prese parte alla guerra di Crimea al comando della 5^ Brigata provvisoria e si meritò la menzione onorevole. Maggior Generale nel 1855, comandò la Brigata Piemonte. Nella campagna del 1859 comandò la 3^ Divisione ed a San Martino fu decorato della Croce di Grand Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e fu promosso Tenente Generale per merito di guerra. Nel 1860, con l’annessione della Savoia alla Francia, seguì le sorti del suo paese natio e divenne Aiutante di Campo di Napoleone III. Nel 1866 fu ammesso al senato imperiale e fu inoltre un membro del Consiglio dipartimentale della Savoia. Fotografia CDV. Fotografo: A. Meylan – Torino.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Commedatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
18 giugno 1856
Medaglia d’argento al valor militare
Goito – 1848
Medaglia d’argento al valor militare
Sforzesca – 1848
Menzione Onorevole
Crimea – 1855
Onorificenze straniere
Commendatore della Legion d’onore
4 giugno 1856
Grand’Ufficiale della Legion d’onore
12 gennaio 1860
Médaille commémorative de la campagne d’Italie (1859)
Medaglia britannica di Crimea
Arc. 1812:Ettore Gerbaix de Sonnaz d’Habères in gran montura da Tenente Generale (Thonon, 3 gennaio 1787 – Torino, 7 giugno 1867). Ettore acque a Thonon (Savoia) il 3 gennaio 1787, terzogenito di Giano, maggior generale dell’armata sarda, e di Cristina di Maréchal Saumon. Appartenente a una famiglia di antiche tradizioni militari, studiò privatamente, salvo un breve soggiorno in un collegio svizzero, in Piemonte anche dopo l’annessione della regione alla Francia. Pur assai appassionato della vita militare (come i suoi fratelli, tre dei quali divennero generali), nel 1808, al momento della chiamata alle armi da parte delle autorità francesi, si fece surrogare a pagamento, seguendo la volontà del padre che, legatissimo alla dinastia sabauda, desiderava, per quanto possibile, evitare alla sua famiglia compromissioni con il regime napoleonico. Nel maggio 1813, però, entrava a far parte di un corpo scelto francese, le gardes d’honneur, e a Lione veniva incorporato nel 4° reggimento. Promosso maresciallo d’alloggio, ad agosto era a Dresda e a ottobre partecipava alla battaglia di Lipsia. Alla fine dello stesso mese, in uno scontro con gli Austro-Bavaresi rimaneva ferito ed era decorato della Legion d’Onore. Alla difesa del Reno era promosso sottotenente ed ebbe un piede congelato. Guarito, partecipò alla campagna di Francia del 1814 ed era presente, tra l’altro, alle battaglie di Champaubert, di Château-Thierry e di Montmirail. Il suo brillante comportamento nel corso della campagna gli evitava di essere arrestato e imprigionato, com’era stato richiesto dalle autorità politiche della Savoia, dove stava divampando una rivolta antifrancese capeggiata da suo padre e da altri componenti della sua famiglia. Tornato in Piemonte alla caduta di Napoleone, prendeva servizio come maresciallo d’alloggio, con il grado di capitano, nella prima compagnia, savoiarda, delle guardie del corpo di sua maestà, detta dei “gentiluomini arcieri”, composta esclusivamente da ufficiali e addetta alla persona del re: tale avanzamento di grado, un evento del tutto eccezionale nel Piemonte della Restaurazione per un reduce dal servizio napoleonico, era senz’altro dovuto non alle prove da lui offerte in guerra ma al lealismo dinastico della sua famiglia. Promosso poi cornetta in soprannumero nel 1825 e cornetta effettivo con il grado di maggiore nel 1827, il 2 ottobre dello stesso anno il De Sonnaz era trasferito in fanteria, alla brigata “Cuneo”, con le funzioni del grado superiore. L’allontanamento da un reparto di Casa reale e il passaggio a un’unità della linea, per di più di fanteria, erano stati decisi dal re Carlo Felice che intendeva così manifestare la sua disapprovazione per il matrimonio con Maria Teresa Gallone, che non apparteneva a una famiglia della nobiltà. Il 2 maggio 1831 il G. era promosso tenente colonnello e successivamente trasferito alla brigata “Pinerolo”. Dal 1° gennaio 1832 fu posto al comando del 1° reggimento fanteria della brigata “Savoia” e, dopo la promozione a maggior generale (11 marzo 1834), dell’intera brigata. Ne ricavò una conoscenza della fanteria e delle sue caratteristiche che arricchì e completò la sua esperienza di ufficiale di cavalleria anche se non aveva, per di più, frequentato alcun istituto di formazione militare. Il 2 gennaio 1841 fu nominato comandante della divisione militare di Alessandria e il 31 ottobre 1844, dopo la promozione a luogotenente generale (29 dicembre 1842), trasferito al comando di quella di Genova; qui, in un ambiente politicamente difficile, acquistò fama di uomo equilibrato ed equanime. Col principio delle operazioni contro l’Austria il De Sonnaz, che il 9 febbraio 1848 era stato nominato governatore e comandante la divisione militare di Novara, ebbe ai suoi ordini il II corpo d’armata. Dopo un’iniziale missione politica a Milano e dopo aver inutilmente cercato di far approvare dal re un suo piano operativo, sicuramente più incisivo di quello poi adottato, il 30 aprile fu alla testa delle truppe vittoriose a Pastrengo. Non altrettanto efficace si rivelò invece la partecipazione alla successiva fase della campagna: tra il 23 e il 25 luglio, nelle giornate di Custoza, la sua azione di comando si dimostrò inadeguata, e i suoi interventi sulla destra del Mincio, con truppe stanche e mal approvvigionate, risultarono tardivi. Anche l’ultimo movimento controffensivo su Volta Mantovana, il 27 luglio, si dimostrò inutile. Dopo l’armistizio Salasco (9 agosto 1848) fu destinato al comando della divisione militare di Genova: qui il clima politico della città, teatro di vivaci agitazioni a opera di elementi democratici e repubblicani, lo coinvolse in un incidente politico di cui ci si servì per collocarlo a riposo il 5 settembre con un provvedimento che, oltre a suonare come tardiva sanzione per l’insufficiente azione di comando esercitata a Custoza, si inquadrava nel tentativo, in opera in quei mesi, di dare un nuovo assetto agli alti comandi piemontesi: tentativo che, a causa delle inframmettenze del re, non avrebbe avuto buon esito ma che avrebbe contribuito invece, in poco tempo, al richiamo in servizio del Gerbaix de Sonnaz. Improvvisamente il 15 dicembre, per le difficoltà incontrate nel sostituire il Ferrero al dicastero della Guerra, Carlo Alberto, cambiato parere a suo riguardo, nominava il De Sonnaz ministro e segretario di Stato per gli Affari di guerra e marina nel gabinetto Gioberti. La soluzione che si arrivò poi a dare al problema degli alti comandi, con la chiamata del generale W. Chrzanowski, pose ben presto fine alla breve quanto improduttiva esperienza ministeriale del De Sonnaz, il quale, all’atto di lasciare la carica, il 5 febbraio 1849 era promosso generale di corpo d’armata e inviato in qualità di regio commissario in Savoia per mantenervi l’ordine pubblico minacciato dalla crisi economica e politica. Conclusa rapidamente la missione, chiese, in vista della ripresa della guerra, di assumere un comando attivo: ottenne la divisione militare di Alessandria, ma non ebbe modo di partecipare alla brevissima campagna di marzo. Il 29 febbrio 1852 fu nominato comandante della divisione militare di Torino e tenne tale incarico fino al 9 maggio 1859, allorché, scoppiata la guerra con l’Austria, ebbe, benché ultrasessantenne, il comando delle truppe poste sulla sinistra del Po e della Dora. Sventato il pericolo di un’avanzata austriaca, riprese il comando della divisione di Torino, per poi assumere (agosto 1861) a Firenze il gran comando del 5° dipartimento militare; contemporaneamente era nominato governatore dell’Ospizio reale degli invalidi di Prato. Ad aprile del 1862 fu chiamato a presiedere il comitato superiore delle varie armi. Nell’estate guidò la missione inviata a Pietroburgo per riannodare le relazioni diplomatiche con l’Impero russo, interrotte nel 1860. Insignito già nel 1858 del collare dell’Annunziata, nel 1863, al compimento dei dieci lustri di servizio, fu decorato con la medaglia mauriziana. Nonostante le precarie condizioni di salute, nel maggio 1867 non volle rinunciare a essere testimone alle nozze di Amedeo di Savoia duca d’Aosta. La cerimonia lo affaticò e lo costrinse al letto, sicché, dopo brevissima malattia, morì a Torino il 7 giugno 1867. I solenni funerali ebbero luogo il 10 e la città di Torino volle ricordarlo con un monumento, inaugurato in piazza Solferino nel 1883. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
12 luglio 1831
Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
15 dicembre 1843
Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
14 dicembre 1847
Milite dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
14 giugno 1856
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
24 marzo 1858
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore (Francia)
25 novembre 1813
Cavaliere di IV classe dell’Ordine di Sant’Anna (Impero russo)
5 novembre 1845
Medaglia commemorativa francese della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Medaglia di Sant’Elena
Arc. 2431: Franzini Tibaldeo conte Paolo in gran montura da Tenente Generale mod. 14 ottobre 1848 – 13 ottobre 1871 (Alessandria, 18 marzo 1814 – Alessandria, 16 luglio 1879). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 13 maggio 1825, uscì Tenente di Artiglieria il 25 dicembre 1833, partecipò a tutte le campagne d’indipendenza, segnalandosi sempre per perizia professionale e coraggio personale. Durante la campagna del 1860, essendo comandante dell’Artiglieria di Corpo d’Armata all’assedio di Ancona guadagnò la Medaglia d’Oro al Valor Militare “per il veramente ammirabile contegno tenuto al forte Scrima, durante il violento fuoco che vi dirigeva dalla fortezza e per le disposizioni date all’artiglieria per l’attacco dei bastioni di Porta Pia” (Ancona 25-28 settembre 1860). Era già stato decorato di Medaglia d’Argento per un salvataggio operato nelle acque del Po, nel 1846 e della Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia a Gaeta nel 1860. Maggior Generale il 17 marzo 1861, comandò la Brigata Aosta e la zona Militare di Avellino e fu fatto Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia nella campagna contro il brigantaggio ” per le ottime ed energiche disposizioni date per la distruzione del brigantaggio e per avere personalmente guidate parecchie spedizioni”. Durante la campagna del 1866 fu comandante della 20^ Divisione attiva e il 20 agosto di quell’anno fu nominato Tenente Generale Comandante il presidio di Mantova. Comandò la divisione di Messina e poi quella di Torino e nel 1877 venne collocato in riposo. Morì assassinato sulla strada Alessandria – San Salvatore il 16 luglio 1879. Fotografia CDV. Fotografo: F. Sidoli – Piacenza.
Onorificenze
Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Gaeta 1860
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
Campagna del Brigantaggio
Medaglia d’Oro al Valor Militare
“per il veramente ammirabile contegno tenuto al forte Scrima, durante il violento fuoco che vi dirigeva dalla fortezza e per le disposizioni date all’artiglieria per l’attacco dei bastioni di Porta Pia” (Ancona 25-28 settembre 1860).
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Arc. 2942:Manfredi Luserna d’Angrogna Alessandro in gran montura da Tenente Generale Aiutante di Campo del Re mod. 14 ottobre 1848 – 13 ottobre 1871 (Torino, 21 maggio1800 – San Rossore, 6 febbraio1867). Nato dal Marchese Carlo Emanuele Manfredi d’Angrogna Luserna (1775-1823) e Camilla (1778-1802), nata contessa di Tenengo, discendeva da un ramo cadetto di una delle schiatte più antiche della Savoia, e fu destinato fin da giovane alla carriera militare. Amico e compagno di battute di caccia del Re Vittorio Emanuele, fu un brillante ufficiale di artiglieria. A lui, coordinato da un giovane Alfonso Ferrero della Marmora, si deve l’istituzione delle batterie a cavallo . Le batterie a cavallo furono costituite l’8 aprile 1831 in Venaria Reale con lo scopo “di far campagna come artiglieria leggera” in appoggio celere ed aderente alle unità di cavalleria. Famose per le prese di posizione al galoppo a pochi metri dalle linee nemiche, sulle quali aprivano celermente il fuoco a mitraglia (definite anche cariche di artiglieria). Le Batterie a cavallo (inizialmente 3) costituite appunto con le regie patenti nel 1831 da Alfonso La Marmora ed inquadrate nel Corpo reale di Artiglieria, confluirono nell’allora Regimento di Artiglieria da campagna poi 5 reggimento artiglieria. La tradizione storica di tali batterie pertanto si innesta nel 5º reggimento di artiglieria da campagna in cui operano dal 1850 al 1871 anno in cui vengono sciolte in quanto, come proposto dal Ministro della Guerra Ricotti con il RD 15 Ottobre 1871, due Batterie a cavallo non sono sufficienti ed incrementarne il numero non era economicamente sostenibile e soprattutto con il nuovo materiare di artiglieria “Quindi è che, per la considerazione ancora che colla prossima adozione di un nuovo materiale da campagna più leggiero, le batterie di battaglia saranno per raggiungere una mobilità tale da poter seguire i movimenti combinati colla cavalleria, ritiene il riferente che non si avrà a deplorare la mancanza di batterie a cavallo”. Le batterie verranno poi ricostituite nel 1884 nell’8º reggimento artiglieria da campagna e poi unite a livello reggimento con il RD 23 giugno 1887. Entra in Accademia il 29 marzo 1815 come cadetto di artiglieria. Viene promosso sottotenente il 18 dicembre 1817 nell’Arma di artiglieria ed il 13 settembre 1819 supera le selezioni per sottotenente anziano. Il 9 ottobre 1820 ha la promozione al grado di Luogotenente di 1ª Classe per essere dal 30 gennaio 1826 Luogotenente Anziano. Il 30 gennaio 1827 ha la promozione al grado di capitano. Nel settembre 1827 – ottiene il comando di una batteria da campagna – poco dopo è ammesso a Corte come scudiero di S.A.R. (Sua Altezza Reale) la Principessa di Savoia – Carignano. Il 17 aprile 1830 è promosso capitano di 1ª Classe, alla fine dello stesso anno viene nominato e destinato al comando come capitano dei Primi Scudieri di Sua Maestà (S.M.). Il 24 settembre 1836 raggiunge l’avanzamento al grado di maggiore. Il 3 marzo 1840 assume il comando della Brigata artiglieria a cavallo di Venaria Reale, incarico che ricopre fino all’8 febbraio 1848 quando, conseguita la promozione al grado di colonnello viene sostituito dal maggiore Alfonso La Marmora, suo vicecomandante. Per le non comuni doti militari è nominato il 4 giugno 1848, durante la Prima guerra d’indipendenza, capo di Stato Maggiore dell’artiglieria dell’armata. Il 28 ottobre 1850, ultimate le ostilità, diviene il Comandante del Reggimento artiglieria da campagna poi rinominato nel 1860 in 5º Reggimento Artiglieria – Reggimento da Campagna le cui tradizioni sono confluite nell’odierno 5º Reggimento artiglieria “Superga”.Per certo la missione più penosa fu assolvere all’incarico di legato personale del giovane Re Vittorio Emanuele II per portare in Patria la salma del re Carlo Alberto di Savoia. Dopo la sconfitta con l’Austria le condizioni poste furono durissime e nella speranza che il suo Piemonte ottenesse condizioni meno severe la sera stessa, Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele e lasciò l’Italia verso l’esilio di Oporto in Portogallo scegliendo per sé il semplice titolo di Conte di Barge. Qualche giorno dopo la partenza fu raggiunto in Francia da una delegazione del governo: all’abdicazione aveva dimenticato di firmare l’atto ufficiale. La destinazione scelta dal sovrano abdicatario sembrò essere il Portogallo. Durante i pochi mesi dell’esilio diede ordine che nessuno lo raggiungesse. Carlo Alberto duramente provato nel fisico dagli sforzi fatti nel corso delle campagne degli anni precedenti (il re già malato non si sottrasse mai alle cavalcate e alla dura vita militare mangiando e dormendo come i suoi subalterni) e dal lungo viaggio, in cui non mancarono mai i momenti in cui la popolazione non tributasse un omaggio al suo passaggio, Carlo Alberto morì dopo pochi mesi il 28 luglio 1849 assistito dai medici inviati dal figlio per accudirlo. Il Conte Alessandro Manfredi ebbe l’incarico di recarsi con una nave da battaglia in Portogallo e sovrintendere alla preparazione del corpo del defunto sovrano. Carlo Alberto fu imbalsamato ed imbarcato, una volta a bordo, quindi formalmente in territorio Sardo, il Conte Alessandro ed altri dignitari procedettero al riconoscimento della salma attraverso uno spioncino che si apriva sui tre involucri funebri. Carlo Alberto fu riconosciuto da tutti, così scrisse il Cibrario “Mercoledì 1° d’agosto alle sette del mattino, il corpo di S. M., dopo qualche novella operazione destinata a perfezionare l’imbalsamazione, fu collocato in una cassa di piombo, nel coperchio della quale a riscontro del capo un vetro di sufficiente grandezza permetteva di vederne il sembiante. Questa cassa fu collocata in altra cassa di mogano avente uno sportello chiuso con due serrature d’ingegno diverso nella parte superiore corrispondente al vetro.”. La nave, mandata dal governo piemontese, poté partire verso Genova. Il 13 ottobre 1849 il corteo funebre arrivò a Torino dove si svolsero i solenni funerali. Il 26 marzo 1853 ottenne la promozione al grado di maggior generale d’artiglieria, lascia il comando del reggimento ed è chiamato ad essere aiutante di campo generale del Re Vittorio Emanuele II. Il 26 giugno 1859 riceve la promozione a luogotenente generale. Pierre Charles Mathon de La Varenne dice nel suo libro: «Come si vede, la stirpe di Sardegna non è una di quelle di cui possa temersi l’estinzione, e l’Italia possiede in essa, altrettanti soldati o difensori futuri. La casa militare del Re, assai ristretta quanto al personale, è composta dei più brillanti ufficiali. Cinque generali compiono le funzioni d’aiutanti di campo. Sono essi i generali Morozzo della Rocca, Luserna d’Angrogna, Carderina, Actis, e Cialdini. Quest’ultimo è inoltre ispettore del Corpo dei Bersaglieri, e la sua presenza alla corte del re ha un significato non certamente piccolo». Come tale prende parte alle Campagne di Guerra per l’unità d’Italia e sul campo alla 3ª guerra d’Indipendenza del 1866 ed il 1º novembre 1866, giunto all’età di 66 anni viene nominato Aiutante di Campo Onorario di Sua Maestà il Re e gran Cacciatore quindi è collocato a riposo per limiti di età. Pochi mesi dopo il congedo muore improvvisamente nella tenuta reale di San Rossore a Pisa. È sepolto nella Cappella di Famiglia a Luserna San Giovanni. Ebbe due figli la sua discendenza vive col suo nome in Sud America. Fotografia CDV. Fotografo: C. Bernieri – Torino.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1859
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
«Aiutante di Campo del Re per la Campagna della Bassa Italia.»
1º giugno 1861
Medaglia d’argento al valor militare
«Per essersi distinto il 23 marzo 1849 alla Battaglia di Novara»
13 luglio 1849
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
1865
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (1848, 1849, 1859, 1860, 1866)
Onorificenze straniere
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore
1859
Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859
Commendatore di I classe dell’Ordine di Sant’Enrico di Sassonia
Cavaliere di Prima Classe dell’Aquila Rossa di Prussia
1850
Cavaliere di III classe dell’Ordine della Corona Ferrea
1836
Commendatore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
1845
Cavaliere dell’Ordine di Nichan Iftikar
1848
Cavaliere di I classe dell’Ordine di San Stanislao
1857
Cavaliere di I Classe dell’Ordine di Sant’Anna
1858
Commendatore di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Spada
1862
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Militare di San Benedetto d’Avis
Arc. 2876: Generale Ippolito Gerbaix de Sonnaz d’Habères ( Haberès, 1783 – Chamoux, 1871). Ufficiale dei Dragoni al servizio dell’Austria dal 1800 al 1809, combattè a Novi, Genola, Marengo, Austerliz e Wagram. Nel 1814 si arruolò nei volontari savoiardi organizzati dal padre Giano e nel 1815 passò all’esercito sardo come Capitano dei Cavalleggeri. Colonnello comandante i Dragoni del Genevese nel 1830 e Maggior Generale al comando della Brigata Regina nel 1831, divenne Tenente Generale nel 1834. Governatore di Novara e poi di Nizza, comandò la Divisione di Torino dal 1848 al 1852, quindi fu Generale d’Armata e collocato a riposo. Nel 1854 fu eletto deputato di Thonon. Fotografia CDV. Fotografo: L. Chamuisy – Chambery.
Arc. 780:Giovanni Durando in gran montura da Tenente Generale (Mondovì, 23 giugno 1804 – Firenze, 27 maggio 1869). Fratello del patriota Giacomo Durando e del beato Marcantonio Durando. Suddito sardo, l’11 aprile 1822 entrò fra le Guardie del corpo di Vittorio Emanuele I di Savoia, divenendo sottotenente nel 1826. Di orientamento liberale moderato, partecipò ai moti rivoluzionari in Piemonte del 1831, in seguito ai quali fu costretto a rifugiarsi all’estero assieme al fratello Giacomo. Prestò servizio nella legione straniera belga che combatteva per ottenere l’indipendenza del Belgio cattolico dall’Olanda, in qualità di sottotenente (1832), combatté in Portogallo al servizio di don Pedro in qualità di capitano dei Cacciatori di Oporto (1833-1838), e infine in Spagna nella guerra contro i carlisti nel corso della quale ottenne il grado di generale. Rimpatriato ai primi del 1842, dal 24 marzo 1848 assunse il comando delle truppe pontificie al servizio di papa Pio IX. Nell’aprile del 1848, trovandosi a sud del Po nei territori pontifici, ignorando gli ordini di Pio IX che non voleva combattere contro la cattolica Austria, attraversa il Po e si reca nel Veneto insorto contro gli austriaci assumendo anche l’incarico, per conto di Carlo Alberto, di coordinare i volontari veneti, e partecipando così alla Prima guerra d’indipendenza italiana. Incapace di contrastare l’avanzata delle truppe austriache di Laval Nugent fu bloccato a Vicenza ove fu costretto alla resa, causa la grande disparità delle forze in campo, (10 giugno 1848) ottenendo l’onore delle armi, il permesso di rientrare nei territori pontifici e la promessa dell’assenza di ritorsioni contro i vicentini. Accettando, il generale giurò che non sarebbe tornato a combattere prima di tre mesi. Sconfessato da Pio IX e discussoper avere con la sua resa alleggerito la pressione della coalizione italiana contro le forze austriache, fu però assolto pienamente. Passato al servizio del Piemonte e nominato aiutante di campo di Carlo Alberto (5 ottobre 1848), partecipò alla battaglia di Novara (1849) al comando di una divisione. Fu eletto deputato al parlamento di Torino nelle elezioni del 1848 e del 1849. Comandante generale della Divisione militare dell’isola di Sardegna (1851-1852), combatté poi nella guerra di Crimea, distinguendosi nella battaglia della Cernaia, e nelle due successive guerre di Indipendenza: a San Martino(1859) e a Custoza (1866). Fu presidente del Tribunale supremo di guerra (1867-1869). Fu nominato senatore il 29 febbraio 1860 (VII legislatura del Regno di Sardegna). Nel 1861partecipò alla campagna contro il brigantaggio nell’Italia meridionale. Si spense a Firenze nella notte tra il 26 ed il 27 maggio 1869, dopo aver ottenuto anche il riconoscimento del Collare dell’Annunziata. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1861 ca.
Onorificenze sabaude
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Torino, 12 giugno 1856
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Firenze, 8 dicembre 1868
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Torino, 3 aprile 1859
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Firenze, 22 aprile 1868
Medaglia commemorativa della guerra di Crimea
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine della Torre e della Spada (Portogallo)
Cavaliere dell’Ordine di San Ferdinando (Spagna)
Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna)
Madrid, 1837
Cavaliere dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
Madrid, 30 aprile 1838
Grand’Ufficiale della Legion d’Onore (Francia)
Parigi, 5 giugno 1856
Médaille commémorative de la campagne d’Italie 1859 (Francia)
Commendatore dell’Ordine del Bagno (Gran Bretagna)
Londra, 29 dicembre 1856
Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Gran Bretagna)
Commendatore dell’Ordine di San Stanislao (Russia)
Cracovia, 18 aprile 1857
Arc. 2604: Giovanni Durando in gran montura da Tenente Generale (Mondovì, 23 giugno 1804 – Firenze, 27 maggio 1869). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1867 ca.
Arc. 1603: Ansaldi Francesco in gran montura da Tenente Generale di Artiglieria mod. 14 ottobre 1848 – 13 ottobre 1871 (Torino, 16 dicembre 1805 – Torino, 1888). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 1° aprile 1816, uscì Sottotenente nel Corpo di Artiglieria il 7 giugno 1824. Promosso Capitano nel 1833 fu addetto all’arsenale e comandante della 2^ Batteria da battaglia. Maggiore nel 1848, ottenne i gradi di Tenente Colonnello il 27 ottobre 1850. Promosso Colonnello l’8 giugno 1858, comandò il Reggimento Operai e il 24 luglio 1859 venne promosso Maggior Generale. Fu comandante Territoriale dell’Artiglieria di Torino e il 2 febbraio 1862 ottenne i gradi di Tenente Generale e la nomina a Membro del Comitato d’Artiglieria. Il 31 ottobre 1869 fu collocato a riposo. Fotografia CDV. Fotografo: H. Le Lieure – Torino.
Onorificenze
Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Commendatore della Legion d’onore
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza ( 2 barrette)
Arc. 589: Giacinto Avenati ( Faletto 1809 – Torino 1876) in gran montura da Tenente Generale. Sottotenente di Fanteria nel 1831, partecipò da Capitano alle Campagne del 1848 – 1849 meritandosi la medaglia d’Argento al Valor Militare nel fatto d’armi di Santa Lucia (6 maggio 1848) ed una seconda medaglia d’Argento nella battaglia di Novara. Promosso Colonnello (1859), prese parte al comando del 12° Reggimento Fanteria alla campagna del 1859, ottenendo la Croce di Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia e riconfermò il suo valore la campagna di Ancona e Bassa Italia del 1860 – 61 al comando della Brigata Regina, guadagnandosi la Croce di Cammendatore dell’Ordine Militare di Savoia nella battaglia di Castelfidardo. Comandò poi la fanteria nell’assedio di Messina (1861). Da Maggior Generale comandò successivamente la Brigata Regina, la Divisione Militare Territoriale di Salerno e le Divisioni attive 16^ e 5^ e resse da Tenente Generale il comando della Divisione di Ancona. Collocato a riposo nel 1866, fu nel 1874 nominato Membro supplente dell’Ordine Militare di Savoia. Morì a Torino nel 1876. Fotografia CDV. Fotografo: E. Gairoard – Paris.
Onorificenze
Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia 1859
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
Battaglia di Castelfidardo 1860
Medaglia d’Argento al Valor Militare Santa Lucia 6 maggio 1848
Medaglia d’Argento al Valor Militare Novara 22/23 marzo 1848
Arc. 1915:Luigi Federico Menabrea in gran montura da Tenente Generale del Genio (Chambéry, 4 settembre 1809 – Saint-Cassin, 25 maggio 1896). Dotato di talento per le materie scientifiche, dall’ottobre del 1828 proseguì gli studi all’Università di Torino, iscrivendosi alla facoltà di scienze. Segnalatosi agli occhi di re Carlo Alberto, ottenne motu proprio dal sovrano il 26 marzo 1833 il brevetto di luogotenente nello stato maggiore del genio. Superati gli esami presso l’Accademia militare di Torino, come sostituto del dimissionario tenente C. Benso conte di Cavour, venne assegnato per un breve periodo al gruppo di lavoro impegnato nella ricostruzione del forte di Bard. Ottenuta la libera docenza in matematica nel dicembre del 1835, a Torino fu insegnante di meccanica applicata, balistica, geometria e geodesia nella scuola d’applicazione e di geometria descrittiva all’Accademia militare. Promosso al grado di capitano il 13 marzo 1839, negli anni Quaranta fu impegnato in una intensa attività di ricerca. Distanziatosi dal gruppo democratico, allo scoppio della prima guerra d’indipendenza fu incaricato da C. Balbo di una missione diplomatica presso i governi provvisori di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio. Dal 25 marzo al 20 luglio 1848 si fece promotore negli ex Ducati del sostegno sardo contro le mire egemoniche austriache e le tendenze centrifughe rispetto alla costituzione di un regno dell’Alta Italia. Nominato commissario regio presso le truppe pontificie del generale G. Durando, riuscì a mobilitare dalle terre emiliane un contingente costituito da 2200 regolari e 1000 volontari. Eletto deputato il 26 giugno 1848 nel collegio di Verrès, la sua elezione fu annullata perché dal 29 luglio fu impegnato nella riorganizzazione dell’esercito sardo in veste di primo ufficiale al ministero della Guerra. Durante tale periodo il M. ottenne un avanzamento di carriera: dopo essere stato insignito «per mano regale al quartier generale di Roverbella» il 5 luglio della croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro per la missione in Emilia, il 26 agosto venne promosso al grado di maggiore. Il 23 settembre passò al ministero degli Esteri sempre come primo ufficiale, conservando l’incarico fino al dicembre. Sconfitto pesantemente a Verrès nel gennaio del 1849, nelle suppletive del 20 marzo venne eletto alla Camera per il collegio di Saint-Jean-de-Maurienne, distretto che lo votò ininterrottamente dalla II alla VI legislatura. Rifiutata la legazione di Madrid offertagli da M. d’Azeglio, venne promosso colonnello il 10 agosto. Il 22 aprile 1859, alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza, venne promosso al grado di maggiore generale. Comandante superiore del genio, dal 20 al 30 apr. 1859 progettò e coordinò i lavori di fortificazione lungo la Dora Baltea al fine di impedire l’avanzata delle truppe austriache verso Torino e favorire, nel contempo, il congiungimento dell’esercito francese con quello sardo. All’attività politica continuò ad affiancare quella militare. Nuovamente membro del Consiglio e del Comitato superiore del genio, ispettore generale nella stessa arma dal settembre del 1859, il Menabrea venne promosso luogotenente generale il 7 settembre 1860 in occasione della campagna nell’Italia centrale e nel Mezzogiorno. Organizzata la difesa di Bologna, con le truppe del genio inquadrate nella 4ª e 5ª divisione condusse gli attacchi ad Ancona e Capua, dirigendo infine l’assedio di Gaeta in concorso con il generale E. Cialdini. Nominato commendatore e poi grande ufficiale dell’Ordine Mauriziano nel giro di pochi mesi (10 ottobre 1860; 29 dicembre 1860), grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia (3 ottobre. 1860) e poi gran croce (1° aprile 1861), divenne aiutante di campo onorario di Sua Maestà il 9 giugno 1861. Insignito della medaglia d’oro al valor militare per essersi distinto durante l’assedio e la presa di Capua, il 9 novembre 1861 gli fu concesso motu proprio da Vittorio Emanuele II il titolo trasmissibile di conte. All’apice della carriera e degli onori, presidente del Comitato del genio dal 28 febbraio 1861 e membro del consiglio dell’Ordine militare di Savoia, il 12 giugno ebbe l’incarico di ministro della Marina nel primo gabinetto Ricasoli. In tale ruolo si impegnò nei difficili compiti di sciogliere l’armata meridionale di G. Garibaldi, amalgamare la flotta da guerra napoletana con quella sarda, migliorare la condizione dei porti militari, realizzare l’arsenale di La Spezia. Dal 23 gennaio 1862 fu membro della Commissione permanente a difesa generale dello Stato. Caduto il governo Ricasoli il 3 marzo, tornò nuovamente al governo l’8 dicembre in veste di ministro dei Lavori pubblici nei governi guidati da L.C. Farini e poi da M. Minghetti (dal 22 al 25 genn. 1863 tenne l’interim della Marina). Nel 1864 venne incaricato da Vittorio Emanuele II di una missione presso Napoleone III al fine di ridiscutere i termini della convenzione di settembre, specialmente l’articolo riguardante il trasferimento della capitale d’Italia, ma la missione si risolse in un nulla di fatto. Collaboratore nel 1865 di C. Cadorna nell’elaborazione delle leggi di «unificazione amministrativa» del Regno e nella redazione dei nuovi codici, nel 1866 il Menabrea partecipò alla terza guerra di indipendenza in veste di comandante supremo del genio contribuendo alla fortificazione della linea sul Mincio. Cessate le ostilità, il 3 luglio venne designato come plenipotenziario per la firma della pace e il 4 novembre ottenne il collare dell’Annunziata; consegnò poi al re l’antica corona ferrea lombarda insieme con i risultati del plebiscito delle popolazioni venete. Intimo oramai di Vittorio Emanuele II, il 2 gennaio 1867 ebbe la nomina di primo aiutante di campo del re, ruolo che contribuì a renderlo partecipe della politica personale condotta dal sovrano. Presidente del consiglio nel 1867 e nel 1869 al termine di queste esperienze si dedicò a un’intensa attività diplomatica, che nei primi anni Settanta lo portò a ricoprire importanti incarichi onorifici, come nel 1873 quando fu inviato come rappresentante del governo a Stoccolma per l’incoronazione di Oscar II o nel 1874, quando a Venezia ricevette per conto di Vittorio Emanuele II l’imperatore Francesco Giuseppe in visita ufficiale in Italia. Ritornato a svolgere le funzioni di senatore, a seguito dell’occupazione di Roma il Menabrea aveva preso definitivamente le distanze dalla destra clericale votando il 13 maggio 1871 a favore della legge delle guarentigie. Presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ordine dell’Annunziata e della Consulta araldica, il 10 dicembre 1875, in memoria della sua partecipazione alla seconda guerra d’indipendenza, Vittorio Emanuele II gli conferì il titolo di marchese di Val Dora. Personaggio rinomato a livello internazionale, uno degli ultimi atti del secondo governo Minghetti fu quello di nominare il Menabrea ambasciatore a Londra il 4 aprile 1876. Nella capitale inglese svolse la sua missione per più di sei anni, circondato dalla stima come soldato, politico e studioso. L’11 novembre 1882 venne destinato all’ambasciata di Parigi, dove soggiornò per quasi un decennio, fino agli inizi del 1892 allorché ottenne il congedo. Ritiratosi nella sua proprietà di Saint-Cassin alle porte di Chambéry, il Menabrea vi morì il 25 maggio 1896. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1862 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
4 novembre 1866
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
6 ottobre 1866
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
22 aprile 1868
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
3 ottobre 1860
Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
1º aprile 1861
Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
31 gennaio 1857
Medaglia d’Oro al Valor Militare
«Per essersi distinto durante l’assedio e presa di Capua del 2 novembre 1860.»
1º giugno 1861
Medaglia d’Argento al valor militare
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (4 barrette)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine dei Serafini (Svezia)
Stoccolma, 20 agosto 1873
Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Sant’Alexander Nevsky (Impero di Russia)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Salvatore (Grecia)
Atene, 16 dicembre 1867
Gran Cordone dell’Ordine di Leopoldo (Belgio)
Bruxelles, 26 novembre 1865
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Dannebrog (Danimarca)
20 ottobre 1865
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale di Santo Stefano d’Ungheria (Impero austro-ungarico)
16 aprile 1875
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero austro-ungarico)
1º gennaio 1867
Cavaliere di Gran Croce della Legion d’Onore (Francia)
Parigi, 4 maggio 1892
Gran Croce dell’Ordine della Torre e della Spada (Portogallo)
Lisbona, 8 agosto 1867
Commendatore di I Classe dell’Ordine Civile di Sassonia (Regno di Sassonia)
25 aprile 1850
Cavaliere Gran Commendatore dell’Ordine Nichan Iftikar (Tunisia)
27 maggio 1867
Commendatore dell’Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana)
Firenze, 16 ottobre 1849
Commendatore dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
Madrid, 10 dicembre 1849
Commendatore dell’Ordine del Cristo (Portogallo)
Lisbona, 21 giugno 1850
Ufficiale dell’Ordine delle Palme Accademiche (Francia)
Arc. 2231: Genova Giovanni Battista Thaon di Revel in gran montura da Tenente Generale, (Genova, 21 novembre 1817 – Como, 3 settembre 1910). Frequentò la Reale Accademia Militare di Torino e nel 1834 entrò a frequentare la scuola complementare dell’accademia per tre anni. Nel 1840 ottenne la promozione a luogotenente. Scoppiata la Prima guerra d’indipendenza italiana, il 31 marzo 1848 fu nominato capitano di Artiglieria nella 4ª divisione. Nella notte tra il 12 e 13 aprile, ricevette l’ordine dal maggiore La Marmora di schierare l’artiglieria per bombardare la fortezza di Peschiera. L’operazione mise “di Revel” (come si firmò nei dispacci) a fianco del maggiore Alfonso Ferrero della Marmora con quale rimase legato da sincera amicizia per tutta la sua vita. Prese in seguito parte (6 maggio 1848), alla battaglia di Santa Lucia alle porte di Verona con la divisione del duca di Savoia, dopo la quale fu destinato al comando della 9ª batteria (1 giugno 1848) presso la Veneria Reale. Partecipò alle battaglie di Staffallo e Valeggio dove ebbe il primo riconoscimento per il valore. Dopo questi episodi, Thaon seguì la ritirata della divisione di riserva a Codogno. Quando (4 agosto), Carlo Alberto decise di portare l’esercito a Milano e disporla all’esterno delle mura, Genova Thaon fu dislocato a Porta Vigentina dove con la propria batteria contrastò gli assalti delle forze austriache. In seguito partecipò alla battaglia di Novara per la quale si distinse e fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare. L’11 aprile 1855 il capitano Genova fu convocato, insieme all’ufficiale d’artiglieria Vittorio Asinari di San Marzano, presso il ministero della guerra dove ricevettero la richiesta di recarsi in Crimea con l’incarico di commissari militari per conto del Regno della Sardegna presso i quartieri generali degli alleati inglesi e francesi. Il Thaon fu destinato al quartiere generale inglese al comando del generale Lord Raglan. Quando il consiglio di guerra degli alleati decisesero l’attacco (18 giugno 1855) contro le fortificazioni di Sebastopoli, Genova ne prese parte insieme agli ufficiali inglesi dello stato maggiore. Si trovò in trincea vicino alla linea del fuoco russe quando le truppe britanniche si lanciarono nell’attacco, poi respinta dalle truppe russe. In seguito ricevette la nomina a maggiore, il 27 giugno 1856. L’incarico principale fu l’intensa e delicata attività di collegamento tra il comando italiano, quello inglese ed in seguito alla morte del San Marzano (causato dalla colera), quella francese. A metà luglio si ammalò seriamente (la colera, secondo alcuni calcoli, avrebbe ucciso circa il 30% dell’intero contingente occidentale) e fu imbarcato direttamente a Costantinopoli per le prime cure per poi rientrare in Piemonte. Durante la navigazione stette nuovamente male, forse per tifo con febbre alta. Al suo rientro fu destinato al comando della 9ª batteria a Veneria Reale dal ministro della guerra, Giuseppe Dabormida. Si candidò per la prima volta nelle elezioni del 15-18 novembre 1857 presso il collegio di Gassino. Venne eletto deputato (la sesta legislatura del Parlamento subalpino) e si schierò nelle file della destra costituzionale guidato dal fratello Ottavio Thaon. Fu riconfermato nella VII, fino al 1860. Scoppiata la seconda guerra d’indipendenza italiana, ai primi di maggio 1858, il maggiore Thaon di Revel fu a Valenza inserito nella 5ª divisione sotto il comando di Domenico Cucchiari, per poi passare nella 3ª divisione comandato dal generale Giovanni Durando composta dalla brigate Cuneo (al comando del magg. generale Annibale Arnaldi) e brigata Pinerolo (al comando del maggior generale Della Rocca). Revel assunse il comando della brigata d’artiglieria composta dalla 4ª, 5ª e 6ª batteria. Il 22 maggio ricevette ordini di eseguire una manovra diversiva in congiunta con la 2ª e 5ª divisione; fu simulato un tentativo di attraversamento del fiume Sesia presso Palestro. L’obiettivo fu di tenere impegnati le forze austriache, locati sulla riva sinistra del fiume, e sostenere l’avanzata della 4ª divisione che aveva precedentemente attraversato il fiume. Non avendo a disposizione l’equipaggiamento per gettare ponti, il Revel fece correre lungo la riva i carri della batteria che furono pesantemente bersagliati dagli austriaci, avvantaggiati della posizione coperta dietro l’argine. L’azione di disturbo generò gravi perdite alla divisione comandata dal maggiore Revel. Gli valse la “menzione onorevole per essersi destino nella dimostrazione al porto di Palestro e sulla Sesia e per l’abilità e sangue freddo con cui diresse l’artiglieria sotto i suoi ordini”. L’11 giugno il comando della 3ª divisione fu assegnato al generale Filiberto Mollard che poco dopo prese parte nella decisiva battaglia di Solferino e San Martino, durante la quale Genova Thaon ebbe la gamba contusa. Distinguendosi, ricevette la Croce d’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia per l’abilità spiegata nel dirigere l’azione dell’artiglieria durante il combattimento. Ristabilito, il 5 luglio fu trasferito al comando d’artiglieria della 1ª divisione di Giovanni Durando che ebbe l’incarico di investire Piacenza dove giunse la notizia dell’armistizio di Villafranca, tra la Francia e l’Austria. Ottenne la promozione a tenente colonnello e nel mese di ottobre del 1859, fu nominato comandate della brigata di artiglieria di Milano. Lasciato il parlamento sardo nel maggio 1860 per la promozione a colonnello, partecipò alla spedizione nelle Marche e diresse le operazioni dell’artiglieria nell’assedio di Ancona. Il 12 dicembre di quell’anno fu nominato Direttore generale per gli affari della guerra nelle Province napoletane e, nel 1861, fu promosso Maggior generale dell’appena costituito Regio Esercito italiano. Fino al 1862 comandò a Terni di una brigata di granatieri. Nel 1865 fu eletto al deputato del Regno d’Italia per tre legislature, e vi restò fino al 1874. Prese parte nel giugno 1866 alla terza guerra d’indipendenza e in qualità di commissario del Re, fu importante organizzatore e mediatore durante il Plebiscito del Veneto del 1866, che sancì il passaggio di quella regione al Regno d’Italia. Come riconoscimento, venne promosso, il 19 ottobre 1866, tenente generale. Fu in seguito Ministro della Guerra del Regno d’Italia nel Governo Rattazzi II, per qualche mese nel 1867, In quei giorni Garibaldi, raccolse un corpo di volontari ai confini con il Lazio. Rattazzi e Thaon di Revel lo fecero arrestare a Sinalunga, ma la situazione sfuggì di mano alle autorità italiane, quando il 19 ottobre il generale fuggì rocambolescamente da Caprera e sbarcò in Toscana per invadere i resti dello Stato pontificio. Il governo così nell’ottobre 1867 fu costretto a dimettersi. Thaon fu poi comandante di corpo d’Armata nel 1877. Ricevette nel corso della sua carriera militare due medaglie di bronzo e due d’argento al valore militare.Nel 1879 fu nominato senatore del Regno. Nel 1887 fu posto in ausiliaria dall’esercito. Nel 1905 fu insignito del collare dell’ordine della Santissima Annunziata, la massima onorificenza di Casa Savoia e del regno. Visse una lunga vita (morì all’età di 93 anni) e servì il suo paese sotto quattro sovrani. Fotografia CDV. Fotografo: Farina e Compagni – Padova. 1866 ca.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
1905
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1905
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1905
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
12 luglio 1859
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1861
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
6 dicembre 1866
Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Per essersi distinto nella battaglia di Palestro.»
1859
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Per essersi distinto nella Battaglia di Goito»
30 maggio 1848
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Per essersi distinto nella Battaglia di Novara.»
23 marzo 1849
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Arc. 2594:Genova Giovanni Battista Thaon di Revel in gran montura da Maggior Generale, (Genova, 21 novembre 1817 – Como, 3 settembre 1910). Fotografia CDV. Fotografo: A. Meylan – Torino. 1863 ca.
Arc. 2942: Enrico Morozzo Della Rocca in montura festiva con spencer da Tenente Generale di Artiglieria. Conte di Morozzo, Marchese di Bianzè, Signore di San Genuario, Consignore di Roasio e di Torricella, Nobile dei marchesi di Rocca de’ Baldi, Nobile dei signori del Marchesato di Ceva (Torino, 20 giugno 1807 – Luserna San Giovanni, 12 agosto 1897). Iniziò la propria carriera militare frequentando la Regia Accademia Militare di Torino dal 1º agosto 1816, distinguendosi per il proprio ingegno e la propria preparazione. Già il 2 aprile 1824 venne nominato sottotenente. Luogotenente dal 24 agosto 1825, venne promosso capitano l’11 febbraio 1831. Successivamente venne nominato maggiore (30 aprile 1843) e poi colonnello (24 marzo 1848), divenendo maggiore generale il 12 marzo 1849, promosso dopo essersi distinto durante le rivolte popolari di quegli anni. Nel 1849 fu ministro della guerra nel governo d’Azeglio I. Durante la prima guerra d’indipendenza, quale colonnello di stato maggiore della Divisione della Riserva, partecipò alla battaglia di Santa Lucia del 6 maggio 1848. Il 4 luglio 1857 venne nominato luogotenente generale e successivamente tenente generale Capo di stato maggiore il 22 aprile 1859, grado con cui prestò servizio durante la seconda guerra d’indipendenza. Il 6 ottobre 1860 fu nominato generale d’armata e guidò il V Corpo d’Armata piemontese nell’invasione del Regno delle Due Sicilie, intervenendo nell’assedio di Ancona e risolvendo in soli tre giorni l’assedio di Capua. Nel 1866 la terza guerra d’indipendenza lo vide al comando del III Corpo d’armata del Regio Esercito. Nel corso della battaglia di Custoza, in una situazione che volgeva al peggio, la 9ª divisione al comando del generale Giuseppe Govone operò una serie di contrattacchi su Custoza che avrebbero potuto spianare la strada alla vittoria italiana, se soltanto i suoi soldati, dopo una giornata di aspri combattimenti, fossero stati aiutati dalle due divisioni di fanteria e dalla cavalleria che stazionavano assolutamente immobili a pochi chilometri di distanza al comando del generale Della Rocca. Ma questi, forse per antipatia personale, per orgoglio di grado o per cieca adesione agli ordini ricevuti dal comandante in capo Alfonso La Marmora, rifiutò ogni soccorso e così la giornata finì in un’inopinata sconfitta. Durante la propria vita ricoprì inoltre una serie di altri incarichi di rappresentanza ed amministrativi che lo fecero conoscere e lo distinsero non solo all’interno della corte sabauda prima e italiana poi, ma anche presso le altre corti europee: il 29 febbraio 1852 venne nominato comandante di corpo di Stato maggiore, rimanendo in carica sino al 1857. Sul piano cortigiano, divenne Secondo scudiero di S.M. il Re dal 3 marzo 1833 e divenne Primo scudiero e gentiluomo di camera del duca di Savoia dal 4 aprile 1842. Godendo della fiducia di Vittorio Emanuele II di Savoia, il 24 aprile 1849 venne nominato suo aiutante di campo, divenendo Primo aiutante di campo dal 4 luglio 1857 e ottenendo la carica onoraria dal 24 febbraio 1878. Il 5 marzo 1882 venne nominato da Umberto I Primo aiutante di campo generale onorario di S.M. il Re, in riconoscimento anche alla grande opera di ambasceria svolta negli anni del Risorgimento, quando si recò in Sassonia(1850), Belgio (1855), Francia (febbraio 1858) e Prussia (1861), presenziando come ambasciatore straordinario all’incoronazione del Re di Prussia. Fotografia CDV. Fotografo: L. Crette. 1860 ca.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Leopoldo
Vienna, 31 marzo 1842
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine Civile di Sassonia
18 aprile 1850
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Militare di San Benedetto d’Avis
luglio 1855
Grand’Ufficiale dell’Ordine di Leopoldo
Bruxelles, dicembre 1855
Cavaliere dell’Ordine di San Stanislao
Mosca, 6 aprile 1857
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Torino, 31 gennaio 1858
Cavaliere di Gran Croce della Legion d’onore
23 luglio 1859
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Torino, 24 luglio 1859
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine militare di Savoia
Torino, 5 ottobre 1860
Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Nera
Berlino, 1861
Gran Croce dell’Ordine della Torre e della Spada
Lisbona, 25 settembre 1862
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Firenze, 22 aprile 1868
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine di Santo Stefano del Portogallo
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Oro al Valor Militare
Medaglia commemorativa francese della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri
Arc. 943: Enrico Morozzo Della Rocca in montura festiva con spencer da Tenente Generale di Artiglieria (Torino, 20 giugno 1807 – Luserna San Giovanni, 12 agosto 1897). Fotografia CDV. Fotografo: Grillet Napoli.
Arc. 777:Della Rovere Marchese Alessandro Filippo in gran montura da Tenente Generale (Casale Monferrato, 26 ottobre 1815 – Torino, 17 novembre 1864). Entrato nella regia accademia militare di Torino l’11 gennaio 1827, ne uscì nel 1835, primo del suo corso, col grado di luogotenente di artiglieria. Promosso tenente nel 1836, nel 1848 col grado di capitano ottenne il comando di una compagnia nel corpo dei pontieri. Durante la campagna del 1848-49 ebbe modo di segnalarsi all’attenzione dei superiori per le sue doti di organizzatore, in particolare quando quattro divisioni sarde dovettero sostenere per tre giorni l’urto di tutta l’armata austriaca per coprire la ritirata del grosso dell’esercito da Sommacampagna a Milano. Nel 1852 ebbe la medaglia d’argento al valor militare per il coraggio dimostrato, il 26 aprile, nella direzione delle operazioni di estinzione dell’incendio scoppiato nella polveriera torinese di Borgo Dora. Promosso maggiore nel 1855, Alfonso La Marmora lo volle a Genova quale responsabile dell’imbarco delle truppe sarde destinate alla spedizione di Crimea: durante la campagna in Oriente resse, con grande capacità amministrativa, l’ufficio dell’intendenza militare, meritando la promozione a tenente colonnello e la croce dell’Ordine militare di Savoia. Nel 1859, promosso colonnello, venne destinato a dirigere l’impianto del polverificio di Fossano, ma poco dopo, il 24 giugno, all’apertura della campagna di guerra, fu richiamato dal La Marmora all’incarico di intendente generale dell’esercito, per dirigere i servizi amministrativi e le sussistenze. Si trattava di un compito delicato e non semplice, in quanto era necessario coordinare l’organizzazione piemontese con quella dell’armata francese: anche in questa occasione superò brillantemente la prova, meritandosi l’elogio dei generali transalpini e la promozione a maggior generale. Con questo grado fu intendente generale d’armata nella campagna del 1860-61 in Umbria e nelle Marche: ed ancora una volta la sua esperienza di organizzatore gli fecero ottenere la croce di grand’ufficiale dell’Ordine di Savoia, la promozione a tenente generale dell’esercito italiano e infine, nell’aprile 1861, la nomina a luogotenente del re in Sicilia. Fu uno dei primi Ministri del neonato Regno d’Italia reggendo il Ministero della Guerra in tre governi: Ricasoli I, Farini e Minghetti I (1861-1864). Morì due mesi dopo aver lasciato il ministero. Nel novembre 1861 era stato nominato dal re Senatore del Regno. Fotografia CDV. Fotografo: L. Suscipj – Roma. 1861 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1861
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Onorificenze straniere
Commendatore dell’ordine della Legion d’onore (Francia)
Compagno dell’Ordine del Bagno (Regno Unito)
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859
Arc. 1846:Giuseppe Gaetano Maria Govone in gran montura da Tenente Generale (Isola d’Asti, 19 novembre 1825 – Alba, 26 gennaio 1872). Frequenta dal 1836 al 1844 la Reale Accademia Militare di Torino uscendone col grado di Sottotenente alla vigilia della prima guerra d’indipendenza. Nel 1845, col grado di Luogotenente è aggregato al Corpo di Stato Maggiore. Durante il conflitto si comportò con onore ottenendo due medaglie d’argento. È a Pastrengo, Peschiera e Cerlungo. Nominato Capitano è aggregato allo Stato Maggiore di Alfonso La Marmora presso la 6ª divisione. Dopo la battaglia di Novara (1849), partecipa alla repressione dell’insurrezione di Genova, dove conquista senza colpo ferire tre forti esterni. Dal 1849 è addetto militare presso le legazioni di Vienna e Berlino, mentre dal 1851 al 1853 è addetto allo stato maggiore della divisione di Novara. Nel 1853 parte volontario come osservatore della guerra d’Oriente, tra Turchiae Russia nei Balcani. Da osservatore, ben presto Govone diventa parte viva e attiva nella guerra, combattendo al fianco dei turchi, dai quali riscuote notevole apprezzamento e stima. Combatte dunque tra il 1853 e il 1854 al fianco degli Ottomani sul Danubio e si prodiga nella difesa di Silistra, dove si guadagna fama di stratega prevedendo le mosse dell’esercito russo, e convincendo il governatore Rifaat Pascià a far erigere un’ulteriore linea difensiva nella piazzaforte, la cui costruzione, sotto il fuoco nemico, fu diretta dallo stesso Govone. Dopo la battaglia di Silistra, allo scadere della sua permanenza in quella città, il governatore della regione cercò di trattenerlo in città in ogni modo, ed ebbe a dire che “la sua presenza valeva più di un corpo d’armata“. Quando il conflitto si allarga a Gran Bretagna e Francia e si sposta in Crimea, Govone si trova in posizione privilegiata quando nella guerra interviene anche il Piemonte. In questi mesi è nominato sottocapo di Stato Maggiore del generale La Marmora. Volontario alla battaglia di Balaclava, durante la carica gli muore il cavallo e in seguito ottiene dalla Regina Vittoria l’Ordine del Bagno. Dopo la battaglia della Cernaia è invece insignito dai francesi della Legione d’Onore e dall’esercito sardo con la Croce dell’Ordine Militare di Savoia. Tra il 1856 e il 1859, col grado di Maggiore, svolge molti incarichi presso il Corpo di Stato Maggiore e al Ministero della Guerra. In particolare partecipa ai preparativi per la seconda guerra d’indipendenza, organizzando la mobilitazione dell’esercito sardo e occupandosi soprattutto della novità dei trasporti per ferrovia. Alla vigilia del conflitto è promosso Tenente Colonnello e assegnato al quartier generale principale del Re quale capo del nascituro Ufficio d’Informazioni e delle Operazioni Militari (Ufficio I), il primo servizio informazioni italiano. Con questa funzione e infiltrandosi in varie occasioni dietro le linee nemiche, partecipa alle battaglie di Palestro, Magenta e San Martino. A questo conflitto partecipano anche tre fratelli di Govone. Al termine della guerra, in cui ottiene il grado di Colonnello per merito di guerra a 33 anni, e dopo una breve pausa in cui contrae matrimonio viene inviato a costituire la brigata Forlì. Promosso il 15 ottobre 1860 Maggior Generale, viene mandato prima in Abruzzo e poi a Gaeta, a combattere il brigantaggio. Nella val Roveto e nella valle del Liri agì contro il brigante Chiavone. Sotto di lui viene fucilato lo spagnolo José Borjes, mentre Chiavone finì condannato a morte da un tribunale di ufficiali borbonici. Eletto il 30 giugno 1861 deputato a Cittaducale – fu inviato nel settembre 1862 in Sicilia con il grado di Tenente Generale, dove si trovò a combattere con estrema durezza il fenomeno della renitenza al servizio militare, brigantaggio e rivolte. Introdusse nell’isola «uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati». Nel gennaio 1864 intanto era stato rieletto deputato. Dopo un anno di guarnigione al comando della divisione Perugia, La Marmora, ora Presidente del Consiglio, lo invia nel marzo 1866 a Berlino a trattare con Bismarck l’alleanza italo-prussiana (8 aprile 1866) che porterà alla terza guerra d’indipendenza. Tornato in Italia giusto allo scoppio delle ostilità, Govone vive un controverso momento nella battaglia di Custoza. In una situazione che sta volgendo al peggio, Govone al comando della 9ª divisione opera una serie di contrattacchi su Custoza che avrebbero potuto spianare la strada della vittoria agli italiani, se soltanto i suoi soldati, dopo una giornata di aspri combattimenti, fossero stati aiutati dalle due divisioni di fanteria e dalla cavalleria che stazionavano assolutamente immobili a pochi chilometri di distanza al comando del generale Della Rocca. Ma questi, forse per antipatia personale, per orgoglio di grado o per cieca adesione agli ordini, rifiuta ogni soccorso e così la giornata finisce in un’inopinata sconfitta. Nel periodo seguente, mentre i comandi litigano fra loro e si apprestano a ritirarsi, Govone è tra i pochi a voler riprendere subito l’offensiva. Ma i prussiani sconfiggono gli austriaci a Sadowa mettendo fine alla guerra; agli italiani resta solo la bruciante disfatta e Govone deve comprendere che quella giornata rappresenta per lui «il turning point della carriera, non perché essa ne venga stroncata ma perché da quel momento egli avrà troppi nemici». Designato a guidare la spedizione contro Roma del 1867, che non ebbe luogo per opposizione della Francia, tornò alla Camera nella X Legislatura per il Collegio di Spoleto. Le inimicizie nei suoi confronti si manifestarono dal 14 dicembre 1869 quando Govone accettò il dicastero della Guerra, nel Governo Lanza con Quintino Sella alle Finanze. Govone fu l’unico generale disposto ad accettare gli enormi tagli alla spesa militare richiesti da Lanza e Sella. Gli attacchi della casta militare furono durissimi e aumentarono con lo scoppio inaspettato nell’estate della guerra franco-prussiana. Govone venne accusato di non aver condiviso e impedito, con le sue economie, il piano di occupazione del Lazio e di Roma. Il ministro cedette fisicamente e lasciò il dicastero il 7 settembre 1870 per non meglio spiegati parossismi di follia. Come riferisce un cronista dell’epoca, aveva perduto il ben dell’intelletto e ballava e saltava nel suo gabinetto ministeriale. Dopo lunga e grave malattia, morì suicida nella sua casa di Alba (Palazzo Caratti Govone) nel gennaio 1872. Fotografia CDV. Fotografo: G. Cavalieri.
Onorificenze
Medaglia d’argento al valor militare
Cerlungo, 27 luglio 1848
Medaglia d’argento al valor militare
Genova, marzo 1849
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
1º luglio 1856
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
6 dicembre 1866
Grande Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Straniere
Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna)
17 febbraio 1854
Cavaliere dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
«Conferitagli da S.M.S il Sultano per i servizi a Lui resi nella scorsa campagna di guerra»
Luglio 1854
Medaglia commemorativa britannica di Crimea (Gran Bretagna)
«Conferitagli dal Generale in capo dell’Esercito Britannico in Oriente»
1856
Cavaliere dell’Ordine di San Ferdinando (Spagna)
10 aprile 1856
Cavaliere dell’Ordine del Dannebrog (Danimarca)
6 settembre 1856
Medaglia commemorativa turca di Crimea (Impero ottomano)
Giugno 1856
Cavaliere dell’Ordine del Bagno (Gran Bretagna)
29 dicembre 1856
Cavaliere della Legion d’Onore (Francia)
17 giugno 1857
Ufficiale della Legion d’Onore (Francia)
12 gennaio 1860
Medaglia francese commemorativa per la campagna d’Italia del 1859 (Francia)
1860
Arc. 1420:Giuseppe Gaetano Maria Govone in gran montura da Tenente Generale (Isola d’Asti, 19 novembre 1825 – Alba, 26 gennaio 1872). Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 978: Tenente Generale Cugia di Sant’Orsola Efisio (Cagliari, 27 aprile 1818 – Roma, 12 febbraio 1872). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 5 aprile 1830, uscì il 6 maggio 1837 Luogotenente di Artiglieria. Capitano il 24 marzo 1848, partecipò alla campagna di quell’anno guadagnandosi a Goito, al comando della Compagnia Cannonieri chiusa in Palmanova, la Medaglia d’Argento al Valor Militare e l’anno successivo una seconda Medaglia d’Argento alla battaglia di Novara. Maggiore il 19 gennaio 1855, Tenente Colonnello di Stato Maggiore nel 1859, ottenne la Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia per i combattimenti 30-31 maggio e, Colonnello Brigadiere l’anno successivo, ebbe il comando della Brigata Como e la croce di Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia per la campagna delle Marche e Umbria. Promosso Maggior Generale il 15 ottobre 1860, resse le cariche di Direttore per gli affari della Guerra nel napoletano, Direttore generale di Fanteria e Cavalleria al Ministero (1861) e Direttore Superiore al Ministero stesso e nel 1861 fu nominato Aiutante di Campo Effettivo del Re. Comandò quindi la 10^ Divisione delle truppe in Sicilia e dopo aver retto la carica di membro del Comitato Consultivo di Stato Maggiore e della Commissione permanente di difesa, nel 1863 fu nominato Ministro della Marina. Tenente Generale nel 1864, comandò nella campagna del 1866 l’8^ Divisione meritandosi la Croce di Grand Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la nomina a Ministro della Guerra. Il 20 aprile 1867 fu Primo Aiutante di Campo Generale del Principe Umberto e in seguito Prefetto di Palermo e Commissario straordinario in Sicilia; fu deputato al Parlamento per le legislature dalla V alla XI. Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Bernieri – Torino.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
9 maggio 1867
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
30 dicembre 1866
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
3 ottobre 1860
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
19 giugno 1859
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Per essersi distinto nella Battaglia di Goito»
30 maggio 1848
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Per essersi distinto nella Battaglia di Novara»
23 marzo 1849
Arc. 2430:Ignazio De Genova di Pettinengo in gran montura da Tenente Generale (Biella, 28 febbraio 1813 – Moncalieri, 2 novembre 1896). Tenente d’ artiglieria nel 1831, nel 1848 fu comandato presso il Ministro della guerra del Governo provvisorio della Lombardia, e subito dopo quale ispettore d’ artiglieria ne organizzò la costituzione col grado di Colonnello. Guadagnò una medaglia d’ argento combattendo a Novara ( 1849 ). Nel 1850 fu direttore generale al ministero della guerra e nel 1858 comandante dell’ Accademia di Torino. Comandante della Brigata Casale nel 1859 la condusse cinque volte all’ assalto a San Martino, guadagnandovi una seconda medaglia d’argento. Fu poi Luogotenente Generale del Re in Sicilia nel 1862, Ministro della guerra ( 1865-66 ) e comandante del dipartimento militare di Napoli. Nel 1868 fu nominato Senatore del Regno. Fotografia CDV montata su cartoncino. Fotografo: Sconosciuto. 1862 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
2 medaglie d’argento al valor militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle guerre d’Indipendenza (4 barrette)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila bianca (Impero di Russia)
Cavaliere grand’ufficiale dell’Ordine equestre per il merito civile e militare (Repubblica di San Marino)
Commendatore dell’Ordine della Legion d’onore (Francia)
Medaille Commémorative de la campagne d’Italie de 1859
Arc. 2598:Bernardino Pes di Villamarina del Campo in gran montura da Tenente Generale (Cagliari, 15 dicembre 1810 – Torino, 1891). Nacque a Cagliari il 15 dicembre 1810, figlio di Bartolomeo e Marina Angioy del Castello. Arruolatosi nell’Armata Sarda nel 1822 all’età di dodici anni, a partire dal 24 luglio frequentò la Regia Accademia Militare di Torino, al cui termine fu assegnato all’Arma di Cavalleria, entrando in servizio come sottotenente il 1 ottobre 1829 nel Reggimento “Piemonte Reale”. Promosso tenente il 18 dicembre 1831, tra il 4 gennaio 1834 e il 1847 svolse l’incarico di Aiutante di campo del Primo segretario di Stato di guerra e marina Emanuele Pes di Villamarina Promosso capitano nel 1837, partecipò alla prima guerra d’indipendenza italiana, distinguendosi particolarmente nella campagna del 1848 quando fu promosso maggiore il 25 novembre, e del 1849 durante lo scontro della Sforzesca, dove fu decorato con la Medaglia d’argento al valor militare. Al termine della guerra fu nominato Ufficiale d’ordinanza di S.M. il Re Vittorio Emanuele II (24 aprile 1849), e una volta promosso tenente colonnello nel 1851 assunse il comando del Reggimento “Cavalleggeri di Saluzzo”. Divenuto colonnello il 13 febbraio 1856 passò alla fanteria assumendo il comando del 9º reggimento, e della Brigata “Regina” il 12 marzo 1859, venendo promosso maggiore generale il 10 giugno dello stesso anno. Partecipò alla seconda guerra d’indipendenza al comando della Brigata “Regina”, distinguendosi particolarmente durante la battaglia di Palestro e venendo decorato con la Croce di Commendatore dell’Ordine militare di Savoia. Il 7 marzo 1860 assunse il comando della 1ª Divisione del Corpo d’armata dell’Emilia, il 25 marzo dello stesso anno assunse il comandò della 4ª Divisione attiva del IV Corpo d’armata al comando del generale Enrico Cialdini partecipando all’invasione dell’Italia centrale e meridionale. Si distinse durante la battaglia di Castelfidardo e nell’assedio di Gaeta, tanto da venire promosso tenente generale il 3 ottobre 1860, e decorato con la Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia il 1 giugno 1861. Divenuto 1° aiutante del principe ereditario Umberto, nel corso del 1863 fu nominato Aiutante di campo effettivo del Re Vittorio Emanuele II. Sposatosi con la Contessa Carolina Castelnovo di Torrazzo delle Lanze l’8 agosto 1838, si spense a Torino nel 1891. Fotografia CDV. Fotografo: E. Di Chanaz – Torino. 1860 ca.
Onorificenze sabaude
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
19 giugno 1859
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1 giugno 1861
Medaglia d’Argento al valor militare
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
27 ottobre 1853
Grande ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
29 dicembre 1860
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine di San Giorgio al Merito Militare di Lucca (Ducato di Lucca)
20 settembre 1843
Cavaliere di III classe dell’Ordine dell’Aquila rossa di Prussia
28 novembre 1850
Arc. 2976: Pilo Boyl di Putifigari marchese Pietro Gaspare in gran montura da Tenente Generale (Cagliari 11 febbraio 1804 – Cagliari 13 dicembre 1864). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 16 luglio 1816, uscì il 7 giugno 1824 Capitano di 2^ classe del Corpo Reale d’Artiglieria e rimase in tale arma fino al grado di Tenente Colonnello con il quale passò, nel 1839, nel Reggimento Cacciatori Guardie. Nel 1843 passò con il grado di Colonnello al comando del 9° Reggimento Fanteria e prese parte alla campagna del 1848 al comando del 1° Reggimento Fanteria e fu presente ai fatti d’arme del 28, 29 e 30 aprile nei pressi di Pastrengo. Promosso Maggior Generale si segnalò il 24 e 25 luglio con la sua Brigata Cuneo a Sommacampagna e fu ferito a Staffalo meritandosi la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Comandò poi la Brigata Aqui, nel 1849 la Brigata Casale e nel 1851 passò al comando della Brigata Savona. Nel 1855 ebbe il comando della Brigata Cagliari e nel 1856 venne promosso Tenente Generale e passò al comando della Divisione di Genova. collocato a riposo nel 1864 morì il 13 dicembre dello stesso anno a Cagliari. Fu deputato al Parlamento nella IV e V legislatura per il collegio di Iglesias e nel 1862 fu Aiutante di Campo del Re. Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Alinari – Firenze.
Onorificenze
Cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia d’Argento al valor militare
Staffalo 1848
Arc. 393:Domenico Cucchiari in gran montura da Tenente Generale (Carrara, 24 luglio 1806 – Livorno, 19 gennaio 1900). Nacque a Carrara il 24 luglio 1806 da Francesco e da Maria Rossi, sorella del celebre giurista, Pellegrino. Compiuti gli studi nell’ateneo pisano con la laurea in legge, presto andò a far pratica in uno studio di Modena, capitale del ducato estense che con la Restaurazione aveva assorbito Carrara; e a Modena lo sorprese lo scoppio della rivoluzione del ’31. Per trovare consenso nella parte occidentale del ducato il governo provvisorio, che aveva preso il potere dopo la fuga di Francesco IV, incaricò il Cucchiari, amico di rivoluzionari come M. Fanti ed E. Cialdini, di recarsi a Massa per provocarvi una sollevazione. La missione durò due giorni. Il 15 febbraio giunse a Massa ma, denunziato dal comandante dei locale presidio, passò subito a Carrara dove cercò di far insorgere la popolazione promettendo l’immediata abolizione della gabella sul grano; ma nessuno si mosse, e il 16 tornò a Modena per arruolarsi nelle truppe che, agli ordini dello Zucchi, avrebbero affrontato gli Austriaci a Rimini (25 marzo 1831). Subito dopo, per sottrarsi alla cattura, gli insorti si portarono ad Ancona e si imbarcarono per Marsiglia. Dalla Francia, seguendo l’esempio di molti altri esuli del ’31, il Cucchiari passò in Portogallo per entrare nelle file di quel 20° reggimento di fanteria leggera della Regina che, guidato dal genovese G. Borso di Carminati, era stato assoldato per affermare con le armi il diritto di Maria II di Braganza al trono del Portogallo che lo zio, don Miguel, aveva usurpato. Sergente l’8 dicembre 1832, alfiere il 6 dicembre 1833, tenente il 2 gennaio 1835, capitano il 22 ottobre. Nel corso della lunga campagna ottenne per una ferita in combattimento il cavalierato di Torre e Spada; passò poi in Spagna, dove Borso di Carminati era stato chiamato con il corpo dei Cacciatori di Oporto a schierarsi per Isabella, figlia di Maria Cristina, cui don Carlos contendeva il regno. Il Cucchiari subì altre ferite nella battaglia di Chiva e nella ritirata di Morella, conseguì nuovi avanzamenti giungendo il 9 ottobre 1840 al grado di colonnello, ottenne altre decorazioni; ma soprattutto nove anni di impegno duro e costante con le armi gli conferirono una grande esperienza e il convincimento che la scuola di una guerra effettivamente combattuta mettesse chiunque in condizione di “far con 200 uomini perdere il cervello ad ogni ufficiale superiore del nostro paese, che solo ha appreso la guerra sui libri, se è giovane, o ha perduto ogni vivacità, prontezza ed energia, se è vecchio”. L’esilio durò fino al ’48, quando lo riportò in patria una lettera del Mazzini che dal governo provvisorio lombardo aveva avuto il compito di trovare ufficiali cui affidare l’organizzazione dei volontari. Ma all’arrivo a Milano il Cucchiari apprese che il governo, timoroso di operare scelte sgradite al Piemonte, non intendeva più seguire il programma di armamento dei corpi franchi; passò allora a Modena e, precedendo il Cialdini, ottenne (2 giugno) il comando del I battaglione del reggimento di fanteria, unità che rappresentava il contributo dei ducato al conflitto con l’Austria. Dopo le belle prove da lui fornite nei combattimenti di Volta Mantovana (26-27 luglio), il ministro della Guerra sardo, accogliendo una richiesta ufficiale pervenutagli da Modena, gli riconobbe il grado di colonnello e lo destinò al comando del 4° reggimento di fanteria Piemonte. A Novara, il 23 marzo ’49, la 4a divisione del duca di Genova, cui apparteneva il reggimento del Cucchiari, fu quella che si batté con maggior valore: personalmente guidò un coraggioso attacco contro la cascina Castellazzo che sottrasse al nemico; e tutta la divisione penetrò profondamente nelle linee austriache da dove fu richiamata da un inspiegabile ordine di ritirata dei generale Chrzanowski, capo dell’esercito piemontese. Si attestò allora presso l’altura della Bicocca, ma ormai la battaglia era persa: il 13 luglio ’49 per il valore dimostrato gli era conferita la medaglia d’argento. Negli anni seguenti la sua carriera proseguì senza scosse: nel ’55, con la promozione al grado di generale, ebbe il comando della brigata Casale; e nel ’59, poco prima dello scoppio delle ostilità, gli fu affidata la 5a divisione, la più grande delle tre schierate dal La Marmora a San Martino. La battaglia ebbe luogo il 24 giugno e, anche se alla fine della giornata il C. fu promosso tenente generale sul campo e decorato con una delle 1.399 medaglie d’argento elargite per l’occasione, la sua divisione commise più di un errore, risentendo peraltro di una generale mancanza di coordinamento da imputare al comando supremo: pur avendo a fianco la 3adivisione, non prese alcun accordo con chi la comandava, e scatenò un attacco isolato quanto precipitoso che fu subito respinto dagli Austriaci. Scoraggiato per le gravi perdite subite, abbandonò allora il campo di battaglia, ripiegando con la divisione su Rivoltella, molto lontano dal terreno dello scontro: solo a pomeriggio inoltrato un deciso richiamo di Vittorio Emanuele II lo riportava al fuoco per quello che sarebbe stato lo sforzo decisivo. Più di trent’anni dopo, nell’attribuire a quest’episodio la causa della mancata concessione del collare dell’Annunziata, D. Farini ricordava alla regina Margherita che per il suo comportamento si era guadagnato a San Martino il sarcastico titolo di duca di Rivoltella. Pure molto criticato, anche se oggettivamente un po’ meno criticabile, fu l’atteggiamento tenuto sette anni dopo a Custoza, a capo del II corpo d’armata. Accusato dal La Marmora di non aver lanciato le proprie truppe nella battaglia, che era stato incaricato di operare nella zona di Mantova, ebbe buon gioco a difendersi sostenendo che nessuno l’aveva informato dello scontro in atto e che comunque non avrebbe potuto di propria iniziativa mutare le disposizioni ricevute per accorrere in un settore lontano da quello assegnatogli. Sembra che le risentite repliche, espresse in alcune lettere al presidente del Consiglio Ricasoli, compromettessero la posizione del Cucchiari al ministero della Guerra al Punto da fargli perdere il comando di un dipartimento cui teneva molto. Si trattò per il Cucchiari, collocato a disposizione nel settembre del ’66 e a riposo nel ’69, di un’amara conclusione della carriera, una conclusione che non fu compensata dall’attività parlamentare, iniziata con l’elezione alla Camera decretatagli dal collegio di Carrara (25 marzo ’60) e proseguita nell’VIII legislatura in rappresentanza del collegio di Massa (3 febbr. ’61). Spirito tendenzialmente conservatore, incapace di capire i problemi di un paese faticosamente avviato sulla via del progresso civile, forse addirittura indifferente se non ostile, come altri militari, alla potenzialità insita nel sistema parlamentare, espresse due sole volte la propria volontà di deputato, prima approvando l’ordine del giorno filogovernativo sulla questione romana e sulle condizioni dei Mezzogiorno (11 dicembre ’61) e quindi votando contro l’abolizione della pena di morte (13 marzo ’65). L’8 ottobre 1865 il re lo nominò senatore, ma ciò non valse ad aumentare il suo interesse per la vita politica dalla quale anzi si estraniò sempre più; anche la riforma dell’esercito, la quale circoscriveva il ruolo dei militari sulla scena del paese, lo trovò contrario ma rassegnato. Ritiratosi a Livorno visse fino a tarda età assistito da una salute che nel ’90, a ottantaquattro anni, gli permetteva di andare a caccia e stare a cavallo “anche sette od otto ore in un giorno”; e nel ’99 era ancora in grado di guidare la delegazione di veterani invitata a Torino per l’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II. Si spense a Livorno il 19 gennaio 1900. Fotografia CDV. Fotografo: F. Beghi – Parma. 1860 ca.
Onorificenze
Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Arc. 1922:Domenico Cucchiari in gran montura da Tenente Generale (Carrara, 24 luglio 1806 – Livorno, 19 gennaio 1900). Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma. 1860 ca.
Arc. 2796:Domenico Cucchiari in gran montura da tenente generale (Carrara, 24 luglio 1806 – Livorno, 19 gennaio 1900). Fotografia CDV. Fotografo: G. Calvi – Parma. 1860 ca.
Arc. 2899: Gozani di Treville conte Alessandro in montura festiva con spencer da Maggior Generale mod. 09/05/1861 – 13/10/1871 ( Casale Monferrato 05 maggio 1815 – Alessandria giugno 1871). Cadetto nei Granatieri Guardie il 30 luglio 1831 fu Sottotenente del 2° Reggimento Brigata Piemonte l’8 aprile 1833 e il 2 aprile 1834 passò di nuovo ai Granatieri Guardie. Il 6 giugno 1840 venne promosso Tenente e il 23 maggio 1848 ottenne il grado di Capitano. Durante la campagna contro l’Austria di quell’anno, combattendo a Goito ebbe la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il 1° agosto 1853 venne promosso Maggiore nel 1° Reggimento Granatieri e nella Campagna del 1859 alla Madonna della Scoperta ebbe la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Il 26 giugno 1859 ottenne il grado di Tenente Colonnello e il successivo 24 luglio fu posto al comando del 17° Reggimento Fanteria della Brigata Acqui. Durante la campagna della Bassa Italia, all’attacco di Perugia fu decorato della Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e il 23 marzo 1860 passò al comando del 1° Reggimento Granatieri. A Mola di Gaeta si meritò una seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare e successivamente, promosso Colonnello Brigadiere fu posto al comando della Brigata Granatieri di Sardegna. Partecipò alla campagna contro il brigantaggio e il 1° giugno 1861 fu promosso Maggior Generale. Durante la campagna contro l’Austria del 1866 a Monte Croce rimase ferito in combattimento e ebbe la Commenda dell’Ordine Militare di Savoia. Dal 10 gennaio 1867 al 20 settembre 1868 fu Aiutante di Campo effettivo del Re e successivamente Onorario, il 22 aprile 1868 fu Tenente Generale e il 20 settembre 1868 Ispettore dell’Esercito. Passò poi al comando della Divisione di Cagliari, nel 1869 al comando della Divisione di Perugia e nel 1870 della Divisione di Alessandria. Fotografia CDV. Fotografo: A. Hautmann & C. – Firenze.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
Madonna della Scoperta 24 giugno 1859
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Perugia 1860
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
Monte Croce 1866
Medaglia d’Argento al valor militare
Goito 1848
Medaglia d’Argento al valor militare
Mola di Gaeta 1860
Arc. 2052:Agostino Petitti Bagliani conte di Roreto in gran montura da Maggior Generale (Torino, 13 dicembre 1814 – Roma, 28 agosto 1890). Agostino Petitti Bagliani di Roreto apparteneva ad una nobile famiglia piemontese originaria di Cherasco. Il padre, conte Carlo Ilarione Petitti di Roreto (Torino, 1790 – 1850), valente economista e scrittore, da molti considerato il maggior ispiratore delle riforme carlo-albertine, rimasto vedovo della moglie Gabriella Genna dei conti di Cocconato lo iscrisse ancora in giovane età all’Accademia Reale militare di Torino dalla quale uscì nel 1833 con il grado di tenente. Dopo un periodo trascorso a Torino alla Venaria Reale e poi al Comando del Corpo di artiglieria, nel 1848 partecipò alla prima guerra d’indipendenza meritando una menzione onorevole. Nel novembre dello stesso anno fu promosso maggiore e con tale grado ricoprì l’incarico di capo di Stato Maggiore della 6ª Divisione agli ordini del generale Alfonso La Marmora. Nel 1853 fu promosso tenente colonnello e nominato segretario generale del Ministero della guerra. Capo di Stato Maggiore nella guerra di Crimea (1855-1856), nel novembre del 1858 assunse il comando del Reggimento di artiglieria da campagna a Venaria reale che tenne fino al 26 aprile 1859. Nel 1859 prese parte, come aiutante del generale Alfonso La Marmora, alle operazioni della seconda guerra d’indipendenza ed accanto a lui visse le battaglie di Palestro, Magenta, battaglia di Solferino e San Martino ed in particolare della Madonna della Scoperta, sulla quale scrisse una memoria – Madonna della Scoperta (Battaglia di San Martino, 24 giugno 1859) Studio storico tattico – pubblicata postuma da Casanova (Torino) nel 1909, a cura del nipote generale Alfonso Petitti di Roreto. Durante la guerra del 1859 fu promosso maggior generale e nel 1860 tenente generale, quand’era comandante della 3ª Divisione a Milano. Deputato al Parlamento per il collegio di Cherasco dal 1849 al 1867, fu nominato Ministro della guerra nel primo governo di Urbano Rattazzi (1862) e nel terzo governo di Alfonso La Marmora (1864). La sua attività ministeriale fu caratterizzata da importanti interventi di riordino dell’esercito, compresa la fusione del corpo dei volontari garibaldini nelle truppe regolari, e dall’impulso dato all’istituzione di scuole per i militari ed ai relativi programmi di istruzione. Nel 1866 partecipò alla terza guerra d’indipendenza in qualità di aiutante generale dell’esercito e poi come comandante del IV Corpo d’armata. Il 12 agosto 1866 firmò in nome dell’Italia l’armistizio di Cormons con l’omologo austriaco Maggior Generale barone Karl Möring. Terminata la guerra fu nominato comandante generale della Divisione militare di Alessandria e, nel 1870, della Divisione militare di Milano, conservando l’alto comando delle divisioni di Torino, Alessandria e Genova. Del 1870 è pure la sua nomina a senatore del Regno che giungeva quale meritato riconoscimento per i servizi resi alla costruzione dell’unità nazionale ed alla gestione dello Stato, e che si univa alle numerose altre onorificenze italiane e straniere. Nel 1873 ebbe il Comando generale di Milano che comprendeva le Divisioni di Milano e di Alessandria. Fu collocato a riposo nel 1877 dopo 44 anni di vita militare attiva. Morì a Roma il 28 agosto 1890. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato del Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere di Gran Croce decorato del Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
12 giugno 1856
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Rossa (Germania)
Cavaliere dell’Ordine di Sant’Anna (Russia)
Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Compagno dell’Ordine del Bagno (Regno Unito)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Immacolata Concezione di Vila Viçosa
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Arc. 2229:Agostino Petitti Bagliani conte di Roreto (Torino, 13 dicembre 1814 – Roma, 28 agosto 1890). Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Alinari – Firenze. 1865 ca.
Arc. 2831:Maurizio Gerbaix de Sonnaz, Conte, Marchese de la Roche e di Chatelet, Signore di Mondésir in gran montura da Tenente Generale (Torino, 26 novembre 1816 – Torino, 21 maggio 1892). Nato nel 1816 in una nobile famiglia savoiarda assai devota alla famiglia reale e con una rigorosa tradizione nell’esercito, ancora bambino Maurizio De Sonnaz venne mandato all’Accademia reale militare e nominato a soli nove anni paggio del principe di Carignano (ovvero il futuro re Carlo Alberto). Finiti gli studi nel 1835, prese servizio nel reggimento Novara cavalleria, di cui nel 1842 ne divenne capitano. Le gesta intraprese con il suo reggimento durante la Prima guerra d’indipendenza (1848), in particolar modo nei campi di battaglia di Sommacampagna, Berettara, Custoza e Valleggio gli fruttarono una medaglia d’argento al valor militare e una promozione a maggiore. Nel 1850 venne incaricato di costituire un nuovo reparto di cavalleria, il reggimento Cavalleggeri di Monferrato, al comando del quale rimase per ben nove anni. De Sonnaz si distinse anche durante la campagna del 1859, tanto da essere promosso a maggior generale di cavalleria per meriti di guerra. Ricevette anche la medaglia d’oro al valore militare (maggio 1859). Nel 1860 contribì alla liberazione di Perugia (costrinse il generale Schmid, dopo un breve combattimento all’interno dell’abitato, a rinchiudersi nella Rocca Paolina e poco tempo dopo ad arrendersi), Ancona e Gaeta. La sua carriera militare culminò con il coordinamento del massacro di Pontelandolfo e Casalduni (Benevento), una strage compiuta dal Regio esercito ai danni della popolazione civile delle due cittadine, rea di aver partecipato all’eccidio di circa 45 soldati savoiardi. De Sonnaz, infatti, fu promosso Tenente Generale e a grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Già deputato durante la VII legislatura del Regno di Sardegna, si presentò alle elezioni del 20 marzo 1861 nel collegio di Perugia, città che aveva ampiamente contribuito a liberare dal governo pontificio. De Sonnaz, per i servigi offerti, venne nominato nel 1870 senatore del Regno da Vittorio Emanuele II. Continuò a prestare servizio per il neonato stato italiano, tanto che nel 1877 fu destinato al comando territoriale di Palermo. Nel 1882 venne nominato primo aiutante di campo generale onorario del re. Qualche tempo più tardi De Sonnaz, vista l’età , decise di ritirarsi a vita privata a Torino, dove morì nel 1892. Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano. 1862 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1861
Medaglia d’Oro al Valor Militare
maggio 1859
Medaglia d’Argento al Valor Militare
1848
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (5 barrette)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Medaglia commemorativa francese della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana (Francia)
Arc. 1967:Maurizio Gerbaix de Sonnaz, Conte, Marchese de la Roche e di Chatelet, Signore di Mondésir in montura festiva da Tenente Generale (Torino, 26 novembre 1816 – Torino, 21 maggio 1892). Fotografia CDV. Fotografo: A. Meylan – Torino 1862 ca.
Arc. 2229: Maggior Generale Onorato Alberto Vittorio Ladislao Rey di Villarey (Mentone, 22 ottobre 1816 – Castelnuovo del Garda, 24 giugno 1866). Nacque a Mentone, all’epoca nel Principato di Monaco, il 2 ottobre 1816, figlio del Cavaliere Carlo Antonio e della Nobildonna Teresa Emery. Il 28 marzo 1828, all’età di dodici anni, si arruolò come cadetto nei Carabinieri monegaschi, ma il 1 giugno 1833 si trasferì a Genova dove entrò come allievo nel Collegio della Regia Marina sabauda, da dove uscì con il grado di sottotenente il 21 agosto 1837, assegnato al Battaglione Real Navi. Rientrato a Mentone un anno dopo per questioni familiari, con il grado di Aiutante maggiore ritornò a far parte del Corpo dei Carabinieri monegaschi, con nomina a partire dal 29 dicembre 1839. A partire dal 23 aprile 1842, con il grado di capitano, fu chiamato a prestare servizio nel 1º Reggimento di fanteria della Brigata “Savoia”. Con lo scoppio della prima guerra d’indipendenza italiana, a partire dal 22 marzo 1848 si distinse nei combattimenti di Monzambano e Borghetto (9 aprile), Sandrà e Pastrengo (29 e 30 aprile), di Sommacampagna e Volta(dal 23 al 27 luglio). Prese parte anche alla campagna del 1849 che terminò con la sconfitta di Novara. Promosso maggiore il 18 novembre 1852 fu trasferito al 2º Reggimento della Brigata “Savoia”, e il 27 settembre 1857 ricevette la Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Nel corso della seconda guerra d’indipendenza prese parte allo scontro di Madonna della Scoperta e per il comportamento tenuto sul campo di battaglia venne premiato con la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. Promosso tenente colonnello il 26 settembre 1859, assunse il comando del 20º Reggimento della neocostituita Brigata “Brescia” e il 2 gennaio 1860 ricevette la Croce di Cavaliere della Legion d’onore. Inquadrato nel 20º Reggimento di fanteria, partecipò col grado di colonnello, ricevuto il 17 novembre 1860, alla campagna di conquista delle legazioni pontificie di Marche e Umbria. Promosso al rango di maggior generale il 26 dicembre 1861, venne posto a comando della Brigata “Re” e poi della zona militare di Gaeta quando la sua brigata fu trasferita di stanza a Genova, e successivamente a Novara. Alla fine del 1864 fu posto in posizione quadro a disposizione del Ministero della Guerra. Nel corso della terza guerra d’indipendenza riassunse il comando della Brigata “Re”, e venne impiegato nell’offensiva contro le forze austriache in Veneto. Una volta passato il Mincio, il generale venne mandato con le sue truppe in avanscoperta lungo la strada Valeggio-Castelnuovo. Appostatosi nei pressi di Monte Vento in attesa del resto della divisione, si mosse rapidamente verso Oliosi, dove l’avanguardia della 5ª Divisione minacciava di essere accerchiata dagli Austriaci. Alla testa dei suoi soldati e del 18º bersaglieri, raggiunse la località di Mongabia dove ingaggiò un violento scontro a fuoco con la brigata austriaca “Benko”. Lanciatosi in prima linea durante l’assalto al saliente di Monte Cricco (o Cricol) venne ferito a morte. Fotografia CDV. Fotografo: Grillet & C.ie – Napoli. 1865 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
«Per essersi distinto alla Madonna della Scoperta, dove con irresistibile ardore spingeva il suo battaglione all’attacco alla baionetta, e in tutto il tempo dell’azione moltiplicavasi per far riuscire il movimento»
12 luglio 1859
Medaglia d’oro al valor militare
«Pel mirabile valore dimostrato nel sostenere il combattimento alla testa della sua brigata, finché non cadde colpito da vari colpi di arma da fuoco. Morto sul campo. Custoza, 24 giugno 1866.»
6 dicembre 1866
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Regio Decreto 27 settembre 1857
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore
2 gennaio 1860
Médaille commémorative de la campagne d’Italie 1859 (Francia)
Arc. 2598:Giuseppe Salvatore Pianell in gran montura da Tenente Generale (Palermo, 9 novembre 1818 – Verona, 5 aprile 1892). Il padre, figlio di un funzionario dell’amministrazione militare borbonica e di una esponente della nobiltà siciliana, era determinato a consentirgli una rapida carriera nell’esercito del Regno delle Due Sicilie e, a tale scopo, gli comprò un brevetto da capitano nei reggimenti siciliani di nuova costituzione. Nel 1828 Pianell entrò nel collegio della Nunziatella: la scuola militare napoletana stava diventando, insieme all’Università della capitale borbonica, uno dei luoghi principali di formazione delle élites del Regno. Uscì dalla Nunziatella con il grado di capitano e fu destinato a un battaglione di cacciatori, le truppe scelte, insieme ai mercenari svizzeri, dell’esercito delle Due Sicilie. Nel 1846 fu nominato maggiore, al comando del I battaglione cacciatori; poco dopo iniziò la rivoluzione. Pianell e il suo reparto erano nel corpo del generale Guglielmo de Sauget, al quale fu affidato il compito di reprimere l’insurrezione palermitana del gennaio 1848. Si distinse e fu ferito, ma l’esito dell’intervento fu disastroso. Al giovane comandante, ristabilitosi dopo la ferita, fu affidato il comando del presidio di Cosenza, una roccaforte dei settori più radicali del liberalismo meridionale. Dopo la crisi del 15 maggio 1848, nelle province calabresi iniziò l’insurrezione. In un primo momento Pianell contribuì al disarmo della gendarmeria, un corpo tradizionalmente fedele al re, e alla formazione del governo provvisorio, composto dalle varie correnti liberali. Fu subito richiamato a Napoli e posto agli arresti. Liberato poco dopo, fu aggregato alla colonna mobile del generale Ferdinando Lanza, destinata proprio a reprimere le rivolte in Calabria. Il giovane ufficiale Pianell si mostrò capace e deciso, riabilitandosi agli occhi dei superiori. Conclusa la campagna, fu assegnato al comando del vecchio generale murattiano Carlo Filangieri, che doveva riconquistare Messina, il centro strategico meridionale. Pianell fu in prima fila nelle sanguinose giornate che portarono alla resa della città. Partecipò poi a tutta la campagna di Sicilia e fu ferito nell’assalto a Catania. Alla fine della spedizione si era guadagnato le maggiori decorazioni borboniche (la croce di S. Ferdinando e la croce ufficiale di S. Giorgio della Riunione, oltre che la medaglia d’oro), il grado di colonnello e il comando di un reggimento di linea nella piazzaforte di Gaeta. Negli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie giunse ai vertici della carriera, con il grado di brigadiere generale, e della società napoletana, sposando Eleonora, figlia del conte Giuseppe Costantino Ludolf, uno dei diplomatici più influenti a corte e negli ambienti importanti della capitale. Nell’autunno del 1859 Pianell fu posto al comando di un corpo mobile che doveva sorvegliare la frontiera degli Abruzzi, il territorio più esposto del Regno: la guerra nella Valle padana e le insurrezioni in Italia centrale rimettevano in discussione l’equilibrio della penisola. Il generale fu promosso maresciallo di campo, ma la sua corrispondenza privata testimoniava sfiducia nella sopravvivenza dello Stato borbonico. Nella primavera del 1860 la spedizione garibaldina provocò la crisi definitiva. Francesco II concesse lo Statuto e formò un ministero costituzionale. Pianell, considerato di simpatie liberali, fu nominato responsabile del dicastero della Difesa. Il generale si propose come garante della difficile coesistenza fra il governo costituzionale e l’esercito, in buona parte assolutista. Ancora una volta infatti, se le truppe erano largamente fedeli al re, gli ufficiali erano divisi. Pianell era stretto fra coloro che erano convinti della inutilità della difesa del Regno e le critiche dei militari lealisti, accentuate dai sospetti degli ambienti assolutisti e dello stesso monarca. Furono i giorni decisivi per il crollo del Regno. Il ministro registrò la totale mancanza di fiducia tra il sovrano e il ministero, l’esercito e la guardia nazionale. Propose un piano di battaglia, ma fu ricoperto di critiche e pesanti insinuazioni. Alla vigilia dell’abbandono della capitale, decise di dimettersi e di lasciare Napoli, scrivendo al re che la sua presenza era incompatibile con gran parte degli ambienti vicini al monarca. Sottovalutò però la volontà di resistenza di Francesco II e, come molti altri ufficiali e soldati, non seguì l’esercito sul Volturno. Si recò invece a Parigi dove restò fino alla resa di Gaeta. Subito dopo, Pianell chiese di entrare nell’esercito italiano, una scelta condivisa da una parte importante dell’ufficialità napoletana. Dopo un colloquio con Cavour e i principali esponenti dell’armata, fu immediatamente assorbito negli alti gradi, ma continuò a rappresentare una figura controversa della crisi meridionale. Ciononostante, la sua carriera continuò con successo: ebbe il comando delle divisioni di Forlì e poi di Alessandria, decorazioni e onorificenze. All’inizio della terza guerra d’indipendenza fu collocato al comando di una divisione, all’interno di un esercito composto oramai da elementi provenienti da tutte le regioni italiane. Critico verso lo schieramento deciso dai vertici militari, partecipò alla battaglia di Custoza con maggiore perizia di altri ufficiali piemontesi. Finita la terza guerra d’indipendenza, la sua ascesa continuò con notevoli risultati: fu nominato generale di corpo d’armata e decorato con la gran croce dell’Ordine militare di Savoia, oltre che eletto deputato nel maggio 1867 in rappresentanza del secondo collegio di Napoli nelle fila della Destra storica. Nel novembre 1871 fu nominato senatore e successivamente comandante del Dipartimento militare di Verona, considerato il più importante d’Italia perché collocato sulla frontiera con l’Austria-Ungheria. Alla fine della sua carriera Pianell era tra i più importanti esempi di successo delle élites napoletane nella nazione italiana: giunto ai massimi vertici dello Stato, fu celebrato in importanti occasioni all’estero o con onorificenze quali il collare della SS. Annunziata. Morì a Verona il 5 aprile 1892. Fotografia CDV. Fotografo: M. Lotze – Verona. 1866 ca.
Onorificenze borboniche
Cavaliere del Reale ordine di San Ferdinando e del merito
Ufficiale dell’Ordine Militare di San Giorgio della Riunione delle due Sicilie
Commendatore dell’Ordine di Francesco I delle due Sicilie
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Grand’Ufficiale dell’Ordine de Santi Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
6 dicembre 1866
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Onorificenze straniere
Commendatore dell’Ordine Imperiale di Leopoldo (Austria)
Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Rossa (Prussia)
Arc. 621:Arc. 2598:Giuseppe Salvatore Pianell in gran montura da Tenente Generale (Palermo, 9 novembre 1818 – Verona, 5 aprile 1892). Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino.
Arc. 2225: Filippo Brignone in gran montura da Tenente Generale (Bricherasio, 13 settembre 1812 – Torino, 23 gennaio 1877). Fu uno dei migliori ufficiali dell’esercito sardo e italiano, e prese parte attiva a tutte le guerre del Risorgimento. Cadetto nel 1829, capitano nel 1848, a S. Lucia fu decorato della medaglia d’argento. Altra medaglia ottenne a Novara nel 1849. In Crimea nel 1855 a capo di un reggimento, per la parte presa alla battaglia della Cernaia fu fatto ufficiale della Legion d’Onore. Nella campagna del 1859 a Palestro egli personalmente ed il suo reggimento furono decorati della medaglia d’oro. Maggior generale alla fine della guerra, prima della brigata Granatieri di Sardegna, poi di un corpo di formazione, partecipò alla campagna dell’Umbria del 1860 e costrinse Spoleto a capitolare malgrado la gagliarda resistenza. Sulla fine dell’anno era sul Volturno, e la capitolazione di Capua del 2 novembre fu in gran parte dovuta alla sua azione. Fu poi per alcuni mesi al comando militare generale della Sicilia; e nel 1862 commissario straordinario con pieni poteri civili e militari; in quel difficile momento dell’impresa di Garibaldi, finita all’Aspromonte, agì con molta saggezza e abilità. Nel 1866 alla battaglia di Custoza resistette su Monte Croce con la sua 3ª Divisione per molte ore al nemico soverchiante per numero e artiglierie, e prese parte personalmente a parecchi contrattacchi. Nella relazione austriaca della battaglia si esalta la gloriosa intrepidezza con cui egli diresse il combattimento sulla linea del fuoco; e il gen. A. Pollio (in Custoza 1866) scrisse di lui che in quella giornata fu “vero generale di battaglia”, deplorando che “egli non fosse solo a comandare lassù” e che non gli siano stati mandati a tempo i necessarî rinforzi. Nella successiva fase della guerra nel Veneto, Cialdini gli diede il comando di un corpo d’armata. Fotografia CDV. Fotografi: A. Meylan – Torino. 1865 ca.
Onorificenze Sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
19 giugno 1859
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
3 ottobre 1860
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1861
Medaglia d’oro al valor militare
2 Medaglie d’Argento al Valor Militare
Medaglia piemontese della Guerra di Crimea
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (6 barrette)
Onorificenze straniere
Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Medaglia commemorativa turca di Crimea (Impero ottomano)
Giugno 1856
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Arc. 2228:Cadorna conte Raffaele in gran montura da Tenente Generale (Milano, 9 febbraio 1815 – Roma, 6 febbraio 1897). Sottotenente di fanteria nel 1834, nel 1848 fu al servizio del Governo Provvisorio Lombardo per organizzarvi i servizi del genio. Nel 1851 seguì la Legione Straniera in Algeria e prese parte alla spedizione della Cabilia. Nel 1855 fece la campagna di Crimea, guadagnandovi la croce dell’Ordine Militare di Savoia. Fu promosso Colonnello per meriti di guerra a San Martino; l’anno stesso divenne Maggior Generale nell’esercito toscano e ministro della guerra a Firenze. Predispose allora le cose in modo che avvenisse agevolmente il passaggio delle truppe toscane nell’esercito italiano. Comandò poi la Brigata Aosta, e la XVII divisione nella campagna del 1860. Promosso Tenente Generale nel 1861, comandò le divisioni di Chieti, Perugia e Firenze. Nel 1870 ebbe il comando del corpo destinato a occupare Roma. Ottenne allora la nomina a Cavaliere di Gran Croce, decorato del Gran Cordone dell’Ordine Militare di Savoia. Comandò il corpo d’Armata di Torino e nel 1877 venne collocato a riposo. Fu deputato per i collegi di Oleggio, Borgomanero, Pallanza, Pontremoli, nelle legislature II e III e dalla V alla XI. Nel 1871 venne nominato Senatore del Regno. Fotografia CDV. Fotografo: A. Bernoud – Napoli. 1860 ca.
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
1895
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1895
Cavaliere di gran croce dell’Ordine militare di Savoia
23 ottobre 1870
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
1895
Medaglia piemontese della Guerra di Crimea
Medaglia di Bronzo ai Benemeriti della Liberazione di Roma 1849-1870
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (4 barrette)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Arc. 2821: Nicolis di Robilant conte Carlo Felice in gran montura da Maggior Generale (Torino, 8 agosto 1826 – Londra, 17 ottobre 1888). Sottotenente d’artiglieria nel 1845, partecipò alle campagne del 1848-49, del 1859, d’Ancona e Bassa Italia ( 1860 1861). Promosso colonnello nel 1862, comandò il 3° Reggimento Granatieri. Nel 1866 venne promosso Maggior Generale, partecipando alla campagna di quell’anno. Comandò quindi la Brigata Granatieri (1866) e la Scuola Superiore di Guerra (1867-1870). Nel 1871 andò ambasciatore a Vienna. Nel 1874 raggiunse il grado di Tenente Generale e nel 1885 fu nominato Ministro per gli Affari Esteri. Fu uno degli artefici della Triplice Alleanza. Fu poi senatore del Regno e ambasciatore a londra (1888). Guadagnò due medaglie d’argento al valor militare, a Sommacampagna e a Novara; la croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia a Gaeta e quella di Ufficiale dello stesso ordine a Custoza. Fotografia CDV. Fotografo: Montabone – Torino. 1866 ca.
Onorificenze
Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
1859
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Cavaliere di II classe dell’Ordine di San Stanislao (Russia)
28 ottobre 1858
Cavaliere di III classe dell’Ordine di Sant’Anna (Russia)
18 aprile 1857
Cavaliere di III classe dell’Ordine dell’Aquila rossa (Prussia)
12 novembre 1858
Ufficiale della Legion d’onore (Francia)
23 luglio 1859
Cavaliere dell’Ordine di Alberto il Valoroso (Sassonia)
17 luglio 1857
Medaglia commemorativa per la campagna d’Italia 1859 (Francia)
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
19 settembre 1873
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia
9 novembre 1872
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
1º giugno 1861
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
6 dicembre 1866
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria (Austria)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine imperiale di Leopoldo d’Austria (Austria)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine imperiale di Francesco Giuseppe (Austria)
Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila nera (Prussia)
Cavaliere dell’Ordine della Corona reale di Prussia
30 ottobre 1861
Gran Croce dell’Ordine militare di San Benedetto d’Avis (Portogallo)
Medaglia commemorativa delle campagne delle guerre d’indipendenza (Italia)
Arc. 2224: Nicolis di Robilant conte Carlo Felice in montura festiva da Maggior Generale (Torino, 8 agosto 1826 – Londra, 17 ottobre 1888). Fotografia CDV. Fotografo: Farina-Bolo – Vicenza. Scattata durante la campagna del 1866.
Arc. 2846: Generale Bertolé-Viale Ettore (Genova, 25 novembre 1829 – Torino, 13 novembre 1892). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 3 dicembre 1844, uscì il 28 marzo 1848 Sottotenente del 16° Reggimento Fanteria Brigata Savona. Fece le campagne del 1848-49 e nel 1850 fu trasferito al corpo di Stato Maggiore. Fatta come Capitano la campagna di Crimea, era Maggiore nel 1859 e a Confienza si meritò la Medaglia d’Argento al Valor Militare e a San Martino la Croce dell’Ordine Militare di Savoia. Partecipò da Maggiore alla campagna del 1860-61 e ottenne la Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la promozione a Tenente Colonnello per essersi distinto a Mola di Gaeta. Nel 1861 era Colonnello e nel 1866 Maggior Generale; durante la campagna contro l’Austria fu Intendente Generale dell’Esercito. Nel 1867 venne nominato ministro della Guerra e tenne la carica fino al 1869. Fu poi Aiutante di Campo del Re e nel 1874 fu promosso Tenente Generale e Capo di Stato Maggiore. Passò poi al comando del 6° e poi dell’8° Corpo d’Armata e nel 1887 fu nominato ancora ministro della Guerra e vi rimase fino al 1891, anno nel quale fu collocato a disposizione. Fu deputato al Parlamento per le legislature dalla X alla XIV per il collegio di Crescentino e senatore nel 1881. Fotografia CDV. Fotografo: F. M. Chiapella – Torino.
Onorificenze
Onorificenze italiane
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Mola di Gaeta 1860
Medaglia d’argento al valor militare
Confienza 1859
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (4 barrette)
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe (Impero austro-ungarico)
Gran Croce dell’Ordine Militare di San Benedetto d’Avis (Portogallo)
Cavaliere di I classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
Cavaliere di I Classe dell’Ordine dell’Aquila Rossa (Germania)
Gran Croce dell’Ordine di Carlo III (Spagna)
Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca (Impero di Russia)
Cavaliere di Grande Stella dell’Ordine del Leone e del Sole (Impero persiano)
Cavaliere Gran Commendatore dell’Ordine di Nichan Iftikar (Tunisia)
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Regno Unito)
Arc. 23:Paolo Solaroli di Briona in montura festiva da Tenente Generale (Novara, 8 dicembre 1796 – Briona, 10 luglio 1878). Nato da una famiglia di umili origini: il padre Antonio era un sarto originario della località di Bersano, vicino a Busseto, nel parmigiano, mentre la madre Agosta era una casalinga novarese. Dopo aver compiuto i primi studi elementari, affiancò il padre nel suo lavoro a bottega ma iniziò subito ad interessarsi di politica assieme ad altri giovani novaresi coi quali si trovò coinvolto nel 1821 nei moti nazionali che desideravano un Piemonte maggiormente democratico dopo gli ideali innovativi portati da Napoleone e dalla Rivoluzione francese contro il conservatorismo di Carlo Felice di Savoia. Arruolatosi nei reggimenti costituzionalisti, si trovò ben presto deluso e sconfitto assieme ai suoi compatrioti e per questo decise di emigrare all’estero. Nel 1823 si portò dapprima a Londra e poi in Egitto dove si mise al servizio del viceré locale Mehmet Ali come istruttore per le nuove reclute, grazie all’esperienza strategica e militare maturata durante i preparativi rivoluzionari. Rinunciò all’incarico solo nel 1825 quando gli ottomani organizzarono una spedizione per reprimere i moti rivoluzionari della Grecia, operazione a cui egli si oppose fermamente, rivedendo in quel progetto l’infranto sogno di insurrezione coltivato in patria. Ripresa la via del mare, dopo diversi mesi di navigazione, giunse in India dove decise di porsi al servizio della Compagnia britannica delle Indie orientali, rimanendovi per cinque anni. Fu durante questo periodo che ebbe modo di incontrare l’ufficiale italiano di origini vicentine Antonio Righellini che già da qualche anno era al servizio del sultanato di Sardhana e che gli propose di trovargli un impiego nel piccolo regno, giungendo poi addirittura a proporgli la mano di sua figlia. Solaroli declinò l’offerta ed iniziò progressivamente ad avvicinarsi alla begum Zeib Bool Nissa, la regnante locale, che si era convertita dall’islam al cattolicesimo e che aveva sposato l’ufficiale tedesco Walther Reinhard Sombre, il quale a sua volta aveva ricevuto il feudo di Sardhana dal governo di Nuova Delhi. Nel 1831 Solaroli, che ormai era stato nominato dalla regina comandante generale delle truppe del piccolo stato indiano, ottenne la mano di una pronipote di Reinhard, Georgina Dyce Sombre. Quando la begum morì nel 1836, il principato tornò nelle mani della Compagnia delle Indie orientali, Solaroli rimase ancora qualche anno in India al servizio degli inglesi combattendo nella campagna del Afghanistan, facendo poi ritorno in Italia. Questo suo trionfale rientro, accompagnato dalle gesta delle sue imprese, fu reso possibile in quanto sul trono era ormai salito Carlo Alberto di Savoia, costituzionalista egli stesso, che aveva sentito parlare a lungo del Solaroli e della sua esperienza in India. Ricevutolo a corte a Torino, gli concesse il titolo di colonnello onorario e, in considerazione delle sue imprese e dei suoi legami matrimoniali regali, lo nominò barone. Con lo scoppio dei moti del 1848, Paolo Briona ormai avvezzo in materia militare, chiese al comando di Torino un passaggio al ruolo effettivo col medesimo grado concessogli dal sovrano. Nel 1849 parte alla Battaglia di Novara dove si distinse largamente ottenendo la fiducia dell’allora principe ereditario Vittorio Emanuele. Quando quest’ultimo, di lì a poco, fu salito al trono sabaudo, incaricò proprio il Solaroli di organizzare il ritorno in patria della salma del padre dall’esilio dove era stato costretto a Oporto, in Portogallo. Continuò a seguire il sovrano come suo aiutante di campo personale, prendendo parte prima alla campagna del 1859 e poi, settantenne, a quella del 1866 assieme a quattro dei suoi figli ed al genero, Carlo Brascorens di Savoiroux, comandante del Saluzzo Cavalleria. Nel 1867, dopo la firma della pace con gli austriaci e la conquista del Veneto, ottenne dal re il delicato incarico di restituire al Duomo di Monza la corona ferrea asportata in precedenza dagli imperiali. Dopo questo atto Vittorio Emanuele II lo nominò marchese di Briona, dove di recente aveva acquistato un castello a Briona, oltre a concedergli il titolo di generale ed alcune tra le massime onorificenze di stato. Morì a Briona il 10 luglio 1878 ed ivi venne sepolto. Un suo nipote omonimo nel 1911, nel corso della Guerra di Libia, ottenne la Medaglia d’oro al valor militare, mentre un suo pronipote, Giorgio Solaroli di Briona, fu uno degli assi dell’aeronautica militare italiana durante la Seconda Guerra mondiale. Anche se non si hanno prove certe, pare che Emilio Salgari si sia ispirato alla sua figura per il personaggio di Yanez nei suoi celebri romanzi di Sandokan. Fotografia CDV Fotografo: Sconosciuto.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Medaglia commemorativa delle campagne delle guerre d’indipendenza
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Cavaliere di III classe dell’Ordine di Medjidié (Impero ottomano)
Medaglie della Prima guerra anglo-afghana (Regno Unito)
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana (Francia)
Arc. 2227:Paolo Solaroli di Briona in montura festiva da Tenente Generale (Novara, 8 dicembre 1796 – Briona, 10 luglio 1878). Fotografia CDV. Fotografo: H. Le Lieure – Torino. 1865 ca.
Arc. 2227:Mazè de la Roche Conte Gustavo in gran montura da Maggior Generale (Torino, 27 luglio 1824 – Torino, 29 marzo 1886). Sottotenente di Fanteria nel 1843, partecipò alla campagna del 1848, meritando la menzione onorevole a Goito e la medaglia d’argento a Governolo. Nel 1849 rimase ferito e prigioniero a Mortara ed ebbe un altra medaglia d’argento. Combattendo nel 1859 meritò presso Pozzolengo la croce da Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, e ufficiale dello stesso ordine divenne nel 1860 nella campagna di Ancona. In quella della bassa Italia fu insignito di una seconda menzione onorevole per l’assedio di Messina (1861). Colonnello nel 1861, comandò il 36° Fanteria e nel 1862 ebbe il comando della zona di Campobasso. Dopo aver comandato da Colonnello, la Brigata Forlì, fu promosso nel 1863 Maggior Generale comandante la Brigata Pinerolo. Nel 1869 ritornò al comando della Brigata Forlì. Nella campagna del 1870 comandò la XII Divisione. Dopo aver comandato la divisione di Treviso e la II Divisione, fu promosso nel 1871 Tenente Generale comandante la I Divisione d’Istruzione. Comandante la divisione militare di Torino nel 1876, nel 1878 – 79 fu ministro della guerra. Nel 1881 ebbe il comando del IX Corpo d’Armata e poco dopo passò al comando del I. Nel 1878 fu nominato Senatore del Regno.
Onorificenze sabaude
Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
2 Medaglie d’argento al valor militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (7 barrette)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia)
Medaglia inglese della Guerra di Crimea (Regno Unito)
Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859 (Francia)
Arc. 394:Enrico Cerale in gran montura da Tenente Generale (Dieppe, 17 settembre 1804 – Urago d’Oglio, 6 ottobre 1873). Nacque a Dieppe (Francia) il 17 settembre 1804 figlio di Giuseppe e di Paola Mantelli, ed appartenente a famiglia originaria del Piemonte, all’età di quattordici anni venne ammesso, come soldato volontario, nella Brigata “Saluzzo”. Nel 1824 fu promosso sottotenente assegnato al 2º Battaglione provvisorio di linea della neocostituita Brigata “Pinerolo”. Divenne tenente nel gennaio 1832 in forza al 1º Reggimento della brigata e capitano nel febbraio 1839, passando in servizio nel 2º Reggimento, al comando del colonnello Michele Bes. Allo scoppio della guerra con l’Austria nel 1848 assunse il comando della 2ª Compagnia del 14º Reggimento, e si distinse nel combattimento del 30 aprile, sulla strada da Desenzano a Pastrengo, venendo decorato con una Medaglia d’argento al valor militare per aver respinto l’attacco portato da una colonna austriaca che con una sortita da Peschiera aveva cercato di accerchiare le fanterie piemontesi. Si segnalò anche nei successivi combattimenti, specialmente il 22 luglio quando partecipò alla disperata difesa tentata dal reggimento a Monte Baldo e sul pianoro di Rivoli, contro un nemico molto superiore di numero. Si distinse particolarmente nell’attacco a Volta Mantovana e nei successivi combattimenti succedutisi dal 23 al 25 luglio, trattenendo l’attacco nemico e dando il tempo al II Corpo d’armata di ripiegare ordinatamente. Per queste azioni fu decorato con la Medaglia d’oro al valor militare e promosso maggiore nell’ottobre 1848, entrando in servizio nel 3º Reggimento fanteria. Durante la successiva ripresa delle ostilità, avvenuta nel 1849, si distinse come comandante di battaglione durante la battaglia di Novara venendo insignito del titolo della Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Promosso colonnello nel 1856, divenne maggior generale nel 1859, assumendo il comando della Brigata “Aosta”. Durante la seconda guerra d’indipendenza ottenne una Menzione onorevole il 30 maggio, e poi prese parte alla battaglia di San Martino dove rimase gravemente ferito il 24 giugno. Con Regio Decreto del 30 gennaio 1860 fu insignito della Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Allo scoppio della terza guerra d’indipendenza assunse il comando della 1ª Divisione, assegnata al I Corpo d’armata del generale Giovanni Durando. Durante il corso della battaglia di Custoza rimase nuovamente ferito in maniera grave a Oliosi, vicino a Valeggio tanto da dover lasciare definitivamente il servizio attivo. Si spense a Urago d’Oglio, provincia di Brescia, il 6 ottobre 1873. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto. 1865 ca.
Onorificenze
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
12 luglio 1859
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
16 gennaio 1860
Medaglia d’oro al valor militare
«per essersi distinto nei fatti d’armi combattuti dalle truppe del II Corpo d’armata sulle alture di Rivoli, S. Giustina, Sona e Volta.»
Regio Decreto 15 agosto 1848
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia di bronzo al valor militare
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Arc. 782: Tenente Generale Enrico Cerale (Dieppe, 17 settembre 1804 – Urago d’Oglio, 6 ottobre 1873). Fotografia formato CDV. Fotografo: A. Ogheri – Brescia. 1865 ca.
Arc. 3143:S.A.R Umberto di Savoia Principe di Piemonte in gran montura da Maggior Generale con spencer. Fotografia CDV. Fotografo: A. Duroni – Milano.
Arc. 3217: Pallavicini di Priola marchese Emilio, in montura festiva con burnus da Maggior Generale mod. 1860 – 1871 (Genova, 8 novembre 1823 – Roma, 15 novembre 1901). Nacque a Genova l’8 novembre 1823 da una nobile famiglia di rango marchionale. Fu allievo dell’Accademia militare di Torino e venne ammesso nel 1842 come ufficiale nell’esercito sardo. Nel 1848 passa al corpo dei bersaglieri e prese parte alla prima guerra di indipendenza e poi alla ripresa dei combattimenti che portò alla disfatta di Novara. Nel 1849, prese parte alla repressione di Genova, insorta dopo l’armistizio con l’Austria. Si distinse forzando le porte della città, insieme ad un altro ufficiale (il Grosso-Campana), del che fu insignito della medaglia d’argento. Prese parte alla campagna di Crimea con la 18ª compagnia. Partecipò poi alla seconda guerra di indipendenza, con il grado di capitano. A Casale Monferrato (dove ottenne una menzione onorevole) comandò la vittoriosa resistenza congiunta della 18ª compagnia dei bersaglieri e di un corpo di garibaldini, all’avanzata delle truppe austriache. Nella battaglia di San Martino venne ferito e, per i meriti acquisiti, gli fu conferito l’Ordine Militare di Savoia e la promozione al grado superiore. Prese parte alla liberazione delle Marche e dell’Umbria col 16º battaglione. Per la conquista di Perugia venne promosso sul campo a tenente colonnello. All’assedio della fortezza di Civitella del Tronto (l’ultima fortezza presa al Borbone il 20 marzo 1861), fu decorato con medaglia d’oro per «il personale ardimento, il valore dimostrato a condurre una colonna d’assalto e i servizi resi nelle operazioni contro il brigantaggio». Il 29 agosto 1862 guidò la colonna che all’Aspromonte fermò la spedizione che Garibaldi aveva intrapreso dalla Sicilia per la conquista di Roma, ordinando l’attacco durante il quale lo stesso Garibaldi fu ferito ad una gamba. Superata la blanda resistenza opposta da parte dei volontari garibaldini, Pallavicini si presentò a Garibaldi con rispetto ottenendone la resa e catturandolo prigioniero. L’anno seguente col grado di generale prese il comando della Brigata Como. Tra il 1863 ed il 1864, Pallavicini, con l’aiuto del brigante rinnegato Giuseppe Caruso, riuscì a sgominare le bande guidate da Carmine Crocco (di cui ne riconobbe non solo l’astuzia e l’abilità bellica ma anche il carisma sul popolo e gli altri briganti), portando numerosi arresti e fucilazioni nell’area del Vulture – Melfese. Nel 1866, nel corso della terza guerra di indipendenza comandò l’avanguardia sul Po costituita da 10 battaglioni di bersaglieri. In seguito sostituì Medici al corpo di Palermo e nel 1870, dopo Porta Pia, comandò il corpo di Roma. Fu nominato senatore dal Re il 15 febbraio 1880, per i suoi meriti in campo militare; la sua carriera politica continuò, con la contemporanea nomina ad Aiutante Generale Onorario del sovrano fino al 1882, per poi divenire primo Aiutante di Campo di Umberto I nel 1890. Sette anni dopo, dopo una carriera cinquantennale nelle forze armate, si mise in congedo. Emilio Pallavicini morì infine in Roma il 15 novembre 1901, a poco più di 78 anni. Fotografia CDV. Fotografo: G. Chiariotti – Benevento. Guerra del brigantaggio. 1863 – 1864.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
27 dicembre 1869
Commendatore dell’Ordine militare di Savoia
30 novembre 1862
Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia
12 luglio 1859
Medaglia d’oro al valor militare
«Per l’intelligenza, l’energia ed il valore dimostrati nel concorrere a formare il piano ed a dirigere le operazioni degli Abruzzi e dell’Ascolano contro i briganti e condurre una colonna all’assalto di Civitella del Tronto»
20 marzo 1861
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (5 barrette)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Medaglia francese commemorativa della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana
Arc. 1555:Pallavicini di Priola marchese Emilio, in montura festiva da Maggior Generale mod. 1860 – 1871 (Genova, 8 novembre 1823 – Roma, 15 novembre 1901). Fotografia CDV. Fotografo: E. Di Chanaz – Torino. 1863 ca.
Arc. 620:Pallavicini di Priola marchese Emilio, in montura festiva da Maggior Generale mod. 1860 – 1871 (Genova, 8 novembre 1823 – Roma, 15 novembre 1901). Fotografia CDV. Fotografo: E. Di Chanaz – Torino. 1863 ca.
Arc. 2852: Brignone Antonio in gran montura da Maggior Generale (Torino 1822 – Torino 1897). Entrato all’Accademia Militare di Torino il 5 luglio 1834 e uscì il 13 aprile 1839 Luogotenente del Genio. Capitano l’11 luglio 1848 partecipò alle campagne 1848-49 e fu quindi insegnante d’Arte e Storia militare nella Regia Accademia Militare, e comandante in 2^ del Collegio Militare di Asti. Con il grado di Tenente Colonnello, resse la carica di direttore del Genio Militare a Genova, e promosso Colonnello nel 1861 fu nominato Direttore capo di Divisione presso il Ministero della Guerra. Raggiunse il grado di Maggior Generale nel 1864, resse successivamente le cariche di membro e segretario della commissione permanente per la difesa generale dello Stato, di segretario generale presso il Ministero della Guerra e di membro del comitato del Genio. Promosso Tenente Generale nel 1873 fu membro del comitato delle armi di artiglieria e Genio e ispettore per il servizio delle fortificazioni del I, IV, e VI Corpo d’Armata. Passò nella Riserva nel 1882. Fotografia CDV. Fotografo: Sconosciuto.
Arc. 2604: Tenente Generale Carlo Mezzacapo (Capua, 9 novembre 1817 – Roma, 26 luglio 1905). Iniziò la carriera militare, come ufficiale di artiglieria, nell’esercito delle Due Sicilie. Frequentò il Real Collegio Militare della Nunziatella avendo come compagni di corso il fratello Luigi ed Enrico Cosenz. Nel 1848 fece parte del corpo di spedizione di 15 000 uomini che il governo costituzionale di Carlo Troya inviò in Lombardia, al comando di Guglielmo Pepe, in aiuto del Regno di Sardegna nella guerra contro l’Impero austriaco. Carlo Mezzacapo svolse il suo incarico presso il quartier generale piemontese per coordinare le truppe napoletane con quelle sarde. Dopo il richiamo dell’esercito delle Due Sicilie da parte di Ferdinando II, Carlo Mezzacapo si recò con il fratello Luigi e numerosi altri militari dell’esercito borbonico (Guglielmo Pepe, Luigi Mezzacapo, Enrico Cosenz, Cesare Rosaroll, Alessandro Poerio, Girolamo Calà Ulloa, ecc.) a Venezia assediata dove si distinse nella difesa della città lagunare dirigendo dapprima il forte di Marghera e successivamente quello di San Secondo; alla fine della campagna raggiunse il grado di tenente colonnello. Caduta Venezia (18 agosto 1849), Carlo e Luigi Mezzacapo non tornarono in patria, dove nel frattempo Ferdinando II aveva impresso una svolta reazionaria al paese; i due fratelli rimasero nel regno sabaudo, risiedendo a Genova e a Torino, dando vita alla “Biblioteca militare per uso della gioventù italiana” e alla “Rivista militare” (1856). Durante la seconda guerra di indipendenza (1859) ebbe la carica di Capo di Stato Maggiore della “Divisione Mezzacapo” in Toscana. Fu poi, a Bologna, ministro della guerra del governo provvisorio delle Romagne. Ebbe poi la nomina a maggior generale e fu comandante della sottodivisione di Rimini. Nel 1860, partecipò alla spedizione nel Regno delle Due Sicilie nell’esercito regolare piemontese. Dopo l’unità d’Italia comandò le divisioni di Forlì e di Chieti e nel 1864 venne nominato Tenente Generale ed ebbe il comando del V e del X corpo d’armata. Senatore del regno dal 15 maggio 1876, fu presidente del Tribunale supremo di guerra e marina (2 dicembre 1886) e della Commissione per la revisione dei codici penali (1º dicembre 1889). Vicepresidente del Senato dal 14 febbraio 1902 al 18 ottobre 1904. Fotografia CDV. Fotografo: A. Sorgato – Venezia. 1865 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia
Medaglia Mauriziana per Merito Militare di 10 Lustri
Medaglia commemorativa Difensore di Venezia 1848-1849
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (5 barrette)
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero austro-ungarico)
Medaille Commémorative de la Campagne d’Italie de 1859
Arc. 779:Emilio Maurizio Ferrero in gran monura da Maggior Generale (Cuneo, 13 gennaio 1819 – Firenze, 1º dicembre 1887). Entrò il 4 aprile 1829 nella Accademia militare di Torino, dove completò gli studi, conseguendo nel 1837 il grado di sottotenente. Arruolato nell’arma del genio, vi proseguì la carriera sino al grado di capitano. Partecipò alla prima guerra d’indipendenza, guadagnandosi la menzione onorevole per l’assedio di Peschiera del ’48 e la medaglia d’argento al valor militare per la battaglia di Novara dell’anno seguente. Nel 1855-56 fece parte del corpo di spedizione sardo in Crimea, dove ottenne un’altra menzione per la marcia offensiva sulla Cernaia. Nel 1859 fu insignito del grado di ufficiale dell’Ordine militare di Savoia per il comportamento tenuto nella guerra contro gli Austriaci. Lo stesso anno passava alla fanteria ed otteneva il comando del 4º reggimento granatieri che guidò nel corso della spedizione nell’Umbria e nelle Marche, distinguendosi nella battaglia di Ancona e ottenendo un’altra medaglia d’argento. Il 17 nov. 1860 fu nominato colonnello e venne chiamato come segretario nella Commissione di scrutinio, voluta dal ministro della Guerra M. Fanti e presieduta dal generale E. Morozzo della Rocca, che aveva l’incarico di vagliare la posizione degli ufficiali garibaldini che chiedevano il passaggio nei ruoli del costituendo esercito italiano. Nel 1862 assunse il comando della brigata “Parma”; l’anno seguente, nominato maggiore generale, divenne direttore della Scuola militare di Modena, l’istituto di formazione di ufficiali di fanteria e cavalleria attivato nel 1859 per fornire i quadri a quell’esercito della Lega delle province centrali che era poi confluito in quello sardo. Per tre anni mantenne l’incarico, passando al momento del conflitto con l’Austria del ’66 di nuovo al comando della brigata “Parma” che partecipava alla guerra. Dal 1867 al 1870 rimase a disposizione del ministero della Guerra che gli affidò provvisoriamente le divisioni territoriali di Perugia prima, poi di Brescia e poi ancora di Parma. Nel ’70 comandò la 13a divisione che faceva parte delle truppe, guidate dal generale R. Cadorna, inviate a conquistare Roma. Furono proprio le artiglierie del Ferrero ad aprire la breccia nelle fortificazioni capitoline, ma l’apporto dei suoi reparti alle operazioni fu senz’altro marginale. Promosso tenente generale quello stesso anno, entrò nel Comitato delle armi di linea, l’organismo di supervisione tecnica investito del compito di coadiuvare l’opera del ministro. Nel 1875 assunse il comando della 2a divisione; cinque anni dopo, nel 1880, guidò il IX corpo d’armata di stanza a Bari. Fu Ministro della Guerra del Regno d’Italia nei Governi Cairoli III, Depretis IV, Depretis V e Depretis VI. Abbandonato il ministero, con gravi problemi di salute, il Ferrero chiese ed ottenne nel 1885 di essere collocato in posizione ausiliaria. Fotografia CDV. Fotografo: A. Galassi – Modena. 1862 ca.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia
2 Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (6 barrette)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Arc. 2597:Luigi Castelli in gran montura da Maggior Generale (Ozieri, 30 giugno 1810 – Cagliari, 22 luglio 1885). Nacque a Ozieri il 30 giugno 1810, figlio di Raffaele e di Giuseppa Diana. Il 31 marzo 1830 si arruolò come cadetto nell’Armata Sarda, assegnato alla Brigata “Savona”, entrò in servizio effettivo nel 2º Reggimento di tale brigata il 1 gennaio 1832. Fu promosso sottotenente in forza al 2º Reggimento della Brigata “Acqui” il 13 aprile 1833, divenendo luogotenente d’ordinanza nel 15º Reggimento fanteria della Brigata “Savona” il 16 maggio 1842. Promosso al grado di capitano il 3 giugno 1848, prese parte alla Prima guerra d’indipendenza italiana, venendo decorato di Medaglia d’argento al valor militare per il coraggio dimostrato durante la battaglia di Novara il 23 marzo 1849. Al termine delle ostilità, per la riduzione dell’organico militare, fu messo in aspettativa il 9 ottobre dello stesso anno, venendo richiamato in servizio attivo l’8 gennaio 1850. Assegnato al Deposito Ufficiali inferiori a Cherasco il 15 giugno 1850, andò nuovamente in aspettativa per soppressione dell’impiego il 5 settembre 1852, ritornando in attività in forza al 10º Reggimento fanteria della Brigata “Regina” l’11 novembre 1853. Dopo lo scoppio della guerra di Crimea fu assegnato al Corpo di spedizione in Oriente e si imbarcò per la zona di operazioni il 19 maggio 1855, in forza al 4º Reggimento provvisorio. Promosso maggiore del 18º Reggimento fanteria della Brigata “Acqui” il 25 luglio, il 16 agosto prese parte alla battaglia della Cernaia, ricevendo successivamente una Menzione Onorevole il 29 settembre successivo. Trasferito al 10º Reggimento fanteria della Brigata “Regina” il 20 ottobre, rientrò nel Regno di Sardegna il 9 giugno 1856, raggiungendo il suo reggimento il 24 dello stesso mese. Decorato con la Medaglia britannica di Crimea il 15 giugno 1856 fu nominato Cavaliere della Legion d’onore il 17 giugno 1857. Partecipò alla seconda guerra d’indipendenza italiana distinguendosi durante la battaglia di Palestro, dove fu decorato con la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. Promosso tenente colonnello comandante il Deposito di fanteria di Cagliari l’11 dicembre 1859, divenne giudice presso il Tribunale militare di Cagliari il 12 febbraio 1860. Comandante del 28º Reggimento fanteria a partire dal 29 febbraio dello stesso mese, fu nominato Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il 5 dicembre dello stesso anno. Promosso colonnello, e infine maggior generale venne messo a riposo nel 1867, si spense a Cagliari il 12 gennaio 1885. Fotografia formato gabinetto 11,3 x 15,5. Fotografo: A. Laj Rodriguez – Cagliari. Datata febbraio 1881.
Onorificenze sabaude
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
Regio Decreto 19 giugno 1859
Medaglia d’argento al valor militare
Regio Decreto 13 luglio 1849
Menzione Onorevole
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
5 dicembre 1859
Onorificenze straniere
Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore (Francia)
D.I. 17 giugno 1857
Medaglia britannica di Crimea (Gran Bretagna)
Arc. 1915: Gioachino Regis in gran montura da Tenente Generale ( Mondovì 1811 – Roma 1885). Sottotenente di fanteria nel 1831, combatté nel 1848 e 1849 e meritò la medaglia d’argento al valor militare a Staffalo e Milano, dove rimase ferito, e la menzione onorevole a Novara. Combatté in Crimea e nel 1859, anno in cui divenne colonnello del 10° Reggimento fanteria che comandò a Palestro ottenendo la croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Maggior Generale comandante la Brigata Savona nel 1860, si distinse a Gaeta. Tenente Generale nel 1861, comandò la Divisione di Livorno, Bari e Cagliari e nel 1867 fu collocato a riposo. Fotografia CDV. Fotografo: A. Bernoud – Firenze. 1862 ca.
Onorificenze
Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza (6 barrette)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia inglese della Guerra di Crimea
Arc. 2595:Marcello Gianotti in montura festiva da Tenente Generale mod. 1860 1871 (Torino, 10 agosto 1799 – Moncalieri, 7 marzo 1868). Sottotenente del genio nel 1817, raggiunse il grado di Colonnello nel 1847 e comandò il Reggimento Cacciatori Guardie. Promosso Maggior Generale nel febbraio del 1849 fu comandante della 2^ Brigata di fanteria Lombarda, della Brigata Piemonte nello stesso anno e della Brigata Granatieri di Sardegna nel 1852. Promosso Tenente Generale nel marzo 1859 comandò le divisioni di Alessandria, di Parma, la divisione dell’esercito mobilitato nel 1859, le divisioni di Toscana e di Livorno. Nominato senatore nel 1861, fu collocato a riposo nel 1865. Fotografia CDV. Fotografo: F.lli Alinari – Firenze. 1860 ca.
Onorificenze sabaude
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di Carriera Militare
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d’Indipendenza
Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia
Onorificenze straniere
Commendatore dell’ordine della Legion d’onore (Francia)
Cavaliere di V classe dell’Ordine di San Stanislao (Impero russo)
Medaglia commemorativa francese della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana (Francia)